Emesso bando per contratto nuovo mezzo spaziale Russo

Nei giorni scorsi l’Agenzia Spaziale Russa ha emesso il bando formale per l’assegnazione del contratto di sviluppo per la futura capsula successore delle attuali gloriose Soyuz.
Vincitrice del contratto sarà quasi certamente RSC Energia, già coinvolta nello studio preliminare pubblicato lo scorso Giugno.
Con il contratto appena emesso vengono definiti con maggior dettaglio i requisiti e le caratteristiche che dovrà avere il nuovo mezzo spaziale, per ora denominato PPTS.
Gli obiettivi di missione elencati per la definizione dei requisiti sono:

  • Missioni indipendenti in LEO
  • Missioni di supporto ad infrastrutture orbitali
  • Missioni di supporto e riparazione di satelliti orbitali
  • Missioni di ricerca in LEO
  • Missioni di supporto logistico lunare fra LEO e LLO.

Per rispondere agli obiettivi definiti sono state proposte tre differenti versioni, la PKK-Z, PKK-S e GVK-S, nell’ordine: per missioni in LEO autonome, per missioni di rifornimento in LEO abitate e per missioni automatiche di rifornimento in LEO.
Analizzandole nel dettaglio i requisiti sono i seguenti:

PKK-Z per missioni in volo autonomo abitate
Si compone dei seguenti moduli:

  • VA, il modulo di rientro utilizzabile fino a 10 missioni
  • DO, il “service module” con il sistema propulsivo
  • DGO, il modulo pressurizzato complementare

I limiti di missione richiesti sono di almeno 14 giorni di volo autonomo con 4 cosmonauti a bordo e almeno 30 giorni con 2 cosmonauti.
Gli altri requisiti per le varie tipologie di missione:

  • Il modulo pressurizzato deve poter contenere almeno 1ton di materiale scientifico di cui almeno 800kg rimovibili e almeno 6mc per il payload.
  • Il modulo pressurizzato deve contenere il sistema di supporto vitale
  • 2KWh di potenza disponibile (avrà probabilmente un sistema di pannelli indipendente)
  • Payload esterni che possano essere alloggiati in un compartimento non pressurizzato opzionale
  • Parte del payload esterno che possa essere installato o rimosso durante la missione

Le orbite di riferimento per questo tipo di missione si estenderanno dai 200km ai 500km con un’inclinazione di 51.7° estendibili fino a 1000km accorciando la missione fino a 3 giorni.
E’ inoltre richiesto uno studio di fattibilità per missioni con orbite inclinate anche a 63°, 72°, 83° e 98°.
Per quanto riguarda le sollecitazioni sono richieste al di sotto dei 4g per un lancio nominale, sotto i 3g in un landing nominale, 7g per un abort al lancio, 5g per un atterraggio nominale e 12g per un rientro d’emergenza.
Infine la precisione del sito di atterraggio è stata aumentata dai 2km dello scorso anno agli attuali 5km probabilmente a causa dell’abbandono del sistema di atterraggio assistito da propulsori in favore dei più classici paracadute.

PKK-S per missioni abitate di supporto alla ISS
Questa configurazione è basata sui due moduli VA e DO.
Il payload richiesto sia in salita che in rientro è di 600kg, un equipaggio di 6 cosmonauti, almeno 2 tentativi di docking possibili prima del rientro e fino ad 1 anno di vita agganciata alla ISS.

Gli altri parametri sono i medesimi della versione “-Z”.

GVK-S per missioni cargo di supporto alla ISS
Stessa configurazione della precedente ma allestita in maniera completamente cargo con un massimo di 2ton di cargo in salita e in discesa e una vita di almeno 5 anni.

Il vincitore del contratto sarà annunciato il 29 Novembre prossimo e la fase di progetto inizierà subito dopo e si estenderà fino al 2012.
Il valore totale del contratto è di 65 milioni di dollari, 16 milioni nel 2010, 23 nel 2011 e 26 nel 2012.

Fonte: RKA

Interessante l’opzione di poter effettuare delle riparazioni in orbita di satelliti; per lo Shuttle questa funzione era stata abbandonata perchè ritenuta dispendiosa e rischiosa. Perchè i Russi vogliono utilizzare questa eventualità?

I Russi hanno un altro concetto di sicurezza,e per quanto molte cose siano cambiate devono rendere meno conto all’opinione pubblica su eventuali rischi.
Detto questo,potrebbe darsi che le componenti dei satelliti siano oggi più piccole e facili da sostituire (non dimentichiamo che lo Shuttle espletava questo genere di attività negli anni 80),e che quindi oggi il giuoco valga la candela.

Presumo che il DGO, quando utilizzato, non sarà già connesso al VA in fase di lancio (tipo Soyuz) ma verrà effettuato un docking successivo (tipo CSM e LEM)?
Nel sito russianspaceweb.com non mi pare sia specificato…

a proposito del VA formulo un adomanda in quanto ho un po’ perso le fila di Orion, giusto per avere un raffronto non operativo, ma tecnico. (qualora fossi OT me ne scuso)

Il veicolo sarebbe riutilizzabile, Orion invece no, giusto? Orion avrebbe come riutilizzabilità i … (non mi viene in mente il termine tecnico)… pannelli di controllo interni , mi sembra di ricordare cosi, sbaglio o ricordo bene?

Spero di essermi espresso chiaramente :wink:

Orion avrà sicuramente l’avionica e gran parte della sistemistica interna riutilizzabile, per la cellula non è ancora chiaro.

Grazie Alby!!!

Beh, STS-125 mi sembra rientrare nella categoria. Non è stato abbandonato nulla.

Per l’HST sono concorde però, per quanto concerne gli altri satelliti…

GRO era stato abbandonato per essendo predisposto per un’eventuale rifornimento o aggiornamento.

Anatoly Zak ha pubblicato su RussianSpaceWeb queste tavole della ipotetica capsula


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ultime 2


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Non vi offendete, sembra un miscuglio tra i retrorazzi della Mercury, la capsula Apollo ed in cima non sò se una Vostok o un modulo di raccordo della ISS…

Però una sorta di superSoyuz. Il mio plauso se riescono a renderla riutilizzabile almeno 10 volte. Doveva esserlo anche Orion, ma credo che per risparmiare OGGI non lo sarà.

Non resta che aspettare… ma la famosa mini navetta russa che fine fà?

Concettualmente non è molto diversa dalla Soyuz originale: modulo orbitale + modulo di rientro + modulo di servizio.
Cambiano le forme (e le tecnologie) ma l’idea di fondo permane.

In realtà, se ho capito bene, per le missioni di supporto verso la ISS dovrebbero essere presenti solo il modulo di rientro e quello di servizio. Si tratta, allo stesso tempo, di un passo in avanti ed uno indietro.

Un passo avanti, se si considera la Soyuz attualmente in uso.
Un passo indietro se si considera che nel 1988 i russi avevano il Buran e che agli inizi del XXI secolo avevano proposto il Kliper, il quale aveva molte carte in regola per essere il vero spazioplano (piccolo, compatto. parzialmente riutilizzabile, modulare, sicuro ed abbastanza economico) di questi anni.

Vorrei evitare, però, eventuali parallelismi (fin troppo facili) tra Orion e PPTS. Sono veicoli diversi, nati in tempi diversi e per scopi diversi (anche se esteticamente possono somigliare).
Sarebbe più corretto un paragone tra Dragon e PPTS, sia pure se quest’ultimo pare più avanzato.

Concordo assolutamente, l’unico punto in comune è la medesima architettura/filosofia costruttiva per entrambi i sistemi con modulo di servizio e modulo di comando/rientro (nel PPTS c’è anche il modulo orbitale “asportabile”) benchè scopi, capacità e scelte progettuali siano sensibilmente differenti. Senza riaprire discussioni è però evidente quanto questo sistema sia ugualmente “modulare” rispetto al predecessore Soyuz e benchè la filososia costruttiva sia, come detto, la medesima di Orion, Apollo o Dragon.

Scusate, ma in caso di problemi al lancio, il sistema di aborto missione dovrebbe tirare su sia capsula che modulo oribitale?

No il modulo orbitale verrebbe estratto dalla parte superiore del lanciatore dopo il lancio come avvenne per il modulo di docking dell’ASTP o con il LM delle missioni lunari Apollo.

Esaminando i disegni, sembra proprio che sia così.
Dopo il lancio la capsula compie una rotazione di 180° sul proprio asse, aggancia il modulo orbitale ed esegue un’ulteriore rotazione di 180° per ritornare in linea di volo.

In genere i russi avevano sempre criticato quest’approccio di tipo “americano” (LM e ASTP Docking Module, appunto) me evidentemente devono aver fatto un trade-off tra le complicazioni di una manovra di aggancio di questo tipo e l’incremento di peso (e complessità operativa) di una torre di salvataggio che si debba sobbarcare anche il peso del modulo orbitale…

Piuttosto sarebbe interessante vedere se i russi pensano ancora di effettuare un’atterraggio “propulso” con il PPTS, con tanto di zampe d’atterraggio retrattili ed ammortizzate oleopneumaticamente. Il paracadute resterebbe solo come back-up in caso di mancato funzionamento della sezione propulsiva.

No, come scritto nella news l’idea è stata quasi certamente abbandonata essendo sparito il requisito e aumentato il raggio di precisione del sito di atterraggio.

A suo tempo non si era parlato anche di un sistema meccanico per la manovra di estrazione del modulo orbitale?
O era un concept giapponese?
Scusate non ricordo :flushed: