Leggendo l’articolo “The Birth and Early Rise of Astronautics” nell’ultimo numero di Quest, ho trovato citato il nome di Giovanni Serragli, un pioniere dell’astronautica, professore di aerodinamica all’universita’ di Firenze che pubblico’ alcuni lavori negli anni 30.
L’articolo cita un suo studio dal titolo (ritradotto in italiano dall’inglese) “ricerche sulle polveri lente e loro uso per l’esplorazione dell’alta atmosfera” e un altro dal titolo “principi speciali di navigazione aerea. il veicolo a reazione”. pubblicato in “Aeronautica”, vol. 2, 1928, p. 943-945
Qualcuno ha mai sentito nominare questo pioniere, o riuscirebbe a trovare una copia di questi suoi lavori?
In rete ho trovato solo un suo lavoro di aerodinamica Clicca qui
un articolo di astronomia in francese “Une méthode rapide pour le calcul des perturbations des comètes” e nient’altro…
Caspita, mai sentito.
In genere, almeno per quello che riguarda l’Italia, i pionieri dell’Astronautica riconosciuti sono senz’altro Crocco, Ferri e Cattaneo per il suo lavoro sugli aerorazzi.
Ai pionieri dell’Astronautica italiana va anche aggiunta la figura di Luigi Gussalli, ricordata in un recente (2002) libro di Giovanni Caprara.
Ai pionieri dell'Astronautica italiana va anche aggiunta la figura di Luigi Gussalli, ricordata in un recente (2002) libro di Giovanni Caprara.
e a cui e’ stato dedicato addirittura un articolo ad un recente congresso della International Astronautics Federation. oltre ad un cratere sulla Luna
Uhmm non lo conoscevo neppure io … :? Io credo che si debba dedicare una sezione del forum ai pionieri dell’astronautica italiana, una sorta di scheda con biografia ed un breve elenco dei maggiori successi/lavori/invenzioni/progetti che ne hanno fatto appunto, dei pionieri.
Che ne pensate? Admin?
Uhmm non lo conoscevo neppure io ... :? Io credo che si deba dedicare una sezione del forum dedicata ai pionieri dell'astronautica italiana, una sorta di scheda con biografia e i maggiori successi/lavori/invenzioni/progetti che ne hanno fatto un pioniere. Che ne pensate? Admin? :kissing_heart:
A me sembra un’ottima idea.
L’unico problema sono le scarsissime fonti bibliografiche sull’argomento…
Bello!
Sono sempre contento quando mi si offrono nuovi spunti per conoscere dettagli dell’astronautica italiana!
Grazie!
Uhmm non lo conoscevo neppure io ... :? Io credo che si debba dedicare una sezione del forum ai pionieri dell'astronautica italiana, una sorta di scheda con biografia ed un breve elenco dei maggiori successi/lavori/invenzioni/progetti che ne hanno fatto appunto, dei pionieri. Che ne pensate? Admin? :kissing_heart:
Ne penso bene, ma direi di utilizzare allo scopo il forum già pronto “Astronautica Italiana”.
Ha bisogno di essere decisamente “inciccito”
Caspita, mai sentito.In genere, almeno per quello che riguarda l’Italia, i pionieri dell’Astronautica riconosciuti sono senz’altro Crocco, Ferri e Cattaneo per il suo lavoro sugli aerorazzi.
Ferri? Non ricordo di averlo sentito… Chi mi da’ qualche particolare? Grazie
Ferri? Non ricordo di averlo sentito... Chi mi da' qualche particolare? Grazie
Tratto da Wikipedia edizione italiana:
Antonio Ferri (Norcia, 5 aprile1912- Long Island (USA), 28 dicembre 1975). Scienziato italiano, aerodinamico, si specializzò nel campo dell’ipersonico e del transonico diventandone uno dei maggiori esperti.
Dal 1937 le sue ricerche condotte nel centro di ricerche di Guidonia furono quanto di meglio circolasse nelle riviste scientifiche in campo delle alte velocità; tra queste ricordiamo gli spettacolari esperimenti condotti dal 1939 al 1940 nella galleria del vento supersonica e dopo la distruzione di questo per gli eventi bellici venne chiamato nel migliore centro di ricerca statunitense nel 1944 ossia il NACA center di Langley(USA) costituendone una delle figure di spicco nel campo degli studi dell’ipersonica e transonica. Sono da ricordare i suoi studi sul profilo biconvesso che costituì la forma di profilo alare più impiegata nel campo delle alte velocità aeronautiche nell’immediato dopoguerra, o anche lo sviluppo dei metodi Schlieren per le individuazioni delle strutture d’urto su ali e velivoli in campo transonico e ipersonico. Si occupò poi dei problemi di rientro atmosferico di velivoli spaziali, studiò il campo termofluidodinamico ipersonico a lungo, inoltre si applicò allo studio delle prese d’aria per propulsori airbreathing agenti in campo ipersonico e supersonico. Non meno importanti furono i suoi studi nel campo della combustione supersonica o quelli sul riscaldamento aerotermodinamico per velivoli avanzanti ad altissime velocità. In tutti questi campi diede contributi risolutivi che consentirono la risoluzione di problemi delicatissimi che avrebbero reso impossibile la realizzazione di molte delle imprese in campo spaziale e aeronautico avanzato.
Tratto da Wikipedia edizione italiana:Antonio Ferri (Norcia, 5 aprile1912- Long Island (USA), 28 dicembre 1975). Scienziato italiano, aerodinamico, si specializzò nel campo dell’ipersonico e del transonico diventandone uno dei maggiori esperti.
Confesso che non lo conoscevo nemmeno io
C’è ancora posto nella lista degli ignoranti? Ecchime!!!
Nel week end ho avuto occasione di visitare una biblioteca che possiede l’annata 1928 di “Aeronautica”. Eccovi quindi l’articolo di Serragli trascritto (con tanto di perle d’epoca come le unita’ di misura abbreviate col punto, Max Valier che e’ diventato Max Valieri e il richiamo finale alle sorti patrie…)
Non ho trascritto la prima pagina di tre che e’ solamente un’analisi dei problemi dell’uso di eliche per il volo verticale (elicotteri ecc.)
Articolo piu’ da divulgatore che da pioniere, in ogni caso…
Paolo, sei davvero un gran scavatore di informazioni. Grazie per il tuo lavoro!
Riguardo al sopra citato Max Valier, risulta essere il primo ad aver dato la vita per l’esplorazione spaziale.
Nato a Bolzano è morto il 17 maggio 1930 in seguito ad un’esplosione durante il collaudo di un razzo.
Interessante pagina su Wikipedia.
Per la verità Valier è morto sperimentando, probabilmente senza avere la necessaria competenza, un propulsore a combustibile liquido da lui stesso costruito con mezzi di fortuna, destinato a potenziare un veicolo terrestre, la RAK VII, una specie di barca capovolta dotata di quattro ruote motociclistiche e col propusore piazzato posteriormente all’altezza della testa del pilota: un’auto a razzo.
Era il 1930 e Max dopo essersi gingillato con i razzi a polvere Sander applicati ad automobili, slitte, aerei e mezzi ferroviari in collaborazione col magnate dell’auto tedesco Fritz von Opel, all’inizio del 1930 decise di costruire un propulsore a combustibile liquido.
Si accordò col Dr. Heyland, direttore di una ditta che tra l’altro produceva ossigeno liquido, e partì in fretta e furia con la costruzione, con l’obiettivo dichiarato di fare una presentazione dinamica del veicolo alla “Settimana dell’Aviazione” che si sarebbe tenuta a Berlino dal 25 al 30 maggio di quell’anno.
Valier era stato uno dei soci fondatori della Verein fur Raumschiffahrt - VfR (Società per la navigazione interplanetaria), era un buon divulgatore di cose astronomiche e successivamente anche astronautiche, aveva al suo attivo la pubblicazione di un certo numero di libri e articoli su questi argomenti, era un entusiasta dei viaggi interplanetari ma le sue competenze tecniche avevano limiti ben precisi.
Tra l’altro la VfR considerava questo suo “trastullarsi” con le auto a razzo spinte da antiquati ed “inutili” (per gli obiettivi dell’associazione) razzi a combustibile solido assolutamente deleterio al punto da valutare seriamente, nel 1929, la possibilità di una sua estromissione dall’associazione stessa.
Forse anche per questo Valier decise di cimentarsi con i razzi a combustibile liquido.
Ma quel sabato di metà maggio del 1930 mentre stava lavorando a tarda ora nell’officina deserta del Dr. Heyland valutò che dopo un certo numero di prove effettuate con successo al riparo dello schermo antiesplosione, il motore si era dimostrato abbastanza affidabile da potersi arrischiare ad effettuare qualche regolazione durante il funzionamento e questa decisione fu la sua condanna. Improvvisamente il motore era esploso ed una grossa scheggia gli aveva reciso l’aorta.
Morì dissanguato prima che qualcuno potesse prestargli il minimo soccorso.
Quindi non è esatto dire che Valier è stato il primo a dare la vita per l’esplorazione spaziale, piuttosto è stato il primo a morire a causa di un’auto a razzo, anche se sarebbero dovuti passare oltre 40 anni prima che altri subissero la stessa sventura. Anzi, non è stato il primo neanche in questo perchè circa un anno prima un giovane tedesco era deceduto per l’esplosione di un razzo a polvere mentre stava costruendo una copia in grande scala dell’auto-razzo di von Opel.
Perchè non modificare wikipedia o segnalare la tua interessante cronistoria?
Grazie comunque della precisazione!
Alcuni dei nomi che avete citato (Serragli, Ferri,Gussalli) non li conoscevo: per me è sempre un piacere apprendere cose nuove sull’astronautica italiana. Vorrei approfittarne per ricordare anche il contributo che è stato dato da Aurelio Robotti, professore del Politecnico di Torino, che nel 1952 ha effettuato il primo lancio in Italia di un razzo a propellente liquido. Non so però se possiamo considerarlo tra i pionieri, dato che ha operato il lancio solo pochi anni prima che iniziasse l’attività del prof. Broglio.
Mai sentito neanch’io!
Certo che nel nostro forum c’è sempre molto da imparare!
A proposito di Robotti, vi segnalo che ho appena messo a disposizione in sezione Downloads i lavori presentati all’Astronauticon 2.
Questo sia per fare in modo che tutti possiate apprezzare il livello tecnico, sia perchè nella bellissima conferenza di Stefano “ZioStefo” Innocenti parla proprio di Robotti.
Tutto a disposizione cliccando qui…