Produrre nuvole in laboratorio

È la sfida dei ricercatori di Leipzig, dove è stato inaugurato il primo centro dedicato allo studio della produzione delle nuvole

LEIPZIG (Germania) - Gli scienziati dell’Istituto di Ricerca sulla Troposfera martedì scorso hanno presentato al resto del mondo un’infrastruttura innovativa che permetterà di creare e studiare vere e proprie nubi in laboratorio.
IL SIMULATORE - Si tratta di un marchingegno molto complicato, denominato Lacis (Leipzig Aerosol Cloud Interaction Simulator), costituito fondamentalmente da un tubo di acciaio lungo 8 metri e di 1,5 cm di diametro. Costato circa 3 milioni di euro, è il frutto di 7 anni di lavoro ed è unico nel suo genere, anche se esistono molti altri simulatori sparsi nei laboratori di tutto il mondo. Si tratta della concretizzazione di un sogno per molti scienziati e meteorologi, una svolta nello studio dei cambiamenti climatici e nelle previsioni del tempo.
STUDIARE LE NUVOLE - La caratteristica che rende Lacis senza eguali è che permetterà di studiare il modo in cui le nuvole sono influenzate dall’aerosol in esse contenuto e come, quando e perché questo si forma. L’aerosol è il miscuglio di gas, vapore e particelle solide che condensandosi forma le nuvole. Chiunque può generare aerosol semplicemente respirando, ma fino a oggi non esisteva un meccanismo in grado di produrlo controllandone le condizioni di temperatura e umidità, e variandole in modo da riprodurre i diversi climi terrestri.
IL FUNZIONAMENTO - In laboratorio l’aerosol viene fatto passare all’interno del tubo, il quale è sottoposto a varie simulazioni ambientali; all’interno del dispositivo la temperatura può variare tra -50 e + 20 gradi centigradi, riproducendo lo stato termico della Troposfera. Inoltre alcuni spettrometri ottici controllano le particelle che passano attraverso le sezioni del tubo, contandone il numero e misurandone le dimensioni. Ogni singola goccia può essere analizzata: il particolato (la parte solida che la compone), le diverse temperature e i diversi gradi di umidità potranno essere messi in relazione con la velocità di crescita della nuvola e di conseguenza con la sua potenza rifrattiva nei confronti dei raggi solari.
LA RICERCA - Questa settimana sono stati lanciati in orbita anche due satelliti che permetteranno di colmare alcune lacune nelle nostre conoscenze sulla copertura nuvolosa della Terra. Secondo Raymond Shaw, un fisico dell’atmosfera all’Università delle Tecnologie del Michigan, l’interesse crescente per gli studi meteorologici porterà altri ricercatori nel laboratorio di Leipzig e forse procurerà i fondi necessari per proseguire le ricerche attraverso Lacis.
Valentina Tubino
corriere.it