Prendono forma i piani ufficiali per le procedure di rientro della ISS

Il modulo in questione è Научно-энергетический модуль, per gli amici NEM-1. E’ da tempo che Roskosmos dice di volerlo aggiungere alla Stazione Spaziale Internazionale nel 2024, collegandolo ad uno dei 4 boccaporti di Prichal, a sua volta connesso a Nauka. Sapevo che erano iniziati i lavori di costruzione, ma non che avessero già pronto il modello di volo.

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Secondo me sganciano anche Nauka. Il che ha senso. Perché costruire roba nel 2021 e buttarla nel 2025 (o anche 2030) quando Zarya Zvedza sono durati vent’anni?..

Come accennai più sopra, ecco un estratto, Roskosmos non vuole cestinare Nauka e Prichal dopo il 2024 visti gli ingenti investimenti fatti per averli in orbita e preso atto che la loro vita utile è di almeno 7 anni. Se per quella data saranno ben lontani dall’essere a fine vita, di certo non li manderanno al macero! Nel breve periodo Nauka, Prichal e NEM-1 torneranno sicuramente utili alla causa della Stazione Spaziale Internazionale, il resto si vedrà.

Sarà interessante capire come sarà gestita la questione del segmento russo dopo il 2024 se Roskosmos farà un passo indietro. Rimarrà il blocco in orbita? Se la risposta è sì, allora chi se ne occuperà? Purtroppo, al momento, sono domande a cui è prematuro dare una risposta!

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Premesso che se dovessi scommetterci una birra in lattina scommetterei che per ora è tutto sulla carta e Nauka e Prichal resteranno attaccati alla ISS oltre il 2027…ma questa è solo una opinione mia.

Avrei però una curiosità: quanto sarebbe verosimile in caso di ritiro della Russia dalla ISS, prevedere di sganciare il loro segmento, sostituirlo eventualmente con altri moduli, anche con volumi ridotti (ipotizziamo prodotti da privati, tipo Bigelow?) e mantenere il segmento internazionale operativo per un altro lustro? Intendo tecnologicamente, considerazioni economiche a parte, perché i fondi necessari per gestire una operazione del genere non sarebbero pochi, anche ammettendo l’entrata di privati per un eventuale sfruttamento turistico dei nuovi moduli. Parliamo di ipotesi fantasiose, eh, volevo solo vedere se sono tecnicamente sensate.

È quello che sul nostro forum definiamo il “LEGO spaziale”. Sarebbe un veicolo completamente diverso in cui le considerazioni tecnologiche e spaziali sarebbero centrali ed essenziali. Per trasformare un veicolo in un altro non basta staccare dei pezzi ed attaccarne degli altri, qui c’è un esempio del perché su scala molto più ridotta (immagina cosa accadrebbe alla scala della ISS):

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8 messaggi sono stati spostati in un nuovo Argomento: Possibile trasferimento del segmento russo agli altri partner del programma ISS

L’analisi di Katia Pavlushchenko, nel suo primo articolo per NSF

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NASA’S future in LEO: considerations for ISS extensions and transition

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Sarebbe interessante però sviluppare invece un sistema di propulsione con le sopracitate caratteristiche e collocarla comunque in una orbita sicura “cimitero” dove con la sua magnificenza rimane inalterata (o quasi) negli anni a venire in una fascia desolata attorno alla terra…piuttosto che sviluppare un programma di rientro di modulo per modulo, e valutare tutti i rischi, il rischio che i detriti più grossi impattino con la terra e centri abitati…etc…Tanto,in entrambi i casi, qualcosa va studiato, si per farla rientrare che per collocarla in un orbita cimitero.

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Ma forse fino a qui il discorso non è stato abbastanza chiaro.

Parcheggio: No. Non è sicuro/fattibile/conveniente/tutto quello che volete metterci in aggiunta.

Rientro modulo per modulo: No. Sarebbe improduttivo e parecchio dispendioso in termini economici/ore lavoro scollegare 25/30 anni di stratificazione di integrazioni.

Si decide la data, si fa un NOTAM di proporzioni epiche e si deorbita la ISS.

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Scott Manley sull’argomento, con molti dettagli sui motori utilizzabili per il deorbit, propellente e tempi necessari.

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L’Office of Inspector General ha effettuato una revisione dei piani di NASA per deorbitare la ISS. Di seguito il documento prodotto, che purtroppo non ho possibilità di leggere attentamente nè sintetizzare.

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Il documento si focalizza sulle perdite di pressione dovute alle falle trovate tra il 2019 e 2021.
In particolare consiglia di trovare una soluzione definitiva alla perdita nel settore russo prima di ipotizzare una estensione della vita della ISS fino al 2030/2031, termine massimo per il deorbiting che sarebbe già oltre la certificazione del 2028 di Boeing.
Fa riferimento ai costi di gestione della nasa per il programma ISS che si sono mantenuti stabili
tra il 2016 e 2020, mentre negli ultimi 3 anni i costi per gli upgrade sono saliti del 35%.

Per ultimo, il documento si concentra sul fatto che se la Nasa non riuscirà ad avere le stazioni spaziali commerciali operative prima del decommissioning della ISS, non potrà
continuare gli esperimenti di lunga durata utili per i futuri viaggi umani su marte, obiettivo di lunga visione della Nasa, rendendo questi ultimi più rischiosi per mancanza di dati.

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È uscito il documento che tutti attendevamo: l’International Space Station Transition Report

2022_iss_transition_report-final_tagged (1).pdf (5,9 MB)

Si parla di budget, dei prossimi (ultimi :tired_face:) 10 anni ecc. Devo ancora leggerlo per bene, ma tra tutte le grafiche, quella che più interessa al thread è forse questa:

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Una volta decisa la deorbitazione della iss ci sono sistemi per evitare un eccessiva dispersione di detriti al rientro nell’ atmosfera? Mi stavo chiedendo se i moduli sarebbero potuti essere svuotati dei rack con gli strumenti. Ottengo meno detriti al rientro nell’ atmosfera lasciando tutto nei vari moduli oppure trovo il modo di rilasciare piccoli pallet prima del rientro finale? Ricordo vagamente il rientro della mir e non so se fosse “carica” o meno.

Leggendo il documento sembra chiaro che di idee precise non ce ne sono.

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Forse si riapre la possibilità di portarla in un orbita cimitero …

Non ne so abbastanza ma i commenti al tweet un po’ articolati sembrano escluderlo per vari motivi. Possibilità tecnica e costi per farlo oltre che sopravvivenza in un’orbita differente da quella di progetto, resistenza dell’elettronica ecc.

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A me interessa particolarmente il punto 6.

The deorbit vehicle design may require complex software development including autonomous operations and failure response late in the deorbit phases.

Nel mio mondo si progettano cose che possano sopravvivere ad eventuali problemi o che abbiano una graceful degradation prevedibile. Qui si sa già che le cose ad un certo punto diverranno molto “calde” e si chiede operabilità automatica in quelle condizioni. Bellissima sfida, sarebbe molto interessante vedere fino a dove si possono simulare queste situazioni. Immagino che l’argomento non sia nuovo visto che cose più semplici si deorbitano in continuazione.

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Leggevo sul documento postato sopra che le specifiche del veicolo per il deorbit sono di sviluppare una spinta di almeno 3236 newton e produrre un delta-v di 47 m/s.
Facendo due conti con la massa della ISS viene fuori che l’accelerazione prodotta durante il deorbit burn sarà di 7,2 millimetri al secondo ogni secondo, e che per ridurre la velocità di questi 47 m/s ci vorranno circa un’ora e cinquanta minuti continui di spinta…

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