Sulle ricadute della ricerca nello spazio

A proposito delle ricadute delle attività soaziali nella vita di tutti i giorni:
la scorsa settimana, l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale ha condotto un esperimento in microgravità per lo sviluppo di vaccini per contrastare le infezioni farmaco-resistenti.

La prossima settimana si avranno le anteprime sulla riuscita dell’esperimento.

Il problema delle infezioni resistenti ai farmaci è molto grave, sono sempre più le malattie che divengono farmaco resistenti e riuscire a sviluppare nuove strategie di cura è chiaramente importante.

Lo studio in un ambiente particolare come la microgravità, permette di ottenere sintesi di nuovi principi molto più efficaci di quelli che si potrebbero ottenere a terra, ed anche lo studio della biologia batterica trae vantaggio dal particolare ambiente de ISS riesce a fornire.

Ultima considerazione: questi esperimenti necessitano della supervisione umana, unica che può gestire tali ricerche.

Un chiarimento: quando scrivi che si potranno ottenere nuovi principi più efficaci, significa che una volta ottenuti i principi potremo riprodurli anche sulla terra oppure il farmaco derivato si potrà produrre solo in microgravità?

la micro gravità permette di comprendere come ottenere il principio attivo al migliore stato.
Poi dopo si riesce a replicare a terra la produzione.

Ah ok! Grazie!
Ponevo la domanda perchè molte volte, e non solo in campo medico, ho sentito dire che vengono sviluppati dei processi in mircogravità che non potrebbero essere ottenuti sulla terra, e il mio dubbio è sempre stato del tipo: “ma allora che facciamo? Costruiamo delle industrie in orbita?”

Giusto, la microgravità permette sviluppi non possibili sulla terra.
L’ambiente spaziale è il laboratorio che permette di comprendere come produrre un prodotto “puro”.

Mah,in verità(per fortuna) esistono parecchie alternative per ottenere un farmaco,per cui ricorrere alla microgravità come ambiente di sperimentazione non è propriamente indispensabile,e ripeto,per fortuna.
Ci saranno centinaia di migliaia anzi,milioni di molecole da testare e sperimentare in campo medico:se fosse indispensabile comprenderne i meccanismi di formazione o interazione avvalendosi della microgravità i casi sarebbero due.
O in orbita avremmo decine di stazioni spaziali o la medicina rimarrebbe una scienza pressochè morta senza sviluppo per mancanza di fondi nel costruire le stazioni.

Riporto la parte terminale della tua risposta per ricordare che nel campo della ricerca antibiotica stiamo perdendo la guerra.
Il territorio ospedaliero è una fucina di germi resistenti alla stragrande maggioranza di antibiotici; tali germi sono facimente veicolati nell’ambiente extra ospedaliero e la diffusione di tali infezioni è molto alta. La “normale” ricerca farmacologica da dieci(10) anni non riesce a produrre un amolecoal realmente nuoca e significatvamente efficace.

Per afti un esempio lo “stafilococco areus” batterio che provoca infezioni cutanee gravi è oramai resistente al 100% degli antibiotici in commercio e non opero nel Burundi , ma in Italia e in particolare Savona.

Ah non c’è dubbio che esistono ormai famiglie di batteri farmacoresistenti,quello che io metto in dubbio è la reale necessità di condurre sperimentazioni a riguardo a gravità zero.
Non è pensabile di poter condurre sperimentazioni di produzione di vaccini su larga scala nello spazio per una oggettiva impossibilità pratica.
Se la “normale” ricerca farmacologica che si avvale della possibilità della sperimentazione di un notevole numero di molecole contemporaneamente in tutto il mondo non riesce a trovare soluzioni,io dubito che innovazioni in tal senso possano provenire da test nello spazio dove la sperimentazione,per ragioni tecniche,è assai limitata.

ero assente per urgenze…

Non ci capiamo, mi sembra.

sia ISS che STS più volte hanno condotto esperimenti biomedici dulla crescita e il metabolismo battrico in microgravità per poi poter valutare le possibili linee di azione per trovare un pumto in cui aggredire il ciclo vitale.
Studi analoghi anche su virus per impedirne poi attacco alla cellula ospite e/o replicazione.

non ho mai detto questo, ma se la ricerca nello spazio trova un nuovo vaccino riproducibile (come prima detto) sulla terra le industrie farmaceutiche lo produrranno su vasta scala.

limitata ma molto mirata, perchè costosa e se fallimentare molto controproducente…

Poi…
piccola riflessione personale:
-La ricerca, quella pura, comunque e dovunque condotta studia piccoli particolari, siruazioni che possono sembrare slegate da contesti pratici, ma quando fruttuosa porta sempre a ricadute su ampia scala.

Che non sia utile la sperimentazione nello spazio, ho i miei dubbi. So di molecole sintetizzabili solo in ambiente microgravitazionale e non solo. La metallurgia per esempio. Realizzare una lega piombo alluminio sulla Terra è impossibile senza usare tecnologie che consentano l’assemblaggio atomo per atomo.
La casistica di prodotti che possono essere realizzati SOLO in regime di microgravità o che ne beneficiano è ampia ed anche prodotti banali, penso all’acciaio, prodotti nello spazio ne guadagnerebbero, ma c’è sempre il fatto che volare nello spazio ha ancora costi esorbitanti, per questo LEO non pullula di stazioni spaziali più o meno automatiche dove si potrebbe fabbricare qualsiasi cosa.
Ridurre di un fattore 100 i costi dei lanci sarebbe l’ideale ma al momento è solo SF pura.
Tanto per fare un esempio, sul MIR c’era un apparecchio che fabbricava microprocessori. A parità di lavorazione, quelli spaziali erano migliori.

Ti quoto al 100%
ribadisco che nel campo medico si è riuscito a riprodurre a terra ciò che si è sintetizzato in LEO.

L’esecuzione della ricerca in microgravità fornisce l’opportunità unica per studiare i processi che sono mascherati dalla gravità sulla Terra. Cio’ è molto evidente in discipline come la scienza dei fluidi, la biologia e la scienza dei materiali.

per dettagli la pagina http://deepspace.altervista.org/pag2.html