Missione umana su Marte: si può fare.

Molti pensano che i raggi cosmici siano una barriera insormontabile alle missioni umane prolungate e in particolare a una missione umana su Marte.

Ma è veramente così?

Il Curiosity, atterrato nel Gale Crater a -4500 metri di altitudine (rispetto all livello 0 del geoide di riferimento), ha rilevato che una volta sul suolo marziano, gli astronauti sarebbero esposti a una dose di radiazioni di 15 microSv/h durante i massimi solari e di 30 microSv/h durante i minimi, valori inferiori a quelli cui sono esposti gli astronauti in LEO (25-50 microSv/h). Questo perché metà del cielo è schermato dalla massa del pianeta e l’altra metà è protetta da un’atmosfera di CO2 che per quanto rarefatta offre comuqnue un certo grado di schermatura. Facendo atterrare gli astronauti ancora più in basso, come sul fondo del Bacino di Hellas (-8000 m) i livelli di radiazione sarebbero ancora inferiori. Portandosi dietro un’attrezzatura semplice e affidabile come una vanga e una carriola, gli astronauti potrebbero ricoprire l’habitat di regolite e a quel punto sarebbero esposti alle radiazioni solo durante le EVA.
Durante un soggiorno su Marte di circa 500 giorni, gli astronauti prenderebbero una dose di raggi cosmici inferiore a quella che si è presa il cosmonauta medico Valeri Polyakov durante i sui 437 giorni sulla Mir.

C’è però il problema del viaggio, che con un orbita di Hohman dura circa otto mesi e mezzo all’andata e altrettanti al ritorno. Nello spazio, l’esposizione ai raggi cosmici sarebbe ben più alta, circa 80 mSv/h, ma anche questo non è un problema insormontabile: basta spendere un po’ più di propellente e fare durare il viaggio 4 mesi invece di 8 e mezzo, con 4 km/s di delta-V di first burn, contro i 3.5 km/s dell’orbita di Hohmann classica.

Senza contare poi che i raggi cosmici (protoni da 200 MeV di origine solare e protoni da 2 GeV di origine galattica) essendo costituiti da particelle cariche possono essere deflessi da campi magnetici: c’è un interessante apparato, messo appunto da un equipe della Washington University, gidata da Robert Winglee, che genera una mini magnetosfera protettiva attorno alla nave. Si tratta di un dispositivo molto semplice, costituito da un elettromagnete delle dimensioni d’un barilotto di birra, che circonda un iniettore di gas e un’antenna elicoidale per ionizzarlo. L’intero apparato pesa circa 30 kg e ha bisogno di 100 Kw di potenza pulsante, ovvero 6-8 Kw di potenza continua, che possono essere forniti facilmente dai pannelli solari di bordo.

http://earthweb.ess.washington.edu/space/M2P2/rad.shielding.pdf

Detto questo sulle radiazioni, vediamo un attimo l’architettura della missione: Marte e la Terra sono entrambi corpi celesti dotati di atmosfera e questo consente di utilizzarla per l’aerobraking rispermiando il delta-V del second burn: un viaggio di andata dalla Terra a Marte avrebbe quindi un delta-V di soli 3.5-4 km/s (partendo dalla LEO) perché il resto ci verrebbe regalato gratis dall’aerobraking.
Una volta su Marte, la nave dovrebbe utilizzare la CO2 dell’atmosfera marziana per sintetizzare il LOX-LCH4 necessari al viaggio di ritorno: basta un compressore e un apposito kit prodotto dalla Loockheed Martin che utilizza la reazione di Sabatier unita all’elettrolisi e al reverse gas shift. Per funzinare il kit ha bisogno di un piccolo quantitativo di idrogeno gellificato, pari al 5% del peso del propellente da sintetizzare, che la nave deve portarsi dietro. Ma basta atterrare in un posto come questo ( http://www.space.com/1371-ice-lake-mars.html ) e l’idrogeno non è più necessario, perché può essere ottenuto dall’elettrolisi del viaggio.
Il veicolo di ritorno potrebbe essere un SSTO, che su Marte ha bisogno di un rapporto di massa di 6 o 7, a seconda se si vuole tornare in 4 o in 8 mesi.

Che ne pensate?

molto interessante ,grazie per le spiegazioni
avendo tutto il carburante che si vuole c’è una qualche possibilità di metterci meno di 4 mesi ?

Che attualmente,al di là di vaghi propositi,non c’è nè la volontà politica nè quella economica per inviare un uomo sul pianeta rosso,
che si tratterebbe di uno “stunt” che rischierebbe di impiegare ingenti risorse che invece potrebbero essere meglio spese per altri programmi manned,
che personalmente lascerei Marte alle prossime generazioni per concentrarmi su un trasporto sostenibile per l’orbita terrestre e per il sistema terra-luna.

Personalmente penso che quando si citano dei dati perr argomentare le proprie tesi, bisogna stare attenti.
Sarebbe anche bene citarne le fonti non solo per agevolare le verifiche di chi legge, ma anche per evitare sviste poco piacevoli. Ti chiederei di linkare quindi le fonti dei tuoi numeri.

Le piu’ recenti scoperte dello strumento RAD sono state annunciate lo scorso 9 dicembre nel corso di una teleconferenza (qui e qui), e cito le dichiarazioni di Donald M. Hassler, principal investigator dello strumento RAD:
“The RAD surface radiation data show an average GCR dose equivalent rate of 0.67 millisieverts per day from August 2012 to June 2013 on the Martian surface. In comparison, RAD data show an average GCR dose equivalent rate of 1.8 millisieverts per day on the journey to Mars, when RAD measured the radiation inside the spaceship.”
Questo ci consente di effettuare alcuni calcoli, con risultati espressi in microSievert per ora (µSv/h), come nel tuo messaggio, in modo da parlare secondo la stessa unita’ di misura.
Chiaramente 1 mSv = 1000 µSv

[table]
[tr]
[td]Descrizione[/td]
[td]Dose[/td]
[td]u.m.[/td]
[td]Periodo[/td]
[td]Dose in µSv/h[/td]
[/tr]

[tr]
[td]Radioattivita’ di fondo sulla Terra[/td]
[td]10[/td]
[td]µSv[/td]
[td]24 ore[/td]
[td]0,417[/td]
[/tr]

[tr]
[td]Dose annua massima di radiazioni consentita
per legge ai lavoratori delle centrali nucleari USA[/td]
[td]50[/td]
[td]mSv[/td]
[td]365 giorni[/td]
[td]5,708[/td]
[/tr]

[tr]
[td]Dose annua di radiazioni per gli astronauti sulla ISS[/td]
[td]150[/td]
[td]mSv[/td]
[td]365 giorni[/td]
[td]17,123[/td]
[/tr]

[tr]
[td]Dose giornaliera radiazioni su superficie di Marte[/td]
[td]0,64[/td]
[td]mSv[/td]
[td]24 ore[/td]
[td]26,667[/td]
[/tr]

[tr]
[td]Dose giornaliera radiazioni durante il viaggio verso Marte[/td]
[td]1,8[/td]
[td]mSv[/td]
[td]24 ore[/td]
[td]75,000[/td]
[/tr]

[/table]

Questi dati confermano che, se comparati al “costo” in termini di radiazioni assorbite dagli astronauti a bordo della ISS per 500 giorni di missione abbiamo:

  • Astronauti a bordo della ISS: ~0,21 Sv (17,123 µSv x 24 ore x 500 giorni)
  • Astronauti della missione marziana: ~0,75 Sv ( (26,667 µSv * 24 ore * 140 giorni/superficie ) + (75 µSv * 24 ore * 180 giorni/viaggio* 2 tratte) = 0,089 + 0,648 = 0,737)
    Cioe’ la radiazione assorbita dagli astronauti in missione marziana, includendo viaggio e attivita’ in superficie, e’ pari a 3 volte quella assorbita dagli astronauti in missione sulla ISS.
    Considerato che i dati delle radiazioni marziane usati per i calcoli considerano solo la parte di contributo galattico, e non solare, e che attualmente le dosi massime di radiazioni equivalenti consentite nel corso di una intera carriera per gli astronauti NASA (e la distribuzione nel tempo non e’ un fattore secondario) sono di 1 Sv per le donne e 1,5 Sv per gli uomini, non dico che sia totalmente impossibile, ma al momento le radiazioni sono a mio modestissimo parere la principale sfida per una missione marziana.
    Missione che come dice Carmelo, purtroppo e a prescindere da questo mio discorso tecnico, e’ molto a di la’ da venire…

Fonti:

http://www.sciencemag.org/content/340/6136/1080.abstract

http://www.mars-one.com/en/faq-en/19-faq-health/185-will-the-astronauts-suffer-from-radiation

http://www.newscientist.com/article/dn22520-mars-is-safe-from-radiation–but-the-trip-there-isnt.html#.Uq2W_yekSM0

Guarda che i dati che riportiamo sono più o meno gli stessi: io parlo di radiazioni in LEO, tu all’interno dell’ISS, che ha comunque una certa schermatura, con una certa efficacia soprattutto sui protoni di origine solare.
Il curiosity, non essendo pensato per un equipaggio umano ovviamente non ha schermatura. Ma gli astronauti, ammesso che andremo mai su Marte, certo non gireranno nudi: avranno delle tute con materiali ad alto contenuto di carbonio e idrogeno e gireranno in un rover pressurizzato di polietilene a lunga catena, magari a doppia parete, col serbatoio d’acqua nell’intercapedine e i serbatoi di metano liquido sul tetto. Vivranno in un habitat ricoperto di regolite (5 metri ti danno una schermatura pari all’atmosfera terrestre), per cui le radiazioni che prenderanno durante i 500 giorni di soggiorno saranno sicuramente inferiori a quelle che si è preso Valeri Polyakov (che risulta ancora vivo).

Avendo a disposizione un pianeta da cui attingere massa schermante, proteggere gli astronauti in superficie è facile. Il problema del viaggio, invece, è più complesso e possono esserci varie strategie:

  1. farlo durare di meno: 120 giorni contro 8.5 mesi con un delta-V al first burn di 4 invece che di 3.5 (valori medi che variano a seconda dei periodi).

http://www.marsjournal.org/contents/2007/0002/files/wooster_mars_2007_0002.pdf

  1. fare in modo che provviste e serbatoi d’acqua siano disposti in modo da schermare l’habitat (efficace contro i protoni da 200 MeV solari ma non con quelli da 2 GeV galattici).

  2. costruire la nave in materiali compositi a base di polietilene a lunga catena (efficace contro i protoni da 200 MeV solari ma non con quelli da 2 GeV galattici)

http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2005/25aug_plasticspaceships/

  1. schermarla con una mini magnetosfera: le simulazioni numeriche dicono un apparato come quello studiato alla Washington University risolverebbe efficacemente il problema sia dei protoni da 200 MeV solari sia di quelli da 2 GeV galattici.

http://earthweb.ess.washington.edu/space/M2P2/rad.shielding.pdf

Ovviamente è necessario un po’ di lavoro di sperimentazione e messa a punto, ma non sembra un problema irrisolvibile. Se si vuole si può fare entro il prossimo decennio.

Scusa Quaoar, ma se degli astronauti dovessero ricoprire il loro rifugio facendo uso di pale e carriole, si beccherebbero abbastanza radiazioni da rimanere belli che secchi! Bisognerebbe, forse, utilizzare un sistema più veloce e meno faticoso.

Un’ultima cosa, non per essere pignolo, ma la regolite è sulla Luna, su Marte è chiamata sabbia o comunque terreno.

Mica lavorano in un reattore nucleare.
Se le radiazioni nello spazio fossero tali da uccidere gli astronauti durante le poche ore in cui lavorano all’esterno, come avrebbero fatto Armstron, Aldrin e Collins a tornare vivi dalla missione Apollo?
Scherzia a parte, a meno che non lavorino durante una tempesta solare (gli habitat e le navi hanno degli appositi stormcellar), il quantitativo di dose che ti prendi in un giorno è trascurabile. Il problema viene nelle missioni prolungate, per l’accumulo nel tempo. E’ per questo che bisogna studiare delle contromisure.

Comunque una piccola ruspa elettrica o a metano sarebbe gradita: potrebbe essere inviata sul campo con una capsula Red Dragon, prima dell’arrivo degli astronauti, insieme a tanta altra attrezzatura.

In realtà il termine regolite è usato per un suolo non contaminato da sostanze organiche. Quello lunare lo è sicuramente; su Marte invece Curiosity ha trovato tracce di complesse molecole organiche nel terreno, ma gli esperti della NASA sospettano che possa trattarsi di contaminazione.

http://www.examiner.com/article/curiosity-rover-finds-organic-matter-mars-dirt-but-nasa-unsure-of-origin

Quindi la questione resta aperta: se troveremo vita su Marte o complesse molecole prebiotiche, a quel punto non potremmo più chiamare il terreno “regolite” e dovremmo chiamarlo “suolo”. Prima però dobbiamo andarci.

http://en.wikipedia.org/wiki/Regolith

Il valore minimo sotto cui non si può scendere senza avere consumi proibitivi di propellente è di circa 100 giorni. 120 giorni sono un ottimo compromesso tra durata del viaggio e consumo (stiamo ovviamente parlando di razzi a propulsione chimica). Tieni presente poi, che più si viaggia veloci, più si arriva veloci e quindi l’aerobraking diventa problematico in un entrata diretta, ma questo problema può essere risolto eseguendo prima una manovra di aerocattura e poi una manovra di entrata dall’orbita, sicuramente meno traumatica, oppure scegliendo una zona bassa dove c’è più spazio per rallentare (Bacino di Hellas a -8000 metri).

In questo lavoro puoi trovare molti dati interessanti.

http://www.marsjournal.org/contents/2007/0002/files/wooster_mars_2007_0002.pdf

P.S:

Se un giorno saranno disponibili razzi a fusione il discorso ovviamente cambia:

http://www.askmar.com/Fusion_files/QED%20Space%20Transportation.pdf

le ipotetiche navi descritte nel lavoro di Bussard arriverebbero su Marte in 40-60 giorni.

Questo è poco ma sicuro: se dipendesse solo da politici e burocrati, probabilmente non avremmo mai avuto neanche gli aeroplani. Conto più nei soggetti privati.

La priorità è una questione di opinioni: tu vedi una missione una su Marte come uno shunt, io la vedo come la via maestra, il naturale proseguimento delle esplorazioni di Colombo, del volo dei fratelli Wright, dell’Apollo 11 e di tutti i pochi che hanno osato fare ciò che i molti ritenevano impossibile. Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscienza.

La Luna ieri e Marte oggi, non sono un problema tecnico. Casomai economico e filosofico.
Economico perchè fare una missione marziana con le tecnica di oggi o quella tra un ora, sempre tanti soldi richiede.
La domanda è perché.

Quaoar ha detto bene e dice mi pare quello che dico io. Di governi pronti ad imbarcarsi nell’impresa non ce nè. Si, qualcuno lo sbandiera come ipotesi futura, non è la prima volta. Giusto fumo negli occhi per chi crede ciecamente alle parole dei politici e farli stare buoni. Noi non ci crediamo.
Quaoar dice che occorre una campagna mediatica e che servono fondi privati. Giusto.
Il punto Quaoar, è che il tutto rimanga solo fine a se stesso. Andare su Marte per andare su Marte.
Se attivi una campagna mediatica stai facendo spettacolo e se la gente non trova spettacolare la cosa, non gli frega. Dopo il primo volo, il disinteresse pubblico sarà la tomba del programma. Le tue strutture che lasci su Marte resteranno la abbandonate e diventeranno, forse, un’attrazione turistica, simbolo della stupidità umana per aver perso un altro treno della storia, come l’Apollo.

Il motivo di un volo marziano? Sostanzialmente solo la ricerca della vita, che c’è o che c’era. Se non la si trova, perchè non è ovvio trovarla, va tutto a rotoli. Lascio ai complottisti le finte prove a sostegno per alimentare…

Ben inteso, se domani un governo decide di fare la missione marziana, io l’avvallo. Tutto purchè sia spazio.

Io però preferirei vedere Marte dentro ad un quadro di più ampio respiro e questo può avvenire solo se lo spazio entra nelle nostre teste.
Lo spazio non può e non deve restare solo appannaggio della scienza, dei militari e di interessi economici molto limitati. Lo spazio è la nostra valvola di sfogo. Hawking docet.
Sarò fissato, ma non vedo altra strada. Potrei farla più lunga, ma preferisco fermarmi qui.

Marte? E’ presto. Per me ci sono altre priorità spaziali.

Non è detto che ci sia ancora ma probabilmente c’è stata: Marte ha una storia geologica interessantissima, ma non è solo questo il motivo per cui dobbiamo andarci (e qui forse dovremmo fare una riflessione generale sui motivi filosofici per cui andiamo nello spazio). Marte è un pianeta ospitale dove una colonia può crescere e diventare autosufficiente: ha una buona gravità di 0.37 dove un uomo con dei vestiti opportunamente zavorrati può mantenere un ottimo trofismo muscolare (ricordiamoci che un asrtonauta con una tuta spaziale su Marte pesa più o meno quello che peserebbe sulla Terra senza tuta); è sufficientemente vicino al Sole per avere una buona produzione di energia con pannelli solare; ha un’atmosfera da cui si può ricavare ossigeno e metano da utilizzare come propellente o etilene per fare materiali plastici; ha acqua in quantità; ha azoto, carbonio e tutto ciò che serve per coltivare le piante; ha metalli e quant’altro serve per costruire una nuova civiltà. La luna non è altrettanto ricca: la gente non potrebbe viverci a lungo senza subire danni per la bassa gravità (a meno di non costruire enormi e costosi habitat centrifughi) è povera di azoto e i fertilizzanti dovrebbero essere sempre importati dalla Terra; e il ciclo di illuminazione dovuto alla rotazione sincrona non è certo l’ideale per le coltivazioni.
Ci sono vari motivi per cui è meglio che la nostra civiltà diventi multiplanetaria: primo tra tutti e attenuare il rischio di estinzione, nel caso un evento catastrofico colpisca la Terra. Ovviamente il processo di colonizzazione richiederà secoli: si comincia con una piccola base scientifica, che può essere il modulo habitat dell’MTV, che gli astronauti lasciano sul posto quando ritornano con l’ERV, poi arrivano i “doni” degli sponsor su capsule Red Dragon come moduli aggiuntivi gonfiabili per le colture aeroponiche e attrezzature per estrarre e porocessare i minerali; ogni due anni arriva un nuovo equipaggio che lascia un’altro modulo e la colonia col tempo si ingrandisce. Quando questo primo nucleo è avviato cominciano ad arrivare i coloni. Sorgono le prime cupole pressurizzate attorno a piccoli crateri, dove viene ricreato un ambiente terrestre, poi si da il via al processo di terraformazione, spargendo gas serra: il pianeta comincia a riscaldarsi, il ghiaccio di CO2 si scioglie, l’atmosfera diventa più densa e l’effetto serra aumenta ulteriormente: il ghiaccio d’acqua si scioglie e ricomincia il ciclo dell’acqua. Nelle parti più basse l’atmosfera diventa sufficientemente densa, e i coloni possono respirare con una seplice maschera di ossigeno, senza più bisogno di tute pressurizzate. Inizia un’opera di “rimboschimento” con licheni e piante sulla terraferma e alghe nei bacini e mano a mano la fotosintesi inizia a produrre ossigeno…

Una misione su Marte che lasci un piccolo habitat di 8 metri di diametro non sarebbe affatto sterile e inutile: avremmo piantato un piccolo seme: farlo crescere e diventare albero o lasciarlo appassire dipende solo da noi, dalla nostra capacità di sognare, dalla nostra volontà di creare un mondo migliore.

Dopotutto è stato così anche per la colonizzazione del nuovo mondo: gli ingenui partivano e i cinici restavano. I cinici hanno sempre deriso gli ingenui, ma sono gli ingenui che hanno cambiato il mondo: l’oscuro navigatore genovese che rompe i c. fino a quando non gli danno tre caravelle scalcinate per la sua folle impresa; i pazzi fratelli ciclisti che pensano che costruendo un motore a scoppio in alluminio risparmieranno abbastanza peso da far decollare autonomamente un aliante…
Se fosse stato per i cinici, a quest’ora staremmo ancora nelle caverne.

Visto che siamo in un altro topic, forse sarebbe meglio che tu esponessi la tua road-map anche qui, così ne discutiamo tutti insieme.

Un saluto
Quaoar

Ma certo che ci andremo su Marte!
Ci andremo quando saranno disponibili nuovi materiali per schermare le radiazioni,nuovi motori per arrivarci più velocemente (e tornarci con regolarità).
Ci andremo quando il costo per kg per inviare materiale in orbita terrestre sarà diminuito.
Oggi non è una priorità; il bambino prima impara a camminare,poi magari da grande vince l’oro olimpico nella corsa ad ostacoli.
In agenda le sfide che attendono la nostra e la successiva generazione sono estremamente impegnative: far si che raggiungere ed inviare materiali in orbita bassa divenga più semplice,routinario e meno costoso,tornare sulla luna con un sistema di trasporto che consenta di restarci e ponga le premesse di un conveniente e realistico sfruttamento delle sue risorse,esplorare gli asteroidi.
Marte può e deve attendere,solo quando saremo pronti ci andremo,non per una storica missione ma per una serie di spedizioni esplorative.
Propio perchè dobbiamo seguire “virtute e conoscenza” è necessario seguire una strada “virtuosa”,e non perseguire dei salti ad effetto che rischiano di restare fini a se stessi.
Preferisco Colombo o Magellano agli ignoti esploratori Fenici o Vichinghi che hanno raggiunto l’America per poi tornare indietro lasciando poca o nessuna traccia di se.

quoto appieno

proprio considerando gli esploratori tutti dai fenici a magellano le loro navi erano le medesime utilizzate per navigare il mediterraneo o circumnavigare l’africa. Qui è il problema il grande salto è stato possibile quandola tecnologia impiegata era oramai più che collaudata.
Andare nello spazio è a tutt’oggi una impresa per pochi e molto specializzati esseri umani, quando potranno andar in LEO o testardi (colombo) o esploratori (magellano) allora si che ulteriori missioni saranno realmente e tangibilmente possibili.

una parentesi il viaggio di magellano fu così lungo che la corona spagnola lo giudicò commercialmente inutile, nel 1500 circumnavigare il globo quindi era inutile, era stato fatto ma non se ne trassero proventi e fu abbandonato.

Se aspettiamo di avere razzi a fusione non ci andremo mai: Colombo avrebbe potuto aspettare l’avvento delle navi a motore, oppure partire con la tecnologia disponibile all’epoca (la caravella a vela). Ha avuto coraggio e ha scelto la seconda opzione.

La tecnologia per schermare le radiazioni già c’è (vedi l’articolo sulla mini magnetsofera citato prima) per arrivare su Marte i razzi chimici LOX LCH4 bastano e avanzano (la propulsione termonucleare già c’è e funziona ma non viene usata per motivi politici e comunque comincia ad essere necessaria dal sistema gioviano in poi). L’accesso economico all’orbita bassa ce l’ha già la SpaceX (il Falcon 9R a stadi riutilizzabili sarà operativo molto prima che i premier dei paesi UE si mettano tutti d’accordo sugli upgrade al sistema Ariane e potrà lanciare a 1000 $/Kg).
Abbiamo tutto ciò che occorre per andare su Marte entro il prossimo decennio. Che altro vuoi di più.

Permettimi di dissentire:

  1. Sappiamo già camminare.
  2. Non c’è alcuna ragione logica di colonizzare la luna e gli asteroidi prima di andare su Marte, che è molto più adatto ad essere sfrutatto.

Il punto è proprio questo: un percorso che ci porti su Marte passando per le basi in LEO, per futuristici cantieri lunari e per gli asteroidi non è una strada virtuosa, ma un cammino illogico e tortuoso, condannato in partenza ad arenarsi per mancanza di fondi, a causa dei costi improponibili. Il risultato finale sarà che resteremo per sempre infognati in LEO.

E’ stato sfortunato: se fosse passato un po’ più a sud avrebbe scoperto l’Australia due secoli prima di Cook e altro che proventi per la Corona.

Vedi nel caso di magellano la missione prevedeva l’arrivo alle molucche per farle spagnole. Ma i tre anni della missione fecero si che la grandezza geografica e filosofica fossero politicamente ed economicamente svantaggiosi.
Ma qui scivoliamo OT

Scivolando OT consiglio il libro di Lucio Russo “L’America dimenticata”, un sorprendente studio (anche matematico) sui viaggi dei Cartaginesi alle Antille e sul continente Americano (non è fanta-archeologia,ma uno studio serio sulle fonti esistenti : http://www.mondadorieducation.it/libro/lucio-russo/l-america-dimenticata/120900039839

Sei molto giovane,vero?
Ma non divaghiamo,inviare un tizio su Marte con una bandiera ed un cestello per raccogliere qualche sasso non serve a nulla; è una bella impresa fine a se stessa.
Sulla luna sono state inviate sei spedizioni Apollo (sette se contiamo anche l’Apollo 13).
L’impresa lunare fu tentata spingendo al massimo la tecnologia allora esistente,ma grazie al fatto che il nostro satellite è relativamente vicino fu possibile allargare gli orizzonti esplorativi.
Su Marte con la tecnologia esistente (e considerando che una spedizione sul pianeta rosso è infinitamente più costosa di una missione Apollo sulla luna),non puoi inviare più di una missione di sbarco;al massimo due a distanza di diversi anni l’una dall’altra (anche il faraonico e autolesionista programma post Apollo di Thomas Paine presentato al Presidente degli Stati Uniti nel 1969,e subito rigettato,prevedeva soltanto due voli su Marte nel corso degli anni 80,ad inizio e fine di quel decennio).

La tecnologia per schermare le radiazioni già c'è ,la propulsione termonucleare già c'è, l'accesso economico all'orbita bassa ce l'ha già la SpaceX, Abbiamo tutto ciò che occorre per andare su Marte entro il prossimo decennio. Che altro vuoi di più.

La volontà politica,che non c’è (e non c’era nemmeno negli anni 70).
Un bilancio,non dico al livello dei tempi dell’Apollo (quello non ci sarà MAI più),ma quantomeno notevolmente più corposo dell’attuale.
Un Presidente degli Stati Uniti ed un Congresso così sventati da impiegarlo per una spedizione su Marte invece che per costruire un affordabile e riutilizzabile sistema Terra-LEO-Luna,con tanto di avamposto in L2 (o in orbita lunare) e sulla superficie del satellite.
Tutte e tre queste condizioni non ci sono.

Permettimi di dissentire: 1) Sappiamo già camminare. 2) Non c'è alcuna ragione logica di colonizzare la luna e gli asteroidi prima di andare su Marte, che è molto più adatto ad essere sfrutatto.

Si?
E’ più economico importare risorse minerarie da Marte (che è molto più lontano) che dalla luna,considerando anche il fatto che oggi con la tecnologia attuale importare dal suolo selenico minerali ed Elio-3 non è ancora conveniente (nè per nulla facile)?

Il punto è proprio questo: un percorso che ci porti su Marte passando per le basi in LEO, per futuristici cantieri lunari e per gli asteroidi non è una strada virtuosa, ma un cammino illogico e tortuoso, condannato in partenza ad arenarsi per mancanza di fondi, a causa dei costi improponibili. Il risultato finale sarà che resteremo per sempre infognati in LEO.

Invece è molto meno tortuoso un programma costosissimo per inviare un tizio su Marte una tantum,per poi ritrovarci con un pò di sassi e tante belle fotografie,ma con nulla di concreto in mano?
E per concreto intendo infrastrutture e mezzi spaziali che consentano di vivere e lavorare in LEO e sulla luna in modo continuativo,stabile ed economicamente conveniente.

Magari! Ti confesso che giovane mi ci sento, ma l’anagrafe (e purtroppo anche lo specchio) mi dicono di no.

Evidentemente, ti riferisci alla prima reference mission della NASA, che effettivamente era più o meno come hai detto. Io preferisco di gran lunga il Mars Direct di Zubrin ( http://www.youtube.com/watch?v=6e65HTIcCss# ) dove gli astronauti starebbero 500 giorni sul Pianeta Rosso, esplorerebbero i vari siti con un rover camper pressurizzato LOX-LCH4 dotato di grande autonomia e ci sarebbero geologi e biologi altamente qualificati, che raccoglierebbero un quantitativo di informazioni di inestimabile valore scientifico.

Me lo ricordo e come: avevo cinque anni quando Armstrong posò il piede sulla Luna. L’ho visto su un vecchio televisore in bianco e nero, ma l’emozione era indescrivibile.

Mars Direct aveva un costo stimato di 55 miliardi di dollari ripartiti in 10 anni. Se pensi a quanto è costata la guerra in Iraq…

Su questo, purtroppo, devo darti pienamente ragione. Con tutti i soldi che buttano in guerre inutili, in apparati repressivi volti a spiare i cittadini e in burocrazia ipertrofica. Se un decimo di queste risorse fossero state impegnate nell’esplorazione spaziale…

Nello spazio ciò che conta non è la distanza ma il delta-V: la Luna non ha un’atmosfera e i 5.9 km/s di delta-V tra la LEO e la superfice lunare te li devi fare tutti per via propulsiva, sia in andata e sia al ritorno. Su Marte, invece, si utilizza l’aerobraking, così l’atmosfera fa la metà del lavoro e il delta-V dalla LEO a Marte è di soli 3.5 Km/s. Anche il propellente del viaggio di ritorno è gratis perché viene sintetizzato dalla CO2 Marziana con la reazione di Sabatier. Riferendosi al propellente che ci si porta da casa, il delta-V complessivo della missione Terra-Marte-Terra è di 12.7 km/s contro i 21 km/s di una missione Terra-Luna-Terra (produrre propellente in situ dalla Luna è molto più complicato perché richiede attrezzature industriali per estrarre ossigeno dalla regolite). Sembra un paradosso, ma è così.

Mi dirai che una missione di più di due anni è più complicata da un punto di vista logistico, perché necessita d’una nave più grande con provviste maggiori. Effettivamente è vero, ma una volta avviato il primo insediamento, una colonia marziana può diventare autosufficiente molto prima di una colonia lunare e richiedere quindi molti meno invii da Terra.

Per il resto, fino a quando non avremmo apparati a fusione aneutronica funzionanti come il Polywell di Bussard ( http://www.askmar.com/Fusion_files/QED%20Space%20Transportation.pdf ) l’elio3 non è di grande utilità.
Anche l’importazione di risorse minerarie ha costi proibitivi: credo che neanche un giacimento d’oro sulla luna ripagherebbe i costi del trasporto con le quotazioni attuali (navi a fusione completamente riutilizzabili, come quelle descritte nel link, potrebbero rendere conveniente il trasporto, ma probabilmente non le vedremo né io né te). Dati i costi del trasporto, l’unico tipo di risorsa sfruttabile potrebbero essere le gemme e guarda caso, molti geologi pensano che Marte sia ricco di opale.

http://www.astrobio.net/exclusive/5521/precious-opals-shine-a-light-on-mars

http://www.planetary.org/blogs/guest-blogs/bill-dunford/20131014-the-gems-of-mars.html

Magari gli opali marziani potrebbero essere venduti per parecchi milioni alle aste di Christie alle mogli degli oligarchi russi o dei ricconi cinesi e coprire almeno in parte così i costi delle missioni. Chissà?

Tutto dipende dal fatto se vuoi un programma faraonico tipo Battlestar Galactica in piano stile NASA o una missione piccola ed elastica in stile Mars Direct. Ricerca di forme di vita microbica aliena, studi di genomi alternativi, studio del passato geologico di Marte (eventuali fossili ecc), senza contare poi tutti i contenuti tecnici della missione (schermatura a magnetosfera, gravità artificiale e produzione di propellente in situ) che porterebbero una notevole maturazione delle tecniche di viaggio interplanetario. Sinceramente non mi sembra roba di scarso valore.

Intendiamoci: purtroppo i fondi sono pochi e la priorità alla fine è soggettiva e dipende soprattutto dagli interessi personali: un astrofisico magari sarà interessato ai telescopi satelliti a raggi gamma come AGILE o ai rilevatori di onde gravitazionali (cose pure molto importanti, per carità) e non gliene importerà molto d’una missione umana su Marte alla ricerca della vita. Un militare, invece, sarà interessato soprattutto ai satelliti spia e magari a sistemi d’arma orbitanti e di tutto il resto se ne sbatte altamente. Tu che hai una visione più Oneiliana, sarai interessato più agli habitat orbitanti e alla Luna come base d’appoggio, piuttosto che all’esplorazione dei corpi celesti. Mentre uno Zubriniano come me, che viene da un background di studi biomedici, muore dal desiderio di sapere se su Marte ci sono tracce di vita ed è quindi meno interessato alle basi orbitanti che per andare su Marte non servono.

Però in questi casi la cosa più corretta non è dire una missione su Marte non si può fare con al tecnologia attuale, ma semplicemente non la vogliamo fare perché abbiamo altre priorità e vogliamo spendere i soldi in altro modo.

Prendilo come un complimento,perchè di animo e di spirito sei giovanissimo,beato te!

Evidentemente, ti riferisci alla prima reference mission della NASA, che effettivamente era più o meno come hai detto. Io preferisco di gran lunga il Mars Direct di Zubrin

Alt,se Zubrin intende finanziare un volo su marte (sempre che possegga o trovi il denaro necessario ed abbia effettivamente la volontà a lanciarsi nell’impresa), nulla questio.

Me lo ricordo e come: avevo cinque anni quando Armstrong posò il piede sulla Luna. L'ho visto su un vecchio televisore in bianco e nero, ma l'emozione era indescrivibile.

Allora abbiamo la stessa età,ma io come dicevo sono invecchiato peggio e male.
Ho visto troppe promesse non realizzate, e so quanto sia pericoloso tentare di saltare le tappe invece di realizzare la scala verso il cielo gradino dopo gradino.

Mars Direct aveva un costo stimato di 55 miliardi di dollari ripartiti in 10 anni. Se pensi a quanto è costata la guerra in Iraq...

Vogliamo aggiungere anche il Vietnam e la prima guerra del golfo?
A quest’ora si sarebbe realizzato lo scenario descritto in 2001 Odissea nello Spazio.
Il problema è che guerra o pace di tutto quel denaro, neanche un quarto sarebbe mai stato impiegato per il programma spaziale.
Per lesinare fondi hanno creato uno Shuttle non interamente riutilizzabile,sovradimensionato (per dividere le spese col dipartimento di difesa),e molto costoso come manutenzione del sistema, e niente altro.
Nulla,nè gli space tugs,nè la Dual Keel space station,nè l’ELA (Early Lunar Access.
Non hanno neanche lanciato il secondo Skylab per risparmiare qualche milione di dollari.
Ora secondo te (in una situazione economica come questa per di più) stanzierebbero 55 miliardi di dollari per inviare un uomo su Marte?

Mi dirai che una missione di più di due anni è più complicata da un punto di vista logistico, perché necessita d'una nave più grande con provviste maggiori. Effettivamente è vero, ma una volta avviato il primo insediamento, una colonia marziana può diventare autosufficiente molto prima di una colonia lunare e richiedere quindi molti meno invii da Terra.

Sicuramente,tra svariati decenni,le generazioni future vedranno una colonia su Marte.

Per il resto, fino a quando non avremmo apparati a fusione aneutronica funzionanti come il Polywell di Bussard ( [url=http://www.askmar.com/Fusion_files/QED%20Space%20Transportation.pdf]http://www.askmar.com/Fusion_files/QED%20Space%20Transportation.pdf[/url] ) l'elio3 non è di grande utilità. Anche l'importazione di risorse minerarie ha costi proibitivi: credo che neanche un giacimento d'oro sulla luna ripagherebbe i costi del trasporto

Giusto.
E ora moltiplichiamo i costi per Marte.

Magari gli opali marziani potrebbero essere venduti per parecchi milioni alle aste di Christie alle mogli degli oligarchi russi o dei ricconi cinesi e coprire almeno in parte così i costi delle missioni. Chissà?

Se è così Zubrin diventerà un uomo molto ricco.
Auguri per il suo Mars Direct; in fondo lui è un privato e può rischiare i suoi soldi e quelli dei suoi investitori.
Le Agenzie spaziali Nazionali invece devono cercare di utilizzare i non faraonici bilanci a disposizione per far si che quel futuro che sognamo si costruisca passo dopo passo,anche se nè io nè tu lo vedremo.

Qui si va sul filosofico: lo scontro è fondamentalmente tra due visioni diverse del futuro: lo spazio come luogo di vita (Gerard O’Neil) o lo spazio come luogo di transito (Robert Zubrin).

Non so se hai letto il bellissimo Colonie Umane nello Spazio: è un libro ormai raro con delle bellissime illustrazioni a china, ma non divaghiamo. Secondo il ragionamento di Gerard O’Neil, i corpi celesti non sono adatti ad essere abitati dagli umani perché hanno caratteristiche diverse dalla Terra (gravità, atmosfera, insolazione ecc.).
Viceversa, gli habitat spaziali possono essere costruiti su misura per noi, diventando così dei mini mondi belli e perfetti: gravità artificiale di 1 g, atmosfera di azoto e ossigeno simile alla terra, insolazione regolata con specchi che può riprodurre il ciclo stagionale ecc… O’Neil vede quindi un futuro popolato di giganteschi habitat sferici o cilindrici nelle zone di Lagrange, costruiti e riforniti da una grande base lunare in un primo tempo, poi dagli asteroidi, perché utilizzare materiali terrestri è troppo costoso. Lo scenario è un po’ quello che ha ispirato gli anime della serie Mobile Suit Gundam, che sicuramente avrai visto perché siamo della stessa generazione. Per realizzare questo disegno, ci vuole quindi uno spazioplano riutilizzabile (e possibilmente poco costoso), che faccia la spola tra la Terra e una grande base equatoriale in orbita bassa (l’ISS non va bene perché ha un’orbita troppo inclinata), una base simile in orbita lunare rifornita da lander e/o da lanciatori di massa, e grandi navi da trasporto adatte solo alla navigazione orbita-orbita, che colleghino la Terra, la Luna e zone di Lagrange.
Una volta costruito questo sistema, poi ci si espande nel sistema solare.

In antitesi con questa visione “a tappe” c’è il Mars Direct di Zubrin, che sostiene un approccio diretto per la colonizzazione di corpi celesti:

  1. le infrastrutture orbitali sono troppo costose e un programma faraonico come quello esposto sopra ha un costo elevatissimo che nessun governo di nessun paese approverà mai. E ammesso che decidano di farlo ci vorranno comunque secoli.
  2. Le basi orbitali non servono per che i viaggi diretti dalla superficie di un pianeta a quella dell’altro sono molto meno costosi e più pratici.
  3. Fondare colonie di superficie su Marte è meno costoso che farle nello spazio, perché si possono nutilizzare materiali locali senza bisogno di lanci. Si comincia con habitat modulari, poi quando si comincia a utilizzare materiali locali nascono le cupole pressurizzate attorno ai crateri e piano piano si inizia a terraformare il pianeta (cosa che richiede secoli ovviamente).

Zubrin propone quindi una serie di missioni dirette dalla superficie della Terra a quella di Marte, semplici e poco costose, con equipaggi che ogni due anni si danno il cambio lasciado sul suolo marziano habitat modulari e attrezzature, in modo che la base si accresca gradualmente, fino al punto in cui sarà possibile l’arrivo dei primi coloni con biglietti di sola andata.

Quale delle due visioni prevarrà?
Dato l’andazzo, né l’una né l’altra, temo.

No. I Governi non sono molto interessati all’esplorazione spaziale. Per loro è solo una dimostrazione di prestigio e di potenza: pensi che gli Americani sarebbero andati lo stesso sulla Luna se i Sovietici non li avessero sfidati col lancio del primo Sputnik?

Quanto allo Shuttle, ha centrato in pieno l’obiettivo principale per cui era stato concepito: portare l’Unione Sovietica alla bancarotta.

P.S.
Visto che sei indiscutibilmente un Oneiliano e ti piacciono gli spazioplani riutilizzabili e poco costosi, mi interesserebbe conoscere il tuo parere sugli spazioplani a due stadi della Bristol

http://bristolspaceplanes.com/projects/

Due stadi completamente riutilizzabili: un carrier suborbitale con turboreattori e razzi LOX-Kerosene e un orbiter con razzi LOX-LH2. Progetto semplice e conservativo e relativamente economico, che utilizza razzi e reattori già disponibili sul mercato e non richiede nuove tecnologie. Forse andiamo un po’ OT, ma se ti interessa si potrebbe aprire un topic sui successori dello Shuttle.