NASA cerca aiuto per progettare il futuro rover meccanico venusiano

A quanto sembra dalle immagini sul sito NASA, ci saranno sensori di temperatura, vento, sismici e chimici, niente immagini. Mi riferisco all’immagine presente anche nell’articolo sotto la didascalia instruments nello schema di flusso dei sistemi del rover AREE.

L’analisi chimico-fisica dei campioni si può fare anche senza elettronica, come di fatto si faceva prima che venisse inventata l’elettronica :slight_smile:. Forma, densità, durezza, acidità, viscosità, temperatura di ebollizione, sono le prime cose che mi vengono in mente, certo è che non si può far tutto ma bisogna scegliere bene gli strumenti di questo giocattolino perché saranno poco miniaturizzati.

E poi l’elettricità si potrà usare. Non si possono usare condensatori e transistor, ma il mulino fungerà da generatore elettrico oltre che meccanico e si potranno usare resistenze, cavi elettrici, interruttori (azionati meccanicamente).

Abbiamo la mente troppo piena di tecnologia, ma se potessimo svuotarla sarebbe più facile inventarsi qualcosa di adatto ;).

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Primi a dover essere messi in gioco, dovranno essere gli svizzeri con i loro orologiai.

Davvero intrigante. Dovesse realizzarsi ne verrebbe fuori un gioiellino niente male.
Pensate già a quanto sono belli gli orologi meccanici di alto livello.

Cercate quelli della Ulysse & Nardin, ne vale la pena!

Guardate che c’e’ un ottimo video di Scott Manley sul tema, che oltretutto dice anche qualcosa sulla trasmissione dati:

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Neanche, la dissipazione termica dei circuiti/dispositivi interni a lungo andare alzerebbe la temperatura progressivamente anche in caso di trasmittanza termica nulla.

Pero’ il post e’ perfetto, non volevo fare il pierino :smiley:

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Un po naif …
Con questo sistema non puoi mandare grosse moli di dati :grinning:

Non essendoci immagini, la quantità di dati da trasmettere dovrebbe essere diversi ordini di grandezza inferiore a quella di una missione tradizionale.

Uno dei metodi spiegati da Scott Manley nel suo video, arrivato da una delle proposte, vede nel lander un soggetto passivo: una ruota con pattern/materiali diversi di cui il lander e’ dotato si muove meccanicamente, esponendo i vari tipi di materiali in un pattern predefinito e quindi riflettendo in modo diverso degli impulsi radar inviati da un ipotetico orbiter.

L’orbiter, studiando le riflessioni del segnale radar, ottiene il messaggio, ovviamente semplice, ma pur sempre un messaggio.

Due considerazioni:

Mi sembra che un lander di lunga durata su Venere sia piu’ una sfida intellettuale che la base per una vera missione, non ha senso saltare cosi’ tanti passaggi intermedi.

Il prossimo passo, molto piu’ facile da implementare, e’ una sonda aerostatica. A 50km di altezza le condizioni di Venere sono estremamente benigne e simili a quelle terrestri (a parte un po’ di acido solforico, gestibilissimo), inoltre c’e’ abbondanza di energia solare, molta piu’ che sulla Terra.

Prima facciamo questo, poi troviamo il modo di fare un lander di lunga durata.

Per questo secondo passo comunque avrei una proposta da fare (non ho visto se qualcuno ha propsto qualcosa del genere).

Facciamo piuttosto un lander che, dotato di un serbatoio di refrigerante da far espandere per assorbire calore (es. CO2), che resiste sulla superficie per un tempo limitato.

Ma poi facciamolo tornare su per via idrostatica quando ha esaurito il refrigerante. E’ sufficiente che possa riempire un pallone aerostatico (fatto di qualche magico materiale che resiste a quella temperatura) di un gas piu’ leggero della CO2 (es. Azoto) per tornare a quote dove puo’ comunicare, ricevere energia solare e trasmettere le informazioni raccolte da vera elettronica, quindi molto piu’ abbondanti.

Il primo che mandiamo potrebbe essere usa e getta… tanto i tempi di trasferimento per Venere sono i piu’ brevi di qualunque altro corpo celeste Luna esclusa.

Ma in un secondo tempo, molto in teoria, una ipotetica sonda idrostatica quando e’ per aria a temperature piu’ umane potrebbe sfruttare l’energia dei pannelli per ricaricare il serbatoio di refrigerante e il serbatoio per riempire il pallone aerostatico…e fare un altro tuffo nell’inferno.

Potrebbe essere usato lo stesso gas per entrambi gli scopi, solo non mi metto a verificare i cambi di stato di azoto e co2 per capire quale dei due potrebbe essere usato come refrigerante. L’azoto e’ comunque necessario per decollare.

L’azoto costituisce il 3.5% dell’atmosfera venusiana, ce n’e’ abbastanza…

Lo so che tutto questo sembra peregrino ma sinceramente a me lo sembra meno che un rover meccanico… almeno non mi vengono in mente leggi della fisica che lo rendono impossibile.

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Una ulteriore alternativa e’ un “tethered probe” che viene calato negli strati piu’ bassi dell’atmosfera e poi recuperato da una sonda aerostatica che se ne sta a quote dove le condizioni sono sostenibili. Ovviamente per fargi toccare il suolo deve essere un oggetto molto robusto per resistere agli sbattacchiamenti dovuti anche al densissimo vento rovente di Venere.

Lo so che il titolo del contest e’ un rover meccanico, quindi sono parzialmente ot con queste proposte, ma a pancia mi sembrano piu’ fattibili come soluzioni per esplorare Venera.

Ovviamente due tecnologie contesti differenti, ma non ho resistito al pensiero del telegrafo Chappe in uso in Francia nel XIX secolo :smiley:

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Questo (link) è un documento del 2016 in cui sono descritti alcuni sistemi meccanici per le funzioni base del rover…

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Ma un pó di whatiffing sfrenato (aerostatico, volante, a vapore…) perché non lo facciamo insieme sul canale Telegram… Dai dai che li su ste cose ci facciamo i meglio viaggi senza remore.

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Nel documento viene anche ipotizzato il sito di atterraggio, vicino a Sekmet Mons.

È importante ricordare un paio di regole per mantenere le discussioni interessanti e costruttive:

  • Restiamo in tema. Progetti alternativi non sono il tema di questo topic (ma possono essere discussi in altre categorie e/o topic indipendenti)
  • Per il whatiffing più sfrenato esiste il Bar Spazio, o se le tecnologie di cui si parla hanno un TLR sufficiente, possono andare nella categoria Whatiffing.

Grazie!

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Scommetto che per il sistema di rilevamento ostacoli, verrà preso ad ispirazione qualche organo sensoriale di insetti o animali che vivono in ambienti privi di illuminazione. Tipo caverne o profondità marine.

Io un’idea ce l’ho. Anzi se qualcuno vuole rubarmela e usarla, mi fa piacere, la scrivo qua, tanto non avrei il tempo per partecipare.

Premetto che componenti meccanici che usino logica “and” e “or” sono facili da fare per chi è del settore.
L’idea consiste di avere dei pesi appesi a un’altezza di 50 cm con dei cavi di materiale resistente alle alte temperature. I cavetti sono di due serie, una da 15 cm e una da 85 cm e sono appesi davanti al rover a una distanza di 60,6 cm (la distanza esatta per percepire pendenze di 30°). Quindi una serie penzola e una striscia a terra. Quando il rover ha davanti a sé una salita di 30° o una pietra di 35 cm, la serie che penzola urta il suolo. Quando davanti c’è una pendenza o un buco, la serie che strisciava inizia a penzolare.

Quindi questi è il sensori; ora deve trasferire il segnale al rover in modo meccanico. I cavi sono attaccati con carrucole e contrappesi che a seconda della serie di cavi che agisce, liberano o esercitano tensione provocando la rotazione di un ingranaggio. Un sistema di moltipliche (qualcosa simile al cambio delle biciclette), può far aumentare la tensione ottenuta fino a 25 N, quando desiderato dal rover.
Contestualmente alla trasmissione del segnale, il sistema aziona un interruttore collegato a un motore per ripristinare, quando richiesto, cavi, carrucole, ingranaggi e spirali meccaniche alla situazione di partenza.

Il lavoro del sensore è finito e il rover può fare retromarcia. Prima di ripartire in avanti, il rover deve dare 1 Watt di potenza al motore (è permesso dalle regole) per “riaccendere” il sensore. Ci vorrà molto tempo con un solo Watt, anche un’oretta, ma non abbiamo fretta.

Purtroppo non so disegnare, altrimenti ve lo descriverei meglio. L’idea è mia, non è copiata da nessuna parte, se volete partecipare avete tutti i diritto d’uso.

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La rivincita dello Steampunk !

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Interessante… una criticità che vedo però è il rischio che i pesi “che strisciano” si impiglino in qualche ostacolo del terreno… mitigabile magari con la scelta di forme particolari o di variazioni del concetto di “strisciare”…
Mi veniva in mente da non esperto elettronico/elettrico: sfruttare la conducibilità elettrica dei materiali e la sua variazione (magari quindi piezoelettrici) può essere possibile senza dover usufruire di componentistica elettronica critica?

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Sì, ce ne sono tante criticità, per questa mi è venuta in mente una cosa che usavo a pesca da piccolo, li chiamavamo i “piombi anti arrocco” (immagine da ebay), servivano proprio a non incastrarsi nelle rocce:

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Nuovo articolo di Simone Montrasio pubblicato su AstronautiNEWS.it

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