Mancano ormai 10 giorni all’arrivo di Phoenix sul Pianeta Rosso e in particolare ai margine della calotta polare nord.
L’ultima correzione di orbita prevista nei giorni scorsi non è stata eseguita per la già ottima traiettoria dando quindi il via libera al compimento del lungo viaggio iniziato lo scorso Agosto dal KSC a bordo di un Delta II e iniziando appena atterrata l’inizio della fase operativa che durerà circa 3 mesi.
L’ingresso in atmosfera inizierà a 21.000km/h e in circa 7 minuti averrà una rapida serie di manovre che la porteranno ad appoggiare delicatamente le zampe sul suolo marziano a 8km/h il 26 Maggio all’1:53 ora italiana.
Il rischio più grande ora conosciuto sono le rocce sul terreno che possono provocare danni all’arrivo, oppure impedire il dispiegamento dei pannelli per questo un grosso aiuto è arrivato dalla camera HiRISE di Mars Reconnaissance Orbiter il quale ha catalogato tutte le rocce nell’area anche di dimensioni minori della sonda e confermando che la zona è una delle più pianeggianti e senza grandi rocce dell’intero pianeta.
Con il braccio robotico di 2,35m inizierà quindi a scavare nei pressi del luogo di arrivo analizzando i campioni con il piccolo laboratorio installato a bordo per cercare di capire quanto queste zone siano ospitali alla vita.
Con l’arrivo della sonda su Marte, arrivarà anche il mio nome; sono stato uno tra i tanti che hanno avuto la possibilità di registare il proprio nome su questa sonda.
Le mappature effettuate per tentare di diminuire il rischio roccie mi fa venire in mente una cosa: i due lander Viking, che atterrarono con un sistema analogo a quello di Phoenix andarono incontro a un destino assolutamente non scontato, ma tutto andò bene. Il fatto che funzionarono egregiamente è ormai dato per assunto, ma penso ai TT dei tecnici della JPL dell’epoca, che sapevano do mandavare le due sonde letteralmente incontro all’ignoto…