Le ultime tre missioni.Apollo 18,19,20.

Francamente non credo che quella della laurea mancante fosse un serio ostacolo ad una possibile partecipazione di Yeager al programma spaziale americano.

Non credo, però, che questa menomazione avrebbe potuto davvero influire sulle sue capacità di volo spaziale. D’altra parte il giorno in cui avvenne l’incidente fu lo stesso in cui l’USAF (complice le pressioni di Mc Namara) cancellò il programma X20 a favore del MOL.

A quel punto la sua carriera di astronauta era terminata prima di iniziare…


Sinceramente non so.Credo che la laurea fosse un requisito indispensabile per la selezione dei primi sette astronauti del Mercury (per i gruppi successivi,senz’altro).Se Yaeger avesse voluto far parte del programma avrebbe dovuto proporsi informalmente ( o accettare un eventuale proposta informale) PRIMA che i criteri di selezione fossero impostati.Per quanto riguarda l’X-20 Yaeger non faceva parte del gruppo di piloti (l’USAF non utilizzava il termine “astronauti”) selezionati.Il primo gruppo scelto nel 1960 per l’X-20 (la selezione venne tenuta segreta) comprendeva:Neil A. Armstrong (NASA),William H. Dana (NASA), Henry C. Gordon (Air Force) ,William J. Knight (Air Force),Russell L. Rogers (Air Force),Milton O. Thompson (NASA),James W. Wood (Air Force).Nel 1962 Armstrong lasciò il gruppo per divenire Astronauta NASA,ed anche Bill Dana scelse di andare via. Ai cinque piloti rimasti venne aggiunto Albert H. Crews, Jr. (Air Force),e finalmente il 19 Settembre del 1962 i nomi di coloro che avrebbero dovuto volare sull’X-20 furono resi noti al pubblico nel corso di una conferenza stampa.Anche in questo caso Yaeger non c’era.Ne consegue che,o non gli interessava volare sull’X-20,o gli mancava qualche requisito (titolo di studio)? Anche se non avesse perso le falangi (cosa che gli avrebbe precluso di volare nello spazio;hanno lasciato a terra per quindici anni Deke Slayton per un impercettibile aritmia,figurarsi un astronauta con un paio di falangi in meno) Chuck era troppo in là con gli anni per partecipare ad un eventuale nuova selezione di un secondo gruppo per il Dyna Soar (sarebbe avvenuta presumibilmente non prima del 1965).La mia impressione è che in realtà a Yaeger non importasse molto volare nello spazio.

...insomma ma che te ne importa di volare sul X-20 piuttosto che su una Gemini...l'importante è andar nello spazio......come dice il proverbio "chi troppo vuole nulla stringe"!!!!
Già,ma gli Astronauti non ragionano secondo i nostri parametri,sopratutto quelli che vengono considerati, o si considerano,degli "assi".Sicuramente tra loro alcuni avrebbero accettato qualunque cosa pur di tornare nello spazio,ad esempio Scott Carpenter,Rusty Schweickart,Walt Cunningham,lo stesso Deke Slayton,pur essendo stato uno dei primi sette del Mercury,ed il potentissimo capo dell'ufficio Astronauti accettò di volare sotto Tom Stafford sull'ASTP.Altri hanno aspettato ben diciotto anni la loro prima missione ,come il povero Bruce McCandless,o Joe Engle,o Don Lind,ma non tutti (anzi pochi) sono così.Esiste una precisa gerarchia ;ad esempio ai tempi dell'Apollo come prestigio prima veniva il comandante,poi il pilota del modulo di comando,ed infine quello del LEM.Dick Gordon,il pilota del modulo di comando dell'Apollo-12 avrebbe voluto ardentemente andare sulla luna,ed era stato designato come comandante dell'Apollo-18.Se gli avessero detto "ok Dick,il 18 è stato cancellato,ma tu puoi andare sulla luna lo stesso come pilota del modulo lunare del 17" avrebbe di certo rifiutato sdegnosamente.Allo stesso modo un astronauta con due missioni alla spalle difficilmente avrebbe accettato un ruolo subordinato anche per una terza missione (vedi Gene Cernan ed il suo rifiuto del sedile di LM pilot su Apollo-16).Wally Schirra detestava le missioni lunghe.Fece il diavolo a quattro per far cancellare un EVA per il suo pilota Tom Stafford,prevista su Gemini-6 che avrebbe richiesto qualche giorno in più nello spazio.La sua filosofia era quella del pilota da caccia:parti,fai quel che devi fare nel minor tempo possibile e poi torni alla base a farti una birra.Su Apollo-7,che era una missione lunga,divenne talmente intrattabile col controllo missione da precludere anche agli altri due membri dell'equipaggio futuri voli.Di Tom Stafford e del suo rifiuto di una missione Skylab perchè troppo lunga abbiamo già detto.Fred Haise avrebbe dovuto comandare STS-3 (insieme a Jack Lousma).Il piano di volo prevedeva che lo Shuttle agganciasse un piccolo vettore allo Skylab per rilanciarlo su un orbita più alta e sicura.Purtroppo il programma STS subì ritardi e la stazione precipitò nell'atmosfera nel 1979.STS-3 divenne una "semplice" terza missione di collaudo in orbita,e Haise la rifiutò,giudicandola poco interessante e lasciò la NASA.Come si vede gli Astronauti hanno altri parametri di giudizio rispetto a noi comuni mortali.
Sinceramente non so.Credo che la laurea fosse un requisito indispensabile per la selezione dei primi sette astronauti del Mercury (per i gruppi successivi,senz'altro).

Occhio Carmelo. M. Scott Carpenter, se non erro, non era laureato. Forse dalla seconda selezione divenne un requisito indispensabile. Per la prima no, serviva solo grande esperienza di pilotaggio. Però al momento non posso verificare la cosa e sto andando a memoria. Correggetemi se sbaglio (ma questo l’ha già detto qualcuno).
Per il resto Carmelo sei davvero un grande. La sai davvero lunga ed hai un grande senso critico. Davvero complimenti.

Paolo D’Angelo

Occhio Carmelo. M. Scott Carpenter, se non erro, non era laureato. Forse dalla seconda selezione divenne un requisito indispensabile. Per la prima no, serviva solo grande esperienza di pilotaggio. Paolo D'Angelo
Si,credo tu abbia ragione.
SCOTT CARPENTER NASA ASTRONAUT (FORMER)

Scott Carpenter, a dynamic pioneer of modern exploration, has the unique distinction of being the first human ever to penetrate both inner and outer space, thereby acquiring the dual title, Astronaut/Aquanaut.

He was born in Boulder, Colorado, on May 1, 1925, the son of research chemist Dr. M. Scott Carpenter and Florence Kelso Noxon Carpenter. He attended the University of Colorado from 1945 to 1949 and received a bachelor of science degree in Aeronautical Engineering.

Carpenter was commissioned in the U.S. Navy in 1949. He was given flight training at Pensacola, Florida and Corpus Christi, Texas and designated a Naval Aviator in April, 1951. During the Korean War he served with patrol Squadron Six, flying anti-submarine, ship surveillance, and aerial mining, and ferret missions in the Yellow Sea, South China Sea, and the Formosa Straits. He attended the Navy Test Pilot School at Patuxent River, Maryland, in 1954 and was subsequently assigned to the Electronics Test Division of the Naval Air Test Center, also at Patuxent. In that assignment he flew tests in every type of naval aircraft, including multi- and single-engine jet and propeller-driven fighters, attack planes, patrol bombers, transports, and seaplanes.

From 1957 to 1959 he attended the Navy General Line School and the Navy Air Intelligence School and was then assigned as Air Intelligence Officer to the Aircraft Carrier, USS Hornet.

Carpenter was selected as one of the original seven Mercury Astronauts on April 9, 1959. He underwent intensive training with the National Aeronautics and Space Administration (NASA), specializing in communication and navigation. He served as backup pilot for John Glenn during the preparation for America’s first manned orbital space flight in February 1962.

Carpenter flew the second American manned orbital flight on May 24, 1962. He piloted his Aurora 7 spacecraft through three revolutions of the earth, reaching a maximum altitude of 164 miles. The spacecraft landed in the Atlantic Ocean about 1000 miles southeast of Cape Canaveral after 4 hours and 54 minutes of flight time.

On leave of absence from NASA, Carpenter participated in the Navy’s Man-in the-Sea Project as an Aquanaut in the SEALAB II program off the coast of La Jolla, California, in the summer of 1965. During the 45-day experiment, Carpenter spent 30 days living and working on the ocean floor. He was team leader for two of the three ten-man teams of Navy and civilian divers who conducted deep-sea diving activities in a seafloor habitat at a depth of 205 feet.

He returned to duties with NASA as Executive Assistant to the Director of the Manned Spaceflight Center and was active in the design of the Apollo Lunar Landing Module and in underwater extravehicular activity (EVA) crew training.

In 1967, he returned to the Navy’s Deep Submergence Systems Project (DSSP) as Director of Aquanaut Operations during the SEALAB III experiment. (The DSSP office was responsible for directing the Navy’s Saturation Diving Program, which included development of deep-ocean search, rescue, salvage, ocean engineering, and Man-in-the-Sea capabilities.)

Upon retirement from the Navy in 1969,after twenty-five years of service, Carpenter founded and was chief executive officer of Sear Sciences, Inc., a venture capital corporation active in developing programs aimed at enhanced utilization of ocean resources and improved health of the planet. In pursuit of these and other objectives, he worked closely with the French oceanographer J.Y. Cousteau and members of his Calypso team. He has dived in most of the world’s oceans, including the Arctic under ice.

As a consultant to sport and professional diving equipment manufacturers, he has contributed to design improvements in diving instruments, underwater breathing equipment, swimmer propulsion units, small submersibles, and other underwater devices.

Additional projects brought to fruition by his innovative guidance have involved biological pest control and the production of energy from agricultural and industrial waste. He has also been instrumental in the design and improvement of several types of waste handling and waste-transfer equipment.

Carpenter continues to apply his knowledge of aerospace and ocean engineering as a consultant to industry and the private sector. He lectures frequently in the U.S. and abroad on the history and future of ocean and space technology, the impact of scientific and technological advance on human affairs, and man’s continuing search for excellence. An avid skier, he spends much of his free time on the slopes in his home of Vail, Colorado, his home for the past fifteen years.

He has appeared as television spokesman for many major corporations, including General Motors (Oldsmobile), standard Oil of California, Nintendo, and Atari; and has hosted and narrated a number of television documentaries. He has also served as actor/consultant to the film industry in the fields of space flight, oceanography, and the global environment.

He has written two novels, both dubbed “underwater techno-thrillers.” The first was entitled “The Steel Albatross.” The second, a sequel, was called “Deep Flight.” His memoir, “For Spacious Skies” which he co-authored with his daughter, Kristen Stoever, was published by Harcourt in January 2003.

Carpenter’s awards include the Navy’s Legion of Merit, the Distinguished Flying Cross, the NASA Distinguished Service Medal, U.S. Navy Astronaut Wings, the University of Colorado Recognition Medal, the Collier Trophy, the New York City Gold Medal of Honor, the Elisha Kent Kane Medal, the Ustica Gold Trident, and the Boy Scouts of America Silver Buffalo. He has been awarded seven honorary degrees.

Tornando a Yaeger se per la prima selezione aveva i requisiti probabilmente sottovalutò il programma,o non gli interessava volare su un veicolo che poteva “pilotare” anche una scimmia.In fondo i sette erano piloti emergenti che volevano salire in alto,mentre Yaeger era,per citare Tom Wolfe,in cima alla piramide.Per l’X-20 non partecipò alla selezione.Dunque o non aveva più i requisiti,o era troppo anziano,o la cosa non lo interessava.

Anche se non avesse perso le falangi (cosa che gli avrebbe precluso di volare nello spazio;hanno lasciato a terra per quindici anni Deke Slayton per un impercettibile aritmia,figurarsi un astronauta con un paio di falangi in meno) Chuck era troppo in là con gli anni per partecipare ad un eventuale nuova selezione di un secondo gruppo per il Dyna Soar (sarebbe avvenuta presumibilmente non prima del 1965).La mia impressione è che in realtà a Yaeger non importasse molto volare nello spazio.

Ben detto Carmelo. Anche a mio avviso a Chuck Yeager non interessava andare nello spazio. Almeno nelle prime selezioni. Credo lui snobbasse la categoria burocratizzata dalla NASA. Era come si suol dire, un “cane sciolto”. Una volta entrato nei ranghi della NASA non avrebbe più potuto fare ciò che voleva. Un tipo difficile insomma. Poi col passare degli anni ha scritto che andare nello spazio sarebbe stato bello per lui ma… un po’ come la volpe e l’uva.
Altra cosa: Anche a Slayton mancava un dito della mano. Se leggete la sua biografia (Deke!) perse una falange di un dito della mano sinistra da bambino, (vedi foto) ma questo non gli impedì di essere selezionato come Astronauta.

Paolo D’Angelo

Urka!
Paolo, è vero! Non me n’ero mai accorto, ma in questa foto si vede molto bene.
:scream: :scream: :scream:

Altra cosa: Anche a Slayton mancava un dito della mano. Se leggete la sua biografia (Deke!) perse una falange di un dito della mano sinistra da bambino, (vedi foto) ma questo non gli impedì di essere selezionato come Astronauta.

Paolo D’Angelo

Questa proprio non la sapevo!
Un Astronauta senza una falange!
Non avevo idea di questa menomazione di Slayton e, sinceramente, non avrei mai creduto che una selezione come quella per i “Sette” potesse “sorvolare” su un difetto del genere!
Tutto quello che avete aggiunto rafforza quindi l’idea che la mancata partecipazione di Yeager al programma spaziale fu, in un modo o nell’altro, una sua decisione.

Ciao, Fabio

Anch’io non mi ero mai accorto della cosa! :scream: Considerando i rigidissimi parametri di selezione mi sembra davvero incredibile,quasi assurdo.Forse per Yaeger si dovrebbe prendere in considerazione anche a quali le dita ha subito le mutilazioni.Voglio dire,una cosa è una falange dell’anulare sinistro in meno,una cosa è quella del dito indice.Inoltre se su una mutilazione si può forse passare sopra,su due non so (consideriamo quanti pulsanti,leve e levette ci sono da premere su un astronave).Tornando a Slayton chissà quale soluzione adottavano per il guanto della sua tuta spaziale.Restava vuoto in corrispondenza della mutilazione,glielo riempivano con della gommapiuma,aveva anch’esso una falange in meno?

Osservate queste due foto:nella prima Slayton sembra nascondere la mutilazione,nella seconda sembra propio che il guanto della tuta abbia una falange in meno.Ai tempi del Mercury invece,la falange del guanto c’era (forse volevano occultare la cosa ai media).Che la faccenda del cuore non sia in realtà stato l’unico motivo per il quale Deke fu lasciato a terra?

Cavolo!

Avrò visto la foto di Stafford e Slayton sull ASTP centinaia di volte e mai mi sono accorto di quel particolare… Eppure a saperlo sembra molto evidente!

Cavolo!

Avrò visto la foto di Stafford e Slayton sull ASTP centinaia di volte e mai mi sono accorto di quel particolare… Eppure a saperlo sembra molto evidente!

Accidenti!!

Anche io avrò visto quella foto decine di volte e non mi ero mai accorto della menomazione di Slayton. Questo avvalora l’ipotesi che, se Yeager avesse DAVVERO voluto (laurea in meno o menomazioni alla mano) diventare astronauta l’avrebbe fatto!!

Per Carmelo: a me risulta (libro di Tom Wolfe alla mano) che è vero che Yeager non faceva parte della rosa di candidati a volare sull’X20, ma è pure vero che li aveva scelti lui, o che comunque faceva parte del processo decisionale.

Tant’è che anche nella sua biografia lui si lamenta di aver avuto non poche pressioni per includere nella lista di nomi quella di un pilota di colore, che sarebbe divenuto (qualora avesse volato) il primo afro-americano ad andare nello Spazio (lui ribatteva che del colore della pelle non gli fregava un XXXXX purché fossero piloti con le XXXXX…del resto il vecchio Chuck ha sempre avuto un linguaggio piuttosto “colorito”).

Se l’X20 avesse volato davvero, visto il ruolo che aveva Yeager (paragonabile a quello di Slayton nella NASA), probabilmente qualcuno dei voli (non i primi) sarebbe stato suo. Del resto alla sua veneranda età (over 80) il buon Yeager (con oltre 40.000 ore di volo alle spalle!!! :scream: ) vola ancora…

a me risulta (libro di Tom Wolfe alla mano) che è vero che Yeager non faceva parte della rosa di candidati a volare sull'X20, ma è pure vero che li aveva scelti lui, o che comunque faceva parte del processo decisionale.

Tant’è che anche nella sua biografia lui si lamenta di aver avuto non poche pressioni per includere nella lista di nomi quella di un pilota di colore, che sarebbe divenuto (qualora avesse volato) il primo afro-americano ad andare nello Spazio (lui ribatteva che del colore della pelle non gli fregava un XXXXX purché fossero piloti con le XXXXX…del resto il vecchio Chuck ha sempre avuto un linguaggio piuttosto “colorito”).

Se l’X20 avesse volato davvero, visto il ruolo che aveva Yeager (paragonabile a quello di Slayton nella NASA), probabilmente qualcuno dei voli (non i primi) sarebbe stato suo. Del resto alla sua veneranda età (over 80) il buon Yeager (con oltre 40.000 ore di volo alle spalle!!! :scream: ) vola ancora…


Credo che le pressioni per includere l’astronauta di colore non si riferissero all’X-20.ma piuttosto al MOL dove effettivamente venne prescelto a far parte del III gruppo il Maggiore Robert Lawrence JR. E’ una storia molto delicata,che può facilmente essere fraintesa in senso razzista,ma la verità è molto più semplice.Negli anni 50-60 i ragazzi di colore più dotati negli studi preferivano dedicarsi a professioni remunerative come l’avvocato o il dottore piuttosto che prendere lauree scientifiche o cercare di divenire ufficiale pilota.Durante l’amministrazione Kennedy,e sopratutto sotto quella Johnson vi furono forti pressioni politiche per includere un afroamericano tra gli astronauti.I pochi disponibili non superarono le selezioni per il gruppo 3 della NASA,ma la Casa Bianca tornò alla carica.Finalmente nel giugno 1967 Robert H. Lawrence Jr,Maggiore dell’Aereonautica di 32 anni fu incluso nel III gruppo di piloti per la stazione MOL.Purtroppo poco tempo dopo,mentre volava come istruttore sul sedile posteriore di un F-104 rimase ucciso in un incidente causato dal pilota.Se non fosse morto,con ogni probabilità sarebbe stato trasferito alla NASA nel 1969 con il resto dei piloti MOL,ed avrebbe volato sullo Shuttle all’inizio degli anni 80.Tornando a Yaeger probabilmente è vero che se davvero avesse voluto avrebbe volato nello spazio (visto che,come abbiamo scoperto nè la mancanza della laurea nè probabilmente la sua menomazione sarebbero state ostative); tuttavia credo che Chuck abbia davvero avuto solo due reali occasioni:la prima selezione per il Mercury,e la prima per l’X-20,tra l’altro entrambe avvenute prima dell’incidente in cui perse due falangi.Non credo che Yaeger fosse interessato alla Gemini-B ed al MOL,ed in ogni caso a quell’epoca era già piuttosto avanti con gli anni.

Carmelo ha scritto:

Credo che la laurea fosse un requisito indispensabile per la selezione dei primi sette astronauti del Mercury

eh il pezzo di carta…

Comunque anche io devo ammettere che non mi ero mai accorto che a Slayton mancasse una falange…i primi astronauti selezionati dovevano essere praticamente perfetti…comunque Slayton è stato davvero un grande astronauta…è rimasto cocciutamente alla NASA fino a quando non lo hanno fatto volare…questo si che era un vero astronauta appassionato…ki se ne importa se vado su al comando o no l’importante è andarci…Tra l’altro dopo questa interessante discussione mi domando se ancora oggi lo spirito di competizione alberga così prepotentemente nel corpo astronauti dalla NASA…voglio dire c’è chi preferisce rinunciare ad andare su solo perchè gli hanno offerto un incarico com payload specialist piuttosto che mission specialist?? Tra l’altro sto Shirra (che mi sta parecchio antipatico) come ha fatto a diventare un astronauta. Voglio dire mettersi a far così il bambino, non denota un carattere di ferro come è richiesto ad un astronauta soprattutto poi per un astronauta di quel tempo. Poi come si può far bene un lavoro se quello che fai non ti piace…per carità a Shirra gli sarà piaciuto far l’astronauta ma penso neanche più tanto a questo punto!!!

Tra l'altro sto Shirra (che mi sta parecchio antipatico) come ha fatto a diventare un astronauta. Voglio dire mettersi a far così il bambino, non denota un carattere di ferro come è richiesto ad un astronauta soprattutto poi per un astronauta di quel tempo. Poi come si può far bene un lavoro se quello che fai non ti piace...per carità a Shirra gli sarà piaciuto far l'astronauta ma penso neanche più tanto a questo punto!!!

Bè, “sto’ S(c)hirra” intanto è l’unico ad aver volato su tutte le capsule americane (Mercury, Gemini ed Apollo), e non penso che abbia ottenuto questo risultato “facendo il bambino”.
Inoltre tutte le testimonianze dei suoi compagni di lavoro lo dipingono come uno degli Astronauti più simpatici e, soprattutto, burloni del gruppo.
Come già detto nei precedenti posts, dobbiamo sforzarci di vedere la cosa da un’altro punto di vista, meno da entusiasti appassionati (difficilissimo, lo so) e più da “professionisti”.
Se mi permettete il paragone, io lavoro in una compagnia aerea: nella mia beata gioventù pensavo che fosse un ambiente traboccante di passione per il volo e di piloti “entusiasti”, che avevano sognato di fare questo mestiere fin da bambini.
La realtà? Si fa “trasporto pubblico”, come con i treni o gli autobus, e così vedono questo lavoro anche la maggioranza dei piloti (stipendi a parte, sia chiaro!).
Detto ciò, non penso affatto che gli Astronauti siano, o siano stati, solo dei freddi calcolatori, tutt’altro! Secondo me i sorrisi smaglianti che sfoggiano prima, durante e dopo le loro missioni sono genuini: avete presente John Young durante il walk-around del Columbia dopo STS-1? Saltella quà e là come un bambino ammirando contento la “sua” astronave. Ecco, per me quelle immagini sono l’incarnazione stessa della passione per il volo spaziale. Ma è comunque un lavoro, ed ognuno dei nostri “eroi” ha avuto ed ha il diritto di portare avanti il proprio progetto, anche dicendo dei no (comunque rarissimi) o rischiando di sembrare antipatico o “disinteressato”.

Ciao, Fabio

Ragazzi!! Interessantissimo topic che fra l’altro mi ha fatto scoprire (e vedo non solo a me… :wink: ) della piccola menomazione di Slayton! Per quanto riguarda Yager credo proprio che non VOLESSE andare nello spazio dnetro quelle “capsule”. Il suo vero sogno era volare si, ma essendo lui a dirigere l’aereo e non le leggi di Newton…
Complimenti Carmelo per la conoscenza “grandiosa” del programma Apollo!!

Fabio ha scritto:

Bè, "sto' S(c)hirra" intanto è l'unico ad aver volato su tutte le capsule americane (Mercury, Gemini ed Apollo), e non penso che abbia ottenuto questo risultato "facendo il bambino".

Per carità non ho dubbi che avesse tutte le qualità per essere un astronauta e ammetto che lo conosco pochissimo…xò quello che mi spiace è il vedere una così bella attività come un lavoro…ad esempio non capisco come facciano i piloti di linea a considerarsi alla stregua di autisti di pulmann…verò è che fare ogni giorno Torino-CAtania può diventare monotono ma pilotare un aereo è sempre una grossa responsabilità e bisogna stare molto attenti…ti posso portare anche la mia esperienza personale di studente di ingegneria aerospaziale…mi ero iscritto con la pià visione che avrei sentito parlare di aerei e astronavi tutto il giorno…peccato che certi professori non sappiano distinguere una gemini da un’apollo…che dire tutte le fortune vanno agli altri. Ad ogni modo vedrò di non essere troppo severo con Schirra!!!

Tra l'altro sto Shirra (che mi sta parecchio antipatico) come ha fatto a diventare un astronauta. Voglio dire mettersi a far così il bambino, non denota un carattere di ferro come è richiesto ad un astronauta soprattutto poi per un astronauta di quel tempo. Poi come si può far bene un lavoro se quello che fai non ti piace...per carità a Shirra gli sarà piaciuto far l'astronauta ma penso neanche più tanto a questo punto!!!
Wally Schirra è stato uno degli astronauti più leggendari.Grande pilota (il padre era un asso della I guerra mondiale),nervi d'acciaio e riflessi veloci come il lampo, Schirra era (è) un uomo simpaticissimo e divertente.I suoi scherzi a colleghi e funzionari della NASA sono famosissimi,e Wally era universalmente amato da tutti. Certo,Schirra adorava il suo lavoro di Astronauta,ma non ne era schiavo e seppe lasciarlo quando sentì che per lui era arrivato il tempo di fare altro.Wally era un pioniere perfetto per quell' epoca pionieristica,un pilota collaudatore che non amava troppo esperimenti scientifici o i voli di lunga durata ("roba da scienziati").Quando volò su Apollo 7, Schirra non era più il buontempone di un tempo.Aveva visto tre suoi colleghi,tra cui uno dei suoi più cari e fraterni amici,Gus Grissom,morire tra le fiamme nell'incidente dell'Apollo 1.Sapeva che la colpa era della fretta della NASA di arrivare al più presto sulla luna,ed era deciso ad impedire che una cosa del genere accadesse di nuovo.Così divenne pignolo,esigente,addirittura aggressivo.Apollo 7 era un volo di collaudo di un nuovo velivolo ,quindi niente esperimenti scientifici non strettamente necessari.Fece impazzire il controllo missione in quei giorni cambiando più volte il programma di volo e le priorietà,e al rientro rifiutò di indossare il casco ed i guanti della tuta spaziale.Aveva deciso che quella sarebbe stata la sua ultima missione prima di lasciare il corpo degli Astronauti e mettersi a far soldi,purtroppo alla NASA se la presero anche con gli altri due membri della missione Don Eisle e Walt Cunningham che non volarono più.Ecco il sito di Wally: http://www.wallyschirra.com/

Ed ecco una splendida intervista all’unico e solo Wally Schirra! http://www.jsc.nasa.gov/history/oral_histories/SchirraWM/schirrawm.pdf

...ti posso portare anche la mia esperienza personale di studente di ingegneria aerospaziale...mi ero iscritto con la pià visione che avrei sentito parlare di aerei e astronavi tutto il giorno...peccato che certi professori non sappiano distinguere una gemini da un'apollo...

Allora penso che ci possiamo capire benissimo, a me capitò la stessa cosa quando iniziai a frequentare l’Istituto Tecnico Aeronautico…

Ciao, Fabio

Tornando al libro di James Michener “Space”, ho recuperato (su Internet) un’immagine della controcopertina dell’edizione americana che illustra la missione immaginaria dell’Apollo 18 (Clagget, Pope, Linley).

Nel profilo di missione si vede anche l’Ascent Stage del LEM “Luna” ricadere sulla superficie lunare, una vera “chicca”!!!