Longevità motore dell'espansione umana nello spazio?

Apro questo topic per approfondire una ipotesi lanciata nel thread sull’economia spaziale.

Fonti a supporto:

Dall’articolo https://www.astronautinews.it/2018/02/05/confermati-i-risultati-preliminari-dello-studio-della-nasa-sui-gemelli/
“I telomeri di Scott (le parti di estremità dei cromosomi che proteggono il cromosoma stesso e che si accorciano con l’invecchiamento) sono diventati significativamente più lunghi mentre si trovava nello spazio e, sorprendentemente, i ricercatori hanno verificato che la maggior parte di questi telomeri si è accorciata entro due giorni dal suo ritorno sulla Terra.”

lo avevo fatto notare anch’io. però sappiamo che la microgravità influisce negativamente su molti altri aspetti.
Occorre una modifica genetica importante per rendere l’essere umano adatto alla microgravità, ma così non sarebbe più adatto alla gravità. Forse l’attuale configurazione dell’essere umano è il migliore compromesso.
La longevità non è mai stata sperimentata in precedenza e potrebbe avere delle controindicazioni. Non credo che sarà la chiave del volo spaziale, ci vuole ben altro.
Il motore potrebbe essere qualcuno che convinca quella grossa fetta dell’umanità che oggi vive in condizioni moto disagiate che potrebbe stare meglio nello spazio. Io sono rimasto sorpreso parlando con un extracomunitario, senza che lui sapesse delle mie idee, che lui era disponibile a trasferirsi sulla Luna. E non era sconvolto, dispiaciuto, anzi, abbastanza indifferente, direi all’idea. Invero parlando con persone “occidentali”, i più si scandalizzano. Ma non c’è nulla! Ma siamo fatti per stare sulla Terra! E’ disumano! Ecc. Ecc.
quando si pensa ad andare nello spazio pensiamo sempre a noi, mondo “occidentale” progredito, opulento. Mai al resto dell’umanità, che costituisce la maggioranza dell’umanità. noi ci scandalizziamo se l’operaio non ha l’elmetto sul cantiere, e quelli, gli altri, s’imbarcano su bagnarole con l’acqua al limite e senza salvagente pur di? Venire qui per delinquere, è il nostro pensiero in molti casi, ma per loro è una speranza di vita migliore. Non sono gli unici che hanno messo a repentaglio la loro vita solo per una speranza, non per la certezza. Noi, lo faremmo solo se c’è la certezza, loro no.
Se noi realizziamo veicoli spaziali controllando la qualità del singolo bullone, nella Repubblica delle Banane si possono chiudere entrambi gli occhi sulla sicurezza, tanto il materiale umano è abbondante ed a buon mercato, oltretutto non si ribella ma accetta il rischio.
Ecco chi potrebbe colonizzare lo spazio, una Repubblica delle Banane con la capacità di spedire uomini nello spazio. Gli scrupoli li lascerebbero a noi.
Questo però, dal mio punto di vista, sarebbe un modo molto deprecabile di mandare l’umanità nello spazio, ma non sarebbe una novità. La storia insegna.

L’effetto verificato su Scott Kelly è ovviamente un effetto collaterale della gravità zero, ma apre nuove direzioni di ricerca sui meccanismi di regolazione dei telomeri.
Le terapie geniche stanno muovendo i primi passi, e considerando quanto l’essere umano è pasticcione, l’idea di modificare un corredo genetico sano per adattarlo ad ambienti ostili mi inquieta non poco. D’altronde la selezione naturale ha lavorato empiricamente sui nostri geni per centinaia di milioni di anni, rendendoli ideali a sopravvivere ad eventi che si ripetono ciclicamente su archi temporali che superano enormemente la durata delle nostre vite. In definitiva abbiamo una prospettiva di durata infinitesimamente più breve rispetto alla vita della nostra specie.
Ciò non di meno ho come l’impressione che sui nostri geni dovremo lavorare, se vorremo essere in grado di vivere e prosperare in altri habitat.

Offrire la possibilità di prolungare la durata della propria esistenza potrebbe essere un forte incentivo ad abbandonare la Terra, e molti ricchi anziani sarebbero ben disposti. Case di riposo nello spazio, un business inaspettato!

Non ho capito che cosa vuoi discutere in questo thread. L’ipotesi che l’allungamento della vita (e la conseguente sovrappopolazione) costringa intere generazioni a colonizzare lo spazio o, all’opposto, quella che molte persone potrebbero accettare di vivere nello spazio per allungare la vita?
E che tipo di contributo potremmo darti, non essendo dotati di sfera di cristallo, per prevedere il comportamento degli umani in questione?

Mi accodo pure io , @Peter Pan potresti essere un pò più specifico? considera che già la sovrappopolazione è un problema attuale che col tempo diventerà ancora più grave e poi tu parli di longevità o immortalità? e comunque mi sembra che nei paesi occidentali la longevità sia già molto alta tipo in Giappone se non erro la media di vita è di 90 anni e ci sono moltissimi ultracentenari.
Comunque nei prossimi cento anni dubito avremo delle colonie spaziali con milioni/miliardi di individui , quando avremo queste tecnologie saranno passati secoli/millenni da adesso e in qualche modo la popolazione avrà ridotto il problema della sovrappopolazione e comunque alla lunga la popolazione diminuirà per attestarsi sui 5 miliardi.

Concordo su questo. Il tema Delle risorse credo che sia più pregnante rispetto a quello della longevita che crea sovrappopolazione. Anche come numero, in realtà credo si aumenterà e il limite dei 5k Ml che riporta Moon, è difficilmente verificabile (avevo trovato studi contraddicenti. Ma non so… è il caso di dire che non i … Numeri ) . Ma anche se la quota rimanesse quella (o questa di adesso) , sarebbe significante il fatto che tutti si vorrebbe “vivere bene” . Auspicabile . Ma non è gratis. A meno di spremere maggiormente il Pianeta. Da qui l’idea Delle risorse dallo spazio.( Invero c’è da tenere presente che si potrebbe anche ottimizzare ancora molto le risorse già qui sulla terra , sia con la tecnologia che con la buona volontà).

Magari un elemento più potrebbero essere le “paure” di hawking.

PS. Oltretutto la scarsità Delle risorse , ne aumenta il costo , ma è causa anche di guerre e sfruttamenti
Sarebbe auspicabile aumentarne le quote.
Purtroppo mi viene in mente il caso del coltan. In Congo.

La popolazione mondiale ha superato i 7 miliardi di individui. Solo gli insetti possono vantare simili primati numerici.
La specie umana non si evolve, almeno non più dio tanto, perché modifica l’ambiente, invece di adattarsi all’ambiente. Questo rende i 7 miliardi molto esigenti. anche con fantasiose politiche naturalistiche, l’impatto di tanti esseri umani sull’ecosistema terrestre è sempre rilevante.
I 3/4 della superficie terrestre è occupato da oceani inabitabili, a meno di costruire strutture colossali dai costi pari a colonie spaziali. Il quarto rimanente è occupato da superfici inabitabili o difficilmente abitabili, perché l’umanità si concentra su superfici produttive, in termini agricoli, che consuma per adibirle a superfici abitative o comunque per attività non agricole.
Dello sfruttamento dei fondali oceanici se ne parla da anni, ma a parte le estrazioni petrolifere e metanifere, che hanno rilevanti ritorni economici, il resto presenta gli stessi problemi delle imprese spaziali.
Le fonti idriche, come i ghiacci polari o la desalinizzazione, sono costose e le fonti naturali sono le preferite, perché richiedono investimenti economici minimi.

A tutto quanto sopra, si preferisce impossessarsi delle fonti primarie con la forza, perché la si reputa la soluzione migliore, più semplice ed economica, oltre ad essere un affare in se stessa.
Visto tutto questo, pensare di usare lo spazio è marginale.
Già oggi poche persone vorrebbero vivere nello spazio, nel primo mondo industrializzato, figuriamoci se ci andrebbero in pensione, amenoché non ce li mandiamo a forza per sbarazzarcene.
La longevità potrebbe essere la chiave per l’espansione umana nello spazio? Si, se la moltitudine muore presto nello spazio per produrre i beni che consentono ai longevi (molto ricchi) di vivere sulla Terra.

Qui siamo ancora in piena SF. Se non si abbassano i costi dei voli spaziali, nello spazio ci andranno sempre in pochi.

A tutto quanto sopra, si preferisce impossessarsi delle fonti primarie con la forza, perché la si reputa la soluzione migliore, più semplice ed economica, oltre ad essere un affare in se stessa. Visto tutto questo, pensare di usare lo spazio è marginale. Già oggi poche persone vorrebbero vivere nello spazio, nel primo mondo industrializzato, figuriamoci se ci andrebbero in pensione, amenoché non ce li mandiamo a forza per sbarazzarcene. La longevità potrebbe essere la chiave per l'espansione umana nello spazio? Si, se la moltitudine muore presto nello spazio per produrre i beni che consentono ai longevi (molto ricchi) di vivere sulla Terra.

Mi fai venire in mente un personaggio della fantascienza giapponese Char Aznable di Gundam, comunque prima che avremo delle colonie nello spazio tipo cilindri di O’Neil passerà moltissimo tempo.

Come dire mai.

Quello dell’eterna giuovinezza è uno dei temi che si sviluppano nella trilogia marziana di Kim Stanley Robinson: Red Mars, Green Mars e Blue Mars.
Lunga, un po’ troppo dettagliata… ma da leggere!
:zzz:

Scusate, in effetti è mancata una premessa con gli obbiettivi del thread. Voleva essere solo una riflessione molto astratta, quasi filosofica, sui principi motori che potrebbero portare l’umanità a vivere fuori dalla Terra. Suggestioni ed idee forse migliori per un scrittore di fantascienza che per un appassionato di astronautica. O forse no.

E allora citiamo pure l’immenso e colossale romanzo “Lazarus Long, l’immortale” di Robert Anson Heinlein. Fuori scala. E si, sono riuscito a leggerlo (così come sono riuscito a leggere quel mattone epico dell’origine delle specie" di Darwin, e vari altri tomi da 1000 pagine) :smiley:

Grazie :ok_hand:

E cito anche la seguente, carica di equivoci, notizia:

C’é però un dettaglio non da poco, se volete parlare dei telomeri. Codesti non sono solamente una spada di damocle sulle nostre aspettative di vita, e perciò basta allungarli per vivere più a lungo. Le cellule debbono necessariamente morire oltre la loro “data di scadenza”, diversamente i danni cellulari che ricevono risulteranno eccessivi. Se parlate con un radiologo addetto alle TAC, vi dirà che gli anziani sono pieni di tumori benigni che non terminano la vita dell’ospitante, e che tutti, anche i giovani, ne hanno qualcuno.
Per la vita eterna occorre intraprendere la strada della rigenerazione cellulare, e trovare un modo di riparare il DNA.
Nello spazio mi risulta che gli astronauti ricevono più danni al DNA e alle cellule, quindi l’aspettativa di vita non si allunga certamente.
Mi pare che, come al solito, i giornalettisti abbiano montato una notizia sul niente.

“La fine dell’eternità” del sempreverde Asimov.
Poche pagine, ma calzanti con questo discorso

Da quanto credo di aver capito:
Cellule dal DNA danneggiato dovrebbero morire mediante apoptosi.
Alcuni danni impediscono però l’apoptosi, e le cellule possono sopravvivere in stato vegetativo: vengono chiamate cellule zombie.
Quelle sane che restano possono rimpiazzare le morte. Credo che meccanismi di riparazione del DNA sarebbero utili ma non necessari, basterebbe che le cellule potessero continuare a replicarsi. D’altronde in gioventù succede così.
Sembra però che occorra anche un modo per disfarsi delle cellule zombie:

Ed infatti

Io credo che un giorno si arriverà a rallentare in modo significativo l’invecchiamento.
Nei paesi ricchi la maggiore longevità sarà compensata da una minore natalità.
Certo,ci saranno delle conseguenze molto divertenti.
Pensate se la cosa fosse stata scoperta ottanta o novant’anni fa; sarebbero ancora vivi e in piena attività molti protagonisti del 900,che so Stalin sarebbe ancora dittatore dell’Unione Sovietica,Churchill avrebbe rivinto un ennesimo mandato come primo ministro del Regno Unito,dopo essere stato per l’ennesima volta all’opposizione,De Gasperi avrebbe appena formato un nuovo governo,al cinema sarebbe appena uscito il nuovo film di Cary Grant.
E’ un paradosso portato all’estremo,ovviamente…ma se ci pensate rallentando l’invecchiamento e aumentando la vita di almeno del doppio,resterebbero sulla scena per lunghissimo tempo gli stessi protagonisti,ci sarebbe un minor ricambio di idee,un minore ( o quasi nullo) avvicendamento generazionale.
Chi è giovane oggi avrebbe forse la sua occasione tra non meno di ottant’anni.
Per certi versi forse non sarebbe un male (molti dei personaggi che ho citato sono accoratamente rimpianti),ma è probabile che anche i cambiamenti nella società e nella cultura sarebbero estremamente rallentati,e d’altra parte un tiranno potrebbe restare sulla scena per più di un secolo.

Ma secondo me più che aumentare a dismisura l’eta a cui si può arrivare sarebbe meglio riuscire ad arrivare a quel età come se si avessero molti decenni in meno.

Si,ma non è che uno arriverebbe a 150 anni dimostrandone 40, per poi improvvisamente invecchiare in pochi giorni e morire (tipo Vampiro infilzato dal paletto).
Rallentare il processo di invecchiamento significa per l’appunto invecchiare più lentamente; per fare un esempio in dieci anni il nostro organismo invecchierebbe solo di tre.
Ci sarebbero quindi delle stagioni della vita più lunghe: una lunga giovinezza,una lunga maturità,ma anche una lunga (e presumibilmente in buona salute) vecchiaia.