Precauzioni anti-debris per STS-125

Lo Space Shuttle Atlantis scenderà immediatamente di quota, dopo aver rilasciato in orbita l’Hubble Space Telescope, per ridurre il rischio da impatto con detriti orbitali dopo aver completato la sua servicing mission allo storico telescopio spaziale.

La NASA ha stimato il rischio da impatto catastrofico con detriti orbitali, ad una quota di 350 miglia (poco più di 560 km) dove l’Atlantis aggancerà HST, in 1 su 221. Un calcolo questo, che include la nube di detriti generatasi dalla collisione fra un satellite per le comunicazioni Iridium ed un satellite militare russo non più operativo, avvenuta lo scorso mese di Febbraio ad un’altezza di circa 790 km.

Si tratta di un rischio accettabile per i canoni della NASA, ma decisamente peggiore rispetto a quello che affronta l’International Space Station orbitando più di 100 km al di sotto. Pertanto, una volta che Atlantis avrà sganciato il telescopio spaziale, verosimilmente il Flight Day 9 della sua missione STS-125, esso si muoverà attraverso un’orbita ellittica alla quota di volo dell’ISS, dove, come detto, il rischio di impatti da space debris è nettamente inferiore. Questo è quello che ha spiegato Tony Ceccacci, Lead Flight Drector di STS-125.

Durante la settimana di volo congiunto con HST, Atlantis volerà con la coda in direzione del senso di marcia, e con la stiva rivolta alla Terra (fornendo certamente immagini spettacolari durante le EVAs, n.d.t.) , viste le esigenze termiche sia del telescopio che dell’hardware presente nella payload bay dell’Orbiter. Tutto ciò per offrire ai quattro astronauti spacewalker e al delicato Termal Protection System (TPS) della navetta, il maggior riparo possibile dai detriti orbitali, ha riferito Leroy Cain, Vice Program Manager per lo Shuttle e Presidente del Mission Management Team.
La NASA ha preso molto seriamente questo rischio.

In passato la NASA aveva cancellato l’ultima missione di manutenzione all’Hubble Space Telescope dopo la tragedia dell’STS-107, per il fatto che l’equipaggio non avrebbe avuto la disponibilità del rifugio offerto dall’International Space Station nel caso in cui anche il TPS del loro Orbiter avesse riportato i danni che avevano condannato il Columbia. Più recentemente, la missione è stata rimessa in corsa, a patto della disponibilità concomitante di un secondo Orbiter, pronto ad una missione di salvataggio nel caso in cui il primo Shuttle avesse accusato dei danni irreparabili.

Pertanto, lo Shuttle Endeavour è già pronto al Launch Complex 39B del Kennedy Space Center, per effettuare l’eventuale sua missione STS-400 di salvataggio. Parte del suo equipaggio, comandato da Chris Ferguson, è formata da alcuni componenti dell’STS-126 dello scorso anno, che si agganciò all’ISS.
L’Atlantis trasporterà rifornimenti per 25 giorni, più del doppio della durata standard di una missione dello Shuttle, che è di 12 giorni, mentre l’Endeavour verrà mantenuto in una configurazione denominata “Launch minus seven days”. Mentre si svolgerà la missione STS-125 dell’Atlantis, il personale del KSC continuerà il lavoro sull’Endeavour fino a portarlo alla configurazione “Launch minus three days”, in cui resterà fino all’atterraggio di Atlantis oppure fino al “Go” per STS-400.

Durante la missione di salvataggio STS-400, l’Endeavour utilizzerà il proprio braccio robotico per afferrare l’Atlantis da sotto, e l’equipaggio dei soccorritori porterà sull’Endeavor i colleghi dell’Atlantis con tre spacewalks, con i membri dei due equipaggi che si scambieranno le tute spaziali da utilizzare durante il trasbordo.

Infine, dopo l’ispezione del proprio scudo termico, l’Endeavour atterrerà nel suo settimo giorno di missione.

L’immagine è (C) di hubblesite.org/NASA, e mostra Hubble durante la Servicing Mission 3B del Marzo 2002.

Missione tra le più complesse e rischiose. Speriamo bene.