Un batterio vive a 2,8 chilometri di profondità, in perfetto isolamento, nel buio più totale, in un ambiente privo di ossigeno e con una temperatura di 60° C si chiama Desulforudis audaxviator, e possiede un ricco corredo genetico che lo mette in grado di resistere a quasi tutto, fatta eccezione per l’ossigeno!
Fonte: Le Scienze
Questo apre la porta ad infinite possibilità su altri pianeti non siete d’accordo?
Sui pezzi del Surveyor 3, riportati a Terra dagli astronauti dell’APOLLO 12, venne ritrovato un batterio che era rimasto in ambiente ostile per tutti quegli anni. Pur essendo di origine terrestre, riuscì a sopravvivere in ambiente ostile; Questo ci fa capire come sia possibile anche l’esistenza di forme aliene e come sia enormemente vasta la biodiversità e lo stato di adattamento.
Ne abbiamo già discusso in parte, in precedenza…
Comunque, il vero nocciolo della questione è se questi microorganismi si sono evoluti sulla Terra in ambienti più favorevoli alla vita per poi adattarsi a situazioni estreme, oppure abbiano potuto evolversi o formarsi in quegli ambienti estremi.
Nel primo caso la vita su altri pianeti avrebbe più difficoltà a trovare ambienti adatti alla sua formazione.
Ma poi, con quali parametri possiamo giudicare il luogo più adatto alla nascita della vita?
La Terra, dalla comparsa delle prime forme di vita, ha subito drastici cambiamenti climatici, di composizione atmosferica e la vita ha superato in modo più o meno brillante tutti questi ostacoli.
Questo per dire e ribadire il concetto/domanda iniziale:
la vita per adattarsi ad ambienti ostili deve per forza nascere in un ambiente con caratteristiche specifiche?
Questo mi fa venire i lucciconi pensando all’oceano ghiacciato di Europa…
Chissà se la nostra generazione riuscirà a vedere una missione verso quel satellite…
Comunque le sonde spaziali vengono sterilizzate mica per caso, soprattutto quelle che vanno sui corpi che presentano le condizioni piu’ favorevoli, a partire dai lander Viking fino ai cryobot e l’hydrobot ipotizzati per Europa.
Ci vorrebbe poco a provocare il primo disastro ecologico extraterrestre, soprattutto se come probabile l’oceano di Europa fosse pieno di aminoacidi e nutrienti di origine non biologica come la Terra primordiale.