Costi del programma Apollo/costi della guerra in Vietnam.

Io penso che non si possa insegnare a scuola il senso della vita. Però la vitra ha delle regole, se non le rispetti sei perduto. Mi spiego.
Quella nella quale viviamo è una società narcisistica. E’ tipico di una società molto ricca, dove puoi avere tutto con poco o dove non puoi avere nulla di quello che desideri, proprio perché si appoggia solo sul materialismo. Non punta neppure sulla qualità, ma solo sulla quantità. Sono discorsi questi triti e ritriti, condivisibili.
Però c’è una differenza.
In tutte le società “primitive”, o comunque un gradino sotto la nostra (sotto si fà per dire), ciò che conta non è l’individuo, ma la comunità. L’eroe, il grande, è colui che fà qualcosa per molti, non per sè stesso. Essere parte di una comunità è linfa per lo spirito. Essere cacciati dalla comunità è morte sicura. Specialmente in situazioni dove la vita è strettamente legata alla natura. Ma per essere parte della società occorre rispettare le sue regole. E spesso il non rispetto di certe regole è punito con l’espulsione dalla comunità, che è peggio di una condanna a morte, più rapida e persino più indolore.
In queste comunità si vive in gruppo, ci si rispetta e c’è più solidarietà e calore umano che nella nostra, produttrice in scala industriale di malattie mentali, depressione e quant’altro. Forse è per questo che andiamo in vacanza in posti dove le comuità umane sembrano più… contente? Vere? Semplici?
Occorre recuperare il senso della collettività. Oggi possiamo allargare questo senso non solo a chi ci stà vicino, ma la mondo intero. Nessuno oggi può vivere senza il suo simile dall’altra parte del mondo. La globalizzazione ci ha reso anche più dipendenti dagli altri, più di quanto non sospettiamo.
Siamo ad un punto di svolta. O recuperiamo il senso di comunità, o siamo pronti ad imboccare una discesa i cui effetti, nel passato, sono sempre stati nefasti.
Le nuove generazioni hanno bisogno di un obiettivo, chiaro, verso cui confluiscano tutti. Invece viene loro offerta ipocrisia a palate. Disillusione e se provano a far notare la cosa c’è pure la “manganellata”.
Se non siamo anche noi che abbiamo più anni sulle spalle a scrollarci di dosso questo modo di vivere, non possiamo pensare che le nuove generazioni lo facciano di per loro, così, per definizione. E nemmeno pensare d’avere un mondo vecchio e narcisista che convive con un mondo nuovo ed ingenuo, senza che ciò provochi guai.

:slight_smile:

:clap:

E allora recuperiamolo questo senso di comunità! Condivido a pieno la strada che indichi, forse con un po’ di ottimismo in più. Ora vediamo di passare ai fatti.

penso che oltre al senso di comunità,carente,sia da recuperare il gusto del guardare al passato.

troppo spesso la nostra società,che pensa di aver oramai raggiunto l’apice,resta ferma a specchiarsi,dimentica del passato e dei suoi errori.
nel far questo non solo riesce a mortificare o a cancellare molti dei traguardi raggiunti,ma ignora e ripete in modo sempre più tragico ed amplificato errori già commessi.

se a ciò aggiungi l’estrema ignoranza in cui molti vivono(ignoranza per altro autoinflitta,in tempi in cui la cultura vera è a portata di mano)e la continua ricerca di un “nemico” che giustifichi le frustrazioni e le miserie proprie(dimenticandosi che troppo spesso la causa è proprio in se stessi)vien facile capire quali sono i problemi attuali.

I costi della guerra in Iraq e Afganistan ,uniti agli effetti delle leggi volute da Clinton alla fine degli anni 90 che allentarono i controlli nel campo degli investimenti finanziari,
e alle politiche economiche e fiscali ultraliberiste di Bush Jr sono quasi riuscite ad affossare gli Stati Uniti e l’intero mondo occidentale.
Un risultato se è possibile ancora più apocalittico di quello già catastrofico del Vietnam.
Se una minima frazione delle immense somme di denaro bruciate in queste follie (Vietnam + Iraq + crisi finanziaria dovuta alla speculazione) fosse andata all’esplorazione spaziale,a quest’ora potenzialmente lo scenario prefigurato in 2001 odissea nello spazio" sarebbe ampiamente superato.

:clap: :clap: concordo in pieno. Purtroppo con i se non si fa la storia. L’umanita’ e’ ancora lontana da essersi salvata da se’ stessa.

Un paese civile lavora su tre fronti:
passato;
presente;
futuro.

Se si concentra su uno di questi è perduto. Oggi si guarda spesso al passato solo per demolirlo. ci si chiude nel presente ed il futuro non serve.
Come disse un noto poeta: “chi vuol esser lieto sia, di doman non v’è certezza”. E’ la scusa di chi non vuole prendersi responsabilità e passare la sua vita solo a godere. Poi però, queste stesse persone, sono in prima fila quando c’è da menare le mani, per non perdere i loro (e solo loro) godimenti.

Lo spazio è solo un aspetto di quella che oggi è chiamata la ricerca scientifica, di cui si sente tanto parlare ai comizi elettorali ma che non la si vede in pratica. O mi sbaglio?

No,non sbagli.
Se gran parte del denaro bruciato in queste guerre,
sciagurate anche perchè perdenti,
idiote anche perchè hanno condotto a risultati diametralmente opposti a quelli prefissati,
fossero stati investiti oltre che nello spazio anche nel campo delle risorse energetiche alternative,i motivi di spendere fino quasi alla bancarotta per controllare determinate aree del pianeta sarebbero venuti meno.

Ciao Carmelo, riapro questo post perché è venuto fuori lo stesso discorso nella mailing list del circolo astrofili di Mestre e mi sono permesso di citarti. Concordo in pieno con quello che dici sull’Apollo e il Vietnam. Vedere come un paese come gli Stati Uniti stia implodendo economicamente ma soprattutto culturalmente è desolante.

Beh, dopo tutto e’ solo la quarta o quinta volta che lo fanno…

Diciamo la seconda volta,
e con una differenza importante: la crisi economica degli anni 70 (che tra le sue cause dirette e indirette ha anche il Vietnam) è uno scherzo paragonata a quella odierna.

Curiosamente - o forse no - quella crisi coincideva con il peak-oil statunitense; ora il picco è globale:

http://www.lescienze.it/news/2012/02/07/news/petrolio_il_punto_di_svolta_alle_nostre_spalle-834942/

[i]Delle 11 recessioni verificatesi negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale, 10, fra cui la più recente, sono state precedute da un balzo improvviso dei prezzi del petrolio. Sembra esser chiaro che non è stato solo un problema creditizio, il cosiddetto credit crunch, a dar l’avvio alla recessione del 2008, ma anche l’assai meno pubblicizzata e discussa «stretta» dei prezzi del petrolio. Gli alti prezzi dell’energia pesano sui bilanci delle famiglie e remano contro la ripresa economica.

[/i]

E allora sono piu’ di quattro o cinque, ed i futuri risultati del referendum del maggio scorso si fanno sempre piu’ preoccupanti…

Già proprio così…

Non è così semplice. Purtroppo al momento nessuna fonte energetica è tanto versatile e indispensabile come il petrolio: agricoltura meccanizzata, distribuzione e trasporti, materie plastiche, ecc.

E quale percentuale - e in quanti decenni - del nostro fabbisogno energetico saremmo riusciti a soddisfare col nucleare nostrano? il 5, il 10%?
Senza contare l’incognita costi, della quale iniziano ad accorgersi anche i cugini d’oltralpe:
http://www.borsaforextradingfinanza.net/article-francia-dalla-corte-dei-conti-allarme-sui-costi-del-nucleare-98425468.html

L’ideale - non per l’ambiente, ma questa è un’altra storia - sarebbe di poter disporre di greggio a 20-30$ al barile, come un decennio fa:
http://ourfiniteworld.com/2012/02/01/the-most-important-resource-for-our-future-inexpensive-oil/

Ma è un’utopia, ovviamente.

La US Navy sta studiando la produzione di carburante avio e diesel direttamente a bordo delle navi a propulsione nucleare, partendo dall’acqua e dal plankton.

Comuqneu il barile stava a $35 ancora nel 2009, non dieci anni fa.

Tanti auguri.

Comuqneu il barile stava a $35 ancora nel 2009, non dieci anni fa.

Davvero?
http://petrolio.blogosfere.it/galleria/2012/02/grafico-storico-prezzo-del-barile—gennaio-2012-1.html/1
E’ stato un istante, a causa della recessione.
Lo spiega bene Comoretto:

…stiamo vivendo da alcuni anni in una situazione in cui oscilliamo lungo un ciclo: prezzi del petrolio alti → crisi economica → contrazione dei consumi → calo (relativo) dei prezzi → timida ripresa di economia e consumi → prezzi alti.

http://giannicomoretto.blogspot.com/2012/01/nature-e-il-picco-del-petrolio.html

E’ vero non c’è nessuna fonte di energia più versatile del petrolio, però forse una soluzione a breve, medio termine c’è.

Il carbone!

Le riserve mondiali di carbone sono molto, molto maggiori di quelle del petrolio e il carbone si può liquidificare (basta volerlo) e una volta liquidificato ha la stessa versatilità del petrolio!

Certo sarebbe una soluzione tampone, a medio termine, perché prima o poi anche il carbone comincerebbe a scarseggiare, ma, a quel punto, avremmo avuto tutto il tempo necessario per sviluppare i reattori a fusione (risolvendo definitivamente il problema energetico).

Anche per il carbone la questione è più spinosa di quel che non si creda. Pochi anni fa fu anche oggetto di un articolo di Nature poco confortante. L’ho ritrovato qui:

http://www.energybulletin.net/stories/2011-07-15/end-cheap-coal

Per un discorso più ampio sui vari combustibili fossili - carbone compreso - terrei presente quest’articolo di Tom Murphy:

http://physics.ucsd.edu/do-the-math/2012/02/fossil-fuels-im-not-dead-yet/

E sulla fusione… mi asterrei dal commentare, sono abituato a stare coi piedi per terra (che, detto in un forum di astronautica… :roll_eyes: )

Tornando quasi OT, è da notare che gli USA spendono per lo spazio militare tre volte tanto la NASA.
Questo può ingenerare l’idea che le forze armate USA facciano chissà quali cose con tutti quei soldi, ma c’è una spiegazione assai meno fantasiosa. Gli USA mettono in orbita periodicamente dei satelliti da osservazione con caratteristiche ottiche simili a quelle dell’HST ed elettronica aggiornatissima. Se pensiamo a cosa è costato HST, possiamo ben capire perché lo spazio militare USA costa così tanto. Ovviamente questi satelliti da soli non bastano a coprire l’enormità, ma poi c’è da inserire le strutture di supporto, lo sviluppo di programmi d’aggiornamento, le basi di lancio, i satelliti per le telecomunicazioni, per il GPS e per il meteo… alla fine i conti tornano più o meno. E siamo d’accordo che se il rapporto si rovesciasse, la NASA avrebbe meno problemi di bilancio ed i suoi programmi potrebbero filare più speditamente ed essere anche più consistenti.
Quanto al raffronto Apollo/Vietnam, io affermo che l’Apèollo è stato il successo USA più consistente di quegli anni. I vantaggi economici che gli USA “devono” al programma spaziale sono stati fagocitati dal buco nero della guerra ed inoltre hanno richiesto uno sfozo finanziario così esiguo rispetto alla guerra che si potrebbe dire non sono costati nulla, anche se i numeri da soli sono cifre astronomiche.
Su Focus del 2008 compariva che per la guerra del Vietnm nel suo complesso si sono fumati $600.000.000.000, qui sul Forum nel 2010 invece si dava per il programma Apollo $109.600.000.000. Ora, non son se sono paragonabili in termini di valuta, ma chiaramente il Vietnam è colossalmente superiore sotto tutti i punti di vista. Eppure c’è chi ancora oggi crede che senza l’Apollo e dirottando qui soldi verso altre attività oggi staremmo tutti meglio.
Quando i finanziamenti superano certi valori, 10.000 in più o in meno sembrano non fare la differenza, come se il sensore di valuta della gente vada fuori scala e non riesca a capire la differenza.

M

Non sono sicuro che i satelliti dello NRO finiscano sotto il budget militare…