Possibile trasferimento del segmento russo agli altri partner del programma ISS

Considerato che Zarya è già di proprietà NASA, potrebbe bastare per gestire queste necessità?
Sia Zarya (che Nauka che se non ricordo male parte dallo stesso design) dovrebbero essere dotati di controllo d’assetto, ma non so se la maggiore distanza dal baricentro di Zvezda sia così rilevante o meno.

Un’altro dei motivi per cui io penso che i russi vogliono ritirarsi, e sono consapevolissimo di essere nella pura speculazione, è che le ultime cricche scoperte siano le prime avvisaglie del futuro (prossimo) raggiungimento del fine vita naturale dei moduli russi più anziani.
A questo punto non essendo nella posizione di poter finanziare una loro sostituzione non mi pare strano il tentativo di vendere tutto il pacchetto prima possibile in modo da recuperare quanto più valore prima che le eventuali spese diventino non più prorogabili.

Un conto è tentare la vendita adesso, un altro è tentare di farlo quando, magari, un modulo risultasse troppo pericoloso per essere mantenuto pressurizzato.
E in quest’ottica a me pare (finalmente) sensato il lancio di Nauka!
Come già scritto da @Buzz il carico di lavoro nel segmento russo è molto basso (ma lo si legge anche nei bellissimi resoconti delle expedition anche qui nel forum) e di sicuro non sufficiente a giustificare questo investimento nella ricertificazione e lancio.
Quando invece, prendere un modulo storato per lustri e spedirlo in orbita con la speranza di rivenderlo ad un prezzo più alto della spesa sostenuta, potrebbe aiutare a rendere il budget un po’ meno risicato per i prossimi progetti.

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Mi accodo da dove hai concluso il tuo discorso: basta guardare ai numeri… .Vi do notizia di alcune cifre riportate da Ria Novosti, che poi ha confrontato quanto messo nel piatto da NASA, ESA, CSA-ASC, JAXA e Roskosmos con l’effettiva parte a cui la Russia ha avuto accesso.

RKK Energija, tramite le parole del responsabile del segmento russo Vladimir Solov’ëv, ha stimato e quantificato in 121.6 miliardi di dollari i costi di costruzione e di gestione per i primi 18 anni di vita della Stazione, cioè fino al 2016. Per quanto concerne la manutenzione annua la spesa ammonterebbe a 5 miliardi, di cui un buon 60-80% sostenuta da NASA e il rimanente a carico delle agenzie restanti. Detto ciò, la Russia avrebbe contribuito per il circa il 10% dell’imposto totale eppure, per via di benefici derivanti da accordi internazionali, ha accesso a circa un terzo delle risorse.

L’agenzia di stampa Tass, invece, cita un’altra parte discorso di Solov’ëv a dimostrazione che il programma di ricerca russo non è stato supportato economicamente a sufficienza. La Stazione ha ricevuto circa 76 tonnellate di attrezzature scientifiche, di queste meno di un decimo (6,5 tonnellate) erano per il segmento russo. Ovviamente ciò si risente anche su quanto è stato effettivamente prodotto con il lavoro dei cosmonauti. Di fatti il 20% del totale!

Volendo, possiamo prendere in considerazione il numero di ricerche in programma per una missione di lunga durata di un astronauta, di solito nell’ordine di 250, e quello di cosmonauta, circa 50.

Parlando di tutt’altro, ma restando in tema. Vi ricordate che accennato che secondo Roskosmos garantire la sicurezza del segmento russo dopo il 2025 sarebbe stato oneroso, perché si prevedono numerosi guasti a cascata? Ecco, ho ritrovato le stime fatte da Solov’ëv: 10-15 miliardi di rubli cioè - per coerenza con le cifre citate più sopra - 130-200 milioni di dollari (110-160 milioni di euro).

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Un po’ casualmente considerando le tempistiche, verso il 2024 dovrebbero arrivare alla ISS i primi moduli della AXIOM, che tra le altre cose dovrebbero arrivare alla ISS per conto proprio con propulsione propria. Se proprio dovesse divenire necessario, penso che la NASA non si farebbe problemi a pagare profumatamente AXIOM per aggiungere una funzionalità di reboost/controllo dell’assetto e di rifornimento del propellente ad uno dei loro moduli o tramite un nuovo modulo dedicato…

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Ricorderei anch’io un paio di numeri visto che siamo gia’ da un po’ alle illazioni…

Una SS e’ sugli 800 mc di volume pressurizzato mentre ISS e’ sui 1000 mc. e lo Skylab era sui 350 mc.

Mettere una SS in LEO, mi sbilancio, e’ molto piu’ facile che farla atterrare sulla Luna, non serve nessun rifornimento in orbita e nessuna manovra particolare. Con le cifre di cui sopra possono anche permettersi di usare un SH a perdere. Ovviamente non serve la riutilizzabilita’ ne’ la capacita’ di rientro e atterraggio. Sono accettabili rischi di fallimento del lancio non trascurabili, visto che l’equipaggio arriverebbe dopo. Non sottovaluto i costi per renderla abitabile, ma… questi sono gia’ stati in parte stanziati da Nasa e da SpaceX per la SS lunare.

Io non mi sento di escludere che la decisione di finanziare SS come lander sia stata influenzata dalla possibilita’ di avere come ovvio fallout tecnologico, con le opportune modifiche, un modulo orbitale abitato.

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Da quando? :thinking:

Da quando ne hanno finanziato la costruzione.
http://www.russianspaceweb.com/iss_enterprise.html
Anche anatoly zak ne parla nell’ultimo paragrafo.

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Molto interessante! Potresti espandere un po’ su cosa è stato fatto o indicarmi qualcosa da leggere su questo? Grazie :grinning:

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Oddio, domanda difficilissima da rispondere in breve nel forum, meriterebbe tre o quattro presentazioni ad Astronauticon :smiley:

Come ho scritto sopra, dall’esterno si è visto molto poco, perché quando si parla di “tagli” non è che si va a dirlo alla stampa.

Dal punto di vista dei costi operativi, ESA ha cominciato a tagliare il programma Columbus dal giorno dopo il lancio. È stato un processo lungo e iterativo, non senza stress per chi c’era dentro, considerando che alcuni team sono dovuti sparire.

Per esempio al COLCC durante la expedition 16 c’erano 6 persone in turno 24/7, più altre 8 persone sempre in consolle in orario d’ufficio. Oggi in turno ci sono solo 3 persone, e quelli in consolle durante orario ufficio si sono ridotti a 5, che però vengono in consolle solo per attività specifiche e nel resto del tempo lavorano su altri progetti. La posizione con cui ho cominciato io era ALTEC ESC (Engineering Support Centre), che oggi non esiste più. Poi sono stato anche COL-EST (Engineering Support Team lead), che esiste ancora ma è tra quelli che va in console solo ad-hoc e di conseguenza è stato molto ridimensionato.

NASA e JAXA hanno fatto anche loro una cosa molto simile.

In parallelo si sono anche dimezzati gli user operation center (USOC), che sono quelli che operano direttamente gli esperimenti per conto dei ricercatori. Il nostro @archipeppe è un reduce del MARS OPS di Napoli, che oggi non esiste più.

E analogamente ci sono stati tagli anche in tutte le altre parti del programma. Ovviamente per chi c’era dentro non è stato bello, però se uno la guarda con occhio critico, ad oggi riusciamo a fare più scienza di quella che facevamo dieci anni fa, con costi dimezzati.

Passando al discorso del cambio dei processi per gli esperimenti, sono stati snelliti tutti i processi di preparazione, con l’obiettivo di accorciare sensibilmente il tempo tra quando l’esperimento viene affettato dall’agenzia e quando l’esperimento vola sulla ISS. In passato ci sono stati esperimento in cui questo tempo è stato quasi 10 anni, il che ovviamente potrà andare bene per un’università, ma non per un’azienda (chiami investirebbe su della ricerca che inizierà tra dieci anni?). Oggi si cerca di tenere questi tempi sotto ai tre anni.

NASA ha chiamato il programma RISE (non si trova granché su internet), ESA ha seguito a ruota.

In più si è aperta la strada alle operazioni commerciali, i primi credo siano stati quelli di CASIS, con Rodent. Oggi in Europa ci sono quelli di Ice Cubes (Space Application Services) in Belgio. Un altro esempio è Bartolomeo, che fornirà un servizio commerciale per esperimenti all’esterno di Columbus, interamente hai sotto la responsabilità di Airbus Brema.

In sostanza significa che ESA finanzia il crew time e l’integrazione dell’esperimento nel programma (e forse anche il lancio, non sono sicuro al 100%), ma lo sviluppo dell’ esperimento, l’hardware, l’ingegneria e poi le operazioni sono interamente a carico dell’azienda privata, la quale vende questo servizio a chi vuole fare ricerca.

Per ora questi esperimenti commerciali sono ancora pochi, perché siamo agli inizi. Ma la speranza è che questo prenda il volo nei prossimi anni.

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Mi sembrano comunque passaggi inevitabili,per quanto dolorosi,perchè il contesto è cambiato.
Piaccia o non piaccia la fase dell’internazionalismo globalista è finita,si va verso un mondo multipolare,si va verso il ritorno degli Stati-Nazione o quanto meno di grandi blocchi omogenei.
La ISS è figlia di un momento storico particolare; è nata per impedire che il know ouw spaziale ex Sovietico si disperdesse,magari a vantaggio di potenze emergenti ostili agli Stati Uniti.
Era un epoca,quella di Eltsin,in cui sembrava che la Russia potesse essere pienamente recuperata al sistema politico ed ideologico Occidentale…da un pezzo quella illusione è finita, ed ora ci troviamo in un mondo post globalizzazione in cui a torto o a ragione (secondo me a torto) la Russia è considerata in modo ostile dagli Stati Uniti.

E’ quindi ovvio che prima o poi,i programmi,degli uni come degli altri,debbano essere rimodulati.
Alla luce delle difficoltà economiche e delle tensioni politiche,e della fine del monopolio dei voli Sojuz,mi pare logico per i Russi trovare nuove soluzioni.
Una potrebbe essere la partnership con i Cinesi, un approdo non indolore,ma a cui la politica (miope) di Washington sembra fatalmente spingere Mosca.
Un altra una piccola stazione nazionale; una Saljut 2.0, più che altro necessaria per continuare a mostrare bandiera negli oceani del cosmo,che per reali necessità.

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La politica miope forse é dei russi. Credono di essere una superpotenza, ma con un PIL inferiore al Texas. Credono (credevano) di essere una nazione leader nello spazio solo sbandierando le foto di Gagarin e Koroliev, e poi i loro astronauti passano il tempo sulla ISS a far foto e manutenzione. L’occidente li spinge verso le braccia della Cina? Si accomodino pure. Con europa e america potevano ottenere molto. Dai cinesi forse otterranno di far manutenzione sulla Tiangong. E magari qualche foto dall’oblò.

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Un altro “tassello” sulla nuova stazione spaziale della Federazione Russa:

RSC Energia svela i dettagli sulla nuova stazione orbitale

I cosmonauti russi probabilmente non voleranno sulla ISS, ma su una nuova stazione nazionale tra cinque anni. Il primo dei suoi sei moduli dovrebbe essere mandato in orbita già nel 2025.

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AGI - Agenzia Italia: “Con l’uscita della Russia dall’Iss finisce un’era”, dice Guidoni AGI.

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A questo punto mi chiedo il senso di lanciare Nauka. Non farebbero prima a tenerselo per agganciarlo a questa fantomatica stazione spaziale russa?

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Appunto… ‘fantomatica’…

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aka FGB2, aka copia di Zarya costruita 20 anni (o forse più).
Prendere un vecchio hardware già quasi pronto basato su vecchi(issim)o design e riuscire ad inserirlo in un pacchetto da vendere a nasa potrebbe portare a qualche soldino extra nel budget della “fantomatica”.

http://www.parabolicarc.com/2021/04/25/russias-changing-story-on-iss-and-its-new-space-station/

CVD

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È da notare che la Cina sta progettando uno “spazioplano” (un aereo in grado di trasformarsi in razzo e ritornare aereo) in grado di raggiungere l’orbita bassa (quella delle stazioni spaziali) entro il 2030.

https://www.spacedaily.com/m/reports/Reusable_plane_project_aims_for_low_orbit_999.html

La capacità di carico è solo di 2 tonnellate (equipaggio escluso), ma costi e tempi di riutilizzo simili a quelli di un aereo (cinese)

Credo che la fretta dei russi di abbandonare la ISS sia solo politica e scommetto anch’io sul post 2028…

Each plane will be able to take personnel or cargo with a combined weight of 2 metric tons to a low-Earth orbit about 300 km above the ground and could be used for 100 flights, according to CASIC.

Direi equipaggio incluso.

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Se ho capito bene e’ un SSTO basato su ramjet ad altissima velocita’, sono tecnologie ancora lontane dall’essere dimostrate. Una specie di Skylon cinese in miniatura. Comunque e’ tutt’altro che scontato che funzioni, come tanti concept apparsi negli anni, e forse andrebbe in un altro 3d.

Déjà-vu! Si chiama Tengyun, ma ritorniamo a parlarne qui:

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