Elucubrazioni sulla NASA dell'amministrazione Biden

Capisco cosa vuoi dire, ma anche no.

Le “pressioni” politiche sono state una delle concause di tragedie che sono costate la vita ai sette astronauti del Challenger, e un fattore ancora presente, anche se in modo minore, nella disintegrazione del Columbia.

La “fretta” e l’accettazione di rischi altissimi, comprensibili in tempi di guerra fredda ma oggi non più, è stata anche la concausa del fuoco di Apollo 1, con le sue tre vittime.

L’idea che vi sia la necessità di “mettere il sale sulla coda” a progetti pubblici perché vadano a buon fine è figlia di una mentalità preconcetta (pubblico=sprecone) che è falsa anche se molto popolare, e soprattutto si applica poco all’ambito aerospaziale, dove ci sono ben poche “scorciatoie” da prendere se si vuole mantenere un livello di rischio per le vite umane coinvolte che sia accettabile.
Alla fine, NASA, per “carrozzone” che la si vuole definire, ha un pedigree di un certo rispetto, pur contando i suoi vari fallimenti.

Nessuno vuole progetti malgestiti o che si sprechi denaro pubblico, ma non bisogna dimenticare che a) progetti troppo efficienti vanno contro gli stessi interessi dei politici, che devono inventarsi un nuovo programma per sostenere l’occupazione (SLS viene infatti costantemente approvato dal Congresso da anni per questa ragione) e b) un fattore chiave perché un progetto vada a buon fine è dotarlo delle giuste risorse finanziarie, cosa che a NASA manca da tanti tanti anni.

Oggi si chiede a NASA di tornare sulla Luna con un bilancio appena superiore a quello degli ultimi anni e senza rinunciare ad altri costosi programmi di esplorazione umana come la ISS. Per farlo non servono calci nel sedere di qualche politico “faso tuto mi”, ma denaro a sufficienza per realizzare macchine sicure, e bravi manager per sviluppare bene la collaborazione pubblico-privato, che in altre parole vuol dire dare a NASA il ruolo di regia del tutto, mentre al contempo si spostano costi e rischi sulle aziende private, dalle quali NASA “comprerà il servizio”.

La sola pressione che il governo centrale dovrebbe mettere, dopo aver scelto l’obiettivo, è di dotare NASA di ottimi manager, competenti e forniti delle giuste risorse finanziarie e normative. Tanto basta.

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Vero fino ad un certo punto.
Il problema della NASA è un eccessiva dipendenza dal potere politico che genera due ordini di problemi:

  1. Programmi faraonici che immancabilmente dovrebbero essere finanziati dal prossimo presidente e che vengono immancabilmente cancellati al cambio di amministrazione. Senza la competizione con la Cina il programma Artemis farebbe la fine di Constellation.
  2. Come ha drammaticamente sperimentato L’ESA sulla sua pelle con il programma Exomars, gli accordi con la NASA valgono la carta su cui sono scritti. Questo ha prima “costretto” L’ESA ha tenere il piede in più staffe (per Exomars si è ripiegato sui russi con tutti i costi e i rischi del caso) e poi ad incrementare il suo budget (non tutti i mali vengono per nuocere :grin:). Nel programma lunare dell’ESA la partecipazione ad Artemis è utile, ma non indispensabile.

In origine gli “Artemis Accords” dovevano servire a questo scopo: provare a vincolare la NASA ai suoi impegni indipendentemente dai cambi di amministrazione.
Mi pare che facciano tutt’altro (e un’eventuale vittoria di Biden non cambierebbe la situazione)

Piu’ che questa amministrazione, ad esempio Bridenstine.

Mi piace molto, a pelle e’ equilibrato, quando parla sembra sempre franco, diretto e sincero e ha competenza tecnica al contrario di altri politici, ha anche momenti di autoronia, si e’ trovato a gestire un momento di transizione pieno di grosse opportunita’ ma anche molto complicato. E se scendiamo nei contenuti, si e’ mosso in modo intelligente tenendo a bada le criticita’ e assecondando le richieste “contrastanti” come era possibile, gestendo le pressioni senza prendere scorciatoie pericolose, cavalcando le tigri che gli sono capitate (un paio), permettendo alle opportunitta’ di essere sfruttate, mettendo in parte a rimedio ad alcune “distorsioni” nel processo di selezione di progetti e fornitori, portando a casa dei grossi successi e seminando per il futuro.

Essere simpatico di faccia non e’ tutto, ma ci sono anche i contenuti.

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Io sono abbastanza convinto, e lo dimostrano spesso i fatti (in primis quello che e’ successo in questi ultimi 20 anni alla NASA), che senza il “sale sulla corda”, una forte motivazione attraverso una “vision” politica e obbiettivi con scadenze chiare e sfidanti, sia difficile far decollare progetti pubblici (a meno di voler con pazienza aspettare e spendere soldi per anni/decenni). Da appassionato di esplorazione spaziale mi e’ piaciuto l’approccio pragmatico dell’amministrazione trump che, se pur con fini politici, ha messo benzina sul fuoco sulla competizione con la Cina e imposto scadenze quasi irrealistiche pur di accellerare sul programma Artemis. Ben vengano queste accelerazioni e temo che con la prossima amministrazione (probabilmente meno spregiudicata) si torni ad un modus operandi piu’ conservativo e meno incisivo (sul tema in oggetto)

La ISS è stata costruita senza sale alla coda ed è il più grande progetto spaziale mai realizzato finora, in termini di ritorno scientifico e tecnologico.

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Premesso che non voglio convincere nessuno, vale la pena ricordare un concetto che abbiamo discusso in vari Topic più volte: NASA non è un ente che decide in autonomia cosa fare, e che si trascina se qualche politico non le dà un calcio nel sedere ogni tanto.

NASA attua sempre e solo il mandato politico che riceve dall’amministrazione corrente. Se il mandato è confuso e sottofinanziato, NASA sa sola non può fare granché se non cercare di salvare capra e cavoli.

In quanto a Trump, ha avuto il merito di nominare un amministratore competente ed appassionato, ma mi sfuggono i demeriti di NASA degli ultimi venti anni. L’unico vero errore è stato, a mio parere, sottovalutare i fatti che hanno portato alla tragedia del Columbia.

E nemmeno vedo programmi esplicitamente creati per competere con la Cina, che va avanti quatta quatta per la sua strada e sicuramente arriverà sulla Luna, ma con tempi e modi suoi. Il contrasto con la Cina è cercato e voluto da Trump soprattutto perché è utile avere un “nemico” per compattare l’opinione pubblica in momenti difficili, ma questa competizione nel campo spaziale io non riesco a vederla.

Comunque, restiamo a tema. NASA, nel bene e nel male, fa quello che le viene detto da Presidenza e Congresso.

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Cosa significherebbe una seconda amministrazione Trump o una nuova amministrazione Biden per la politica spaziale? In questo episodio, parliamo con il direttore generale di Via Satellite Rachel Jewett e il presidente di SATELLITE e con il direttore esecutivo di Via Satellite Jeff Hill e dei piani di ogni candidato per lo spazio.

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Era prevedibile anche se non confermato

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Sarebbe un peccato, per me Bridenstine non ha fatto male e mi è sempre parso un vero “entusiasta” dello Spazio.

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Con l’elezione di Biden (ancora non certa al momento della dichiarazione) arriva qualche dubbio da Cantwell, una senatrice democratica, sull’effettiva necessità di avere il 2024 come deadline:

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I miei amici a Washington mi hanno fatto notare che i Democratici non hanno mai creduto ad Artemis nel 2024 come dichiarato da Trump.

Le minacciate dimissioni di Brindestine potrebbero essere legate proprio a “rilassamenti” delle schedule per Artemis/SLS/Orion. Speriamo (e lo dico da storico detrattore del vecchio Constellation) che arrivati a questo punto non si butti via il bambino insieme all’acqua sporca…

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cosa purtroppo caduta più volte in passato

Scommetto che arriverà una Woman, magari astronauta, magari la Ochoa…
:woman_astronaut:

Che peccato… ho paura che ci aspettano anni di compromessi e progetti maggiormente diluiti negli anni… forse luna 2028?

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Un Luna 2024 sarebbe stato molto difficile anche con Jim.

E in cuor nostro lo sapevamo anche noi…

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Beh, non solo loro…
È sempre sembrata una scadenza poco credibile.

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Ho i brividi per quello che potrebbe diventare la NASA nei prossimi 4 anni senza “sale sulla corda” (grande citazione forumastronautica).

Pero’ almeno ci sarebbe stata quella “giusta tensione” che al massimo ci avrebbe fatto slittare di 1/2 anni. Ho veramente timore che si ritorni a piu’ “miti” piani con lunghe scadenze e una maggiore rilassatezza da parte di tutti. Non mi stupirei se tra qualche settimana iniziassero a girare voci per un primo lancio di artemis 1 slittato al 2022 (vedi i problemi che sembrano avere ad una valvola) e un’ipotesi di atterraggio sulla Luna per il 2028.

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L’ultima, ma proprio proprio l’ultima cosa da fare con i programmi spaziali con equipaggio, è il passo più lungo della gamba per rispettare le scadenze elettorali, e relative vanità, di questo o quel politico, o accettare pressioni per prendere la scorciatoia su questioni tecniche.

È stato già detto di sicuro, ma nell’incidente del Challenger uno dei fattori determinanti fu di non deludere nessuno a Washington…

Nel caso dell’amministrazione uscente, Bridenstine ha fatto un eccellente lavoro e sono certo che non avrebbe messo a rischio la vita degli astronauti per ospitare un presidente al KSC.

Se servirà un delay di qualche anno, non sarà perché alla NASA sono lazzaroni.

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Ci stiamo concentrando su Artemis ma mi sembra IMPOSSIBILE che si fermi un programma con già comprati i primi tre lanci ed il bando per il lander avviato.
Dopodiché faranno le valutazioni per 2024 o 2025

Mi chiedo invece cosa vorranno fare per il deep space

Mi aspetto chiarimenti su missioni scientifiche flagship (stile orbiter Urano/Nettuno o Europa Clipper e WFIRST)
Roba che ora è sulla carta più o meno finanziata e che (purtroppo) si può stoppare con un nonnulla

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