STS-135: Flight Day 14 - L'ultimo landing

Atlantis è atterrato alle 11:57 di giovedì 21 luglio, concludendo con successo la sua missione durata 13 giorni insieme alla sua carriera di 33 voli nel contesto del trentennale programma Space Shuttle.

Il tempo al Kennedy Space Center era praticamente perfetto, senza vento e con cieli tersi. Atlantis si è così posata sulla pista alla luce di una luna crescente.

“Missione completata, Houston,” ha detto il comandante Chris Ferguson appena dopo che le ruote dei carrelli si erano arrestate. “Dopo essere stato al servizio del mondo intero per trent’anni, ora lo Shuttle ha guadagnato il suo posto nella storia, e si è fermato per l’ultima volta.”

Il CapCom Barry Wilmore ha replicato:

“Ci congratuliamo con voi, Atlantis, e con le migliaia di persone che in tutta questa nazione hanno sostenuto con passione questa incredibile astronave… che ha ispirato milioni di individui in tutto il mondo.”

I membri dell’equipaggio di Atlantis, il comandante Chris Ferguson, il pilota Doug Hurley e i mission specialist Sandra Magnus e Rex Walheim, si sono lasciati alle spalle una missione di rifornimento alla Stazione Spaziale Internazionale perfettamente riuscita. Hanno lasciato sulla ISS 4,2 tonnellate di carichi utili grazie al modulo MPLM Raffaello, oltre a oltre 1 tonnellata extra che è stata portata in orbita negli speciali armadietti del ponte di volo inferiore dello shuttle.

Raffaello è tornato a terra con oltre 2 tonnellate e mezza di equipaggiamenti non più utilizzabili o guasti. Nel vano carico di Atlantis è stata anche immagazzinata una pompa del sistema di raffreddamento ad ammoniaca che sarà esaminata ed eventualmente riparata.

Durante gli otto giorni e quindici ore passate ancorata alla ISS, gli ingegneri di volo di Expedition 28 Mike Fossum e Ron Garan hanno eseguito una passeggiata spaziale di sei ore e mezza che ha consentito di stivare la citata pompa di ammoniaca nella cargo bay e di installare all’esterno della stazione l’esperimento Robotic Refueling Mission.

Poche ore prima di rientrare Atlantis ha rilasciato l’ultimo (180-mo) carico utile della storia del programma Shuttle, un PicoSat che studierà tecnologie legate alle celle solari.
Nel corso di STS-135 Atlantis ha orbitato attorno alla Terra 200 volte, viaggiando per 8.505.160 chilometri. Sommando tutte le sue 33 missioni questo orbiter ha passato 307 giorni nello spazio, completando 4.848 orbite e viaggiando per un totale di 202.673.974 chilometri (quasi pari alla distanza tra il Sole e Marte al perielio). Quella di STS-135 è stata la 37-ma visita di uno Shuttle alla Stazione Spaziale Internazionale.

Nelle 135 missioni del programma, gli shuttle hanno accumulato l’incredibile cifra di 872.264.448 di chilometri percorsi in volo. Quello di Atlantis è stato il 78-mo atterraggio al Kennedy Space Center; in precedenta gli shuttle erano atterrati per 54 volte alla Edwards Air Force Base in California e una volta, con STS-3/Columbia, al White Sands Space Harbor in New Mexico.

Si chiude un’era… nessun veicolo spaziale, almeno nel vicino-medio, futuro avrà le capacità che aveva il sistema STS.

Abbiamo detto e scritto che tali capacità erano spesso sproporzionate, ma dobbiamo riconoscere (anche chi fa parte del cosidetto “partito della capsula”) che lo Shuttle, così com’era, ha giocato un ruolo chiave nella realizzazione dell’attuale ISS, e questo è un fatto incontestabile.

Pur con tutti i suoi limiti, ed i suoi rischi intrinsechi, questa straordinaria macchina sperimentale (perchè tale in fondo è sempre rimasta) ha dimostrato, aldilà di tutto (anche di due incidenti mortali) , che era ed è possibile fare operazioni orbitali regolari con uno aerospazioplano, e lo ha fatto per l’incredibile cifra di 30 (T R E N T A) anni!!!

Adesso provo la stessa sensazione di amarezza che provai quando fu messo definitivamente a terra il Concorde, ecco un altro pezzo del nostro futuro “passato” che viene messo via, e viene messo via senza un successore.
Questa è senz’altro la cosa che fa più male…

Senza sucessore proprio come il Concorde e per gli stessi motivi incidenti e costi di gestione troppo elevati! La storia si ripete!

PURTROPPO!!!

Quoto ogni parola.

Già,anche se in fondo per essere realmente “sperimentale” allo Shuttle manca il requisito fondamentale,cioè il frutto dell’esperimento,ossia uno o dei successori che tengano conto delle lezione del sistema STS.

Adesso provo la stessa sensazione di amarezza che provai quando fu messo definitivamente a terra il Concorde, ecco un altro pezzo del nostro futuro "passato" che viene messo via, e viene messo via senza un successore. Questa è senz'altro la cosa che fa più male....

Mi va di essere polemico ,non con te Archi ma con chi sostiene che mezzi come lo Shuttle o il Concorde non erano economicamente ed ecologicamente sostenibili.
Per carità,naturalmente queste accuse sono in parte fondate,ma la verità vera è che la NOSTRA generazione non è neanche all’altezza di allacciare le scarpe a quella che ha progettato e costruito mezzi come il Concorde o lo Shuttle.
Loro,semplicemente sarebbero andati avanti con altri aerei supersonici ed altri spazioplani,meno inquinanti e più convenienti.
Noi sappiamo solo frignare e prevedere catastrofi ambientali ed economiche.
A partire dalla generazione del 68 non ne abbiamo imbroccata una.
Beh,io ho una gran nostalgia per quei ragazzi con pipa,capelli a spazzola,cravatta stretta e penne nel taschino che venivano dalla grande depressione e dalla guerra,ma hanno saputo immaginare il futuro e toccare la luna.
Ripeto,in generale (poi per carità ci sono le eccezioni) non arriviamo nemmeno ad allacciare le loro scarpe.
Ce lo meritiamo il presente ed il futuro squallido che ci stiamo costruendo.

Dissento e sono profondamente convinto che il futuro sarebbe stato ancora più cupo e squallido se si fosse proseguito su quella strada… In quella strada che tu rimpiangi e spianata da quelli che tu credi “superuomini”… non c’era nulla di sostenibile nell’approccio di allora, ne economicamente, ne ambientalmente (parlo in generale del sistema industriale degli anni '50-'60-'70), ne politicamente… e la fine che hanno fatto è sotto gli occhi di tutti… l’evoluzione, nel suo riferimento più ampio non è esclusivamente tecnica, ma deve comprendere tutti i settori che coinvolge… e allora era solamente una gara a chi ce l’aveva più lungo senza nessuna ottica di evoluzione ne tantomeno di sostenibilità, anche in vite umane… fortunatamente il mondo è cambiato e se si progetta qualche cosa lo si fa anche con un obiettivo a lungo termine… e non solo per l’ego di qualcuno… Ti posso infine garantire che il mondo è pieno di gente in gamba che potrebbe guardare dritto negli occhi quelli che tu vedi come “inarrivabili” di allora e senza nessuna inferiorità …preferisco il mondo che potremmo lasciare ai nostri figli piuttosto che quello lasciato da chi è passato prima… ma è assolutamente normale, non è una lamentela, è segno che l’uomo non sta tornando indietro :wink:

In mezzo secolo sono cambiate davvero molte cose, se oggi non stiamo passeggiando su Marte e non abbiamo basi lunari non credo proprio che sia per colpa di “persone meno capaci”…

…quando sono nati i grandi progetti dell’astronautica l’intera visione del mondo era diversa da oggi. Era migliore? Era peggiore?
Non vedo a cosa serva qualificare due epoche diverse…per esempio, lo scontro USA-URSS ha alimentato enormemente la corsa allo spazio: quindi la guerra fredda è stato un bel periodo? Erano tutti più in gamba, più intelligenti e il clima di costante minaccia nucleare alimentava il genio degli individui?
MAH, francamente faccio fatica ad abbracciare una simile ipotesi…erano altri tempi, semplicemente, con il senno di poi è sempre facile dire che si stava meglio prima.
Anzi, se c’è una cosa che forse dovremmo invidiare ai decenni passati è proprio questo: invece di continuare a rimpiangere il passato, non potremmo guardare con maggiore autostima al futuro?
:wink:

I miei due centesimi… Per quanto mi riguarda, la ISS non mi ha mai entusiasmato nè lo farà. Per quanto ne so, è destinata a finire tra il 2020 e il 2025, anche perchè alcuni suoi componenti vitali-strutturali sono in opera in condizioni orbitali dal 1996 e non si può dire che lo faranno ancora sicuramente bene per altri quindici anni. Lo shuttle è stato il mio compagno di vita per trent’anni ma adesso è ora di metterlo da parte, visto che nessuno al mondo è in grado di svilupparlo come si sarebbe dovuto fare fin dal 1986. Lo shuttle in orbita terrestre per due settimane mi può andare bene giusto per due o tre anni, giusto per costruire una stazione spaziale, ma anche questa deve essere un passo intermedio verso qualcosa di più “avanti”. Inutile, a questo punto, chiedere di mandare avanti uno shuttle tanto per colmare il vuoto che ci aspetta nei prossimi cinque-dieci anni, perchè il sistema shuttle non può contare solo su una macchina e su installazioni di terra parzializzate. Tutto deve essere rifatto daccapo, e ben venga la capsula che perlomeno sarà più sicura per gli astronauti. Astronauti che non saranno mai più personaggi storici ma semplicemente professionisti abbastanza anonimi, e questo è esattamente ciò che la storia insegna nel corso dell’aeronautica. Nessuno può oggi discutere dei Wright o di un Bleriot, ma nessuno può ricordare una miriade di grandi piloti che volano su macchine sofisticatissime. Lo spazio andrà, volenti o nolenti noi appassionati, in questa direzione, e in questa direzione c’è spazio anche e soprattutto per i privati.
Quando vedo le prove di volo di poche centinaia di metri dei veicoli di Armadillo Aerospace, io provo lo stesso entusiasmo di quando vedevo decollare i Saturn V, perchè adesso so quanto sia difficile costruire un veicolo talmente autonomo. I progressi sono lenti, dato che nessuno è in grado di investire le somme del programma Apollo, ma ci sono gli avanzamenti della tecnologia che vengono applicati nelle macchine destinate allo spazio. Una volta era l’esatto opposto, vale a dire che il programma Apollo sviluppava le tecnologie che poi noi ci troviamo oggi in casa dappertutto. E tutto è nato, ricordiamolo, in conseguenza di un paio di guerre mondiali, di cui una freddina ma non troppo. Oggi il mondo occidentale è piuttosto decandente e il pubblico preferisce spendere soldi per maghi, tv al plasma, cellulari sempre più moderni ogni sei mesi, superalcolici, droghe e dischi di Amy Winehouse. Non c’è una guerra mondiale che ci costringe a stringere la cinghia e a sognare, e questo è esattamente ciò che mandava avanti l’Apollo.
Abbiamo le civiltà cinese e indiana che stanno vivendo oggi quello che noi abbiamo vissuto quaranta anni fa e faranno cose impressionanti entro pochi anni. Non ha importanza che sulla luna ci ritorni un astronauta americano, tanto per ripiantare una bandierina di fianco a quella di Neil e Buzz, ma importa soprattutto il fatto che altri uomini del pianeta terra ritornino su quel sassolino, tanto per dimostrare ai nostri osservatori di Alpha Centauri o chi per essi, che sulla Terra c’è ancora qualcuno che realizza cose fantastiche anche se usa materiale ed attrezzature originariamente pensati per la guerra. La lezione Apollo è soprattutto quella di realizzare un’impresa scintillante che dimostra che l’uomo sa ANCHE fare qualcosa di buono ogni tanto. Lo shuttle era solamente un pezzetto di una cosa più grande, e chiediamo al buon vecchio Wernher come doveva essere fatta. Solamente la politica ha fatto andare le cose come sono andate ma se non avessimo avuto di mezzo la politica, nemmeno le centotrentacinque missioni shuttle sarebbero state fatte, poichè non conosco una sola persona, nel mio condominio, che oggi voglia spendere cento dollari all’anno per un programma scientifico mondiale. Se ci contiamo noi appassionati, forse riusciamo a raccogliere quanto potrebbe servire per mettere in orbita giusto un picosatellite. Ma allora penso a Berlusconi e Moratti che per la loro squadra di calcio hanno speso quanto gli USA hanno speso per le ultime missioni su Marte. E’ QUESTO che dobbiamo combattere.

Non vedo l’ora di rivedere una capsula in cima a un missile americano. Tanto batticuore di meno.

Ciao

Cristiano

Io non parlo di “superuomini”,parlo di una generazione di uomini che in complesso è incomparabilmente migliore di quella attuale.
Spostando l’attenzione dall’ingegneria aereospaziale alle vicende di casa nostra,parlo della generazione che in meno di dieci anni ha ricostruito un Italia uscita a pezzi dalla guerra,e avviato il boom economico.
Certo,il contesto internazionale era differente,ma resto convinto che (per assurdo) trasportati in QUEL contesto gli Italiani di oggi difficilmente riuscirebbero a fare altrettanto.
Tornando a noi,io non dicevo certo che i ritmi di sfruttamento delle risorse ambientali e l’indifferenza per ambiente ed ecologia che caratterizzava quella che gli economisti chiamano “l’età dell’oro” fosse alla lunga sostenibile.
Tuttavia molti dei guai attuali non sono piovuti da marte,ma ce li siamo creati con le nostre mani,
provengono da precise scelte politiche,economiche,strategiche.
In definitiva ciò che rimpiango è uno spirito,un atteggiamento mentale,un ottimismo che oggi non ci sono più.
Non “superuomini inarrivabili”,dunque,ma di certo non è esagerata la definizione data in America di quegli uomini: “the greatest generation”.

secondo me l’ argomento è estremamente complesso e richiederebbe analisi storico-geopolitiche fin nei minimi dettagli ma in sintesi andrebbe tenuto presente che ogni secolo, epoca, è il prodotto di un gran numero di circostanze causate in prevalenza da un gran numero di uomini, governanti, detentori di poteri economici e così via, aventi idee, modi di pensare, preferenze politiche molto differenziate fra loro e di certo non è facile senza il cosiddetto “senno del poi” a mente fredda e spassionata riuscire a trovare delle risposte il più logiche e precise possibile a eventi storici di un certo spessore d’ importanza e di conseguenza non potrebbe avere molto senso definire un secolo migliore di un altro.
ma è certo che se l’ umanità più riuscirà a sviluppare la capacità di imparare dagli errori del passato più probabilità avrà di evolversi a ritmi sempre più sostenuti.