No alla Luna

…malgrado Obama e i cinesi. 10 buone ragioni per non tornarci e puntare dritto su Marte.

Questo titolo campeggia sulla copertina dell’ultimo numero di Wired, da oggi in edicola, con l’immagine a tutta pagina di Giovanni Bignami che ci guarda severo mentre giocherella con un paio di pianeti.

"Samantha non lo faccia, non cada anche lei vittima della luna…(…) Che dovremmo tornarci a fare? Per farne una miniera della terra? Per metterci un laboratorio scientifico? Per metterci degli hotel per quei perdigiorno che pagano 200mila dollari a botta per il cosiddetto turismo spaziale? O peggio, per far vedere ai cinesi che siamo ancora i migliori?..(…) Questo è invece è il tono dell’editoriale di Riccardo…Luna, indirizzato al tenente Samantha Cistoforetti che ormai tutti conosciamo.

Un numero di Wired dedicato completamente allo spazio con una chicca per gli appassionati di tute spaziali.
Un Wired così interessante che in 1 ora me lo sono bevuto tutto… :star_struck:

Come ho già avuto modo di dire a qualcuno, non fosse per la firma di quell’articolo sarebbe finito direttamente nel cestino… compreso l’editoriale allucinante/allucinato…
Pessima prima lettura per una rivista che non conoscevo… e che probabilmente continuerò a non comprare.

http://www.wired.it/magazine/archivio/2009/05/login/editoriale.aspx
http://www.wired.it/magazine/archivio/2009/05/storie/giovanni-bignami-non-voglio-mica-la-luna.aspx?page=all

L’articolo di Bignami non mi convince, ma almeno tenta di dare delle motivazioni su cui effettuare un discorso.

Consentitemi un giudizio in tranquillità. L’altro editoriale è a livello zero. Stereotipi con olio e aceto. Senza sale, è insipido. Il colpo di grazia con “Si ricorda le ultime missioni Apollo, con gli astronauti che giocavano a golf fra i crateri? Divertente forse, ma non ne abbiamo bisogno”.

Inutile commentare quell’editoriale (sic).

Sull’articolo di Bignami, si puo’ commentare che piu’ o meno quelle argomentazioni varrebbero anche per Marte.

Quindi tanto vale starcene a casa.

Con questo spirito saremmo ancora alle caverne.

Questo solo per commentare con due righe, si potrebbe dibattere per ore.

Chi scrive non ha la benchè minima conoscenza di quello che sono state le missioni Apollo.
Come dicono gli astronauti,tecnici e studiosi che hanno lavorato a questo grandioso progetto,come si può pensare di saper già tutto sulla Luna,avendo esplorato un’insignificante area di un pianeta la cui grandezza è pari a quella del continente Africano;come pensare di saper tutto sull’Europa avendo visitato solamente Piccadilly Circus,Plaza de Calatunya,Place de la Concorde e Piazza San Pietro e avendone visto le fotografie dall’alto…

C’è tanto da scoprire e tanti anni sono passati dal primo allunaggio,tante tecnologie sono evolute e tanti strumenti in più avremo per comprendere qualcosa sul nostro satellite.
Ma come si può essere così arroganti da pensare di sapere tutto di posti dove nemmeno si è arrivato.
I poli lunari,il lato nascosto,le sommità degli appennini lunari…

“the men must explore” e penso che anche la nostra Samantha la pensi così

Condivido, ha messo insieme un po’ argomenti buttati là, un po’ come in televisione… quando si vuol fare audience.

Già, se mai si inizia… mai si porta avanti un lavoro, un’esperienza.

I miei due cents, che valgono due cents :slight_smile:
Full disclosure: compro WIRED regolarmente e ne sono davvero contento. Parla di cose interessanti in modo originale, e francamente è di qualche ordine di grandezza meglio di Focus & similia. Certamente non va confuso con una rivista scientifica.

Detto questo, prima di tutto inviterei a leggere bene non tanto l’editoriale, che è davvero, come dire, un pò troppo pieno di luoghi comuni, ma l’articolo di Bignami, che quanto meno per me è intellettualmente stimolante.
Prima di sbattere tutto nel cestino, cosa legittima, sarebbe bene imhhho guardare in modo laico al testo.
Per laico intendo l’invito ad abbandonare la parte passionale del nostro argomento preferito, concentrandosi sugli aspetti realistici, logici.
In quest’ottica secondo me vi sono diverse cose interessanti su cui riflettere, e l’ho scritto sul forum già tanto tempo fa.
Ora vorrei riproporre i punti sperando di suscitare una discussione costruttiva e non, a nostra volta, solo carica di luoghi comuni. Sono certo che lo possiamo fare.

1) Non si va senza un obiettivo chiaro
Qui sono totalmente d’accordo. Non si va da nessuna parte, a quel prezzo e correndo quei rischi, solo per stabilire un avamposto per fare non si sa bene cosa. Attenzione, intendo dire, se si vuole farlo perchè l’impresa lunare è un gigantesco volano di lavoro e sviluppo tecnologico va benissimo, benissimissimo, ma ho molta paura di imprese costose e pericolose, e che devono (soprattutto) superare diverse Amministrazioni (che con le future elezioni potrebbero cambiare idea facilmente) quando queste non sono state stimolate da motivazioni molto potenti, come in effetti fu la corsa allo spazio in epoca di guerra fredda.

2) Non si va per ottenere dati che abbiamo già
Qui non sono d’accordo: la conoscenza della Luna è vasta, ma oggi abbiamo strumenti più potenti e soprattutto possiamo esplorare zone della Luna dove le astronavi Apollo non potevano fisicamente far atterrare i LM. Tuttavia su questo argomento è interessante riferirsi al successivo punto 4.

3) Non si va per fare quello che si può fare da Terra o dalla Stazione Spaziale
Questo punto mi pare molto debole, in quanto sono convinto anche io che dalla Luna si possa fare davvero poco, se non nulla, di quello che si fa dalla LEO sia sulla ISS sia con satelliti artificiali. Diciamo che qui Bignami ha allungato un pò il brodo :slight_smile:

4) Non si va per far fare agli astronauti quel che può fare un robot.
I nostri precursori robotici su Marte, e le capacità di quelli in costruzione (MSL) ci dimostrano che in effetti la presenza dell’uomo in questi contesti non è indispensabile. Certamente un essere umano, un geologo, potrebbe svolgere in qualche giorno tutto il lavoro dei cinque anni di vita dei due MER. Qui si torna a discutere in sostanza se il gioco valga la candela. Che ne pensate?

5) Non si va per fare quello che abbiamo già fatto
Qui secondo me Bignami un pò toppa: costruire una base lunare per permanenze di lungo periodo, che sappia proteggere i suoi occupanti da raggi cosmici e solar flares è di per sè molto importante e certamente necessario a passi verso altri pianeti del sistema solare, in primis Marte. Quindi in sè costruire un avamposto, risolvendo tutti i problemi collegati (mobilità lunare, tecniche di assemblaggio, trasporto di carichi pesanti fino al nostro satellite ecc ecc), è uno dei punti chiave per cui imho vale la pena “tornare”·

6) Non si va solo per dimostrare che sappiamo rifare quello che abbiamo fatto mezzo secolo fa
Non credo che si corra questo rischio, tuttavia la mancanza di adeguati fondi potrebbe portare tutta l’impresa del ritorno alla Luna ad una ripetizione di Apollo agli steroidi, ma a piccole, piccole dosi di steroidi. Vedremo…

7) Non si va senza una vera idea di quali applicazioni sfruttare
Qui Bignami critica l’abitudine di citare la fusione di Elio3 come una delle motivazioni trainanti del ritorno alla Luna. Ha ragione quando dice che per sfruttare una fusione calda all’elio3, dovremmo almeno perfezionare il meccanismo della fusione, che ad oggi ancora ci sfugge. E qui ha davvero ragione imhhho: chiariamoci bene le idee su cosa ci dobbiamo andare a fare, perchè motivazioni deboli o solo “romantiche” (queste ultime, intendiamoci, le adoro) non supereranno i prossimi scogli elettorali. Ripeto: dobbiamo farlo perchè è un supervolano per le industrie e la ricerca? Bene, diciamocelo chiaramente però, senza cercare inconsistenti (al momento) scuse.

8) Non si va per estrarre acqua
Questo punto ha un titolo poco efficace rispetto al testo che segue. Bignami dice di aver avuto un confronto con l’allora consigliere di Bush, John Marburger, sulle forme di alimentazione energetica della base lunare, e sottolinea che alla di lui risposta “con enormi distese di celle solari” fece notare che per 13 giorni il sole manca, per la rotazione Lunare, ogni mese. Insomma, non vedo queste argomentazioni come un motivo per non andare, ma certamente serve rendersi conto che sulla Luna i pannelli solari possono non essere una risorsa sufficiente per ogni tipo di applicazione. Non so quanti politici sapessero (e sanno) che sulla Luna i ritmi giorno/notte sono questi.

9) Non si va per poi ripartire per Marte da una base lunare
Passaggio interessante questo, in quanto per utilizzare la Luna come “trampolino” sfruttandone la gravità ridotta si deve pensare bene a a) come portarci le astronavi pronte a ripartire verso Marte e b) come produrre in loco LOX e LH per il viaggio. Non scontato soprattutto perchè richiede capacità di lavoro e produzione, e disponibilità energetica, molto più ampie di quelle di un semplice avamposto. Concordo, meglio partire da Terra.

10) Non si va per dimostrare che i paesi più avanzati sanno fare meglio quello che fanno i paesi di seconda fila
Qui non sono convinto affatto: la politica è stato il vero motore della prima corsa alla Luna, e se Cina, India e Brasile inizieranno a “darci dentro”, secondo me avremo finalmente politici motivati ad aprire le corde della borsa per qualcosa di migliore e più pacifico dell’ennesimo prototipo di caccia stealth.

Insomma, ho solo cercato di fare l’avvocato del diavolo, quindi ribadisco la mia volontà di stimolare una discussione positiva e coinvolgente.
Prego tutti di evitare critiche agli autori non motivate, e vi invito a leggere il testo, per circostanziare le affermazioni.
Potremo così invitare lo stesso Bignami a dare uno sguardo al nostro dibattito :slight_smile:

Non metto in discussione i punti analizzati da Bignami, sono quasi totalmente condivisibili tecnicamente, quello che non capisco e che continua a farmi propendere per l’idea con sui sono partito è perchè scrivere un articolo di questo tipo, a cosa serve scrivere una cosa del genere?
E’ come se io mi mettessi ad elencare 10 motivi per cui non si debba prendere l’aereo… ne posso trovare 10, 100 o 1000 diversi, ma ce ne saranno sempre almeno altrettanti che faranno propendere per usare l’aereo… posso elencare pro e contro, vantaggi e svantaggi, le criticità o altro, ma non ha a mio parere nessun senso scrivere un articolo del genere su una rivista che non è letta da “addetti ai lavori” e che nello stesso numero o in altri possono trovare l’altra faccia della medaglia. Un articolo ottimo per una rivista di settore in cui si possono illustrare anche i contro di tale programma, ma decisamente inutile per una rivista di questo tipo, dove il 99% delle persone che la leggeranno non avranno mai modo di sapere gli altri “10 motivi” per cui serve andare sulla Luna…
Mi permetto di appoggiare in maniera assoluta la tesi di qualcun altro (ammetto che non è mia) e che magari ce la vorrà illustrare qui nella discussione pubblica… è il più classico degli stratagemmi per riuscire a vendere: “be controversial”.
Non voglio metterli sullo stesso piano perchè stimo chi ha scritto quell’articolo, ma è lo stesso medesimo sistema utilizzato da tutte quelle correnti di pensiero pseudo-complottiste in cui per vendere o per attirare l’attenzione si pubblicizzano quanto di più alternativo possa essere svelato o insinuato solo a scopi di visibilità.
Squallido… tutto qui.

L’editoriale non merita nemmeno il commento, carta e inchiostro sprecato.

Concordo con erifa.
Per le missioni umane mi pare che ci siano due possibilità:limitarsi a stazioni spaziali orbitanti attorno alla terra o andare oltre,e questo “oltre” per ora è rappresentato da due soli obiettivi,la Luna e Marte.
Tra questi due corpi celesti oggettivamente non c’è molta differenza;ovviamente lo svantaggio di Marte è rappresentato dalla distanza,il che fa moltiplicare i costi per un un suo “abbordaggio” e quindi non rappresenta una meta spendibile per i politici verso il pubblico americano non essendoci concorrenza da parte di altri paesi.
Le missioni robotizzate anche se raggiungeranno un grado di complessità sempre maggiore costeranno comunque molto meno rispetto a quelle con equipaggio ma proprio per questo non vedo perchè si debbano autoesculdersi a vicenda operando una scelta tra le due:quelle robotizzate possono procedere autonomamente.
I 10 punti elencati sulla inopportunità di un ritorno alla Luna sono condivisibili ma è anche vero che questi punti sono facili da individuare.
L’analisi sull’opportunità di ritornarci invece è più difficile perchè richiede di individuare tutti i possibili risvolti positivi che ricadono su una enorme varietà di discipline scientifiche e ingegneristiche.

strano articolo, un pò illogico.
strano perchè scritto da persona reputata logica.
conclusione:

  • illogico.

Su una cosa siamo tutti d’accordo: bisogna fare chiarezza sul perché ci andiamo. Sta di fatto comunque che perlomeno due paesi hanno già deciso che sulla luna vogliono andarci, e quindi la domanda ancora più urgente secondo me dovrebbe essere leggermente diversa: non “Perché dovremmo andarci?” ma “Perché abbiamo deciso di andarci?”. Spero si colga la differenza.

Forse, per come la vedo io, si pensa che in futuro l’elio-3 possa diventare una risorsa strategica, e quindi non si vuole arrivare a quella data impreparati. Bignami ha ragione, nel punto 7, a dire che al giorno d’oggi l’elio-3 non sappiamo come usarlo, ma mettiamo il caso che fra venti anni, nel 2029, si metta a punto la fusione nucleare. Ebbene, chi non ci avrà pensato prima, dovrà in tutta fretta realizzare un programma spaziale per andare sulla Luna. Chi invece ce l’ha già pronto e rodato, godrà di un vantaggio di anni. Scenario improbabile? Sì, d’accordo, ma quando la posta in gioco è molto alta non è una cattiva idea prepararsi ad ogni evenienza.

O forse è solo una replica della corsa allo spazio degli anni '60. I cinesi vogliono dimostrare al mondo di essere la nazione tecnologicamente più avanzata. E gli Stati Uniti temono che un successo cinese possa effettivamente cambiare gli equilibri internazionali, esattamente come fecero loro nel '69 nei confronti della Russia. Qui insomma sono perfettamente d’accordo con Marco sul punto 10.

Altre note marginali sui vari punti:

[b]4) Non si va per far fare agli astronauti quel che può fare un robot.[/b]

Giustissimo. Da notare che questa obiezione vale anche (e forse a maggior ragione) per i programmi umani verso Marte. In effetti, anche se molto a malincuore, mi tocca ammettere che l’unico motivo che rende appetibile il volo umano nello spazio è il prestigio della nazione. Il che non vuol dire che sia inutile. Solo che non è ragionevole dal punto di vista scientifico.

[b]8) Non si va per estrarre acqua[/b] Questo punto ha un titolo poco efficace rispetto al testo che segue. Bignami dice di aver avuto un confronto con l'allora consigliere di Bush, John Marburger, sulle forme di alimentazione energetica della base lunare, e sottolinea che alla di lui risposta "con enormi distese di celle solari" fece notare che per 13 giorni il sole manca, per la rotazione Lunare, ogni mese. Insomma, non vedo queste argomentazioni come un motivo per non andare, ma certamente serve rendersi conto che sulla Luna i pannelli solari possono non essere una risorsa sufficiente per ogni tipo di applicazione. Non so quanti politici sapessero (e sanno) che sulla Luna i ritmi giorno/notte sono questi.

Ma mi sembra che questo sia già stato preso in considerazione. Ho letto infatti che la base lunare dovrà essere posizionata su una montagna molto vicina al polo, in modo da poter sempre avere il sole sopra l’orizzonte. Non era già stato trovato un sito preciso in questo senso?

[b]9) Non si va per poi ripartire per Marte da una base lunare[/b]

Questo mi sembra un argomento “uomo-di-paglia”. C’è davvero un agenzia che vuole realizzare un piano del genere? Che io sappia è sempre rimasto nell’ambito fantascientifico.

Un articolo ottimo per una rivista di settore in cui si possono illustrare anche i contro di tale programma, ma decisamente inutile per una rivista di questo tipo, dove il 99% delle persone che la leggeranno non avranno mai modo di sapere gli altri "10 motivi" per cui serve andare sulla Luna...

A questo giro sono pienamente d’accordo con Albi. Però non dimentichiamoci la politica, e gli interessi che le persone implicate in politica possono avere ad esporre alcune cose piuttosto che altre.
A mio avviso questo articolo non è per discutere davvero se sia utile andare sulla Luna o no (penso che Bignami abbia modo di farlo parlando direttamente con persone che contano qualcosa di più dei lettori di wired), quanto per proporre in maniera pubblicitaria una posizione, senza dare voce alla posizione opposta…

Se poi vogliamo parlare tecnicamente, sono d’accordo praticamente con tutto quello che ha scritto Marco.

[b]4) Non si va per far fare agli astronauti quel che può fare un robot.[/b]

Questa è una posizione che Bignami ha sempre avuto, ed è la più grande e mai risolta discussione in ambito spaziale, non solo in Italia. Io personalmente la penso in maniera diversa. L’uomo ha una capacità decisionale che il robot non avrà mai, e questo fa propendere a favore dell’esplorazione umana. Quindi sì, secondo me il gioco vale la candela.

[b]6) Non si va solo per dimostrare che sappiamo rifare quello che abbiamo fatto mezzo secolo fa[/b]

Anche se fosse, dobbiamo considerare che sulla Luna ci torneremmo in condizioni e con conoscenze completamente diverse da mezzo secolo fa. Basti pensare che se l’Apollo 16 fosse stato un po’ più tardi o l’Apollo 17 più presto, gli astronauti sarebbero stati letteralmente fritti sulla Luna da uno dei più grandi Solar Particle Events mai registrati.
Ripetere pari pari le missioni Apollo, garantendo però agli astronauti una sicurezza di sopravvivenza alla luce delle conoscenze attuali dell’ambiente spaziale, è già dal mio punto di vista una cosa che renderebbe la nuova missione completamente diversa dall’Apollo.

[b]9) Non si va per poi ripartire per Marte da una base lunare[/b]

Ma c’è qualcuno in ambiente spaziale che veramente pensava ancora a una cosa del genere? Secondo me è sempre stato chiaro che la luna era un “trampolino di lancio” in senso puramente figurativo, per testare le tecnologie che inevitabilmente si utilizzeranno pari pari nell’esplorazione di Marte.
Energicamente non è vantaggioso andare fin sulla Luna e poi da lì partire per Marte.
Però la maggior parte dei non addetti al lavoro probabilmente pensa che sulla Luna ci si vada veramente per fare una base di lancio per Marte, e Bignami a mio parere sfrutta questa “ignoranza” (passatemi il termine) di chi legge il suo articolo per fare sensazione e aggiungere un punto a favore della sua tesi. Scorretto secondo me…

[b]10) Non si va per dimostrare che i paesi più avanzati sanno fare meglio quello che fanno i paesi di seconda fila[/b]

Questo lo scrive su wired, ora che politicamente non conta più niente. Mi piacerebbe sapere se aveva le stesse posizioni quando parlava con MIke Griffin ed era ancora direttore dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Io sono pienamente d’accordo che non dovrebbe essere così, ma finchè vivremo in questo tipo di società dobbiamo tenere presente che questo sarà uno dei fattori di maggior spinta della “corsa” all’esplorazione dello spazio.
Tra l’altro per un Italiano dire che la Cina è di “seconda fila”, dopo che loro mandano autonomamente uomini nello spazio, e noi continuiamo a usare USA e Russia come taxisti…

Posso dire che si può rispondere senza problemi a tutti questi punti con un: “E perchè no?”

è forse un problema fare della luna la nostra miniera? IO non vedo problemi!
è forse un problema metterci degli alberghi e consentire a più gente possibile di visitarla?? perdigiorno o meno??? Io non vedo problemi!
è forse un problema “voler dimostrare che siamo meglio dei cinesi”?? (tutto ciò come se i cinesi fossero alieni e non rientrassero anche loro nell’umanità che sbarcherebbe sulla luna… boh??) NOn vedo il problema!
Se non fosse stato per “Dimostrare” sulla luna non ci saremmo mai andati!

quindi…
Sull’editoriale nulla da discutere, non per altro… perchè no ne vale la pena!
Io la vedo come un immane porcheria!

per quanto riguarda l’articolo vero e proprio, in tutta sincerità, non do lo stesso giudizio dell’editoriale solo perchè almeno “prova” a motivare.
ma le motivazioni sono ancora a dir poco “acqua di rose”, quindi inutili, anzi peggio… controproducenti…
perchè non esponendo un serio contraddittorio non fa altro che inculcare un ennesimo velo di luddistico pessimismo su tutto quell oche gira attorno allo spazio e al progresso tecnologico con la “P” maiuscola… tutto menchè, seria informazione!

SU queste opinione si può riflettere come non riflettere, ma di certo non informano ne aiutano nessuno… al limite potranno solo incontrare il favore dell’ennesimo antiamericano o domagogo di turno a cui piace dire cose tipo:“Prima di andare sulla luna vediamo di risolvere i problemi che abbiamo sulla terra!”,ecc ecc ecc.

perdonate ma questo articolo per me è una vaccata!
Concordo quindi con Albyz85 al 100%: “Squallido!”

Lo scienziato lunare e planetologo Paul Spudis è uno dei più autorevoli sostenitori del ritorno alla Luna. Ha iniziato a esporre le sue argomentazioni sul blog The Once and Future Moon, che può essere considerato un manifesto sul ritorno alla Luna e illustra la posizione opposta a quella di Bignami, mancante nello speciale di Wired.

N.B. Le frasi in neretto sono affermazioni di Bignami.

Gli obiettivi ci sono e li spiega Spudis, ma Bignami può non condividerli.

Bignami dice che la maggior parte dei campioni lunari Apollo (credo intorno all’80%) giace inutilizzata nei laboratori, lasciando intendere che è inutile procurarsene altri se non analizziamo questi. Le ragioni del loro mancato utilizzo sono almeno due: si attende lo sviluppo di nuove tecniche strumentali per analizzarli; provengono solo da 6 siti già noti, mentre ne servirebbero di nuovi da siti diversi. La rete di sismografi che cita, poi, non è più operativa da almeno 30 anni.

Sembra inoltre contraddirsi dicendo che c’è ancora molto da imparare ma che non serve la presenza umana. Questo però non c’entra con l’andare per ottenere dati che già abbiamo.

La convinzione che le precedenti missioni lunari automatiche e umane ci abbiano già detto tutto è molto frequente ma poco argomentata. E` talmente frequente che tempo fa ho chiesto spiegazioni a LUNAR-L, la mailing list degli scienziati lunari professionisti. Lasciando da parte considerazioni tecnologiche, economiche e politiche, ho chiesto se dal punto di vista puramente scientifico ci siano ancora importanti (non secondarie) questioni non risolte nella conoscenza della Luna che giustifichino un ritorno automatico e/o umano. La loro opinione può essere parziale, ma non più parziale di quella di chi vuole l’esplorazione di Marte o preferisce i satelliti astrofisici.

In quell’occasione mi è stata segnalata una recente pubblicazione scientifica estremamente tecnica che risponde a questa domanda elencando le importanti questioni ancora aperte: vol. 60 “New Views of the Moon” nella serie “Reviews in Mineralogy” della Mineralogical Society of America. Una pubblicazione più accessibile sugli stessi temi è il rapporto The Scientific Context for Exploration of the Moon.

Preferirei che Bignami spiegasse perché le questioni fondamentali ritenute ancora aperte in queste e altre pubblicazioni sono invece risolte da dati che già abbiamo.

Qui si riferisce all’idea di usare la Luna come osservatorio della Terra. Quale programma spaziale ha proposto seriamente una cosa simile?

E` una posizione nota di Bignami (e molti altri scienziati), che ne parla ogni volta che può (vedi sopra). Ma è un dibattito non ancora risolto che somiglia a una “turf war”.

Afferma che non esiste un vero programma tecnologico innovativo, ma avrei preferito che citasse le proposte esistenti spiegando perché non le considera innovative.

Perché continuare a costruire telescopi X e Gamma se sappiamo già farli?

Se avessimo già un’idea delle applicazioni non si tratterebbe di esplorazione.

Chi propone l’estrazione dell’acqua come obiettivo principale del ritorno alla Luna?

Chi propone seriamente di usare la Luna come base di lancio per Marte?

Paolo Amoroso

Sono molto contento che la discussione si stia sviluppando sul merito dei punti di Bignami.
E’ in questo modo che dalle conoscenze dei vari utenti escono anche autentiche perle, come il lucidissimo blog di Paul Spudis, linkato dal nostro wise man Paolo Amoroso, del quale suggerisco amplissima lettura con relativo abbonamento al feed RSS.

Sono totalmente d’accordo con questa affermazione. Anzi, alcune delle criticità da lui evidenziate come motivi di “no go” verso la Luna, si acuiscono ancor di più con la conquista di Marte.
I “no” alla riconquista della Luna escludono dalle argomentazioni, tra l’altro, quello che imho è il principale motivo di difficoltà per i voli verso il Pianeta Rosso: un’adeguata protezione degli astronauti dai raggi cosmici e dai solar flares. Peccato non vi sia un approfondimento su questo tema. Forse un “confronto” virtuale sarebbe stato più opportuno, anche se mi rendo conto che la rivista qui ha voluto apparire “cool” a tutti i costi (in effetti un essere umano su Marte sarebbe per me moooolto cool, ma qui sono in laical mode on :slight_smile: ).

Vorrei aggiungere un’altra considerazione sulla diatriba Luna/Marte.

Le imprese lunari di 40 anni fa furono un’impresa assolutamente sovrumana, per la tecnologia dell’epoca, possibile solo grazie alla catena di circostanze che sappiamo. Indubbiamente pero’ si e’ andati probabilmente oltre i limiti dell’epoca. Infatti da 37 anni nessuno ha piu’ lasciato l’orbita e le imprese lunari sono rimaste proprio cosi’ … ‘imprese’.
Oggi la tecnologia e’ molto piu’ matura per viaggi del genere, mentre una eventuale missione umana per marte, per quanto possibile, probabilmente richiederebbe uno sforzo simile a quello lunare degli anni '60/‘70, con l’elevata probabilita’ (quasi certezza) che anche questa rimarrebbe un’exploit isolato, per poi riparlarne dopo 50 anni.

Lo dico mio malgrado, in quanto ho vissuto intensamente i momenti dell’Apollo e non so cosa darei per poterli rivivere in un volo marziano. Purtroppo le considerazioni di cui sopra e l’eta’ non mi lasciano molto sperare…

ma questo e’ un altro topic

Non mi rimane che riquotare ciò che ha detto erifa… :slight_smile:

Per venire incontro a coloro che hanno qualche difficoltà con la lingua di Shakespeare mi sono permesso di tradurre l’articolo del blog, gentilmente indicato da Paolo Amoroso, da questo indirizzo:

http://blogs.airspacemag.com/moon/2009/06/05/lunar-resources-–-part-2-changing-our-approach-to-spaceflight/

Ovviamente una simile esposizione non esaurisce il discorso, ma mi sembra utile per non fermarsi a fare della semplice retorica:

dal blog di Paul Spudis:

La volta precedente, ho indicato alcuni dei principi fondamentali di utilizzo delle risorse lunari.
La Luna è la nostra più vicina fonte di risorse materiali nello Spazio e l’apprendere sul come estrarre ciò di cui abbiamo bisogno dalla Luna, è una delle conoscenze strategiche per la nostra espansione all’interno del Sistema Solare.

Bel proposito, non ce che dire, ma come si fa ad utilizzare le risorse della Luna e dello Spazio in generale? Molte persone tendono ad immaginare ad enormi fabbriche industriali un po’ sulla falsa riga, delle raffinerie di petrolio, da costruire sulla Luna con grandi comunità di operatori un po’ come si vede nel film “Outland” (“Atmosfera Zero” in Italia, con Sean Connery). In realtà, il bello dell’utilizzo delle risorse nello Spazio è la possibilità di iniziare con piccoli progetti e ingrandirli mano mano con lo scorrere del tempo. La “fabbrica” necessaria alla produzione, sulla Luna, di una tonnellata di Ossigeno non è più grande di una scrivania d’ufficio.

Quello minerario è una antico e venerabile settore che ha alcuni semplici precetti. In primo luogo è necessario individuare e caratterizzare la prospettiva. Secondo, è necessario comprendere la concentrazione e lo stato fisico dei minerali ricercati. Quindi si deve raccogliere la materia prima, trasportarla per processarla, estrarre i componenti d’interesse, eliminare i rifiuti e immagazzinare il materiale così ottenuto. Per le miniere lunari, siamo in grado ora di eseguire la ricerca attraverso il telerilevamento e mappare la composizione della superficie dallo Spazio e di analizzare campioni di ritorno. Queste operazioni sono in corso da molti anni, fornendoci una prima comprensione della geologia e della composizione del materiale lunare.

La Luna presenta una composizione abbastanza ordinaria, con una crosta (come la Terra) ricca di ossidi di alluminio, ferro e silicio. La chiave di tutto sono gli ossidi: la Luna ha oltre il 40% del suo peso in Ossigeno. Ossigeno che ovviamente è “legato” come ospite ai vari ossidi ma rompendo questi legami si può ottenere l’Ossigeno che è essenziale per il sostegno della vita umana e per il trasporto (ossidante per i propellenti).
C’è una certa varietà di processi che possono assolvere a questo compito, compresa l’elettrolisi e la riduzione chimica (con l’uso di idrogeno o fluoro portato dalla Terra usato come agente di riduzione).
Nessuna di queste tecniche sono in alcun modo a rischio nel senso strettamente tecnico (la riduzione chimica è un processo conosciuto fin dal medioevo) e l’abbondante nergia solare completa la necessità energetica, tant’è che alcune aree vicino ai poli possono avere una illuminazione quasi costante.

Il problema è iniziare. In questo momento, l’architettura per tornare sulla Luna non ha alcun obbligo o clausola per l’utilizzo delle risorse lunari. Al momento gli sforzi della NASA sono concentrati sulla realizzazione dei razzi vettori e relativi accessori e la pianificazione delle prime missione scientifiche viste come brevi sortite. Ma imparare a raccogliere, elaborare e utilizzare le risorse della Luna è l’obiettivo principale nella visione, per l’esplorazione dello Spazio. L’idea è quella di utilizzare ciò che si trova nello Spazio, per creare nuove capacità, possibilità. Questo obiettivo è la possibilità di liberarci dalla “tirannia dell’equazione del razzo” non ci sarebbero più limiti nella massa/potenza nello Spazio.

La chiave di avvio di questa fase è il giudizioso uso di iniziali missioni robotiche. Navicelle robotiche sono (e saranno) in orbita lunare, mappando la distribuzione degli elementi come l’idrogeno e accertando le caratteristiche ambientali in prossimità dei poli. Le prossime tappe sono al misurazione della composizione e delle proprietà fisiche di superficie dei depositi polari. Ciò richiede degli atterraggi robotizzati in grado di sbarcare carichi utili di poche decine di chilogrammi. Piccoli rover di superficie sarebbe in grado di analizzare la concentrazione di sostanze volatili e di determinare i posti migliori per l’insediamento minerario.

Dopo le analisi e le mappature, si dovrebbero sperimentare diverse tecniche di raccolta e trattamento. Ancora una volta questo lavoro può essere svolto con con robot di piccole dimensioni, facendo atterrare piccoli escavatori e trasportatori (delle dimensioni dei rover marziani, nulla di più) ed utilizzando un laboratorio come banco prova per il processo del minerale. L’atterraggio e la sperimentazione di queste apparecchiature ci consentirà di scoprire quali sono le tecniche più efficaci, quali procedimenti di trasformazione più efficaci da usare (risorse energetiche, rendimento etc:) e i problemi che possono sorgere in questo genere di produzione.

Questi piccoli passi iniziali ci permettono di cominciare le estrazioni e di conservare le risorse immediatamente. Con il passare del tempo, possiamo incrementare queste capacità fino a quando non ci sarà l’effettivo ritorno sulla Luna trovando così a disposizione una certa quantità di aria, acqua e “propellente”. Questa sarebbe a tutti gli effetti la creazione della fase iniziale delle capacità di autosufficienza umana con l’uso di sistemi e infrastrutture automatiche.

Nessuno sa, se le risorse lunari possono essere estratte e utilizzate come sopra descritto, ma è questo il motivo per cui stiamo andando sulla Luna, in primo luogo per poter rispondere a queste domande. Stiamo usando la Luna come un laboratorio per imparare a come vivere e lavorare in modo produttivo su altri “mondi”. Le competenze e le tecnologie sviluppate qui, saranno più che preziose per potersi spostare all’interno del sistema solare. E prima iniziamo a percorrere questa strada, prima iniziamo a sviluppare una vera capacità di infrastrutture spaziali.

Grazie Argonauta, tanto di cappello :smiley: