Quel giorno sulla Luna - Oriana Fallaci per Bur, 2010

Salve a tutti,

per ultimo quest’ultimo libretto: “Quel giorno sulla Luna” di Oriana Fallaci, 1970.

Qui sono un po’ combattuto sui giudizi. La Fallaci è stata una grande scrittrice, senza ombra di dubbio. Il libro parla essenzialmente del suo rapporto con l’evento dell’ Apollo 11, i confronti con gli astronauti e pochi particolari tecnici.

Non è un brutto libro, ma a mio parere personale, il rapporto stucchevole della Fallaci nei confronti degli altri ma soprattutto verso il lettore risulta sempre negativo: c’è sempre, in mio parere, la tendenza delle scrittrice di mettersi su un piedistallo su tutto: dal modo in cui scrive, da come si pone, da come tuona dall’alto della sua conoscienza dell’arte giornalistica. Ci sono molte cose ben scritte, senza dubbio. Però, talvolta, trovo veramente irritante il suo modo di porsi. Bah. pareri super personali, ovviamente!

IMHO!

SAluti
JS

Dovrebbe essere parte di “Se il Sole muore”…

Personalmente li ho letti entrambi ma anche io ho trovato molto più bello e avvincente “Se il Sole muore” e avendo letto prima quest’ultimo il secondo mi ha un po’ deluso… Opinioni personali comunque.

Ti quoto.

Lo ho comprato ma non lo ho ancora letto, alle prime ferie lo leggo.

A me sinceramente è piaciuto molto, anche se devo dire che non ho letto “se il sole muore”…

Cmq c’è già un topic aperto su questo libro :wink:
http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=10092.0

Anche io condivido le impressioni negative su tale libro.
L’atteggiamento di fondo e negativo lo trovo altamente sbagliato,come se fosse a priori prevenuta e non avesse compreso il senso dell’impresa e come lavorassero queste persone,non comprendendone minimamente l’aspetto tecnico e soffermandosi troppo sull’aspetto filosofico,il che può starci,ma non deve mettere in cattiva luce il resto dell’impresa.

Ho trovato decisamente distorto il ritratto che venne da lei fatto di Armstrong,visto come personaggio presuntuoso,insensibile e per i suoi canoni,troppo vuoto,arrivando erroneamente ad affermare che Neil si sarebbe impuntato per essere il primo uomo,privando di tale onore il suo “amico” Aldrin,così come non riesce a trasmettere,se non in senso negativo,il fatto che Slayton avesse scelto 12 uomini egualmente qualificati per essere “il primo”,quasi a voler far trasparire una mediocrità di fondo,invece di sottolineare la grande preparazione che questi uomini avevano.

Mi piace ricordare che il compito del giornalista non è tanto, e solo, quello di fornire notizie “neutre” o “apolitiche” quanto di fornire la “propria” visione o lettura di un determinato fatto o avvenimento.

Pertanto quello che scrive la Fallaci è relativo alle “sue” impressioni sulla conquista della Luna, il che poi può piacere o meno. L’importanza della sua testimonianza sta proprio li, lei ci fornisce la sua visione dell’avvenimento, per di più “a caldo” (ricordiamoci che Oriana ha vissuto in “tempo reale” molti avvenimenti tra cui la gara spaziale USA-URSS).

Nemmeno a me è piaciuta la descrizione che fa di von Braun ne “Se il Sole muore”, eppure quella deve essere stata l’impressione suscitata in lei dal grande scienziato tedesco, e per me tanto vale…

Questo è certo,ma penso che il limite debba essere sempre quello di non distorcere la realtà dei fatti per far si che vengano verso la propria visione delle cose.
Che Neil Armstrong possa aver destato una pessima impressione non mi stupisce più di tanto,dato che penso sia difficile poter mettere vicino due persone tanto diverse,solo che penso non sia una buona cosa aggiungere dettagli,per altro inveritieri,per rendere una persona più antipatica.
Capisco che erano gli anni del Vietnam,ma il ritratto che ne viene dato è inesatto,quello di ragazzoni della classe media,molto più ricchi degli europei e che vanno alla guerra per bombardare la Corea è un po’ una distorsione,dato che in realtà molti astronauti scelsero proprio il servizio militare per poter sostenere gli studi(fra questi proprio Armstrong)

Certo da_groove capisco, il punto è che Oriana Fallaci era una personalità radicale e radicalizzante con una spiccata visione del tipo “o nero o bianco” e questo si riflette bene nei suoi scritti.

Quanto ad Armostrong era, ed è, una personalità ostica da trattare per la stampa. Schivo e volutamene introverso (esattamente l’opposto di Aldrin) ha sempre cercato di ridurre al minimo possibile il suo contatto con il mondo dei media e questo già prima del suo volo lunare.

Pensa che la sua ex-moglie diceva di lui “quando Neil ha detto no, ha già fatto un discorso”, pensa te…

Per quanto riguarda la storia del primo uomo a mettere piede sulla Luna personalmente non credo molto al fatto che Neil non abbia voluto cambiare di posto con Buzz solo per un problema “tecnico”. Tutto sommato sarebbe stato molto umano, per chiunque intendiamoci, fare carte false per poter vivere un momento così eccezzionale e credo che Neil in questo non sia stato diverso da chiunque altro.

Diciamo che è stato più “elegante”, non ha avuto bisogno di fare carte false quel ruolo era suo sin dal primo momento. Aldrin ha cercato, lui si in maniera non proprio corretta, di prendergli quel ruolo e Neil si è difeso (bene) dietro una motivazione tecnica reale.

Il senso della storia è che siamo tutte persone normali con il proprio bagaglio di ambizioni e (qualche volta) meschinità, e questo vale anche per gli astronauti dell’era “d’oro”. Tutto qui.

Dobbiamo anche tenere conto del fatto che all’epoca tra gli USA e l’Italia c’era una differenza abissale nel tenore di vita. Il fatto che la Fallaci descriva la vita “ricca” degli astronauti, non vuol dire che questi fossero davvero ricchi in USA.
La Fallaci giungeva in America da un Italia in cui la maggior parte delle case ancora non aveva il frigorifero, per non parlare della televisione. E arrivava in un’america in cui le case erano super attrezzate. Credo fosse normale rimanere scioccati della “ricchezza” di queste case…

In ogni caso, la Fallaci è sempre stra a favore del volo spaziale, e nei suoi libri lo promuove con forza (indimenticabile il discorso con Bradbury in Se Il Sole Muore). E anche in questo libro, io non ho colto nulla di negativo in come descrive gli astronauti. D’altronde, se Conrad ha chiesto a lei la frase da dire allo sbarco, e ha pure portato con sè una sua foto, mi viene difficile pensare che la Fallaci non avesse un profondo legame con questi “ragazzi”.

Per quanto riguarda la guerra di Corea, non dimentichiamo neanche che lei è stata nella resistenza all’età di 16 anni, e poi per molto tempo corrispondente di guerra, quindi credo che avesse le carte molto più che in regola per parlare della guerra e dei soldati che andavano a farla.
Tu da_groove parli degli anni del Vietnam. Non confondiamo la Fallaci con i movimenti studenteschi degli anni 60-70, che lei criticava. La sua esperienza sulla guerra, e il suo pacifismo, arrivano da una persona che la guerra l’ha fatta e l’ha vissuta fin da quando è nata.

Vi dirò,il libro della Fallaci arriva ben dopo la lettura di biografie,analisi e resoconti della corsa spaziale,fatti ormai cristallizzati e noti,il che forse mi fa essere fin troppo critico e forse può portare il mio commento ad essere effettivamente un po’ fine a se stesso,perchè appunto tratta di impressioni a caldo.
Quello che però dispiace è che ci sia un sentimento negativo di fondo,quasi a dover trovare a forza una macchia ed il modo di sviluppare la contrapposizione fra la colta Europa ed i vuoti culturalmente americani.
Certo per chi come me non ha mai vissuto dal vivo le inquietudini di quegli anni.è più facile essere critico e prendere una posizione netta che prescinde dalla politica del tempo,però rimane il dispiacere sul fatto che poteva essere una bella occasione per raccontare il lato positivo anche di una generazione di giovani che realizzò un sogno enorme.
Ma appunto sono parole del 2010…

Se il sole muore invece l’ho trovato più piacevole,come se nel tempo trascorso in quello strano mondo avesse alla fine maturato una convinzione diversa,anche se è un libro che parla del 1964,anno molto diverso dal 1968/69.

Fuor di dubbio rimane il legame con gli uomini che volarono effettivamente,tanto da essere spesso citata anche nelle loro biografie ed essere accettata in parte come una di loro (un po’ come il fotografo Morse)

Se il Sole Muore è stato scritto nel 1965, Quel Giorno sulla Luna nel 1970. Leggendo la sua vita, vedo che comunque erano già anni che era negli states (il primo viaggio fu nel 1956).
Una possibile differenza tra i due libri, è che tra uno e l’altro ha passato i suopi primi anni come corrispondente di guerra (tra le altre cose è stata ripetutamente in Vietnam come corrispondente di guerra, e nel 68 è stata ferita e creduta morta in Messico). Effettivamente questo tipo di esperienze potrebbero aver influenzato il suo modo di percepire i militari, e di conseguenza gli astronauti.

Però ripeto, io non ho percepito nel libro una descrizione così negativa come dite voi, anzi…

PS: io non credo volesse criticare gli USA a favore dell’Europa, visto che in USA si è stabilita e ha vissuto quasi fino alla sua morte.

Sono completamente d’accordo con quanto scrive Buzz, su entrambi i libri.
Per quanto mi riguarda ‘se il sole muore’ e’ il miglior libro che abbia letto sull’argomento (e nei decenni ne ho letti molti): alcuni pezzi sono da antologia (l’intervista con BradBury, gli astronauti che citano Shakespeare, il rapporto con Conrad e Freeman, e molte altre che attualmente non ricordo (il libro l’ho letto tre volte, ma ormai anni fa).
Per quanto riguarda ‘Quel giorno sulla Luna’ e’ vero che e’ un po’ piu’ ‘crudo’, in particolare verso le persone, ma non negativo. E’ piu’ una raccolta di pezzi, che un libro vero e proprio, quindi manca di una coerenza interna.
In ogni caso di quel libro e’ indimenticabile la pagina sul lancio di Apollo 11: cito a memoria ‘… vorrei che in questo giorno nessuno morisse…’ e’ esattamente quello che ho provato io.

Non dimentichiamo comunque che è cresciuta in un Italia che ha sempre visto negativamentela tecnologia. Un’Italia umanistica e manieristica, ma anche machiavellica. In “Se il Sole muore…” si sente lo scontro tra una cultura contadina, tipica di chi ha tutto e non gli serve altro, il padre, con quello della giovane che è affascianta dal nuovo, ma proviene dal vecchio e che gli fà da base per ogni ragionamento. Più che altro, sembra esserci diffidenza ed un pizzico d’ironia. Certamente anche lei si rende conto dell’enormità dell’impresa e non riesce a trattenere il fascino che ha su di lei, ma si sente che c’è comunque un distacco.
I due libri sono stati scritti “a caldo”, poi con il tempo può aver ragionato di più sulle vicende e modificato il suo parere verso un sostegno più convinto alle imprese spaziali. Anche gli astronauti poi sono cambiati. Tutti quelli tornati dalla Luna, ma non solo, sono tornati con qualcosa di cambiato in loro. Ma la loro personalità viene gestita ora da persone che li osannano e li ammirano, ora da chi li vuole denigrare. Forse la Fallaci è riuscita a mostrarceli solo come esseri umani, quello che sono, diversamente dai miti che servono solo a confondere gli ingenui.
Li ho letti tutt’e due ed ora fanno bella mostra di sè nella mia libreria accanto ad altri libri d’astronautica.

Cari amici,scusate ma non ho resistito e ho deciso di inviare di nuovo il mio intervento del marzo 2009 riguardo “Quel giorno sulla Luna” che non è propriamente un libro quanto la raccolta degli articoli scritti dalla Fallaci inviata dell’Europeo per seguire il viaggio di Apollo 11.La Fallaci è una scrittrice controversa ma non posso dimenticare l’impatto che ebbe su di me,ragazzino di 10 anni,tale libro (quando in giro c’era poco o niente,eravamo nel 1972) che letteralmente mi aprì le porte del mondo astronautico.
Riporto di seguito il mio intervento,scusate le ripetizioni:

IL libro “Quel giorno sulla Luna” mi fu regalato dalla mia maestra delle elementari Maria Tortorelli nel lontano 1972.Ella conosceva bene la mia passione di bambino di neppure 10 anni per le straordinarie vicende di quei giorni e volle regalarmi questo graditissimo libro scritto da Oriana Fallaci che io sentivo nominare per la prima volta.
Il libro è in realtà la raccolta di tutti gli articoli scritti dalla Fallaci, inviata dell’Europeo,riguardo la missione Apollo 11.
La copia che io possiedo è una cosidetta edizione scolastica curata da Alberto Pozzolini che fu anche un campione in un lontano telequiz di Mike Bongiorno(non so se qualcuno lo ricorda) di sicuro la prima edizione.
Il libro è corredato da una fitta serie di spiegazioni e commenti atti a spiegare tutti gli acronomi,le parole difficili e le frasi in Inglese,(traducendole con la pronuncia!!!)facendone il primo mattone che creava la mia cultura astronautica.
Per un bambino di 10 anni che considerava gli astronauti dei semidei la lettura di" Quel giorno sulla Luna" fu una mazzata.
"Ma come?Possibile che quei tre che avevano appena camminato sul nostro satellite fossero così?"Piloti collaudatori senza emozioni,piccoli borghesi Americani imbevuti di patriottismo…
La Fallaci ne fa un ritratto impietoso salvando a malapena Collins.

Sembra strano che la Fallaci abbia scritto riguardo ad una storia così tecnologica come la corsa alla Luna ed infatti ella ci parla sì dell’impresa spaziale ma non dimenticandone i protagonisti e i lati umani.
La Fallaci è stata una grande scrittrice e giornalista e la raccolta dei suoi articoli in questo libro sconosciuto è un piccolo capolavoro che consiglio a tutti e che a me personalmente aprì le porte dell’Astronautica.
La pagina dell’allunaggio del LEM è quanto di più bello e commovente abbia mai letto riguardo la missione Apollo 11 così come quella del lancio .

C’è anche da considerare la delusione umana causata in Oriana Fallaci da Pete Conrad stesso.
E la trovate in “lettera ad un bambino mai nato” in cui racconta al bambino da guardarsi da coloro che ad un certo punto finiscono sotto i riflettori e perdono una certa umanità. Se vogliamo in “Se il sole muore” c’è una Fallaci entusiasta che descrive anche le differenze tra gli astronauti. Mitico è il punto in cui Conrad le racconta della visita psicologica in cui davanti alla domanda “cosa vedi in questo foglio?”, ed il foglio era bianco, risponde che vede orsi bianchi che fornicano al polo o Freeman che dice di vedere dei semi di grano sotto la terra coperta dalla neve, mentre gli astronauti “ortodossi” dicono di vedere solo un foglio bianco.
In “Quel giorno sulla Luna” la descrizione è molto più distaccata sia perchè sono articoli di giornale messi insieme e quindi manca una certa organicità sia perchè lei “è più matura” sia perchè la società sta cambiando, cosa che affrontiamo nel topic sui soldi spesi nella guerra in Vietnam.
Volevo ricordare che Fallaci è stata una delle vere grandi giornaliste espresse dal nostro paese, sinceramente non mi sono piaciute le sue posizioni nell’ultimo periodo ma è una mia opinione. Non dimentichiamoci che ha descritto la guerra del Vietnam in “Niente e così sia” in cui descrive anche il suo partecipare ad una missione di bombardamento proprio per voler capire cosa prova un pilota durante una azione militare. Secondo me raggiunge la sua maturità completa come scrittrice in “Un uomo”.