Mentre stavo passando al setaccio le annate di “Oltre il cielo”, mi sono imbattuto in questo articolo.
Dal numero 51 del 16/31 dicembre 1959 (Gia’… questo splendore di rivista era quindicinale…), “Quanti astronauti russi sono gia’ morti?”. Visto che e’ il 2 novembre, mi sembra giusto postarlo oggi…
Vai Luigi!.. :bi:
Peccato non averti incontrato qui in Florida. Mi ero offerto di raggiungervi per una cena, ma il vostro programma era troppo denso per permetterlo. Peccato…
Forse la mia visione della storia dell’esplorazione spaziale è po’ troppo ortodossa e conformista, ma in occasione della festività dei defunti preferisco ricordare gli astronauti scomparsi, quelli realmente scomparsi, con la foto allegata.
L’ho scattata nel mio recente viaggio al KSC. Credo che non ci sia bisogno di spiegare di cosa si tratta, è un monumento che tutti gli appassionati di spazio dovrebbero conoscere.
Che ovviamente conosco benissimo. Un po’ come la famosa “Sala dei martiri” a Star City, cui, però l’accesso è strettamente controllato. Fu interessante il commento fatto da Fidel Cstro dopo una sua visita lla Sala dei Martiri.
Quote:
A FOOTNOTE FROM HAVANA
In September of 1980 a Cuban “guest cosmonaut”, Arnaldo Tamayo-Mendez, was launched aboard the “Soyuz 38” capsule. After his successful flight, he received a hero’s welcome back in Havana.
Fidel Castro gave a moving speech, in which he described his visit to the Cosmonaut Training Center in Zvezdny Gorodok (Star City). He had been greatly impressed by the faithful reproduction of Yuri Gagarin’s office, where, on the eve of their space missions, cosmonauts go to meditate. In a continuing tradition, they leave on Gagarin’s desk a letter in which they pledge to honor and uphold the great tradition of valor of the soviet cosmonauts who have preceded them. The office is exactly how it was at the time of Gagarin’s death on March 27, 1968: his notes are still on the desk, his appointment book lies open on the table, his uniform hangs from the clothes-stand, all the clocks are stopped at the exact hour of his accident.
Castro went on to describe another room, that he called the “room of martyrs”. Access to this room is strictly controlled. On the walls of the room are the photographs of all the cosmonauts who have given their lives in the course of the soviet space program. Castro was deeply moved by the display of heroism presented in this very special shrine; he added: “Many are the heroes who sacrificed their lives at the beginning of the space age!”
…Eccomi.
Il Luigi chiamato in ballo sono io…, Luigi Orlandi per la precisione.
Il ballo non è il mio forte, conosco discipline che mi entusiasmano di più… , comunque, se c’è da ballare, non mi tiro certamente indietro, balliamo !!!
Grazie per avermi concesso la paro…, ahem…, scusami, la tastiera… intendevo dire, carissimo zioStefo.
Leggendo l’incredibile articolo da te postato, per il quale desidero porgerti i miei più sinceri complimenti per l’ottimo lavoro di ricerca effettuato (se zioStefo non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, ndr.), ho notato una inedita particolarità nel casco indossato dal cosmonauta immortalato attraverso l’oblò della camera ipobarica, nella foto del riquadro in basso a sinistra.
Per quanto riguarda il casco, dovrebbe trattarsi quasi certamente di un GSH-4, ma cosa sono quelle protuberanze laterali visibili all’altezza degli organi uditivi del cosmonauta ??
Mi sembra che sul casco del cosmonauta perduto Ivan Ivanovic Tsiostefoskij , non siano presenti:
Interessante anche se, permettimi, tale affermazione può leggersi anche in altro modo.
L’Apollo 15, nel 1971, lasciò sulla Luna un manufatto ad imperitura memoria dei decessi (noti) avuti fino ad allora durante la corsa allo spazio.
Erano 14 : 8 americani e 6 sovietici.
I sovietici erano Komarov della Soyuz 1 ed i tre della Soyuz 11. Erano poi considerati due cosmonauti morti in addestramento, fra cui Gagarin.
Gli americani, oltre ai tre dell’Apollo 1, vedevano fra i loro caduti ben altri 5 decessi durante addestramento in volo o semplici voli di collegamento.
Questo per dire… nel computo erano considerati anche gli incidenti occorsi durante ‘altro’ che i voli spaziali in se.
Orbene… Castro potrebbe aver benissimo visto una stanza piena di nomi alle pareti… Nel programma sovietico ci sono stati incidenti a iosa, che hanno spesso coinvolto un alto numero di personale a terra… e tutto questo fu offuscato (ma senza troppo successo, visto che i servizi segreti occidentali ne vennero regolarmente a conoscenza) dai sovietici. Dopo il 1991 anche queste storie, come credo tutte le altre, vennero rivelate, e vendute, alla stampa mondiale.
La stanza della memoria… non mi stupisce sia stata tenuta ‘chiusa’ allora, e forse neppure che lo sia oggi.
Non so se vi sono i nomi dei ‘cosmonauti fantasma’, ma di certo basterebbero i nomi dei caduti durante il solo incidente del 24 ottobre 1960, a partire da quello del maresciallo Mitrofan Nedelin, per riempirne le pareti…
Non potrebbe essere questa la giusta interpretazione ?
E’ vero che tra il personale di terra ci fu una vera ecatombe, grazie proprio anche alle azioni incoscienti di Nedelin…
Anche Scott Carpenter, nella sua ottima autobiografia scritta a quattro mani con la figlia, scrive a pagina 312:
“The Soviets had an abominable safety record. To this day it’s not clear how
many cosmonauts, researchers, and technicians died in space-related work.”
Oltre ai tecnici e ai ricercatori, Carpenter parla di “how many cosmonauts…”
…e sottolinea “died in space-RELATED work”.
Quindi ovvio ed evidente che parla di Komarov e dei tre della Soyuz 11, morti in missione, come di White,Gagarin e Bondarenko, morti invece a terra.
Ha scritto “died in space-related work”… non “died in space”.
A mio avviso c’è poco da interpretare.
poi, per carità…
Tra l’altro Scott Carpenter, come tutti gli Astronauti e/o lavoratori e progettisti annessi, sopratutto dell’epoca sapeva molto meglio di tutti gli altri che il viaggio nello spazio era solo l’ultimo step di tutta una serie di collaudi, sperimentazioni, simulazioni pericolosi e che alle volte portarono anche alla morte di qualcuno, sia che fosse un astronauta sia chiunque altro (vedi Nedelin).
è il medesimo discorso della commemorazione di Apollo 15, con i nomi di White,Komarov e Gagarin.
Ricordiamoci anche che la NASA considera “died in space-related activities” ad esempio il duo Bassett-See morti su di un T38 in fase di addestramento.
Se si segue questo ragionamento anche Gagarin è senz’altro deceduto in tali circostanze, così come parecchi altri piloti russi impegnati “a latere” nel programma spaziale.
Questo, come già scritto molto tempo fa a proposito dei “test subjects” che collaudavano le tute in camera ipobarica (erroneamente scambiati per cosmonauti), non ne fa assolutamente dei “Lost Cosmonauts”.
E’ evidente che questo tipo di ragionamento non va giù ai sostenitori della “teoria del complotto” che si limitano a ripescare sempre le stesse foto, le stesse registrazioni e le stesse dichiarazioni inevitabilmente vecchie di 40 e passa anni, senza mai aggiungere niente di nuovo (e del resto come sarebbe possibile??) alla discussione in corso.
Personalmente non ho mai avuto problemi a dichiararmi “di parte” nel merito del ragionamento, ho sempre sostenuto la non veridicità della vicenda “Lost Cosmonauts” che tratto a livello di bufala (perché tale è).
Se questo da fastidio ai sostenitori del “complotto”, beh…non è certo un problema mio…
Comunque sarebbe molto interessante avere un opinione “di prima mano” sull argomento, anche perchè, anche se americana, sarebbe con tutta probabilità, sicura e attendibile.
Sopratutto sarebbe interessante quella di gente come Leonov o la Tereskova, o di questo fantomatico Vladimir Ilyushin che tanti siti menzionano, senza però testimonianze dirette di nessun tipo.
La disamina di Wade, a mio avviso, mette la parola fine a qualsiasi tentativo di strumentalizzare la persona di Ilyushin per la storia dei “Lost Cosmonauts”.
Eppure qualcosa di nuovo è stato aggiunto, alle “solite” registrazioni e dichiarazioni ripescate dopo 40 anni e passa, ma si continua a far finta di niente.
Mi riferisco all’amico Mario Del Rosario, radioamatore abruzzese ed esperto conoscitore delle problematiche aerospaziali del passato, del presente e del futuro.
Ma è un personaggio scomodo per coloro che non vogliono credere nella teoria dei ‘cosmonauti perduti’ perchè le sue registrazioni confermano ciò che gli JC hanno ascoltato e registrato in almeno due casi.
Luigi, ne abbiamo già discusso in abbondanza: il fatto che Mario Del Rosario abbia registrato qualcosa di concomitante con i due Judica-Cordiglia può al massimo provare la buona fede di questi due (cosa di cui qui nessuno ha apertamente dubitato) ma certo non l’esistenza di “Lost Cosmonauts”.
Quando si parla di elementi “nuovi” ci si riferisce, invariabilmente, a conferme esterne. Preferibilmente da parte russa, magari supportate da un corredo documentale degno di questo nome.
Invece niente, il vuoto più assoluto.
Restano solo queste registrazioni che hanno sempre più il sapore di un abbaglio (Del Rosario) gonfiato ad arte e dato in pasto ai media (Judica-Cordiglia).