Piattaforma San Marco: l'ennesima cattedrale nel deserto?

Confermo la notizia che Malindi viene utilizzata dall’ESA per il tracking dei lanci eseguiti da Kourou:

fonte: http://geb.esa.int/ariane5/fiche.asp?mode=act&langue=US

Secondo me non ha senso parlare di cattedrale nel deserto riguardo al San Marco. E’ stata utile ed utilizzata quando serviva ma oggi non serve piu’ e di conseguenza e’ abbandonata.
Non vedo che senso avrebbe continuare ad utilizzarla quando c’e’ un’altra base, quella di Kourou, infinitamente meglio equipaggiata per questo scopo, e quando non ci sono missioni particolari che ne richiedano l’utilizzo. Tenere operativa una base con tutti costi correlati solo per “sventolare la bandiera” mi sembra che non abbia nessun senso.

Questa volta mi sa che sono daccordo con Paolo, meglio secondo me potenziare la parte di terra come si è fatto e “trascurare” la parte in mare…

Faccio una riflessione: i satelliti di piccole dimensioni (minisatelliti, nanosatelliti, microsatelliti, cubesat, etc…) possono appoggiarsi a lanci multipli o seguire la strada di lanciatori indiani o russi di medie dimensioni, a costi ragionevoli per il customer (università, programmi di ricerca molto mirati, agenzie e governi senza esigenze di grandi satelliti, etc…). Vediamo inoltre compagnie private che organizzano e supportano lanci per questo genere di utenti: perchè non sarebbe sensato far gestire le piattaforme, opportunamente riconvertite e potenziate, da aziende miste (ossia con partecipazione pubblica e privata, tipo Alenia o private come Avio/etc) per questo genere di lanci??? Il tutto preservando il centro di tracciamento gestito dall’ASI . Non sarebbe facile, ma sarebbe un rischio da correre: un rischio industriale soprattutto per la scelta di un partner per il lanciatore idoneo. E’ solo una riflessione che vuole lasciare un unico messaggio: osare; perchè Broglio ha osato nel creare il centro, piuttosto che far lanciare tutto a Wallops Island…

Faccio una riflessione: i satelliti di piccole dimensioni (minisatelliti, nanosatelliti, microsatelliti, cubesat, etc...) possono appoggiarsi a lanci multipli o seguire la strada di lanciatori indiani o russi di medie dimensioni, a costi ragionevoli per il customer (università, programmi di ricerca molto mirati, agenzie e governi senza esigenze di grandi satelliti, etc....). Vediamo inoltre compagnie private che organizzano e supportano lanci per questo genere di utenti: perchè non sarebbe sensato far gestire le piattaforme, opportunamente riconvertite e potenziate, da aziende miste (ossia con partecipazione pubblica e privata, tipo Alenia o private come Avio/etc) per questo genere di lanci??? Il tutto preservando il centro di tracciamento gestito dall'ASI . Non sarebbe facile, ma sarebbe un rischio da correre: un rischio industriale soprattutto per la scelta di un partner per il lanciatore idoneo. E' solo una riflessione che vuole lasciare un unico messaggio: osare; perchè Broglio ha osato nel creare il centro, piuttosto che far lanciare tutto a Wallops Island.....

Concordo in pieno con AJ.

Faccio una riflessione: i satelliti di piccole dimensioni (minisatelliti, nanosatelliti, microsatelliti, cubesat, etc...) possono appoggiarsi a lanci multipli o seguire la strada di lanciatori indiani o russi di medie dimensioni, a costi ragionevoli per il customer (università, programmi di ricerca molto mirati, agenzie e governi senza esigenze di grandi satelliti, etc....). Vediamo inoltre compagnie private che organizzano e supportano lanci per questo genere di utenti: perchè non sarebbe sensato far gestire le piattaforme, opportunamente riconvertite e potenziate, da aziende miste (ossia con partecipazione pubblica e privata, tipo Alenia o private come Avio/etc) per questo genere di lanci??? Il tutto preservando il centro di tracciamento gestito dall'ASI . Non sarebbe facile, ma sarebbe un rischio da correre: un rischio industriale soprattutto per la scelta di un partner per il lanciatore idoneo. E' solo una riflessione che vuole lasciare un unico messaggio: osare; perchè Broglio ha osato nel creare il centro, piuttosto che far lanciare tutto a Wallops Island.....

E quale sarebbe il vantaggio rispetto ad usare Kourou, dove c’e’ un aeroporto e un porto, camere bianche degne di tale nome, centri di controllo e una rete di stazione di tracking durante tutta la salita del vettore?
Per quanto riguarda l’uso di San Marco invece di Wallops teniamo conto che

  1. Erano gli anni '60 e la componente di orgoglio nazionale era tutt’altro che secondaria
  2. Negli anni 60 non esistevano altre basi equatoriali, e c’erano dei vantaggi oggettivi nell’uso di orbite equatoriali (principalmente per il migliore tracking di satelliti)

Oltre quello che dice Paolo, si potrebbe aggiungere che sarebbe molto difficile per un paese come l’Italia sviluppare, gestire e commerciare un nuovo lanciatore a prezzi concorrenziali con i paesi menzionati, senza considerare che, visto che non si naviga nell’oro, forse è meglio concentrare i finanziamenti verso pochi progetti d’elite piuttosto che finanziamenti a pioggia con centomila piccoli progetti che fanno concorrenza ad altri colossi (finanziari e aerospaziali).

E quale sarebbe il vantaggio rispetto ad usare Kourou, dove c'e' un aeroporto e un porto, camere bianche degne di tale nome, centri di controllo e una rete di stazione di tracking durante tutta la salita del vettore?

A parte il “trascurabile” vantaggio di avere qualche spinta in più dovuto all’effetto fionda legato rotazione terrestre?
Le belle spiagge?
La villa di Briatore? :rage:

2) Negli anni 60 non esistevano altre basi equatoriali, e c'erano dei vantaggi oggettivi nell'uso di orbite equatoriali (principalmente per il migliore tracking di satelliti)

Messa la questione in questi termini, oggi non c’è convenienza a mantenere vive le piattaforme del centro di Malindi.
E’ infatti abbastanza ovvio che se le piattaforme San Marco oggi sono fuori mercato, è perchè lo spreco è iniziato negli anni 70, quando l’Italia non ebbe la lungimiranza e la forza di proporre un sostanzioso upgrade del centro di lancio all’ESRO, ai tempi del progetto Europa. Cominciammo a lasciar troppo spazio (sic) ai cugini Francesi, che gentilmente ci concesseero le briciole, cioè quel che ci meritavamo!

Oltre quello che dice Paolo, si potrebbe aggiungere che sarebbe molto difficile per un paese come l'Italia sviluppare, gestire e commerciare un nuovo lanciatore a prezzi concorrenziali con i paesi menzionati, se considerare che, visto che non si naviga nell'oro, forse è meglio concentrare i finanziamenti verso pochi progetti d'elite piuttosto che finanziamenti a pioggia con centomila piccoli progetti che fanno concorrenza ad altri colossi (finanziari e aerospaziali).

Senza parlare del fatto che un progetto del genere farebbe concorrenza a progetti europei a cui partecipiamo. Cioe’ ci faremmo concorrenza da soli…

E' infatti abbastanza ovvio che le piattaforme San Marco ORA sono fuori mercato, oerchè lo spreco non nasce oggi, ma da quando l'Italia non ebbe la lungimiranza e la forza di proporre un sostanzioso upgrade del centro di lancio all'ESRO, ai tempi del progetto Europa. Cominciammo a lasciar spazio ai Francesi, che gentilmente ci concesseero le briciole, cioè quel che ci meritavamo!

C’e’ da dire pero’ che Kourou offriva delle possibilita’ di crescita (penso soprattutto alle dimensioni della base) infinitamente superiori a quelle di San Marco

Senza parlare del fatto che un progetto del genere farebbe concorrenza a progetti europei a cui partecipiamo. Cioe' ci faremmo concorrenza da soli...

Infatti la tua domanda è più che pertinente e attuale: perchè la Guyana francese sì, e il mare di Malindi no?
Domanda ripeto che si riferisce al periodo 1970, non certo ad oggi dove l’apertura di un secondo centro di lancio non giustificherebbe i suoi costi di realizzazione e mantenimento.

Il paragone con Arianespace a mio avviso non si pone: io parlo di micro-nano-minisatelliti, ossia clientela che non si rivolge ad Arianespace, o meglio solo in minima parte si rivolgerebbe a VEGA; inoltre sarebbe un’iniziativa non in seno ESA e collegate, ma privata (eventualmente con aziende miste-pubbliche) con lo scopo di creare un mercato alternativo ai gestori di lanci piccoli attualmente presenti, che solo in minima parte sono gestiti attualmente da Arianespace in Kourou.

Concordo sul fatto che i tempi dello sviluppo della base erano diversi: ma sono convinto che non si sia sfruttato questo privilegio, ne’ in sede ESA, ne in sede ASI: l’unico modo per sfruttarla è riadattarla commercialmente. A proposito: se ci fosse un po’ più di orgoglio nazionale ne guadagneremmo tutti, non solo in astronautica.

Inoltre penso sussista ancora il vantaggio di basi di lancio equatoriali, per la loro forte versatilità d’uso.

Certo, io ho posto un input ad una riflessione: non sono sicuro che sussista convenienza a riguardo, ma non posso pensare che ci si lasci sopraffare passivamente e totalmente a lanciatori indiani, russi e in futuro cinesi .

Forse posso immaginare che oltre alla forza politica della Francia, la Guyana era appunto francese mentre il kenya non era italiano e questo presupponeva il coinvolgimento di un terzo paese che aveva tutti i diritti di chiedere una “mancia”… il quale paese non so quanto fosse fornito e collegato per la logistica con paesi “civilizzati”…