Ciao a tutti!
Per prima cosa complimenti ai due nuovi astronauti italiani, che sono sicuro dimostreranno al meglio le loro qualita’!
Pero’, per prevenire trionfalismi inopportuni a riguardo della politica spaziale italiana, proprio in questo momento di trionfo mi sembra giusto mostrare anche una altra luce, fondata sui dati di fatto degli anni passati.
Dal 1998, anno di costituzione del Corpo Astronauti Europei, l’Italia aveva diritto ad avere 4 dei 16 astronauti del corpo costituito. In realta ce n’erano solo 3 (Guidoni, Nespoli, Vittori).
Per colmare tale vuoto, nel Luglio 2001, l’ASI (Presidenza De Julio) bandi un concorso per un posto di astronauta Italiano nell’ambito del Corpo Astronauti Europei per missioni di lunga durata. A tale selezione (che vedeva in commissione anche Guidoni) hanno partecipato oltre 200 candidati, sottoposti a vari step (inglese, colloquio psico-attitudinale, visite mediche di ogni tipo, ulteriori colloqui psicologici, giochi di ruolo).
Alla fine sono rimasti tre finalisti che, inviati al Centro Astronauti Europeo a Colonia, hanno ottenuto la certificazione al volo spaziale. Dei tre, e’ stata fatta una graduatoria finale, che il Presidente dell’ASI avrebbe dovuto ratificare.
Ora, questo passo finale non e’ mai avvenuto, e l’Italia in questi anni ha continuato ad avere 3-Guidoni (nel frattempo Parlamentare Europeo) =2 astronauti invece che i 4 di cui avrebbe avuto diritto.
Quindi, prima di applaudire la politica spaziale italiana, ci penserei un attimo…oltre a chiedere conto di quanto e’ costata la selezione suddetta alle casse statali.
Motivi possibili per tali conclusioni:
- il Presidente ASI era diventato il Prof.Vetrella (dapprima commissario straordinario) (si sa che e’ di nomina governativa, e nel Autunno 2001 Berlusconi diventava Presidente del Consiglio), e l’interesse per mantenere lo status quo italiano nel corpo astronauti era probabilmente decaduto;
- nessuno dei 3 finalisti era appartenente all’Aeronautica Militare: difatti, i piloti erano stati ad uno ad uno eliminati nei vari step della selezione, cosa sicuramente non gradita ai vertici dell’arma.
Ora, ai giorni nostri, tra ASI e AMI (Aeronautica Militare Italiana) e’ stato siglato un accordo preciso e formale che prevede un certo numero di missioni in appannaggio ad astronauti appartenenti a AMI.
Quindi, non mi stupisce il fatto che i nostri due nuovi astronauti selezionati da ESA facciano parte di AMI, tenuto conto delle 3 opportunita’ di volo per ASI (una a Vittori e una ad ognuno dei due nuovi astronauti?). Il Commissario ESA e’ stato molto chiaro nella sua introduzione, ne hanno scelti 6 invece che 4 tenendo in conto le opportunita’ di volo italiane (cio’ vuol dire che gli astronauti italiani voleranno SOLO in queste missioni). E’ questo un successo? Mi sembra di no…anzi. Quelle missioni erano gia’ in nostro appannaggio…mancava solo la volonta’ politica di sfruttarle, e gli astronauti AMI per poterlo fare.
In relazione all’opportunita’ di avere astronauti militari oppure no, personalmente penso che avere astronauti scienziati sia meglio, se non altro perche’ il compito prevalente, durante la permanenza di 6 MESI nello spazio, sara’ quello di fare esperimenti scientifici (ora che la Stazione e’ completata). Oltre al fatto che il pilotaggio ed il comando del vettore sono appannaggio del Paese proprietario del vettore…E’ complesso addestrare un astronauta con un background di pilota militare (anche con una laurea) a fare ricerca, conducendo al meglio esperimenti scientifici. Si, anche le scimmie possono premere un bottone, ma l’interpretazione di cio’ che succede e la messa in atto di azioni immediate puo’ comportare la riuscita o meno di un esperimento, e questo non si impara con l’addestramento per astronauta (per motivi di tempo…).
Ripeto, nessuna polemica con i vincitori, anzi, ma occhio ad applaudire troppo la politica spaziale italiana…o a voler negare i condizionamenti esistenti legati all’Aeronautica. Nella speranza che i prossimi astronauti italiani (presto Nespoli e Vittori non voleranno piu’…) non debbano per forza essere in forza ad AMI.