Tute avanzate per lo Skylab.

Parallelamente allo sviluppo di tute per le ultime missioni Apollo e per gli AAP lunari,la NASA commissionò una serie di studi per gli scafandri da utilizzarsi nei voli AAP in orbita terrestre,divenuti successivamente “Skylab”. Ricordiamo che inizialmente erano previsti due laboratori Skylab,ognuno servito da tre missioni,più uno Skylab in orbita lunare alla fine degli anni 70 (come appoggio per gli ultimi voli AAP ed i primi dei Lunartugs).Intorno al 1975-76 gli Skylab “terrestri” sarebbero divenuti obsoleti e rimpiazzati da una Stazione per 12 uomini di equipaggio supportato dallo Space Shuttle,le cui missioni sarebbero per l’appunto iniziate nel 1976,dopo una serie di test suborbitali nel periodo 74-75 (parliamo dello Shuttle prima versione,più piccolo ed interamente riutilizzabile).Torniamo allo Skylab.La “AirResearch Advanced Extravehicular Suit” (“AES”,da non confondersi con la AES lunare della Litton)era una tuta incomparabilmente più avanzata,confortevole e mobile della A7LB,ed inizialmente era una delle concorrenti per le missioni lunari successive ad Apollo-18.Non essendo arrivata in tempo per la luna (i test erano finiti dopo la cancellazione del programma) i tecnici della AiResearch sperarono che la loro “creatura” fosse scelta per lo Skylab.A causa di tagli al bilancio la NASA decise di utilizzare le A7LB,tuttavia si arrivò ad un compromesso: Una AiResearch sarebbe stata stoccata nel laboratorio,e collaudata all’interno del vasto ambiente laboratorio stesso nel corso dell’ultima missione Skylab.Successivamente la NASA cancellò l’esperimento:perchè testare una tuta che non avrebbe mai fatto in tempo ad essere adottata?

In parallelo la Litton sviluppò una sua tuta Skylab,basata sulla AES lunare.

Torniamo allo Skylab.La "AirResearch Advanced Extravehicular Suit" ("AES",da non confondersi con la AES lunare della Litton)era una tuta incomparabilmente più avanzata,confortevole e mobile della A7LB,ed inizialmente era una delle concorrenti per le missioni lunari successive ad Apollo-18.Non essendo arrivata in tempo per la luna (i test erano finiti dopo la cancellazione del programma) i tecnici della AiResearch sperarono che la loro "creatura" fosse scelta per lo Skylab.A causa di tagli al bilancio la NASA decise di utilizzare le A7LB,tuttavia si arrivò ad un compromesso: Una AiResearch sarebbe stata stoccata nel laboratorio,e collaudata all'interno del vasto ambiente laboratorio stesso nel corso dell'ultima missione Skylab.Successivamente la NASA cancellò l'esperimento:perchè testare una tuta che non avrebbe mai fatto in tempo ad essere adottata?

La AES fu probabilmente un’altra tuta precorritrice dei tempi, eccezionale per mobilità e comfort, altamente affidabile e con un ciclo di vita dei prorpi “joints” che non poteva essere raggiunto da nessun altro apparato fino ad allora prodotto.
Apparato a “volume costante” impediva durante il movimeto di flessione che la presurizzazione irrigidisse il “giunto” garantendo all’astronauta uno sforzo di flessione molto ridotto rispetto alle tute tradizionali. Progettata per lavorare alla stessa pressurizzazione della capsula Apollo, garantiva maggior sicurezza contro il fenomeno dei “bends” e i pericoli derivandi da variazioni di pressione. Era basata sulla struttura della EX-1A ma con notevoli implementazioni che la rendevano ancora più performante. Vic Vykukal e William Elkins seppero inserire una nuova tecnologia per le giunzioni delle spalle e seppero superare con l’inserimento di giunzioni toroidali il problema riscontrato nella Litton Constant Volume Suit, in cui i giunti tendevano a bloccarsi alle posizioni estreme quando i cuscinetti venivano a trovarsi allineati.
Purtroppo l’ esperimento 508 che avrebbe permesso di testare questo apparato all’interno dello Skylab, fu abbandonato ufficialmente a causa del taglio dei fondi, ma questo appare piuttosto strano dato che la tuta era già completa pronta (ready for flight). Alcuni asseriscono che il motivo della concellazione dell’esprimento fu dovuto ad una serie di fattori imputabili alle caratteristiche costruttive della tuta stessa. Troppi componenti per la sua realizzazione che la rendevano molto più complessa rispetto agli altri apparati. Nonostante questo, molti dei suoi componenti erano modulari e potevano essere riprodotti in serie con macchine master riducendo notevolmente il costo di produzione. Furono mosse anche critiche alla giunzione del torso per via delle possibili perdite di pressione.Ma quando la tuta fu inviata alla NASA per i test di prequalificazione, questo problema era ormai stato risolto. Molto probabilmente la cancellazione dall’esprimento è da imputare ad una accesa competizione tra le 2 “scuole” che in quel momento si contendevano la supremazia all’interno del Crew System Division; la “Old School” che supportava lo sviluppo di tute a tecnologia classica (soft suit) e la “new School” che supportava i programmi avanzati di ricerca e le “constant volume suits”. La dipartita di alcuni componenti dal CSD che parteggiavano per la “new school” lasciò campo aperto ai sostenitori della vecchia scuola che presto poterono far valere le loro ragioni.
Per concludere questo triste capitolo, la tuta EX-1A è in esposizione al Kensas Cosmosphere che possiende una delle più grandi collezione di apparati pressurizzati degli Stati Uniti, mentre la AiResearch AES è stoccata presso l’Ames Research Center in attesa di decomposizione … :cry:
A mio avviso questo apparato avrebbe sicuramente riscosso un enorme successo se testata in modo esaustivo, permettendo alle tute “a volume costante” di ritagliarsi un posto importante nella storia degli apparati pressurizzati.

fosse arrivata in tempo sarebbe stata perfetta per la luna,da Apollo 18 in poi.Meglio della AES della Litton,anche perchè meno massiccia rispetto ai sedili dell’Apollo.

Ma la domanda è: perché queste interessantissime esperienze non sono state capitalizzate nelle tute dello Shuttle??
Sappiamo che le EMU hanno una serie di problematiche (giunzione alla vita innanzitutto) che queste tute probabilmente (ma non sono un esperto di tute…) non avrebbero avuto.

D’altra parte è il tipico approccio “a balzi” americano ogni volta che hanno un nuovo programma ricominciano tutto daccapo cancellando (letteralmente) quanto fatto in passato.
Ben diverso è l’approccio russo “a scalini” dove niente di ciò che è stato fatto in passato viene davvero buttato ma semmai trasformato e riutilizzato (il caso della tuta Orlan è emblematico).

Da appassionato di tute spaziali debbo confessare che la storia delle tute russe è un pò meno interessante di quelle Americane.Per gli USA abbiamo diverse aziende e decine di modelli,quasi tutti interessantissimi.Sfogliare un libro come “Us Spacesuit” è una gioia per gli occhi (anche se il volume è un pò carente circa il Mercury,e tute come la famosa e mai vista MA-10,costruita per il secondo volo Mercury di Shepard e per qualche tempo tenuta in considerazione per il Gemini,e le Gemini GX1G,GX1A,GX2G e G2G del 1962-63).Per i Russi abbiamo soltanto la Zveda e circa dieci modelli in quarant’anni.Per carità,bellissimi,alcuni autentici capolavori come la Sokol-KV-2,però non è la stessa cosa.Sono perfettamente d’accordo sui danni incalcolabili prodotti dall’ “aproccio a balzi”.Nel caso delle AES,non è del tutto esatto che questo tipo di tute non furono tenute in considerazione per lo Shuttle.Come ricorderai nelle specifiche del 1972 per tute EVA dell’STS (che ho inserito nel forum tempo fa) il modello descritto è propio una AES.Il problema è il gap decennale tra l’inizio del programma Shuttle ed il primo volo.Inoltre un altro problema era che si volevano abolire connettori e tubazioni esterne. Le tute AAP erano ancora fondamentalmente tute IEVA,mentre per lo Shuttle si voleva uno scafandro EVA puro.Tuttavia mi pare molto probabile che se per il CEV si vorrà tornare ad un approccio IEVA,non si potrà non ripartire dalle AES.

I Russi non affrontarono mai un discorso “Constant Volume Suit” o, quantomeno, non approcciarono degli studi di tute pressurizzate di tipo rigido. Le attuali Orlan M sono apparati “semi-rigidi” o “ibridi” in quanto implementano un torso rigido e il “back pack” che funge anche da ingresso nell’apparato pressurizzato. Uno degli obiettivi di base era quello di poter ridurre a “zero” il periodo di deazotazione prima della vestizione, a prescindere dalla tecnologia e dal tipo di impostazione da adottare. Lo studio più avanzato fu quello messo in campo con la realizzazione della European Space Suit System - ESSS e successivamente con la EVA 2000.
Come ha accennato Carmelo, in confronto a quanto prodotto dagli USA nel settore delle “tute a volume costante” o “rigide” è ben poca cosa.
Del resto, riferendoci alle tute adottate nei primi programmi spaziali, basta pensare alla incredibile proliferazione di apparati pressurizzati realizzati per il programma Gemini che sembrava seguire l’irrefrenabile evoluzione della capsula stessa, per numero di prototipi realizzati. Così come nella sequenza di tute messe a disposizione per test attitudinale in previsione del programma Apollo.
A favore dei Russi si potrebbe dire “poche ma buone” anzi, molto buone. La Sokol KV-2 continuamente migliorata assolve appieno ai propri compiti di tuta d’emergenza. La Orlan M attualmente viene impiegata con successo nelle EVA dalla stazione spaziale e sembra risultare in certi casi, più affidabile dell’ EMU. Ad oggi quindi, amenochè i russi non prevedano di mettere piede sul suolo Lunare, non si vede la necessità di realizzare un apparato per EVA lunari o Marziane.
Da parte USA, senza dubbio si sono visti apparati pressurizzati veramente affascinati, a volte troppo avanzati per i tempi in cui furono realizzati. La AES dell’ AiResearch è una di quelle. I prototipi prodotti dalla “New School” della serie “constant volume”, oltre che innovativi, funzionanti, altamente prestazionali, sostanzialmente pronti per il volo, apparivano anche estremamente belle da vedere… :wink:

Tuttavia mi pare molto probabile che se per il CEV si vorrà tornare ad un approccio IEVA,non si potrà non ripartire dalle AES.

Staremo a vedere, oggi è ancora troppo presto per capire in che direzione si muoveranno alla NASA. Lo stesso “US. Spacesuit” a questo proposito, lascia spazio a diverse possibilità.

Condivido. Ottimo libro.