Nuova serie TV Apple: "For All Mankind"

La serie non deve piacere per forza, naturalmente, e ognuno ha i suoi criteri di giudizio.

Però commentando le serie o i film di fantascienza bisognerebbe ricordare che siamo di fronte a programmi di intrattenimento, di opere di fantasia solo ispirate alla realtà, e non già di un documentario tecnico o storico. Gli autori sono dunque liberi di usare la trama come metafora di altre cose, reali, o di fare racconti romanzati.

La fantascienza è un genere che da quando è stata inventato traspone in un futuro ipotetico (in questo caso passato) alcune situazioni contingenti al periodo in cui racconti e film sono stati scritti, per ricamarci sopra per esplorare possibili soluzioni o, nelle distopie, involuzioni. Per immaginare un’umanità migliore o per stigmatizzarne una peggiore.

Sul tema dell’omosessualità, non concordo. Nella serie non viene trattato con sensibilità moderne particolari, anzi, ne viene di fatto denunciata la discriminazione e il disprezzo tipico di quegli anni. Un tabù, una cosa da nascondere e potenzialmente ammazza-carriera. È noto che per i candidati astronauti era davvero preferibile essere sposati e possibilmente con figli, segno di stabilità emotiva. E infatti Ellen si sposa con Lerry Wilson, altrettanto gay, per potersi coprire le spalle a vicenda e continuare a vivere nascostamente la propria natura senza giocarsi la carriera in NASA. Non c’è nessuna “redenzione” o accettazione del loro stato in un roseo volemose bene comunque modernista. È lo stesso Deke Slayton a consigliare Ellen di non rivelare a nessuno la sua omosessualità!

Insomma, For All Mankind non è e non poteva essere un docufiction. Per quello c’è il fantastico From the Earth to the Moon.

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