stelle sulla luna a occhio nudo

Mi chiedevo: ma se di notte, in alta montagna, lontani da qualunque fonte di luce, si riesce a vedere distintamente nel cielo nero la via lattea e migliaia di stelle invisibili in circostanze normali, gli astronauti sbarcati sulla luna non dovrebbero essere riusciti a vedere una quantità di stelle talmente smisurata da lasciarli a bocca aperta?!? Posso capire che nelle foto non si vedano per il riverbero della superficie, ma possibile che a nessuno dei 12 sia venuto in mente di alzare la visiera e guardare per aria?
Non per niente anche Clarke & Kybrick lo “predissero” in “2001”, con la famosa frase “Mio dio, è pieno di stelle!”

E che dire di quando la capsula ha sorvolato il lato “notturno” della Luna? Li’ ci sarebbe stato semplicemente zero riverbero! Cielo totalmente nero (a parte, forse, la Terra): nessuno ha fatto nemmeno una foto piccola piccola della via lattea?!?

Si certo… ma su cosa basi il presupposto che non le abbiano viste?

Le hanno viste, sì, ma non credere che ne abbiano viste di più.
L’occhio umano arriva a vedere fino alla sesta magnitudine e sulla Luna non cambia. Sempre sesta rimane.
Già in alta montagna, con l’aria rarefattta ed il cielo buio, l’occhio umano può percepire tutte le stelle alla sua portata, le laltre non lo sono neppure viaggiando nello spazio. Ricordo che a Franco Malerba, al civico Planetario di Milano, mentre era in visita al Circolo Astrofili di Milano, uno dei soci gli chiese se le stelle, lassù in orbita, si vedevano meglio che sulla Terra. Lui rispose che, a parte la pessima qualità ottica dei finestrini della navetta spaziale, le stelle non gli sembravano diverse da come le si poteva vedere in montagna.
Io personalmente ho visto la Via Lattea sfidare le luci dell’alba mentre viaggiavo con un motoscafo tra le isole Maldive al mattino prestissimo. Una Via Lattea che emergeva dall’orizzonte del mare imponente e maestosa credo non la vedrò mai più, ma comunque gli astronauti, nello spazio o sulla Luna, non possono comunque vedere di più di quello che già vedono sulla Terra. Si, forse qualche debole stellina che sulla Terra appare di settima magnitudine nello spazio diventa di sesta, ma è poca cosa. L’unica vera differenza è che nello spazio le stelle non tremolano come qui. Sono più “fisse”. Ma dopo il primo sguardo ci fai l’abitudine e per quanto mi è parso di capire, la Terra e la Luna attirano di più lo sguardo.

Sarò pignolo, ma sulla Luna non puoi alzare la visiera perchè non c’è aria nè pressione atmosferica, quindi gli astronauti non potevano alzare le visiere.
@Ares Cosmos: concordo pienamente su tutto. :ok_hand:

Non ne hanno mai parlato… Uno spettacolo del genere non è una cosa ceh vedi tutti i giorni.
La Terra vista dalla Luna è “stupefacente”, la Luna vista dalla superficie è “favolosa”… Il cielo…? Niente! :point_up:
Boh.

io ricordo che ne avevano due, una per l’aria (fissa) e una per il sole (mobile).

Saro’ pignolo anche io, ma quando gli astronauti sono stati sulla Luna NON ERA DI NOTTE.

Diaframma e tempi di esposizione della macchina fotografica erano ovviamente regolati per non bruciare i contrasti di una foto ricordo di un tizio vestito di bianco su una roccia assolatissima senza neanche il filtro dell’atmosfera.

Prova a fare una foto di un soggetto molto ben illuminato (puo’ bastare il flash) con dietro un cielo stellato, e poi mi dirai… e tieni conto che la luce del flash e’ infima rispetto al pieno sole.

Una missione sul lato notturno della Luna, magari anche con la Terra sotto l’orizzionte per non disturbare la vista delle stelle, sarebbe stata molto interessante ma penso anche molto impraticabile per molti motivi.

Comunque l’associazione cielo nero=notte e’ naturale per un “terrestre” ma molto errata.

non hai letto con attenzione il mio post.
e sulla Luna il cielo è sempre “notturno”. :facepunch:

Ciao Jmac … non capisco dove tu voglia arrivare …
Chi l’ha detto che nelle comunicazioni dell’Apollo con la Terra nessun astronauta ha mai parlato del cielo stellato visibile dallo spazio o dalla superficie lunare? Le comunicazioni radio ne sono piene, basta leggere l’Apollo Flight Journal per rendersene conto. Tanto per iniziare le correzioni di rotta da e per la Luna, ma anche quelle effettuate in orbita lunare o terrestre, richiedevano continuamente agli equipaggi di rintracciarle per allineare le piattaforme di guida delle navicelle (leggi: Apollo attraverso il sestante e il telescopio di bordo, e il LEM attraverso l’AOT). Molto spesso gli equipaggi ricercavano le stelle anche a occhio nudo, descrivendo le costellazioni visibili dai finestrini e l’aspetto della Via Lattea. Famosa, è anche la descrizione del cielo stellato visibile dal Modulo di Comando di Apollo 15, quando Al Worden in un’intervista rilasciata dopo il suo ritorno dalla missione, descrisse la gioia che provava quando nella navicella, durante il poco tempo libero disponibile, sorvolava il cono d’ombra lunare, al riparo dal riverbero terrestre e solare. Sue le seguenti parole:

I passaggi sul lato esterno dell’orbita lunare offrirono ai piloti dei Moduli di Comando la possibilità di un incontro straordinario non solo con la Luna, ma con l’intero universo, nei minuti in cui il modulo attraversava la notte lunare. All’esterno il cielo era cosparso di fiamme celestiali: questa vista mi ha fatto cambiare del tutto la concezione del cosmo. “Spengo le luci all’interno della cabina, e osservo dal finestrino il resto dell’Universo: mi rendo conto allora che là fuori c’è molto di più di quello che io abbia mai immaginato, perché le stelle che si vedono, sono ben più numerose”. (Citazione presente nel capitolo: “Lontani dalla Terra” del libro “Luna” di Michael Light.)

Altra descrizione del cielo visibile fuori dai finestrini dell’Apollo e immancabilmente visionabile dagli equipaggi, ne puoi trovi a bizzeffe anche nel libro “Lost Moon” di Jim Lovell, dove molto spesso gli astronauti si trovavano a dover scrutare l’esterno del modulo alla ricerca delle stelle, sia prima che dopo l’incidente.

Per quanto concerne quelle visibili dalla superficie lunare, gli astronauti hanno ripetuto più volte durante le interviste rilasciate dopo la missione, che per osservarle dovevano faticare non poco. Non solo perché quelle visibili sul loro piano di veduta (i 360° prossimi all’orizzonte) erano per lo più occultate dal riverbero del Sole o dalla Luna stessa, ma anche quelle presenti allo zenit, in parte visibili, richiedevano all’astronauta, indossante l’ingombrante tuta a pressione, uno sforzo notevole per piegare il busto e guardare in su. L’angolo di visione alta, infatti, era fortemente limitato sia dal lungo zaino che portavano sulle spalle (PLSS), che dal doppio casco indossato durante le passeggiate lunari. L’angolo di veduta che offriva quest’ultimo, infatti, era limitato fortemente dal fatto che gli occhi dell’astronauta, non sporgevano esattamente sul foro di uscita dei caschi ma erano posizionati di molto all’interno. La visiera dorata, poi, si comportava con un efficace “mono-occhiale da Sole” limitando fortemente la quantità di luce che raggiungeva gli occhi dell’astronauta. A quest’ultimi non era permesso alzarla, almeno non lo era per gran parte delle fasi d’esplorazione della superficie. Famosi, infatti, sono i continui rimproveri di Houston all’astronauta Jack Schmitt di Apollo 17, che per vedere meglio le rocce che si prestava a catalogare, la sollevava di continuo. I rischi per gli occhi in quegli istanti, infatti, erano molto elevati, non solo per l’esposizione ai raggi ultravioletti del Sole (che erano comunque filtrati in gran parte dai vetri del casco), ma soprattutto per l’esposizione al flusso secondario di particelle subatomiche che li circondavano, provocato dai raggi cosmici che impattavano incessantemente la superficie lunare e si disperdevano tutt’attorno.

L’idea di come le stelle e la Via Lattea si potessero vedere bene dalla superficie lunare però, naturalmente mettendosi rigorosamente all’ombra del LEM, ce la fornisce John Joung di Apollo 16, quando una volta giunto sulla superficie lunare, dispiegò dall’ALSEP il famoso e unico telescopio catadiottrico con macchina fotografica UV portata sulla Luna. Questa attrezzatura permise di scattare foto della Terra, delle stelle e della Via Lattea visibili dal nostro satellite naturale.

Come vedi, basta fare una ricerca (anche non troppo accurata) nel materiale disponibile sull’Apollo, per sfatare subito ogni dubbio o incertezza.

Grazie per la competezza dell’informazione, nonostante abbia consultato per anni siti, libri e documentari, non avevo mai sentito parlare di queste cose. Pero’, siccome l’appetito vien mangiando :grin:, ora mi devi dire dove trovo le foto scattate sulla luna col telescopio!

Dai un po’ d’iniziativa per favore … :skull:

Parti da qui:
http://en.wikipedia.org/wiki/Examination_of_Apollo_Moon_photographs
ci sono alcune foto scattate dal telescopio UV di Apollo 16 (Far Ultraviolet Camera/Spectrograph) Attenzione però! Non t’aspettare immagini spettacolari! Questa “macchina”, infatti, acquisiva solo immagini nella porzione dello spettro ultravioletto.

Se invece vuoi saperne di più su questo strumento c’è l’imbarazzo della scelta. Intanto dai un occhio a questi link:
http://www.answers.com/topic/george-carruthers
http://www.myspacemuseum.com/alsepl1.htm
http://www.lpi.usra.edu/lunar/missions/apollo/apollo_16/experiments/f_ultra/
http://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/masterCatalog.do?sc=1972-031C&ex=10
http://ares.jsc.nasa.gov/HumanExplore/Exploration/EXLibrary/docs/ApolloCat/Part1/UVC.htm

Veramente anche tu dovresti rileggere piu’ attentamente la parte che ho evidenziato del tuo primo post:

Sulla Luna, di giorno, ci sono tante FORTISSIME fonti di luce. La superficie lunare illuminata, Il Sole e la Terra. Anche se parte del cielo e’ nero e’ difficile non avere nessuna di queste luci nel campo visivo. Le condizioni sono veramente molto diverse rispetto alla nottata in montagna.

Rispetto a quanto scritto da AstroTeo, inoltre, aggiungerei un’altra osservazione:

Non basta uno sguardo rapido. Ci vuole tantissimo tempo perche’ gli occhi si riadattino all’oscurita. L’occhio umano non e’ come una macchina fotografica, che modifica l’esposizione in frazioni di secondo. Il riflesso pupillare e’ molto lento. Per adattarsi completamente al buio servono anche 20-30 minuti.

Fonte, ad esempio questa: http://www.lightingacademy.org/encyclopedia/htm/ita/visione/visione_08.htm

Quando in un pomeriggio luminoso si entra, ad esempio, in un cinema buio, in un primo tempo le uniche cose che si riescono a distinguere sono le immagini sullo schermo. Ma dopo pochi minuti è possibile vedere le persone che sono sedute accanto a noi e dopo circa venti minuti sarà possibile distinguere l'intero cinema. Si tratta del fenomeno dell'adattamento al buio.

Questo è particolarmente evidente con le stelle: appena usciti sotto il cielo stellato le stelle visibili sono poche e la loro luce terribilmente tenue. Dopo pochi minuti il loro numero è aumentato considerevolmente e dopo 20, 30 minuti, se ci troviamo in un luogo sufficientemente isolato, possiamo vedere migliaia di stelle.

Anche se qualcuno durante la breve permanenza sulla Luna, dimenticando i rischi, si fosse abbassato la visiera e avesse guardato in una zona di cielo senza ne’ il sole ne’ la Terra nel campo visivo (cosa non facile) ci sarebbe voluto tantissimo tempo per iniziare a vedere veramente tante stelle. E va anche considerato che dopo, riabbassando lo sguardo, ci sarebbero voluti altri minuti per riadattarsi alla luce.

Il tempo di permanenza sulla Luna era troppo prezioso per sprecarlo cosi’.

Teniamo presente che sulla Luna gli astronauti avevano una bella e luminosissima Terra sopra l’orizzonte ed il suolo lunare luminosissimo che gli abbagliava.
Conseguentemente la loro pupilla si contraeva non permettendogli una visione ottimale.
Per vedere una fantastico cielo stellato sulla Luna dovremmo andare sul lato in cui non si vede la Terra e con il sole sotto l’orizzonte.
In orbita sorgono altri problemi, basta un qualunque oggetto o riflesso diretto verso i nostri occhi per far chiudere la nostra pupilla… ed addio stelle!

Cioè in orbita lunare, come è stato per le missioni Apollo.

Paolo Amoroso

Certo! Avendo l’accortezza di spegnere le luci interne del modulo e cercando di non avere riflessi sui vetri da cui stiamo osservando. Il tutto, possibilmente, non avendo nella visuale il benché minimo settore della superficie lunare illuminata e cercando di avere almeno 10 o 15 minuti di adattamento dell’occhio al buio.
Ovviamente il tutto al fine di raggiungere la migliore visione possibile.
Ritengo comunque che sia possibile scorgere una bellissima via lattea anche senza un lungo adattamento dell’occhio al buio.
Qui da Terra sono riuscito a scorgere la via lattea passando da un ambiente luminoso al buio anche dopo solo 15 secondi, ma questo solo con cieli particolarmente bui, senza inquinamento luminoso, come similmente avverrebbe dallo spazio.

Io abito a Forlì e a volte vado da un mio amico che ha un osservatorio astronomico a Montemaggiore (vicino Predappio).
Lassù (l’osservatorio è a 365 m s.l.m.) si può vedere un cielo discetamente buio con varie stelline di prima magnitudine e credo anche di seconda e di terza (è una stima, non possiedo un rilevatore di luminosità stellare), con anche la Via Lattea chiaramente distinguibile. Ma il difetto è che a livello dell’orizzonte c’è una specie di crepuscolo continuo, che sono le luci della pianura padana.

E ricorderei che in cielo avevano anche il Sole.

Se alzando gli occhi gli cadeva lo sguardo sulla nostra stella altro che vedere le stelle… non avrebbero visto piu’ nulla.

Inoltre dato che la visiera non e’ del tutto trasparente, magari c’e’ (invento) polvere, graffi o condensa… se non si e’ in ombra la luce solare darebbe luogo a una diffusione di luce notevole anche guardando in un’altra direzione… Per vedere meglio penso sarebbe stato opportuno mettersi all’ombra del Lem o di un altro corpo perfettamente opaco.