Non riesco a immaginare nessun modo per trasmettere i dati a terra, però. Le onde radio non si propagano in un liquido contenente sali, come è probabile che sia. E per quanto ne sappiamo potrebbe essere anche opaco alla luce. Poi, dal penetratore alla superfice… ancora meno. 25 km di ghiaccio… si potrebbe forse fare a frequenze piuttosto basse, con data rate altrettanto basso. Poi ci va un link verso terra, ma posso immaginare un orbiter che faccia da ripetitore e ricognitore fotografico.
Probabilmente sarà necessario trovare un punto del ghiaccio molto sottile in modo che sia possibile srotolare un cavo mentre si scende.
Nel progetto VALKYRIE (Very-Deep Autonomous Laser-Powered Kilowatt-Class Yo-Yoing Robotic Ice Explorer), che riguarda la perforazione del ghiaccio in Antartide, persino la potenza elettrica viene affidata ad un cavo. Il Trattato Antartico (Art. V) non permette l’utilizzo di sonde nucleari quindi si è pensato di far passare un laser ad alta energia attraverso una fibra ottica (https://en.wikipedia.org/wiki/Cryobot).
In alternativa (la butto lì, eh) si potrebbe pensare di rilasciare, da un certo punto della perforazione in poi, un filo che funga da antenna monopolare “lunga” (per esempio 3/2 λ) che ha la caratteristica di avere un diagramma di radiazione asimmetrico e magari si riesce ad ottenere un lobo diretto verso l’alto. Qui non abbiamo un graund plane (ma un “water plane”) e al posto dell’aria abbiamo ghiaccio di qualche tipo. Ci vorrebbero un po’ di test in Antartide.
I sottomarini impiega(va)no lunghissime antenne da trascinare dietro di se nell’acqua però richiedono una navigazione a quota e velocità costanti e predeterminate. E se si usano VLF la comuicazione deve essere per forza diretta con l’orbita dove è possibile dispiegare antenne molto grandi.
Per far comunicare l’hydrobot con il cryobot si potrebbe dotarli di transceiver ottici e/o acustici. Quest’ultimo sistema è usato dai sommergibili per le telefonate ed ha una portata di centinaia di metri. L’hydrobot potrebbe allontanarsi e ritornare nei pressi del cryobot per comunicare. Collegamento complicato: Terra - DSN - Lander - Cryobot - Hydrobot. Sarebbe molto opportuno riuscire ad usare un collegamento “fisico” tra Lander e Cryobot.
Bella foto, senza alcun dubbio però, dal mio punto di vista, è come vedere il mare con un telescopio. Si vedrebbe meglio stando direttamente sulla spiaggia; stessa cosa vale per per Europa, una foto più ravvicinata dei suoi mari sarebbe più apprezzata!
mamma mia
Ok, vedo bene almeno una missione in superfice, ricognizione fotografica, analisi dei gas e forse degli ejecta. Almeno per capire di che pasta è fatto Europa.
Io credo che se esistono delle forme di vita nell’oceano di Europa, si potranno trovare delle evidenze anche nel ghiaccio della superfice, come dice Marco. Potrebbe essere già tutto lì, servito su un piatto di ghiaccio e neve
Se si è formata la vita grazie al calore da attività vulcanica, questo sarà a grande profondità. La profondità tra l’altro aiuta anche per le radiazioni.
In superficie, dove la temperatura è bassissima e le radiazioni proibitive, è molto più improbabile trovare qualcosa, e potrebbe non esserci nessuno scambio di acqua tra il fondo e la superficie (così come avviene sulla Terra)
Mi sono espresso un po’ disordinatamente! Ci sono ancora molte incognite che rendono una missione di perforazione molto complessa. Vediamo quale sarà questo “surprising” announcement di domani.
Personalmente,fossi a capo di un agenzia spaziale importante,la riterrei una delle missioni prioritarie.
Tra l’altro perchè non creare una collaborazione internazionale per realizzare un impresa del genere…già NASA-ESA JAXA basterebbe.
Sulla superficie di Europa sono stati fotografati pennacchi tipo Geyser alti 200km, crepe nel ghiaccio per l’accelerazione di marea con conseguenti trafilamenti. Quindi una certa dinamica c’é. E penso avrebbe senso cercare le tracce biologiche rivelatrici conservate nel ghiaccio, non gli animali o i batteri vivi (magari!).
Una missione sulla superficie la vedo fattibile nei prossimi 20 anni, ma ha senso solo se davvero riusciamo a identificare un’area strategica da cui sia possibile analizzare materiale proveniente dall’Oceano sottostante, perché raschiare il ghiaccio della superficie non credo serva a molto. Il ferro da stiro nucleare sommergibile invece non lo vedo così vicino…a meno che non scopriamo nel frattempo inequivocabili segni di vita extraterrestre che ci facciano correre in quella direzione. Mi sembra tecnicamente una missione complicatissima
…
Se ci fossero molecole organiche complesse queste resterebbero intrappolate nel ghiaccio; basterebbe trovare aree di ghiaccio recente. Allo stesso modo, un’analisi dei gas nei dintorni di una delle eruzioni potrebbe dire molto. Serve un orbiter per mappare i dettagli, magari con un analizzatore di gas residui. D’altra parte, non siamo ancora riusciti a inviare un vero analizzatore di molecole organiche su Marte, nonostante le dozzine di missioni dopo i Vikings… figuratevi un pò. Anche il SAM di Curiosity non mi sembra abbia dato grandi risultati. E non abbiamo nemmeno mai trapanato Marte oltre, mi pare, un metro o giù di lì. Tanto per dire quanto potrebbe passare prima di una seria esplorazione di Europa o di qualche altro satellite.
Fondamentalmente si è parlato dell’osservazione di geyser di acqua.Da quanto ho potuto capire non era nemmeno sicuro che esistessero davvero.Non si è parlato di spettrografia di quei geyser, argomento che verrà affrontato con la missione Juice immagino.