Recupero astronauti Gemini

Perchè per le missioni Gemini 6 e 9 l’equipaggio è stato recuperato dalla capsula quando questa è stata portata sul ponte di volo della nave adibita al recupero, mentre per le altre missioni gli astronauti sono stati recuperati dalla capsula quando questa era ancora in mare? Tra l’altro sia in Gemini 6 che 9 a bordo c’era Stafford, coincidenza?

Stafford non sapeva nuotare? :stuck_out_tongue_winking_eye:

No,
era una preferenza dell’equipaggio.
Consideravano molto più dignitoso uscire fuori dalla capsula sul ponte della portaerei,come se scendessero da un aereo piuttosto che nell’oceano,recuperati da un elicottero.
Quella di farsi trasportare in fretta sulla nave o di aspettare un pò di più e farsi trasportare con tutta la Gemini, era una scelta lasciata agli Astronauti (oltre che,naturalmente essere dettata dalle condizioni del mare).
con l’Apolllo questo non era più possibile, o perchè i tempi di recupero della capsula erano un pò più lunghi,
o perchè il modulo di comando con tre Astronauti a bordo avrebbe avuto un bel pò di peso supplementare per l’elicottero.

Col programma Apollo (dall’11 in poi) c’era anche la procedura di quarantena.

C’era una vecchia vignetta dell’epoca, che circolava ad Edwards, divisa in due parti: a sinistra due poveri sfigati che sedevano, verdi di mal di mare, in una Gemini piena di ragnatele ed in balia delle onde, mentre portaerei ed elicotteri li cercavano invano alle loro spalle; mentre a sinistra si vedeva un’astronauta, fresco e tosto, scendere da un corpo portante tipo “M2-F”, all’aeroporto internazionale di Los Angeles, accolto col tappeto rosso da una bella hostess bionda che gli porge un drink. Il tutto accompagnato dalla seguente frase:

“Don’t be rescued from outer space, fly back in style!” (fonte “The X planes scrapbook” di Dennis R. Jenkins).

Il che la dice veramente lunga su quale sia la differenza fondamentale dal rientrare a terra in una capsula (affettuosamente, si fa per dire, chiamata “secchio di bulloni” da Yeager & Co. ad Edwards) e l’atterrare in pista con un qualsivoglia aerospazioplano (ricordiamoci che quelli erano i tempi di X-15, M2-F2/3, X-24A e HL-10).

Per questo hanno [provato ad attaccare un paraglider alle gemini :stuck_out_tongue_winking_eye:

In realtà il paraglider (ala di Rogallo) era stata la prima scelta della NASA, i ritardi nel collaudo del sistema indussero la NASA e la McDonnell (che produceva la Gemini) a “ripiegare” sul sistema tradizionale di paracadute…

Il problema è che la vignetta avrebbero dovuto mandarla a Washington,non a Edwards o a Houston.
Era a Washington che si decidevano le… “modalità del rientro”.

Chi ti dice che non l’abbiano fatto? :wink:

In effetti la vignetta era stata concepita proprio ad Edwards e la frase “Don’t be rescued from outer space, fly back in style” era il motto del team NASA che sviluppava tutta la famiglia di corpi portanti americani (X-23, X-24A/B, M2-F1/2/3 e HL-10).