Piattaforma San Marco: l'ennesima cattedrale nel deserto?

Ricercando del materiale per una conferenzina divulgativa che sto preparando, ho potuto soffermarmi su un argomento che ho più volte sorvolato, ripromettendomi di approfondire meglio.

Parlo della gloriosa Piattaforma San Marco, vero gioiello dell’astronautica italiana, che ha visto i lanci dei primi satelliti italiani grazie al progetto San Marco Scout, partorito dal Padre della nostra astronautica nazionale: Luigi Broglio.

Non vi nascondo di essere indispettito dalla mia personale ignoranza in materia, ma sono ancor più indispettito (eufemismo) dalla solita, cronica, incomprensibile mancanza di materiale sul web, che appunto mi impediscono di colmare bene questa mia lacuna.

Beh, in effetti qualcosa sul web c’è, ma per leggerla dovete conoscere l’inglese.
http://crpsm.psm.uniroma1.it/
Nessuno provi a dirmi di cercare sul sito ASI. Verrebbe subito bannato dal forum per evidente presa per il fondelli dell’Admin :grinning:

Qualcosa in più si scopre qui:
http://www.fi.cnr.it/r&f/n21/testimonianze.htm

So per certo che tra voi ci sono persone che ne sanno molto; e sono invitate, se lo vogliono, a dare qui di seguito il loro contributo. Mi permetto però il lusso della polemica :smiley: e mi chiedo:
a) Perchè se la Sea Launch fa i soldi lanciando con una piattaforma NON FISSA dall’equatore, noi che ne abbiamo una pronta da 42 anni non la utilizziamo dal 1988?
b) Perchè San Marco non è mai stata mostrata come sede appetibile per i lanci in seno alle iniziative ESA?
c) Chi è il proprietario della struttura, e quanti tecnici ci lavorano per la manutenzione (speriamo venga fatta), e quanto costa al contribuente tenere la piattaforma ferma in mezzo all’oceano indiano dal 1988?
d) Cui prodest?

Certo che ne avrà di grattacapi il nuovo presidente dell’ASI.
Il recupero del complesso San Marco / Santa Rita è a mio parere quasi un dovere morale.
Se dobbiamo tenerlo così, meglio alienarlo a qualche compagnia privata di turismo spaziale.

:rage:

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Molte informazioni possone essere trovate sul libro “Nella nebbia in attesa del Sole” di Giorgio di Bernardo Nicolai… per il resto… non c’è molto in giro… fossimo un paese normale… si andrebbe sul sito… :smiley:

P.S.
A proposito di sito, una volta che sarà scelta la presidenza ASI e lasciate a calmare le acque secondo me una lettera indirizzata al presidente e firmata da tutti, sulle problematiche del sito penso si possa fare…

Molte informazioni possone essere trovate sul libro "Nella nebbia in attesa del Sole" di Giorgio di Bernardo Nicolai... per il resto... non c'è molto in giro... fossimo un paese normale... si andrebbe sul sito... :smiley:

Si, albyz, lo conosco. L’ho acquistato già in dicembre.
Al di là del mero aspetto informativo, sapere cosa il nostro paese se ne faccia di una piattaforma di lancio equatoriale lasciata ad arrugginire è quello che più mi “incuriosisce”.

Al di là del mero aspetto informativo, sapere cosa il nostro paese se ne faccia di una piattaforma di lancio equatoriale lasciata ad arrugginire è quello che più mi "incuriosisce".

Ehmm… adesso però chiedi troppo… :smiley: vuoi sempre sapere tutto! :grinning:
Suvvia siamo in Italia… paese di poeti e naviganti… mica di lanciatori di razzi equatoriali!

Almeno sulla proprietà posso risponderti, appartiene alla Università di Roma (a cui faceva capo Broglio), ma la sua gestione è stata affidata d’ufficio all’ASI.
Di fatto tra i due enti statali esiste un contezioso legale che si trascina oramai da anni (10? Di più?? Mah…), per cui alla piattaforma hanno “messo i sigilli” per così dire fino a quando il contenzioso non sarà risolto.

Ma i tempi della (in)giustizia italiota (volutamente italiota che è l’unione di italiano+idiota dato che spesso tutti noi - come popolo - sappiamo coniugare la massima genialità ed astuzia alla più completa idiozia, e non sto facendo del qualunquismo nel dirlo…), sono quelli che sono, nel frattempo gli altri lanciano.

Una cosa interessante e paradossale sulla piattaforma San Marco e’ che da anni sono in corso contatti tra l’ASI e la Russia per adattare la piattaforma ai vettori Start.
Il paradosso sta nel fatto che una soluzione del genere finiribbe per fare concorrenza al Vega, anch’esso finanziato da noi tramite l’ESA

E se si adattasse al Vega stesso?

E se si adattasse al Vega stesso?

Il progetto iniziale del Vega (ai tempi in cui era un progetto interamente italiano) prevedeva l’uso della San Marco. Non penso che ci sarebbe alcun vantaggio ad utilizzarla invece di Kourou. Anzi, dal punto di vista delle infrastrutture non c’e’ confronto tra le due basi

Adattarlo al Vega comporterebbe finanziamenti extra, olrre a quelli che si stanno facendo per adattare il sito di lancio di Kourou in Guiana francese.
Mi chiedo solo se al momento della scelta di Kourou la base in Malindi sia stata presa quanto meno in considerazione, o meglio, se l’ASI abbia mai provato a menzionarla in sede ESA.
Sarebbe stato davvero anche un buon modo per tentare di sbloccare l’empasse di cui ci scriveva Peppe.

Facendo mie le “perplessità” presentate da Marco in apertura di post, ricordo che fin da piccolo, la base San Marco era per me motivo d’orgoglio. Era bello sapere che anche l’Italia aveva la sua “base spaziale” … Adesso non saprei bene come definirla. Certo è che la prossima presidenza, avrà le sue gatte da pelare e senza dubbio dovrà prendere una posizione definiva sulla destinazione/impiego della gloriosa piattaforma di lancio.

Mi chiedo solo se al momento della scelta di Kourou la base in Malindi sia stata presa quanto meno in considerazione, o meglio, se l'ASI abbia mai provato a menzionarla in sede ESA.

Credo che il problema non si sia nemmeno posto. Come ho gia’ scritto, non c’e’ paragone fra le infrastrutture (camere bianche, stazioni di tracking ecc) presenti a Kourou e quelle in Kenia.

Per il lancio del Vega dalla San Marco penso sia un po’ troppo extra large per una piattaforma che è davvero piccola… e che richiederebbe a mio parere dimensioni più ragguardevoli, poi se si fa il confronto con kourou la scelta penso sia, non vorrei passare per disfattista, abbastanza “logica” la c’è tutto e in kenya non c’è niente… (riassunto in 2 parole)

Avete completamente ragione, ma a questo punto che ci serve una base di lancio? Conviene smantellarla o venderla. . .

Interessante questo pezzo su Broglio, trovato sul sito Rai che a sua volta cita il sito di Newton.

Luigi Broglio, il Von Braun italiano

È il 15 dicembre 1964. Dal poligono spaziale americano di Wallops Island, un sottile razzo vettore Scout mette in orbita il satellite italiano “San Marco 1”. Il lancio fa dell’Italia il terzo Paese al mondo (dopo Unione Sovietica e Stati Uniti) a mettere in orbita un satellite attorno alla Terra. Artefice di quel “Progetto San Marco” che oltre 40 anni fa ci fece conquistare quel primato fu il professor Luigi Broglio, un italiano di grande levatura scientifica e morale che, anche se oggi sconosciuto ai più, è da tutti gli addetti ai lavori considerato come l’iniziatore dell’astronautica italiana. Nato a Mestre il 6 novembre 1911 e morto a Roma il 14 gennaio 2001, il “padre” indiscusso e solitario dello spazio in Italia (sei satelliti nazionali lanciati) viene ora ricordato per la prima volta in un libro “Nella nebbia, in attesa del Sole. Breve storia di Luigi Broglio, padre dell’astronautica italiana” (Di Renzo Editore, pag. 149, € 12) scritto da Giorgio Di Bernardo Nicolai, un giornalista scientifico particolarmente esperto del settore spaziale. Personaggio schivo, Broglio non volle mai scrivere un’autobiografia e solo poco prima della sua morte accettò di raccontare la sua vita. Quella di Broglio è stata una “avventura” che non ha eguali nel mondo dello spazio e che è stata negata anche a personaggi del calibro di Von Braun, messo in disparte dopo il trionfo della Luna e morto amareggiato per la rinuncia americana a Marte. Broglio è stato fino all’età di 82 anni l’uomo senza il quale non si prendevano decisioni nel poligono di lancio spaziale San Marco, nato anch’esso dalla sua intuizione, installato al largo del Kenya a cavalcioni dell’Equatore (la migliore posizione per il lancio di satelliti). Un poligono creato nel 1964, a soli tre anni dal lancio di Gagarin, e fatto funzionare con materiali dismessi dalla Nasa o fuori norma dell’Aeronautica Militare Italiana, su due vecchi pontoni donati dall’Agip e dalla Marina Usa. Con razzi Scout che solo Broglio è riuscito a farsi dare in omaggio dagli Stati Uniti. Imponente di corporatura, capelli cortissimi, spessi occhiali neri, Broglio era il professore o il generale (del genio aeronautico) secondo le circostanze. Veneziano di terra (era nato a Mestre), cattolico praticante aveva battezzato le due piattaforme del poligono Santa Rita e San Marco (quella da cui partivano i razzi). Soprattutto era dotato di una fede-cocciutaggine che niente è riuscito a scalfire anche dopo anni di inattività del poligono. Non si era sposato: per lealtà aveva scelto lo spazio. Per anni gli aveva fatto da efficientissima segretaria la madre più che ottuagenaria. Broglio inaugurò gli studi spaziali in Italia già dagli anni Cinquanta. Sull’onda di quanto sapeva che avveniva all’estero, appena dopo la guerra, mentre era docente nella facoltà di ingegneria dell’Università di Roma, aveva fatto per primo in Italia esperimenti di propulsione spaziale.
Il primo esperimento provocò una esplosione del motore che fece crollare il tetto del capannone del laboratorio e fece accorrere la polizia che temeva un attentato dinamitardo. Un paio d’anni dopo quell’episodio, l’Università di Roma istituì la prima cattedra in Italia di ingegneria aerospaziale e Broglio ne divenne il direttore. Tornando alle due isolette di ferro del poligono al largo di Malindi, irte di antenne per inseguire i razzi al lancio, e al campo base a Ungama Bay, Malindi, per tenere sotto controllo i satelliti in orbita, questi suggerivano l’immagine di un mondo che si sentiva assediato dalle incomprensioni ufficiali italiane in fatto di finanziamenti e di controlli. A questa comunità di ricercatori dell’Università di Roma e di uomini dell’Aeronautica Militare, bastava essere capitanati da Broglio e sapere che la Nasa continuava ad inserire il San Marco nei suoi programmi di lancio anche se a lunghi intervalli. Certo anche i suoi ultimi anni non sono stati felicissimi per le lungaggini normali o “artificiali” che hanno vanificato il suo progetto (del 1977) per realizzare un razzo vettore Scout potenziato con parti italiane. L’obiettivo era arrivare poi ad un razzo tutto italiano in grado di lanciare piccoli satelliti da 800 chili in orbita equatoriale, a costi contenuti. Il Cipe aveva concesso 90 miliardi per il 1990-92, ma fu fatto passare tanto tempo che la Nasa mandò nel frattempo in pensione lo Scout. Le sue proposte vennero bocciate dall’allora vertice dell’Agenzia Spaziale Italiana, che anzi decise un ridimensionamento di tutto il progetto San Marco; ciò lo convinse, nel luglio 1993, a dimettersi dal Consiglio di amministrazione dell’Asi.
Fu probabilmente anche il suo carattere esclusivista a non facilitare il tentativo che voleva assicurare alla base San Marco un avvenire meno precario di quello che ha avuto, cioè fare del poligono una base europea per il lancio di piccoli satelliti scientifici o applicativi non solo per le nazioni africane. Il gruppo di lancio di Broglio è stato certamente il gruppo di “spaziali” più carichi di entusiasmo, che il prestigio del “professore” ha tenuto in pugno. E con che risultati. Gli uomini di Broglio (non pochi dei quali furono in “cattedra” o in posti di responsabilità all’Agenzia spaziale italiana o nelle industrie) hanno l’invidiabile primato mondiale di non aver sbagliato un lancio di satellite (11) o di razzo sonda in 25 anni. Sono sei i satelliti scientifici San Marco lanciati fra il dicembre 1964 (primo satellite italiano) e il marzo 1988; quattro satelliti astronomici americani (almeno uno entrato nella storia per aver individuato la prima sorgente extragalattica di raggi X che ha fatto nascere una nuova astronomia) lanciati fra il dicembre 1970 e il maggio 1975, e un satellite scientifico inglese lanciato nell’ottobre 1974. L’anno d’oro, il 1970-71 con tre satelliti lanciati in 11 mesi. Ora la base, per quanto riguarda i lanci, è inattiva da quasi 20 anni (l’ultimo lancio, quello del satellite San Marco-5, è avvenuto nel 1988) e funziona solo come base di controllo e ricezione dati di satelliti in orbita e per la telemetria dei vettori Ariane lanciati dalla base di Kourou dell’Agenzia spaziale europea. Solo a Broglio gli americani hanno affidato propri satelliti per il lancio. Solo a Broglio l’Aeronautica Militare americana, ha offerto grado e compiti da generale. Il primo accordo di collaborazione spaziale fra la Nasa americana e l’Italia (firmato dal vicepresidente Johnson nel settembre 1962) si riferisce proprio ai lanci dei satelliti San Marco e dal poligono San Marco. Broglio era molto ben voluto e stimato dai responsabili della Nasa, con i quali ebbe una collaborazione ultradecennale che consentì all’Italia rapporti da protagonista e non da semplice interlocutore o questuante di tecnologie. Una collaborazione diretta che dura ancora oggi, con la collaborazione italiana alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale. I satelliti San Marco, con l’ingegnosa “bilancia Broglio” (due gusci collegati ad un sistema di molle e di sensori di registrazione che rilevavano gli urti delle particelle della bassa atmosfera equatoriale), venivano quasi fatti nel “retrobottega”, al Centro ricerche aerospaziali dell’Università di Roma, semplici strutture all’aeroporto dell’Urbe. Nella loro concezione e realizzazione Broglio ha tenuto sempre lontane il più possibile le industrie e anche questo non lo fece molto benvolere. Broglio fu inoltre un precursore anche nella utilizzazione dei piccoli satelliti in orbita bassa per utilizzazioni come telerilevamento, telecomunicazioni, controllo ambientale, ricerche scientifiche.
Fonte: Newton
Link:http://newton.corriere.it/

per cui alla piattaforma hanno "messo i sigilli" per così dire fino a quando il contenzioso non sarà risolto.

:grinning: :grinning: …Quando il contenzioso sarà risolto, delle piattaforme situate al largo di Malindi non resterà altro che un paio di ammassi di ferro arrugginito dalla salsedine marina… ma, attenzione, esiste un ottimo convertitore di ruggine chiamato Ferox…

Domanda collegata (preferisco non creare nuovi topic…): al Broglio space center (ossia al centro di terra) quante persone lavorano? Ci sono delle convenzioni sul tracciamento di satelliti? Perchè mi risulta che questa parte sia tenuta in efficienza ed utilizzata… Per le piattaforme vale tutto il discorso sopra…

La parte a terra credo sia utilizzata e ben remunerata. Mi hanno detto che è proprio lì che ricevono per primi dopo il lancio i vettori che partono per la GEO da Korou…
Quindi l’ESA dovrebbe affittare le comunicazioni a suon di $$ (o meglio di €).
Tra l’altro le voci che mi sono giunte sono parecchio tristi su che fine fanno questi soldi.
In ogni caso non si tratta di miei informazioni personali, prendetele con le molle…

Sapevo molto poco di San Marco e ancora meno di Broglio.
Che orgoglio, e poi, che tristezza.

Cito un articolo tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno:

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_scuola_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=128421&IDCategoria=130

Nel 1993 è stato creato il “Centro Ricerche Programma San Marco”, una struttura dell’Università La Sapienza di Roma, che assieme al coordinamento dell’Asi, ha posto le basi per potenziare la base come stazione di telerilevamento, raccolta dati e telecomando per supporto alle fasi di lancio, di telerilevamento per raccolta di dati e immagini dai satelliti, e per la costituzione di una base di ricerca su geofisica, rilevamenti meteo, e dati magnetici, ionosferici con lancio di pallloni sonda.
Attualmente, il “Broglio Space Center”, in attesa di poter lanciare nuovamente razzi di medio-bassa capacità, ospita un attivo centro di raccolta dati da satelliti in orbita. Dopo l’inizio negli anni ottanta, con i satelliti di telerilevamento Landsat (americano) e Spot (francese), più di recente è stata impiegata per la raccolta ed elaborazione dati dal satellite astronomico Beppo-Sax, e da altri
satelliti scientifici e per il telerilevamento.

Comunque anche sul sito ufficiale del Centro Ricerche Progetto S.Marco non c’è molto! sigh!

Date anche un occhiata al Pian Aerospaziale Nazionale 2006 2008…
…comunque visto che siamo in tema di cattdrali nel deserto…che dire del centro di geodesia spaziale G.Colombo e dell’annesso Centro di Robotica Spaziale?! :frowning: