James Webb Space Telescope (JWST) - Mission Log

eccola vista da Hubble

I cinque tweet con le cinque immagini dall’account ufficiale JWST.
Ci sono altre immagini a corredo, che potete scoprire visitando il sito ufficiale della missione.

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Tutte le immagini si possono trovare anche qui:
https://www.esa.int/ESA_Multimedia/Sets/Webb_First_Images/(result_type)/images

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Un aspetto interessante è che le palette di colori scelte dal team di Webb per le prime immagini sono simili a quelle di Hubble.

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Probabilmente lo scopo è accentuare ancor di più i miglioramenti mostruosi prodotti da questo gioiello. È bello per un giorno vedere così tanta attenzione per l’astronomia :pleading_face:

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L’applicazione Webb Compare allinea le immagini dei primi oggetti ripresi da Webb con immagini corrispondenti di Hubble e permette di confrontarle interattivamente. È disponibile anche il codice sorgente.

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Perché c’è un gap a 4,4 micrometri nel rilevatore dello spettro?

McDowell su twitter ha detto che sono due sensori vicini e di mezzo ci devono passare i cavi elettrici. Dopo riprendo il tweet che sono di corsa.

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:thinking: non potevano farli passare di sotto? :joy:
A parte i basterebbe che, capisco benissimo che ci saranno delle restrizioni ingegneristiche serie, ma il cavetto deve passare proprio alla precisa lunghezza d’onda degli spettri degli atomi leggeri modificati dal redshift degli oggetti che si vuole studiare?
Più che il twit sarebbe bello riuscire a mettere la mani al documento originale da dove lui ha preso l’informazione.

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sono due CCD lineari affiancati, probabilmente, e questo produce un gap

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Per chi ama le presentazioni come le immagini, eccovi serviti.

P.S. Poco sopra i link ai PDF vedo anche un bel link al file STL per stampare JWST in 3D… :slight_smile:

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Così ha più senso.
Certo che, ad esempio, facendo due conti veloci con https://www.omnicalculator.com/physics/redshift prendendo il picco dell’elio a 587 nm, e guardando questa immagine https://www.esa.int/ESA_Multimedia/Images/2022/07/Webb_spectrum_showcases_galaxy_s_composition ci perdiamo quando il gap cade a 4300 nm, cioè un redshift di 6,3, quindi non vediamo l’elio a 12,8 miliardi di anni luce, ma lo vediamo un po’ vicino e un po’ più distante.

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magari il sensore è spostabile sul piano focale in modo da evitare il gap… e magari il gap in quella misura era accettabile. Anche i sensori di imaging hanno grossi gaps, che poi vengono riempiti facendo esposizioni multiple e mosaici.

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E qui il doodle di Google!

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Immagine più dettagliata allo stato attuale, chissà nei prossimi decenni ci sarà un nuovo telescopio è più sensibile ancora
Questa riflessione parte dalla considerazione che iniziò tutto col cannocchiale di Galileo e si è arrivati a questo la tappa

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Delle cinque immagini rilasciate, quella forse meno “apprezzata” dai non addetti ai lavori è lo spettro dell’esopianeta WASP-96 b, di cui abbiamo avuto non una “foto” ma lo spettro.
Perché questa scelta? Il ruolo dello spettro nel contesto dello studio di un corpo celeste è comparabile all’analisi del DNA sulla scena di un crimne. Così lo spiega appassionatamente
Jonathan McDowell
.

https://twitter.com/planet4589/status/1546973445510119424

I dati sono la linea ondulata bianca che mostra la quantità di luce per ciascuno specifico colore. Ci sono picchi particolari dove c'è più luce, ad esempio quello segnato "idrogeno" a circa 4,61.

La presenza di quattro di questi picchi (“linee spettrali”) in una precisa sequenza è un’impronta digitale dell’elemento idrogeno. Sappiamo che la luce deve essere stata prodotta da atomi di idrogeno. Anche la spaziatura delle quattro linee segnate in blu è la tipica impronta dell’ossigeno.

Si può pensare alla sequenza schema come a una melodia. Andando da sinistra a destra nell’immagine, le linee dell’ossigeno suonano come “dah… lunga pausa … dah… lunga pausa… DAH’DAH!” (piccolo picco, silenzio, piccolo picco, silenzio, due grandi picchi uno accanto all’altro). È la firma dell’ossigeno.

Possiamo vedere la stessa “melodia tematica” quando riscaldiamo l’ossigeno gassoso in laboratorio. Qui lo vediamo (spostato verso il rosso, ma lo stesso schema relativo) in una galassia a 13,1 miliardi di anni luce di distanza. Questo ci dice due cose:

  1. C’è ossigeno in quella galassia!
  2. Gli atomi di ossigeno si comportano allo stesso modo miliardi di anni fa e miliardi di anni luce di distanza come fanno qui e ora - una prova profonda dell’unità della fisica

L’esatto schema delle linee dell’ossigeno e i loro profili individuali ci permettono di capire le proprietà del gas che le ha prodotte. Quindi questo spettro ci dice cose come densità, temperatura, velocità, distanza… un sacco di cose

Penso che sia utile vedere l’immagine SMACS J0723.3-7327 (e altre immagini astronomiche) come una scena del crimine.

  • Quali galassie stanno causando la flessione alla luce delle altre?
  • Quale galassia si è schiantata nell’altra per creare la coda della marea?

Quindi, noi siamo la polizia galattica…
Per prima cosa, scattiamo una foto della scena del crimine. La seconda cosa che facciamo è inviare la squadra CSI a prelevare campioni di DNA di tutte le galassie per l’analisi forense.
Gli spettri sono l’equivalente astronomico dei campioni di DNA. Ciò che le galassie stavano facendo è CODIFICATO NELLA LORO LUCE. Lo spettro è come un’impronta del DNA della loro storia, e possiamo fare tutta la tipica roba del CSI per capire cosa sta succedendo, molto più in dettaglio che usando una classica l’immagine.

Quindi sì, puoi fare scienza con le belle immagini, ma spesso sono gli spettri che ci permettono davvero di raccontare la storia.

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quello però non è lo spettro di WASP-96 b, che è quello dove compaiono “evidenti” le righe di assorbimento del vapor acqueo.
Ho virgolettato perché proprio stamattina un amico suggeriva che data la distribuzione dei punti sullo spettro l’evidenza non fosse poi così forte… sembrava una linea di tendenza, invece di un best fit.
Vedremo quando usciranno dei paper con maggiori dettagli.

Se si toglie la linea di tendenza i picchi non sono poi così ovvii, salvo quello centrale.

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Hai ragione Marco, la slide nel tweet di Jonathan non mostra l’esopianeta e hai fatto bene a puntualizzare.
La mia era una “difesa” della particolare scelta fatta dal team di JWST di pubblicare un grafico invece di una spettacolare foto, usando le appassionate parole di Jonathan. :stuck_out_tongue:

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Un cotenuto più leggero con il contributo anche di un astronomo più conosciuto per altre ragioni.

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