Missioni ISS di straordinaria durata

Quale migliore contributo se non l’esperienza diretta sul campo. Estremamente interessante e prezioso il tuo punto di vista Buzz.

Apro e chiudo velocemente una parentesi. Se ci pensiamo bene, a consentire agli equipaggi di rimanere più a lungo nello spazio sono stati due fattori: l’affidabilità nel tempo crescente dei mezzi di trasporto e l’innovazione delle stazioni spaziali. Un veicolo in “volo libero” può operare in autonomia per un paio di settimane, tuttavia se attraccato ad una stazione orbitante, in modalità dormiente, allora si parla di mesi in termini di vita operativa. Lo Space Shuttle era un’eccezione perché concepito per missioni brevi.

Come per le Saljut e la Mir, la Sojuz era l’unico mezzo capace di restare in orbita mesi in sicurezza, senza compromettere la funzione di scialuppa di salvataggio per l’equipaggio. Ci sta che sia stata presa come modello! Se per questo, la rotazione degli astronauti era più frequente e funzionale: il nuovo equipaggio (spesso un volo di breve durata) portava una capsula fresca e questo ha permesso lo svolgimento di missioni lunghe in un range di 150-180 giorni.

Sul perché proprio sei mesi si è affermato come standard ci sarebbe da discutere, non qui perché off topic. Chiaramente è una scelta figlia di compromessi. Possibilmente dettata da: costi (tra cui la capacità di eseguire X lanci all’anno), validità scientifica delle ricerche, affidabilità dei veicoli con equipaggio, riabilitazione e tempi di recupero post-volo, disponibilità nel corpo astronauti/cosmonauti idonei a partire,…?

Mi soffermo su: perché proprio entro i primi 30 giorni? Si tratta del periodo più critico entro il quale il corpo umano subisce i maggiori cambiamenti alla ricerca di un nuovo equilibrio nell’ambiente in cui si trova, la condizione di microgravità. Per tale motivo chi intraprende una missione di breve durata non prende sottogamba la situazione, non è esentato dalla sessione quotidiana di 90 minuti di esercizio fisico, anzi. Studi hanno dimostrato che dopo appena 5-11 giorni la massa muscolare degli astronauti può ridursi del 20%. Quindi gli effetti dell’atrofia muscolare si manifestano parecchio velocemente.

Plausibile! Lo straordinario studio del cosmonauta Valerij Poljakov ha aperto un mondo. Una volta che l’organismo si è abituato e ambientato la condizione è/dovrebbe essere stabile, a maggior ragione quando limitata dall’attività fisica e dall’alimentazione. I cambiamenti sussistono, ma la rapidità con cui avvengono è notevolmente ridotta.

Il filo conduttore è lo stesso. Soffermarci esclusivamente al volo spaziale non è corretto, lo abbiamo detto. C’è un prima, un durante e un dopo. Per esempio, dal 2013 il Centro di Addestramento Cosmonauti Gagarin ha lanciato lo studio comparativo Созвездие-ЛМ. Nei giorni successivi al ritorno i cosmonauti rifanno alcuni esercizi fatti prima della partenza: dal simulare un’attività extraveicolare, guidare una particolare macchinina con la tuta Sokol, a prove nel simulatore Sojuz e nella centrifuga. Lo scopo è di capire se il volo spaziale induce cambiamenti nelle abilità acquisite, andando a ricreare quello che può essere lo scenario dopo il viaggio e l’atterraggio su un altro corpo celeste. Qui la sessione di Oleg Skripočka.


Infine riflettiamo un attimo sul titolo di questa discussione: Missioni ISS di straordinaria durata. Secondo il mio modesto parere è necessario distinguere se stiamo parlando di “Expedition” in quanto tale oppure di missioni individuali e/o di più astronauti che hanno luogo in quel lasso di tempo. Gli esempi portati fin qui (sinteticamente i soggiorni di Mark Vande Hei e Petr Dubrov o del trio Prokop’ev-Petelin-Rubio ed eccetera) sono permanenze non usuali viste le statistiche della Stazione, è vero. Anche generalizzando sono risultati di assoluto livello: con 355 giorni Vande Hei e Dubrov sono ad oggi accreditati del quarto volo spaziale più lungo di sempre.

Diversamente se ci stiamo riferendo alle Expedition, ne dubito, allora salta all’occhio negli annali Expedition 14 con al comando Michael López-Alegría, essendo l’unica spedizione sopra i 200 giorni. Formalmente è durata 205 giorni considerando come estremi temporali i distacchi delle Sojuz TMA-8 e TMA-9. Per avere un riferimento vicino: Expedition 17 ed Expedition 63 sono entrambe durate poco meno di 188 giorni.