Domanda tra il filosofico e lo scientifico: considerato che una delle caratteristiche degli esseri viventi è il replicare se stessi, una sonda di Von Neumann la si potrebbe considerare viva?
Wikipedia dice che un organismo è definito vivo se possiede una serie di caratteristiche:
Omeostasi: regolazione dell'ambiente interno al fine di mantenerlo costante anche a fronte di cambiamenti dell'ambiente esterno. Metabolismo: conversione di materiali chimici in energia da sfruttare, trasformazione di diverse forme di energia e sfruttamento dell'energia per il funzionamento dell'organismo o per la produzione di suoi componenti. Crescita: mantenimento di un tasso di anabolismo più alto del catabolismo, sfruttando energia e materiali per la biosintesi e non solo accumulando. Interazione con l'ambiente: risposta appropriata agli stimoli provenienti dall'esterno. Riproduzione: l'abilità di produrre nuovi esseri simili a sé stesso. Adattamento: applicato lungo le generazioni costituisce il fondamento dell'evoluzione.
L’omeostasi c’è, il controllo ambientale automatico ormai è norma, il metabolismo può essere visto come le reazioni nei motori, nelle celle a combustibile, ecc… La crescita è più problematica, non mi viene in mente nessun analogia con i sistemi di una sonda, la replicazione c’è per definizione, l’adattamento lo vedo più problematico, tuttora le macchine si adattano negli ambienti in cui sono state progettate per funzionare, con un confine molto rigido. Se la scienza riuscisse a risolvere gli ostacoli delle ultime tre categorie avremmo un organismo vivente.
Un organismo vivente si adatta per definizione all’ambiente che lo circonda anche con l’evoluzione, che nel caso di una sonda manca. IMHO.
L’evoluzione può essere emulata, prendi per esempio i borg di star trek, quando uno veniva ucciso trasmetteva poco prima di morire dati ai compagni affinché non morissero per le stesso motivo. Il fatto è che l’evoluzione ‘vera’ avviene sui discendenti, non sugli organismi già esistenti.
Vabbé, Davide, ma qui siamo parecchio sulla fantascienza…
Prima voglio vedere una qualsiasi macchina in grado di autoreplicarsi partendo da elementi grezzi, poi sono in grado di valutare meglio.
N’est pas?
La definizione di essere vivente non mi ha mai convinto fin dalle elementari. Se io per un infausto incidente non potessi piu riprodurmi cesserei di essere un essere vivente? Mi risponderete che si fa riferimento alla specie umana e non al singolo individuo. Ma se fossi rimasto l’unico rappresentante della mia specie? Bah…
Se fossimo in grado di raggiungere e colonizzare altri pianeti lontani noi saremmo una sonda di Von Noimann. Più precisamente noi e la nostra flotta di navi con batteri, piante, scorte e attrezzature.
La biosfera che creeremmo sarebbe l’essere vivente e noi dei corpuscoli ospiti simbionti di questa. Tipo flora batterica.
Eheh, la filosofia… gia mi manca il rigore scientifico!
Dai libri di testo delle medie: i viventi hanno un ciclo vitale, cioè nascono, crescono, si riproducono e muoiono. La riproduzione è opzionale, come faccio notare ai miei alunni.
Una macchina può “morire” quando smette di funzionare? hmmm belle domande
La morte è la cessazione della vita, la tua definizione felottottina, non mi convince, secondo questo principio anche le stalagmiti sono vive: Esse infatti nascono quando cominciano a cadere le goccioline di acqua ricca di calcio in un determinato ambiente, crescono, fino a che il rateo di accrescimento è maggiore del rateo di abbassamento dovuto all’erosione e muoiono quando questo rateo diventa negativo.
Il tuo discorso mi sembra veramente molto affrettato. Quando mai le caratteristiche dell’individuo vengono assunte come caratteristiche dell’intera specie? Se l’ultimo essere umano ha un arto amputato significa che l’essere umano ha 3 arti?
La definizione di vita che usiamo non è perfetta, questo è sicuro: è anche stata messa a dura prova, non dagli infortuni e le malattie di singoli individui ma dalla scoperta di virus. I virus sono vivi? Si riproducono, ma non da soli, più che nascere vengono assemblati da un altro organismo, interagiscono con l’ambiente che li circonda ma non hanno un metabolismo (niente omeostasi, niente ciclo energetico). Però hanno materiale genetico e sono in grado di trasmetterlo alle progenie. Se c’è una linea che delimita quello che noi consideriamo vita, i virus senz’altro si trovano a ridosso di questa linea. Qui sulla Terra entità borderline come i virus ci aiutano a esplorare la linea demarcazione, forse altre forme di vita ancora ignote (terrestri o extraterrestri) ci obbligheranno a rivedere ancora la nostra definizione. Ma per il momento, onestamente, la definizione attuale mi sembra più che adeguata.
La morte è la cessazione della vita, la tua definizione felottottina, non mi convince, secondo questo principio anche le stalagmiti sono vive
Infatti J. Monod proponeva che i cristalli fossero (semplici) forme di vita.
La morte è la cessazione della vita, la tua definizione felottottina, non mi convince, secondo questo principio anche le stalagmiti sono vive: Esse infatti nascono quando cominciano a cadere le goccioline di acqua ricca di calcio in un determinato ambiente, crescono, fino a che il rateo di accrescimento è maggiore del rateo di abbassamento dovuto all'erosione e muoiono quando questo rateo diventa negativo.
Non è una mia definizione, è la definizione che si trova sui libri di testo in uso nelle scuole medie. Definire la vita è molto più complesso.
Manoweb, non conosco il Monod che citi, cercherò informazioni.
Cristalli, virus, prioni sfuggono a definizioni rigide o comuqnue spostano i confini.
Secondo me se nella definizione di vita non ci si mette il concetto di evoluzione ed adattamento, non se ne esce.
[stupidity on] Oppure, incontestabile: la vita é quella cosa circondata dalla cintura dei pantaloni. [stupidity off]
E se l’umanità stessa fosse, in realtà, una sonda di Von Neumann? Potrebbe anche essere così, un’astronave di passaggio può averla “impiantata” e questa in soli 20.000 anni si é nuovamente evoluta fino a raggiungere le stelle. Improbabile, incredibile, ma non impossibile.
mumble muble…quindi chi porta la gonna è senza vita?
sì, adattamento, evoluzione, percezione e interazione con l’ambiente.
Come insegnante ho sempre vissuto lo scarto tra le richieste di semplificazione degli alunni e il fatto che la realtà sia molto più complessa e le domande siano sempre più delle risposte.
Nella mia vita di studentessa mi ero sentita un po’ tardita quando negli studi superiori ed università sono crollate tutte le certezze che mi erano state date. Per questo ai miei alunni dò tanti dubbi e stimolo la voglia di chiedere e “certezze” ridotte al minimo (es.: la rana non è la moglie del rospo)
Ma come?! Mi hanno fregato!
Mi viene in mente la scena iniziale di Prometheus
In teoria,se un giorno mel lontano futuro,si potesse costruire una sonda dotata di un inteligenza artificiale in grado di superare il test di Turing,e della capacità di autoreplicarsi,questa sarebbe “viva”.
Io sono fermamente convinto che non saremo noi umani a spostarci nella galassia,ma bensì le creature artificiali che avremo creato.
Saranno loro i nostri discendenti,ciò che resterà della razza umana quando questo pianetà non esisterà più.
Inoltre, se mai incontreremo (direttamente o per “interposta persona”) degli alieni,essi con ogni probabilità saranno di questo tipo.
Basta molto meno, la maggior parte delle forme di vita non supera il test di Turing.

Il tuo discorso mi sembra veramente molto affrettato. Quando mai le caratteristiche dell’individuo vengono assunte come caratteristiche dell’intera specie? Se l’ultimo essere umano ha un arto amputato significa che l’essere umano ha 3 arti?
Il mio non voleva essere un discorso troppo serio. Però è vero che quella definizione non mi ha mai convinto fin da subito. Mi ricordo che nel mio libro di scuola, tra le caratteristiche dell’essere vivente, c’era anche il movimento e c’era il disegno di una pianta che si inclinava per esporsi alla luce che filtrava da una finestra.
Per escludere cristalli e stalattiti funziona bene. Se trovassimo cose strane in giro per il sistema solare o se iniziassimo costruire nanobot autoreplicanti allora come dici tu probabilmente andrebbe rivista
comunque…
il virus è un parassita obbligato che al di fuori del parassita ha una condizione sporigena.
Il virus può rientrare nella vita in quanto il suo codice genetico ha capacità di mutare.
Quello che scrivi non è corretto, il virus al di fuori della cellula infettata non è sporigeno né esso stesso è assimilabile a una spora. Le spore sono generate solo da alcune forme di vita, perlopiù batteriche, e rappresentano una fase del ciclo vitale attivata da condizioni estreme e caratterizzata, tra le altre cose, da un metabolismo residuo minimo. Un’altra caratteristica di questa fase è la reversibilità. I virus non hanno alcun metabolismo, non rappresentano la fase intermedia di un ciclo vitale che comprenda altre fasi più vitali e lo status di virus maturo non è evocato da alcuna particolare condizione visto che la forma in cui si presenta è esattamente la sua forma definitiva e non va mai incontro ad alcuna modifica. Non cresce, non invecchia, non muore.
Anche affermare che il codife genetico di un virus può essere soggetto a mutazioni mi sembra solo parzialmente vero: il loro acido nucleico, quale che sia, non muta più facilmente di un filamento di DNA nudo in una provetta di laboratorio. Il loro DNA/RNA e gli enzimi proprietari codificati possono essere più o meno inclini all’errore, ma all’atto pratico qualsiasi attività di traduzione o trascrizione del codice genetico di un virus è sempre e comunque attuata nel contesto della cellula infettata, in una fase in cui l’esemplare di virus che ha infettato la cellula non esiste neanche più. Un virus da solo non muta mai, non trascrive mai il proprio acido nucleico, né lo traduce né fa alcunché in generale. Come forma di vita è quantomeno borderline. Pochi passi oltre la linea ci sono i prioni, che sicuramente non sono vivi, ma in fondo non fanno molto meno dei virus: un prione è una proteina mutata che quando incontra il suo analogo normale è in grado di mutarlo a sua volta. A modo suo, si riproduce, ossia genera copie di sé. La terribili malattie prioniche forse ci danno un’idea di cosa ci aspetta con l’avvento delle nanotecnologie autoriproduttive?