HP3, speculazioni ed ipotesi a manetta ( + totoconcorso ce la farà o non ce la farà?)

per dare una risposta sensata a queste domande, così come “come avrei fatto questa sonda” ci sarebbe da lavorare sul progetto di una sonda, cosa che non sto facendo. Sarebbe un attimo superbo pensare che in mezz’ora di riflessioni si possa progettare una cosa del genere.
Tranne che per la terza: i dati disponibili li hanno sicuramente e si sono basati su quelli, ci fosse un modo migliore l’avrebbero usato

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Le sonde del programma Surveyor avevano fra gli scopi lo studio delle proprietà del terreno lunare senza scavare in profondità, o almeno non troppo sotto la superficie.

Si servivano di attrezzature come sensori e accelerometri, per dedurre le proprietà del suolo dalle decelerazioni dell’impatto, e strumenti come una paletta per smuovere e prelevavare campioni di suolo in superficie e fino a una decina di cm più sotto.

Forse su Marte (e altri corpi come la Luna) non non ci si allontana troppo da una buona descrizione della superficie se si considera la regolite largamente omogenea. Su Marte sono ancora in corso processi che rendono il suolo omogeneo (o meno disomogeneo) come la craterizzazione da impatto, e da molto tempo su scala geologica non sono presenti importanti fattori di disomogneità come l’acqua in superficie, l’attività vulcanica e i movimenti della crosta come la tettonica a zolle.

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Chiuso il sondaggio sulle cause dell’anomalia. Ci abbiamo azzeccato un maggioranza! Per i dettagli anche sulla questione della pressione atmosferica che ha giocato a sfavore, si rimanda al thread principale di InSight.

Rimane aperto la “G.U.F.O”* challenge: ce la fà o non ce la fà?

*Guided Umarell Field Optimization

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Riprovo a esporre il mio pensiero.

Gia’ a fine anni ‘80, in un altro settore, ci insegnavano che il modello di progetto a cascata (waterfall) era rigido, costoso e rischioso. A quel tempo si parlava di progettazione “a spirale” per ovviare a tali problemi. Poi come spesso succede le buzzword si susseguono e permettono alle societa’ di consulenza di vendere sempre le stesse cose facendole sembrare nuove, quindi in questi decenni si e’ parlato anche di progettazione incrementale, action-centric e tanti altri termini. Adesso va di moda il modello “agile” , ma il concetto e’ sempre lo stesso, superare i limiti della progettazione a cascata dove devi prevedere tutto prima di fare qualunque verifica sul campo. Sicuramente qualcuno dira’ che tutti questi modelli di progetto sono molto diversi, ma i discorso di base e’ sempre lo stesso. Le “innumerevoli review” costano tempo e soldi, mentre i test e le iterazioni sono indispensabili.

Il problema e’ che in campo spaziale, e in particolare per operare su Marte, e’ una parola fare i test. Bisogna riprodurre le condizioni che si troveranno a destinazione e che sono in parte sconosciute, per fare i test qui. Mentre per andarci serve un sacco di delta V e un sacco di tempo con finestre di lancio molto rare, le telecomunicazioni sono problematiche e non in tempo reale e serve un grande lanciatore anche per recapitare per un carico molto piccolo, inoltre far atterrare qualcosa su Marte e’ estremamente difficile anche rispetto ad altri corpi celesti. Posto piu’ sotto un articolo che mi pare spieghi bene perche’.

Quindi, ripeto, giu’ il cappello a chi lo fa. Non mi permetterei mai di giudicare chi ha lavorato per trovare soluzioni avendo i vincoli di progetto molto stringenti di cui sopra.

Quello che ho provato a scrivere nell’altro 3d mi sembrava di buon senso e’ che magari un giorno non lontano si potranno rendere leggermente meno stringenti questi vincoli di progetto. Ad esempio:

  • Usare un nuovo lanciatore che costa relativamente poco e ha la capacita’ di inserire in orbita trans-Marziana piu’ di 16 tonnellate, quindi anche piu’ di un rover/lander alla volta. Ogni riferimento al FH e’ puramente intenzionale. Forse ci saranno anche altri lanciatori che costano relativamente meno che in passato prodotti da altri attori e agenzie, senza attendere nuovi mirabolanti veicoli. I costi di lancio sono scesi di un ordine di grandezza, e’ gia’ successo. I nuovi razionali di progetto sono diversi da prima.

  • Lanciare piu’ di un rover/lander alla volta. Con strumenti, dispositivi e soluzoni leggermente diversi. Se non posso iterare nel tempo allora mettiamo a confronto prototipi e soluzioni diverse ad ogni giro. Le economie di scala funzionano, anche nello spazio, e le si faceva gia’ al tempo del Voyager.

  • Fare piu’ esperienza sulla Luna, che e’ veloce da raggiungere, permette comunicazioni quasi in tempo reale e su cui e’ piu’ semplice atterrare non avendo atmosfera ed essendo un pozzo gravitazionale molto meno profondo.

  • Il fallimento di un singolo tentativo non e’ una tragedia ma e’ al contrario l’acquisizione di parecchio know how che sara’ utile per le successive iterazioni. E magari facciamo durare di meno le “innumerevoli review”, cosi’ al di la delle finestre di lancio e dei tempi di transito si possono fare piu’ iterazioni nell’arco delle nostre brevi vite.

Non riesco a vederci niente di provocatorio, e non mi offendo se mi si fa notare i probabilli molti punti dove il ragionamento non fila, spero nessun altro ce lo veda o si offenda.

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Per sdrammatizzare. Un particolare della talpa di Insight bloccata.

Ci vuole però un ottimo carburatorista… :smiley:

possiamo chiamarla Enrico?

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Comunque ci sono ancora una serie infinita di “Piani C” che possono essere tentati, in ordine di disperazione:

  1. Impugnare Enrico con la manina come una stilografica
  2. Martellare il picchetto (Enrico, pardon) con la benna
  3. Sollevare l’intero telaio di HP3 e spostarlo da un’altra parte con Enrico a penzoloni. Usare la manina per riposionare Enrico in verticale
  4. Sollevare SEIS e appoggiarlo sulla testa di Enrico per conficcarlo per bene nel terreno
  5. Sollevare l’intera sonda Insight con la manina in una mossa alla Barone di Munchausen per posizionarla con un piedino sopra la testa di Enrico
  6. Organizzare una missione manned per mandare 1 astronauta su Marte con l’intento di spingere col ditino sulla testa di Enrico
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:grinning: Io voto la 6, e propongo di inviare una capiente Starship con un discreto carico di Umarell che possano stare a guardare l’astronauta che aiuta la talpa e criticare il suo modo di lavorare.

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qui credo che si possa cazzeggiare, quindi propongo:

  1. informare Enrico che se ce la fa potra avere un appuntamento con la passera scopaiola
  2. farlo minacciare da Cesira di dover passare la domenica all Ikea

Siete I soliti esagerati. Basta mandare Curiosity a spingere con la ruota. Ha già preso una boccata di ossigeno per la marcia.

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Sarebbe meglio non fino a questo punto. Cerchiamo per favore di evitare i toni da osteria e di rimanere nell’ambito di quanto è effettivamente possibile in questa missione.

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Sembra che il Talpone stia giovando della spintarella.

Secondo me, quando il braccio avrà raggiunto il limite, compatteranno un bel po di regolite a tappare la situazione. Mantenendo poggiata la benna quel tanto da non ostacolare il cavo ingegneristico.