Un nuovo, piccolo raccontino...

ista la mia nuova frequentazione del mondo modellistico, in questa notte insonne ho buttato giù un raccontino, che ne vuol essere un piccolo omaggio. Mi sono ispirato a quelle storie ‘fantastiche’ ed un po’ ‘orrorifiche’ tipiche della vecchia serie tv ‘Ai confini della realtà’. Spero possa essere di gradimento a qualcuno. E’ una prima bozza, conto di lavorarci per dargli un po’ più di spessore.

Più vero del vero

Marco andò a ritirare il premio con malcelata insoddisfazione. Accennò un sorriso di circostanza, ma di quel piccolo trofeo riusciva soltanto a vedere la targhetta che impietosamente gli ricordava di essere il terzo classificato. ‘Un altro bronzo’ pensò cupo, ‘e rimango sempre e soltanto sul gradino più basso’. Guardò con odio la piccola platea che lo applaudiva svogliatamente.

-Ore nove, ore nove !- Il pilota tentò un disimpegno mentre il mitragliere dorsale gridava nell’interfono. -Buttati giù, buttat…- La frase si interruppe bruscamente, e l’aereo tremò, come schiaffeggiato da un’enorme mano. Dirk eseguì una mezza volta e riportò il suo Emil sulla scia del bimotore, ma non fece in tempo a sparargli nuovamente che lo vide piegarsi e perdere di schianto l’ala destra. Non perse tempo a gioire; mentre si disimpegnava guardò il cielo alla ricerca di nuovi bersagli, o di qualcuno che avesse lui nel collimatore, ma sembrava non vi fossero altre minacce, solo croci nere e svastiche. -Dov’é l’inglese ?- Tuonò il caposquadriglia in cuffia, -Saller, lo stavi impegnando.- -Ore nove in basso, sta cadendo a pezzi, comandante,- disse Dirk, -l’ho fregato.- -Sei certo ? Io non vedo niente.- Dirk guardò attentamente, tanto da mettere il suo Bf109 di taglio. Il cielo era limpido, la visibilità perfetta, ma dell’inglese nessuna traccia.

Sulla via di casa Marco era in auto con altri due amici. Forse amici non era la parola giusta; condividevano la stessa passione, e l’appartenenza allo stesso gruppo di modellisti della sua città, ma il tutto finiva lì. Marco non amava socializzare, e nessuno aveva mai seriamente provato ad infrangere l’evidente cortina di riservatezza che indossava in ogni occasione. -Per me sbagli- esplose Luigi con la sua classica voce baritonale, incline alla risata ed al buonumore, -come puoi pensare di metter su un F16 decente senza fotoincisioni ? Ho capito che ti stanno antipatiche, ma dai !- Sfoggiò il suo sorriso a 32 denti, -il concetto di ‘purismo’ è ridicolo. Allora torniamo a costruire gli Airfix in blister !- Vittorio era al volante, e distolse un attimo gli occhi dalla strada per rispondergli, provocando una subitanea preoccupazione in Luigi che ben conosceva la sua scarsa attinenza alla guida: -Ascolta, io non spendo centinaia di euro per fare piatto anche quel che è tondo, e non mi sembra che questo sia un limite alla mia creatività, anzi !- I fari di un camion illuminarono l’abitacolo della Punto un po’ troppo da vicino, ma questa era già tornata nella sua corsia prima ancora che Luigi riuscisse a dire ‘attento !’ -Oltretutto- continuò Vittorio, -chi è che ha vinto anche oggi ?- Luigi esplose in una delle sue risate, -va bene, va bene… Onore al merito ! E’ l’undicesimo oro che accatti, o sbaglio ?- -Sono dodici.- Luigi e Vittorio rimasero un attimo perplessi, la voce veniva da dietro e non potevano esserci dubbi, era Marco. -Si, dodici- Vittorio annuì guardando fisso il parabrezza, -neppure me ne ricordavo.- -Dodici ori, trentasei argenti e quattro bronzi, sei uno dei modellisti italiani più premiati.- La voce di Marco era monocorde, quasi risentita. Più che riconoscere il valore di tale carnet, sembrava un atto d’accusa. -Beh, sono stato fortunato- disse Vittorio a disagio, -francamente il tuo Panzer IV meritava più del bronzo, è davvero bello, molto ben fatto e preciso.- -Ma non ha vinto, io non vinco mai.- -Hai preso il bronzo anche questa volta ! Ne devi avere una montagna; questione di tempo e l’oro te lo beccherai anche tu e, diciamoci la verità, in fondo cosa importa ? Io ho vinto solo qualche riconoscimento speciale finora, ma cosa vuoi che mi interessi, cerco soltanto di divertirmi !- Luigi finì la frase con un accenno di risa, subito spentesi guardando il volto cinereo di Marco. ‘Cosa c’é di sbagliato nei miei lavori, cosa c’é di sbagliato in me ?’

Arcady guardò nel periscopio; il suo T34 era il secondo della fila, e lui si sentiva assolutamente a disagio. Costretta in fila indiana in una stretta stradina fra le rovine di un centro industriale polacco, la colonna era troppo esposta ad un imboscata. Non finì il pensiero che il carro davanti a lui si trasformò in una torcia. Veloce, doveva decidere velocemente. -A destra Yuri, a destra ed a tutta potenza !- Il carro uscì dalla colonna e si infilò diretto nel muro della fabbrica semidistrutta. ‘O sfondiamo o ci crolla tutto addosso, ed addio Ljuba, moglie mia.’ Indenne il possente corazzato attraversò lo spesso muro di mattoni, ritrovandosi in una vasta area da tempo completamente crollata. -Santa madre Russia !- Urlò Arcady, mentre dietro un altro carro esplose prima di poterlo seguire nella breccia. -Credo che i fascisti siano nascosti in fondo alla strada, a ridosso di quei relitti che abbiamo intravisto, compagno tenente.- -Va bene Yuri, andiamo a stanarli.- I larghi cingoli del T34 in corsa sollevavano polvere e detriti, e quando Yuri arrivò alla fine del fabbricato si ritrovarono subito esposti in campo aperto. -Sinistra ! Sinistra ! Punta a sinistra, eccolo !- Pochi secondi, ed Arcady stesso collimò l’85mm sul basso cacciacarri avversario, che tentava di ritirarsi in posizione favorevole. Per il tedesco la fortuna era finita: un colpo diretto a breve distanza ed esplose in mille pezzi. Gli spari cessarono di colpo. Mentre la colonna faticosamente si riformava, Arcady scese ed andò ad osservare la sua vittima. Rimase perplesso osservando una voragine sul terreno, completamente vuota.

Marco guardava la sua enorme vetrina, colma di modelli di aerei e di mezzi corazzati. Luigi poteva dire quel che voleva. Cazzi suoi se non aveva ambizioni, se non aveva alcun interesse che la sua fatica venisse riconosciuta e premiata. Per lui le cose erano diverse, lui dava il sangue per il modellismo, era assurdo che ancora nessuno avesse riconosciuto a pieno il suo valore. E Vittorio, Vittorio… Belli i suoi modelli, per carità, ma anche un cieco avrebbe notato le imprecisioni, l’approssimazione di certi particolari, la verniciatura tutt’altro che impeccabile. Eppure vinceva ! Vinceva spesso, a mani basse e, come se non bastasse questo, non era infrequente trovare le foto delle sue porcherie nelle riviste. Come era possibile ? Marco, a parte il lavoro, non aveva altro che il modellismo, fin da quando era ragazzo. Niente amici, niente donne. Il contatto fisico lo disturbava, era per lui estremamente sgradevole. Non amava gli esseri umani in modo alcuno, ma ne cercava comunque l’approvazione. Lavorava spasmodicamente sui suoi modelli, non tollerava errori di alcun tipo, niente nella sua bacheca era men che perfetto. Eppure… -Non hanno anima.- Le parole di quel giudice, sentite anni prima quando ancora aveva la forza di lamentarsi per le mancate vittorie, accusando tutto e tutti nelle giurie, lo perseguitavano in ogni suo pensiero. -Sono impeccabili, anzi, sono magnificamente costruiti, ma gli manca qualcosa. Mi spiace Marco, i tuoi modelli sono perfetti manuali di tecnica ma sono algidi, non trasmettono emozioni.- ‘Emozioni ! Ma che cosa voleva dire quell’imbecille ? Quali emozioni ?’ In un impeto irrefrenabile prese il Panzer IV appena ritirato dalla mostra e lo scagliò contro la parete. Poi rimase a lungo in ginocchio, singhiozzante, tentando di rimetterne insieme i frammenti.

-Via libera !- John alzò il braccio destro, invitando il resto della squadra a seguirlo. Un piccolo lavoro di routine, una rapida ricognizione della zona e di corsa al campo. Il suo Hummer girò l’angolo, seguendo la strada che costeggiava dei tipici muretti a secco irakeni. La bomba d’aereo, ben sotterrata, ricevette l’impulso da un cellulare proprio mentre il mezzo vi passava sopra. I compagni non ritrovarono niente, non fu possibile confermare lo status di ‘killing in action’. Sulla sua scheda, e su quella degli altri marines in macchina con lui, fu apposto il timbro ‘M.I.A.’

Uscito dall’ufficio, Marco decise di fare quattro passi, cosa del tutto straordinaria per un uomo abitudinario e preciso al secondo come lui. Vagando in una parte della città a lui pressoché sconosciuta, rimase improvvisamente colpito da un cartello esposto nella vetrina di quello che sembrava un vecchio rigattiere: ‘materiale per modellismo statico’. Incuriosito, entrò. Nell’interno, scuro e di antico odore, dietro un vecchio bancone di mogano stava in piedi un signore anziano, asciutto e leggermente incurvato: -Come posso aiutarla ?- -Scusi, forse ho sbagliato ma fuori c’é scritto che trattate anche materiale per modellismo- disse Marco, sempre più dubbioso, guardando appesi alle pareti centinaia di vecchi orologi. La stanza era piena all’inverosimile di mobili e vetrine, tutti carichi di orologi di ogni possibile fattura. Ed erano tutti fermi sulle 12, o forse su mezzanotte. -Certo, e solo materiale di qualità.- Rispose il vecchio, illuminando la stanza con il suo sorriso carico di candidi denti. -Vorrei poter dare solo un’occhiata, se non le spiace. A dire il vero non ho neppure soldi con me.- -Di questo non si preoccupi- disse l’uomo, sorridendo ancora.

Archibald osservò il giovane tenente entrare in vite, impotente batteva il pugno sulla carlinga, imprecando come mai avrebbe pensato di poter fare. Seguì il Camel finché questo non si schiantò a ridosso delle trincee nemiche. Quell’aereo era una gran macchina da guerra, ma esigeva troppe vittime fra i piloti inesperti. Improvvisamente sentì il rumore di colpi che crivellavano la sua fusoliera; ‘idiota’, pensò, ‘non è questo il momento per celebrare i morti, se non voglio andare a raggiungerli’. Identificò l’avversario, un Albatros scuro, ed iniziò con lui un lungo balletto di morte. Il nemico era dannatamente bravo, Archibald realizzò che se quel tedesco avesse avuto il nuovo Fokker, invece di quel D.V pesante e goffo, per lui non ci sarebbe stata storia. Obbligato ad una virata stretta a destra, rischiò seriamente di andare anch’esso in vite, ma ne uscì grazie all’esperienza. Il Camel era una bestia da domare, e lui sapeva farlo. Improvvisamente si ritrovarono fronte a fronte, in rotta di collisione. ‘Va bene, unno, vediamo chi ha più palle’. I proiettili del nemico lo sfiorarono, un montante alare esplose letteralmente. Cento, novanta, sessanta, eccolo ! Archibald chiuse gli occhi, sicuro di schiantarsi a piena velocità sul tedesco pazzo, pazzo come lui. Fece appena in tempo a vedere il volto vicinissimo dell’avversario, una maschera di sangue contornava due occhi spalancati, morti. Si ritrovò solo nel cielo. Guardò ovunque, incredulo. Il motore tossicchiava, si diresse mesto verso le proprie linee. Era ancora vivo.

Stavolta gli applausi erano forti e sentiti. Marco sorrideva e stringeva mani a tutti. Vittorio e Luigi lo guardavano increduli mentre alzava al cielo la medaglia del primo premio. -Che dirti, hai fatto un lavoro fantastico- disse Vittorio, stringendo la mano al vincitore. -Preferirei il termine ‘impressionante’, non ho mai visto niente di così bello !- Luigi sottolineò le sue parole con un fischio. Marco era la gioia impersonificata: -Vi ringrazio, amici ! E’ bellissimo ricevere finalmente la giusta considerazione.- -Dicci un po’- Vittorio lo guardava inquisitorio, -hai detto che è totalmente autocostruito, spiegaci passo per passo come hai ottenuto questa meraviglia.- Marco lo guardò sornione: -mi spiace, ma credo proprio che terrò tutto per me,- anticipò le proteste di Luigi portandosi un dito alla bocca, -mica vorrete che condivida con altri le mie nuove tecniche vincenti, no ?- -Dai, non te la tirare, su- tuonò Luigi a pieni polmoni, -siamo o non siamo i tuoi amici ?- Marco stava per rispondergli quando l’occhio gli cadde fra la platea, ed improvvisamente si fece nervoso. -Devo andar via, scusate.- Si accomiatò velocemente, lasciandoli perplessi. Nei mesi seguenti il nome di Marco diventò onnipresente. Non c’era gara che non vincesse, italiana o straniera che fosse. I suoi lavori erano in copertina su tutte le riviste. ‘Scale modelling’ gli dedicò una monografia. Il suo stile era cambiato, e molto. Disponibile, gentile, aperto a tutti. Ci fu però un incidente; durante una mostra a Brescia venne quasi alle mani con un tipo che aveva toccato un suo modello, lo dovettero tenere fermo in tre. L’uomo si scusò, ma se ne andò via perplesso. Quel figurino era… ma che materiale era quello ? Pian piano qualcosa cambiò ancora in Marco, iniziò ad apparire nervoso, paranoico. Osservava con attenzione ogni partecipante alle mostre, guardava a vista ogni suo modello. Ogni tanto si vedeva sobbalzare, prendeva il suo modello e spariva, spesso ancor prima delle votazioni. Ma quel giorno appariva molto tranquillo. Con Luigi e Vittorio aspettava la premiazione, l’ennesima medaglia. Poi lo vide, e sbiancò improvvisamente. -Che succede Marco ?- Luigi lo apostrofò in modo diretto, -anzi ‘cosa’ ti succede. Non credi sia l’ora tu ci spieghi qualcosa ? Non ti sembra di comportarti in modo sempre più strano ?- Marco indicò un uomo magro, anziano, che curiosamente indossava un paio di occhiali scurissimi. In mano aveva un vecchio orologio da taschino, che picchiettava delicatamente. -E’ qui ! Per me ! Aiutatemi, non capite ?- -Ma cosa stai dicendo ?- Vittorio gli strinse le spalle con le mani, -Ci dici una volta per tutte…- -Dammi la macchina !- Marco tese la mano ansimante a Vittorio, -dammi la macchina subito !- Senza riflettere Vittorio gli allungò le chiavi della Fiat, e Marco corse via all’istante.

La volante seguiva quella Punto impazzita, l’assistente Giulio faticava a stargli dietro con l’Alfa Romeo. -Volante sei, volante sei, tutte le macchine convergano sul lungo mare, dobbiamo bloccare questo pazzo.- La Punto passava di corsia in corsia senza logica, ad altissima velocità. Più di un’auto proveniente dall’opposta direzione evitò per miracolo lo scontro frontale. Nessuno sapeva il motivo di questa follia, si sapeva che a bordo c’era un trentasettenne che aveva appena dato fuoco a casa sua. Arrivati sul lungo mare la Punto sbandò, battendo prima su di un’auto in sosta e poi saltando il guard rail. Giulio fece appena in tempo a vedere l’auto inabissarsi a coltello in acqua. Le successive ricerche dell’auto e del corpo non portarono a nessun risultato.

Vittorio e Luigi erano seduti davanti ad una birra, nonostante fosse passato del tempo i discorsi, prima o poi, inevitabilmente cadevano su Marco. -Non può essere normale- disse Vittorio additando per l’ennesima volta le foto sulla rivista, ormai sgualcita per la continua consultazione, -questi particolari… Un mio amico lavora con i microchip, mi ha detto che servirebbero pinze sull’ordine di micron per maneggiarli, io non capisco.- Luigi scosse la testa: -Non è questo che mi impressiona, rimango molto più colpito dai suoi figurini, guarda questo pilota dell’Albatross, è… come dire… vivo !- -Io rimango molto più colpito da questo Beaufighter, o da questo Jagdpanzer, sono impossibili !- -E dire- aggiunse Luigi, -che tutti i suoi modelli sono bruciati insieme al suo appartamento, neppure questo è rimasto di lui.- Continuarono a bere, per molto.

-Direi che è un lavoro affascinante !- Il giudice guardava ammirato quel modello in 1:24, categoria ‘civili’. Un altro giudice girava intorno al tavolo come in estasi, -oltretutto lei ha fatto una scelta inusuale mettendoci quel figurino, però…- Si chinò a guardare meglio, -è assolutamente fantastico, ma non capisco la decisione di dargli quell’espressione così, come dire, terrorizzata !- -Che volete,- l’anziano signore con gli occhiali scuri abbozzò uno strano sorriso, -invecchiando si diventa un po’ eccentrici, un po’ pazzi, che volete farci ?- Il primo giudice guardò ancora il modello della Fiat Punto sul tavolo, ma si ritrovò stranamente disturbato dal figurino al suo interno.

Salute e Latinum per tutti !

Aahhh…bellissimo.
Me lo sono gustato tutto dalla prima all’utlima riga.

Forse un pò prevedibile il finale, almeno per chi è avezzo a “Ai confini della realtà” ma il risultato è davvero buono.

Kru, quan’è che continui le storie sull’Astronave Atomica del Dott. Kruaxi???

:clap:

Fa molto Philip Dick questo raccontino! E bada che ti faccio un complimento mica da poco, visto che è il mio autore preferito :wink:

Ebbravo il buon Kru…
Ma se presto non ti rimetterai al microfono … :smiley:

complimenti, non è male. anche quell’ altro ambientato all’ epoca dell soyuz era buono.

:clap:

complimenti, anche alla vena surrealista…

Grandissimo come al solito!!! :clap:

I soliti esagerati… Grazie !

Salute e Latinum per tutti !

Appena ho avuto un po di tempo (relax) a disposizione ho letto il raccontino!
Non Hanno esagerato! Complimenti, bravissimo narratore, come in altre occasioni, ad esempio su astronauticast o astronauticon3! :clap: :clap: :clap:

Ho letto solo ora il tuo racconto Kruaxi e devo dire che è veramente buono!! :clap: :clap: :clap:
Mi ha fatto rivivere certi racconti di parecchi anni fa… :disappointed:

Rinnovo i miei complimenti,anche qui Kru :ok_hand:

Finirò per annoiarvi…

Salute e Latinum per tutti !

Allora continua pur ad annoiarci in questo modo! :stuck_out_tongue_winking_eye:
Hai mai pensato di sfruttare le tue doti di narratore? :wink: