Houston, abbiamo un problema..chiamate lo psicologo!

Ciao a tutti! appena letto questo articolo su Repubblica.it nn ho potuto fare a meno di riportarlo sul forum…nn capita tanto spesso trovare articoli e spunti interessanti che leghino la mia professione alla magia dello spazio…di conseguenza, per chi fosse interessato, buona lettura! Acrab

“Houston, abbiamo un problema”
Video-psicologo per gli astronauti
di SARA FICOCELLI

NON AVRA’ il calore di una persona che sta seduta davanti a te, ti guarda e ti ascolta, ma magari sarà più professionale. Lo psicoterapeuta virtuale verrà presto installato sulle astronavi che fluttuano in orbita grazie a un progetto della Nasa denominato Virtual Space Station. Costerà 1,74 milioni di dollari (circa 1,2 milioni di euro), soldi messi a disposizione dal National Space Biomedical Research Institute di Houston, e comincerà ad essere sperimentato il mese prossimo a Boston. Per 4 anni una trentina di volontari verranno seguiti attraverso un programma di simulazione di missioni spaziali e interagiranno con un un video-terapista (lo psicologo Mark Hegel della Dartmouth University) che li aiuterà, attraverso un percorso registrato, a identificare e affrontare i sintomi della depressione.

Provate infatti a immaginare cosa può significare vivere per mesi, a volte anche per anni, letteralmente isolati dal resto del mondo. Sulle navicelle spaziali, è noto, non c’è spazio per la mondanità o la privacy, per non parlare del fatto che il cibo è confezionato, il sole sorge e tramonta ogni 45 minuti e non sempre i colleghi vengono selezionati in base alla simpatia reciproca.

“Se le cose si mettono male, la tua sopravvivenza dipende da chi hai accanto”, spiega Jay Bucker, ex astronauta dello shuttle Columbia e consulente per la Virtual Space Station, “La fiducia tra i componenti dell’equipaggio è fondamentale, ma per averla ci vogliono prima di tutto serenità e salute mentale”.

Lo stress da eccesso di responsabilità e la mancanza degli affetti familiari aggiungono a un’esperienza materialmente difficile il peso della solitudine. I presupposti per la depressione ci sono tutti e molti precedenti lo confermano. Nel 1985 la missione spaziale russa sulla Salyut 7 venne in parte rovinata dallo sguardo perso del comandante, che a un certo punto smise di interessarsi al lavoro e cominciò a passare le giornate fissando gli oblò. Tre anni prima un’altra missione internazionale era stata bloccata a causa dei violenti litigi fra due colleghi: “Non capiamo cosa ci sta succedendo”, scrisse in quei giorni Valentin Lebedev sul suo “Diario di un cosmonauta”, “ce ne stiamo ognuno per conto nostro, senza parlarci, come se fossimo offesi. Dobbiamo trovare il modo di risolvere la situazione”.

E la soluzione finalmente è arrivata, ma non bisogna fantasticare fino al punto di immaginare un’intelligenza virtuale sul modello di “2001 - Odissea nello spazio”. I volontari, seguendo un percorso ad hoc (“problem-solving treatment”) guidati dalla voce dello specialista, impareranno strategie di auto-aiuto e di supporto basate su concetti presi in prestito dai giochi di ruolo e avranno a disposizione una banca-dati su tutto ciò che riguarda la depressione. Sebbene il progetto sia stato studiato per l’utilizzo su una nave spaziale, si pensa di applicarlo anche ai pazienti che, per motivi economici o geografici, non hanno la possibilità di farsi visitare da uno psicoterapeuta. Il programma di sperimentazione, infatti, si svilupperà utilizzando come volontari dei civili e non degli astronauti. “Spesso chi vorrebbe chiedere aiuto non lo fa per mille motivi diversi: ma se di mezzo c’è solo un computer le barriere crollano e ricorrere a uno specialista diventa più facile”.

Spesso i problemi di relazione tra astronauti e i periodi di depressione vissuti dai membri dell’equipaggio vengono alla luce solo a missione è finita, anche perché comunicare un disagio per il quale non c’è rimedio significa mettere a rischio l’intera missione e la propria carriera. Questo sistema permetterà di rendere più rilassata la situazione a bordo delle navicelle e di intervenire in tempo in caso di necessità. La depressione può comportare non solo scompensi comportamentali ma fisici, problemi di insonnia, dimagrimento, concentrazione e agilità, tutte debolezze che per chi vive nello spazio possono essere fatali. Finora gli astronauti potevano contattare gli psicologi ma solo in certi momenti e tenendo conto di tutta una serie di variabili: missioni come quella su Marte ad esempio, a 250 milioni di miglia dalla Terra, permettono di mettersi in contatto con la base solo dopo un’attesa di 40 minuti.

Sulla Virtual Space Station invece la voce dello psicologo Hegel verrà registrata in video e sarà disponibile in qualunque momento attraverso un laptop personale che garantirà il massimo della privacy. E’ la prima volta che i ricercatori fanno ricorso a una terapia di aiuto ad astronauti senza l’ausilio di una persona in carne ed ossa. “Credo che funzionerà - ha spiegato Hegel - si tratta di una terapia in gran parte basata sulla capacità di reazione individuali, e gli astronauti sono in genere persone molto forti”.

Questo sarà uno dei problemi di cui tener maggiormente conto per una missione su Marte.

Quoto!

Sono d’accordo… è per questo motivo che finchè non buttano via la propulsione chimica e non accorciano i tempi di missione ci possiamo scordare di Marte.

Tante sono le simulazioni a terra di isolamento. Mi era venuta voglia di applicare per Mars-500 (poi ho pensato che forse la mia ragazza non ne sarebbe stata entusiasta e ho lasciato perdere… :stuck_out_tongue_winking_eye:).

Una cosa non ho ancora ben capito: quando simulano le missioni su Marte, includono i 40 minuti (20 ad andare e 20 a tornare) necessari per comunicare con l’esterno?
E se sì, saranno veramente rappresentativi?
Voglio dire: da un punto di vista psicologico, secondo me è terribile sapere che anche se ti dovesse succedere qualcosa, da terra saprebbero che sei morto 20 minuti dopo che è successo. Quest’aspetto secondo me è impossibile da simulare a terra, perchè anche se nelle comunicazioni implementano il ritardo, uno da dentro sa benissimo che in caso di problemi si interviene in tempo real interrompendo la simulazione…

Non si può buttare via l’unico metodo di propulsione oggi utilizzabile… non esistono attualmente alternative percorribili per la propulsione principale in missioni umane di questo genere. O la missione verso marte si farà con propulsori chimici (cosa che reputo comunque fattibile) o non si farà probabilmente in questo secolo… non esistono attualmente sistemi paragonabili neanche in lontananza nel tempo che possano soppiantare la propulsione chimica tradizionale.

Esistono… si chiama propulsione nucleare… alte spinte, alti impulsi specifici… poco carburante, tempi di missione ridotti :wink:

No, in pratica non esistono, non ci sono prototipi statici funzionanti, non ci sono progetti applicativi ai propulsori di lanciatori, non esistono programmi operativi e non esistono applicazioni reali o anche solo realizzabili…
Ne abbiamo parlato altre volte, l’efficienza è poco sopra quella dei propulsori chimici con rischio ambientale enorme e costi altrettanto enormi… nessuno li sta neanche più studiando… è un filone morto da anni…

:astonished: :astonished: :astonished: :astonished: :astonished: :astonished:
Morto da anni? Ti posso assicurare che tanti ne parlano e tanti ci lavorano e ci studiano.
Si parla sia di Nuclear Thermal Rocket (che avrebbe impulsi specifici fino a 3-4 volte quelli chimici), e di Nuclear Electric Propulsion, ovvero fare generatori nucleari per energia elettrica e usare l’energia su motori MPD o elettrostatici… e avere impulsi specifici fino a 30-40 volte quelli chimici (30.000 s contro 400…)

Non c’è niente di funzionante al momento? Vero. Ma c’è stato in passato… e da qui a 30 anni il tempo di farlo di nuovo c’è eccome…

PS: mai sentito parlare di progetto Prometeo?

Forse è più corretto dire “si parlava”, non ci sono studi in atto a riguardo, è veramente il nucleare “morto” ed arcaico, abbandonato dopo l’euforia da space race degli anni 60-70 a causa dei rischi elevatissimi e della resa, come giustamente dici, di poco superiore al chimico tradizionale…

e di Nuclear Electric Propulsion, ovvero fare generatori nucleari per energia elettrica e usare l'energia su motori MPD o elettrostatici... e avere impulsi specifici fino a 30-40 volte quelli chimici (30.000 s contro 400...)

Stavamo parlando di missioni umane e di spinte specifiche elevate… non credo rientriamo in questa categoria… ottima tecnologia per missioni automatiche ma inutilizzabile per missioni umane…

Non c'è niente di funzionante al momento? Vero. Ma c'è stato in passato... e da qui a 30 anni il tempo di farlo di nuovo c'è eccome..

Non per missioni umane, non c’è nulla allo studio e attualmente fattibile o utilizzabile in missioni umane… teniamo separate le questioni, le missioni automatiche utilizzano da tempo e utilizzeranno in futuro la propulsione elettro-nucleare, le missioni umane non possono farlo per le spinte esigue che non soddisfano i requisiti di missione… sono cose diverse…

PS: mai sentito parlare di progetto Prometeo?

Certo, chiuso anche quello.

Credo comunque si stia facendo una gran confusione chiamando con il termine “nucleare” molte cose ed estremamente diverse fra loro.
Se parliamo di missioni umane, oggi non esiste NESSUN progetto allo studio che possa portare in tempi ragionevoli (diversi decenni) ad un prodotto utilizzabile, se invece vogliamo parlare di missioni automatiche oggi e da anni volano con propulsione nucleare e la ricerca sta facendo passi avanti enormi, ma c’è poco o nulla applicabile alle missioni umane, le spinte sono ridottissime, ottime per missioni automatiche ma totalmente inutili per missioni umane… una cosa è poi il nucleare termico a cui nessuno fa più affidamento per la propulsione e un’altra è la propulsione elettro-nucleare, ottima per ISP ma esigua per spinte specifiche (quelle che servono per i voli umani)…

Servono persone adatte… Non che non esistano. Se qualche istituto vuol mettermi alla prova (non sto scherzando) gli dimostrerò che posso tranquillamente vivere mesi e mesi in uno spazio angusto privo o quasi di altra umanità. Mi preoccupano molto di più le radiazioni cosmiche… Anche se ne abbiamo già parlato, chiederei al buon Albyz quanti rad ci si aspetta che assorba un equipaggio in un volo per Marte, andata e ritorno, basandoci sulle attuali tecnologie di schermatura e di propulsione ?

Salute e Latinum per tutti !

Sulla superfice della luna si avrebbe un valore compreso tra 8 e 12 Rem l’anno, mentre al livello del mare ce ne sorbiamo circa 0.03 l’anno…sarà questa la sfida da affrontare per i viaggi interplanetari…

Assolutamente d’accordo!

Mi preoccupano molto di più le radiazioni cosmiche... Anche se ne abbiamo già parlato, chiederei al buon Albyz quanti rad ci si aspetta che assorba un equipaggio in un volo per Marte, andata e ritorno, basandoci sulle attuali tecnologie di schermatura e di propulsione ?

Non saprei quale sia la dose per un viaggio di tale lunghezza, credo non sia ben chiaro neanche a chi le potrebbe studiare… sono troppe le variabili in gioco…

Si ma lo schermo al plasma non te lo puoi portare. Ancora interessato? :slight_smile:

E’ sufficiente un buon database di libri, non chiedo neppure dei film !!! :ok: Dubito mancheranno nei futuri viaggi spaziali interplanetari…

Salute e Latinum per tutti !

Stiamo toccando in un topic solo un’infinità di cose…

Per rispondere sul nucleare (e poi chiudo), un conto è dire che i fondi sono bloccati, un conto è dire che è chiuso per sempre. Anche l’Advanced Life Support è completamente fermo, ma questo non vuol dire che nessuno più crede al fatto che su Marte ci sarà bisogno di Greenhouses e di Life Support Biorigenerativi…
La politica NASA degli ultimi anni (discutibile, e messa in discussione anche da molti interni NASA) è stata quella di bloccare tutti i fondi di tutti i progetti e farli confluire tutti in Orion, per ridurre al massimo il periodo tra la dismissione dello Shuttle e il primo volo di Orion… (e sinceramente dal punto di vista strategico ha il suo senso). Questo pero’ non vuol dire che tutti gli altri progetti li abbiano fermati perchè nessuno ci credeva.
Una cosa è certa, se si va su Marte l’energia elettrica arrigva dal nucleare, perchè i pannelli solari sono impensabili…

Per quanto riguarda le radiazioni, la cosa è anche legata. Al momento gli schermi attivi non sono convenienti in termini di massa equivalente, perchè pesano e consumano un sacco. Le cose potrebbero cambiare in 30 anni di ricerca scientifica…

@ andreamoore: la soluzione più semplice sulla Luna sembra essere fare la talpa e schermarsi di regolite. Su Marte potrebbe anche non essercene bisogno, perchè sembra che quel poco di atmosfera basti a schermare gli SPE. Il problema grosso rimane il trasferimento… e torniamo sempre allo stesso punto… o riduciamo il tempo di trasferimento o non ci andiamo…

Gli studi sulla propulsione termica-nucleare per missioni manned sono fermi dagli anni '70 non dall’arrivo del Constellation…
Negli altri casi, propulsione elettro-nucleare per missioni unmanned, RTG ecc… gli studi proseguono e stanno dando ottimi risultati… ma si parlava di altro.
Tutto quello da cui si era partiti era un’ipotetica missione con propulsione nucleare umana verso marte, e per questo non esiste assolutamente nulla in programma, in previsione, allo studio o anche ipotizzata…

Una cosa è certa, se si va su Marte l'energia elettrica arrigva dal nucleare, perchè i pannelli solari sono impensabili...

Qui inseriamo però un altro argomento ancora… il nucleare per produzione energetica, non ci sono dubbi sarà indispensabile, ma forse lo sarà già sulla Luna…

@ andreamoore: la soluzione più semplice sulla Luna sembra essere fare la talpa e schermarsi di regolite. Su Marte potrebbe anche non essercene bisogno, perchè sembra che quel poco di atmosfera basti a schermare gli SPE. Il problema grosso rimane il trasferimento... e torniamo sempre allo stesso punto... o riduciamo il tempo di trasferimento o non ci andiamo....

Per gli habitat forse, ma si sta puntando in maggior parte su scudi ad acqua, per i rover saranno sicuramente di quest’ultimo tipo.

Comunque io personalmente non saprei che farmene di confessarmi ad una macchina… :thinking:

Concordo al 200%, o si riducono (e drasticamente) i tempi di traversata Terra-Marte (e ritorno) oppure possiamo scordarcelo.
Se, per andare sulla Luna, i propulsori chimici possono ancora andare bene (economia del sistema a parte) per Marte è tutta un’altra storia.

Non è pensabile, da un lato, mandare su migliaia di tonnellate di propellenti per far andare un’astronave degna di questo nome, fino su Marte in tempi incompatibili con la fisiologia umana. Ne si può, dallì’altro, ridurre troppo all’osso la suddetta astronave, sempre per i problemi psico-fisiologici che questo comporterebbe.

E’ chiaro che qualsiasi missione marziana, fosse solo per lo shift nelle comunicazioni, richiede persone altamente motivate ed addestrate (non in senso occidentale, quanto in quello orientale, cioé istruite all’introspezione ed alla meditazione, può sembrare strano ma è l’unico modo in cui si può far funzionare la cosa da un punto di vista psicologico).

A mio parere già con la tecnologia attuale (chimica per intenderci) sarebbe possibile realizzare, anche oggi, una missione verso Marte, i problemi non sono tecnologici ma prettamente di costi e di ritorni.
Certamente non bisogna pensare di realizzare una misione su Marte con il ritmo di quelle sulla Luna ma un paio di missioni a decennio credo già oggi siano fattibili senza spese enormemente maggiori di quelle attuali per l’esplorazione.
La psicologia non la vedo come un grande problema, lo si diceva per il primo astronauta, lo si diceva per la prima missione di diversi giorni, lo si è detto per le missioni di settimane e lo si è continuato a dire per missioni di 6 mesi… non è una cosa che tutti possono fare, ma che nessuno lo possa fare questo no…

Beh…certo, è sempre una questione di costi (soprattutto di quelli).
In teoria, sarebbe sempre valido l’approccio di von Braun che prevedeva - addirittura - un’intera flotta di astronavi dirette verso Marte con oltre 50 astronauti di equipaggio.
Ma quanto costerebbe tutto questo?

Se si vuole “tirare” al limite possibile la tecnologia del chimico, quello che si potrebbe (realisticamente) fare sarebbe un “flyby” di Marte, senza sbarco, con un veicolo spaziale ridotto all’osso (ma pur sempre senza i pesi accessori di: propellente per le manovre orbitali, landers, ecc. ecc.) e con un tempo complessivo di missione di 8/10 mesi.

Ma missioni lunghe 3/4 anni, con veicoli spaziali pesanti centinaia di tonnellate (il cui 85% di peso sarebbe rappresentato dal solo propellente) per un equipaggio idi 4/6 astronauti, sembrano davvero inverosimili, sia da un punto di vista umano che tecnologico.

Certo è giusto citare esempi di permanenze umane sempre più prolungate avvenute negli ultimi 40 anni, ma queste si sono verificate sempre ed esclusivamente in LEO, laddove qualsiasi problema umano o inconveniente tecnico può trovare una soluzione relativamente veloce.

Ben altra cosa è una missione di 3 anni per andare e tornare da Marte, bisogna portarsi da casa tutto ma proprio tutto. Se qualcosa succede durante il viaggio non c’è niente che si possa fare da terra. Certo il nucleare non risolve, magicamente, tutti questi problemi. Una cosa però è sicura: riducendo i tempi di viaggio si riducono anche parte dei rischi intimamente connessi a questo tipo di missioni.

Se dovremo aspettare un’altra “stagione del nucleare”, ebbene allora (almeno personalmente) sono disposto ad attenderla. Nel frattempo mi godrò il ritorno alla Luna (Americano, Russo, Cinese o Indiano che sia…).