Sali di sodio sia nell'anello E di Saturno che nei geyser di Encelado

Encelado continua a fornire dati molto interessanti per la comunità scientifica.

Per la prima volta, gli scienziati che lavorano sulla missione Cassini della NASA hanno rilevato la presenza di sali di Sodio. Questo dato renderebbe molto probabile che tale anello sia composto proprio dal materiale proiettato dai geyser di Encelado.

Le analisi spettroscopiche effettuate con gli strumenti di Cassini hanno documentato altresì la presenza di sali di sodio nei getti che si sollevano dalla luna di Saturno (1). A livello dell’anello E di Saturno, quello più esterno, si è documentata la presenza di cristalli di ghiaccio contenenti sali di sodio. Questi dati renderebbero molto probabile che tale anello sia composto proprio dal materiale proiettato dai geyser d’Encelado.

Il 27 novembre 2005 la sonda Cassini aveva rilevato la presenza di getti d’acqua dal Polo Sud del satellite, geyser che si proiettano sino a 400 km dalla superficie e che modellano la superficie stessa. Aver trovato la presenza di sali, in tale materiale espulso, fa ritenere che questi siano prodotti dalla presenza d’acqua allo stato liquido a contatto con superficie rocciosa. La concentrazione di sodio rilevata ammonta al 2% (2); si sono anche rilevate parti di carbonato di sodio.

Il team deputato all’analisi della polvere cosmica della missione Cassini ritiene che l’acqua su Encelado debba essere allo stato liquido, perché solo cosi si possono sciogliere i minerali rilevati nei cristalli di ghiaccio. Anche perché il solo processo di sublimazione mediante il quale il vapore è rilasciato direttamente dalla crosta di ghiaccio, non può per conto della presenza di sale stesso. Questa scoperta farà concentrare le indagini per poter capire se esista o no, sotto la crosta ghiacciata, un oceano salato.

Ricordiamo che la superficie di Encelado è molto variegata e ciò è spiegabile col fatto che possa esistere un’attività.
Forse è presente una specie di vulcanismo basato sull’acqua. Encelado è troppo piccolo per essere ancora riscaldato dal calore generato dal decadimento radioattivo in lui contenuto; il satellite è legato in un’orbita risonante (1:2) con Dione e questo può dar luogo ad un meccanismo che genera calore mareale: questo potrebbe spiegare la presenza dei geyser d’acqua.

(1) Schneider, N. M. et al. Nature 459, 1102-1104 (2009).
(2)Postberg, F. et al. Nature 459, 1098-1101 (2009).

-Nell’immagine (fonte NASA/JPL) i geyser d’Encelado


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il mio primo post dice un po’ su questa notizia poi andrò a vedere con il telescopio se riesco a vederla anchìio da qui la’ttivotà vulcanica su Encedalo… e se poi aggiungiamo che potremo un giorno trivellare il suolo planetario… che conquiste si faranno?? un grazie ai curatori del sito STRABELLO :beer:

Roma, 24 giu. (Apcom) - Prima simulazione, sulla Terra, di trivellazione del suolo lunare. L’esperimento, controllato con misure acustiche, sarà effettuato il 1 luglio dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, OGS, di Trieste e si svolgerà nei laboratori del Campus Scientifico di Borgo Grotta Gigante (Trieste).
L’obiettivo è quello di testare speciali apparecchiature sismiche usate con macchine perforatrici planetarie per avviare, in futuro, ricerche di geofisica planetaria.
Sarà usato, allo scopo, un campione di suolo formato da una speciale polvere che presenta caratteristiche assai simili alla “regolite lunare”; la tecnologia verrà studiata per operare in condizioni estreme, tenendo presente l’esigenza data dalla trasmissione remota dei dati e dalla necessità di totale automazione delle apparecchiature.
Assieme ai ricercatori OGS, che cureranno gli aspetti tecnologico-geofisici di questa “Missione Luna”, saranno presenti anche esponenti di Selex Galileo e ricercatori della TeleSpazio, azienda leader nei servizi satellitari.
Roma, 24 giu. (Apcom) - Sotto la superficie di Encelado, una delle lune di Saturno, potrebbe esserci un oceano di acqua liquida. Lo afferma un gruppo di scienziati tedeschi del -Max-Planck Institute for Nuclear Physics , Heidelberg, Germania, che ha scoperto sali di sodio espulsi da pennacchi vulcanici.
Encelado è, infatti, uno dei tre corpi, che si trovano nella parte esterna del Sistema Solare, dove sono state osservate eruzioni vulcaniche. Il ritrovamento di queste particelle, riferiscono oggi su Nature Frank Postberg e colleghi, sono la prova che questi pennacchi sono alimentati dall’ acqua, che potrebbe essere, addirittura, quella di un oceano che si trova sotto la superficie del piccolo pianeta.
Recenti immagini inviate dalla sonda Cassini hanno svelato che al polo sud di Encelado ci sono geyser simili a quelli del parco di Yellowstone con getti di vapore acqueo e particelle di ghiaccio che ora si pensa siano la principale fonte dell’anello E, il più esterno del sistema degli anelli di Saturno . I getti, dicono i ricercatori, indicano che sotto la superficie ci potrebbe essere una riserva di acqua, ma non è chiaro se l’oceano liquido esiste ancora oggi o se si è congelato.
Postberg e colleghi hanno analizzato la composizione chimica delle particelle di ghiaccio nell’anello E ed hanno trovato tracce di sodio, un elemento che è considerato un indicatore cruciale della presenza di acqua e forse un oceano. Secondo gli autori i minerali salini sarebbero stati estratti dalle rocce sul fondo del mare con un processo simile a quello che avviene sulla Terra.
Nicholas Schneider, un altro astronomo, in un’altra ricerca pubblicata anch’essa su Nature, utilizzando il telescopio, ha cercato i sali di sodio direttamente nel materiale del pennacchio stesso ed ha scoperto che il limite massimo nel contenuto di sodio del vapore, è ben al di sotto di quello che ci si sarebbe aspettato se sotto la superficie ci fosse veramente un oceano salato. Questo fa pensare, suggerisce Schneider, che la fonte del pennacchio potrebbe essere diversa: un oceano profondo, una riserva di acqua dolce oppure del ghiaccio.

Ciao dannje_999, puoi parlarci un poco di te in questa stanza

Riguardo la notizia: ottima scoperta, il sale disciolto in acqua ne fa abbassare la temperatura di congelamento. Un altro indizio a favore di un oceano liquido.