bè sì il resto lo si può vedere anche sulla Terra… sulla ISS è certamente molto più interessante il panorama rispetto al buon vecchio sex.
io però mi ci farei spedire, in orbita con mio marito, almeno i figli non ci potrebbero interrompere sempre sul più bello!!
ho già il nome x la missione: kISS
Corde elastiche ed imbragature bocciate: se non posso rimbalzare qua e là che gusto c’è???
Tornando a discorsi seri, un’eventuale concepimento non verrebbe compromesso dalle radiazioni presenti in LEO?
un’organismo sviluppato è molto più resistente di un feto in pieno sviluppo…
C’è un libro, una volta tanto non Riding Rockets, che parla estesamente anche dei problemi e delle questioni relative al sesso e alla sessualità nello spazio: aspetti fisiologici, psicologici, medici, logistici, di opportunità e immagine, studi sugli animali (es. sui delfini) e molto altro. Anche se usa uno stile giornalistico e un tono scherzoso, l’autrice ha condotto un rigoroso lavoro di documentazione e consultazione delle fonti primarie. E fra l’altro si occupa del debunking, anche in questo caso rigoroso e documentato, di quanto sostenuto dalla produzione del film a luci rosse The Uranus Experiment, secondo cui la pellicola conterrebbe la prima scena di sesso in microgravità. Il libro è Packing for Mars: The Curious Science of Life in the Void di Mary Roach.
Il principio del concepimento in presenza di radiazioni funziona seguendo la logica del “o tutto o niente”, intendendo con questa frase che un eventuale feto colpito da radiazioni nei primi giorni post concepimento o si sviluppa normalmente o abortisce sempre naturalmente. Al contrario le problematiche sorgono dopo la 3-4 settimana dal concepimento vero e proprio, diciamo tra il primo e i terzo mese di gravidanza, Lì effettivamente c’è il rischio che la gravidanza giunga a termine, ma con danni notevoli al feto (danni che talvolta sono incompatibili con il superamento dei primi anni di vita).
Facendo un’ipotesi “attuale” (non voglio essere rozzo, voglio esemplificare), se adesso in questo momento Cady restasse incinta molto probabilmente porterebbe a termine una gravidanza “normale” in quanto entro la terza settimana dal concepimento lei ritornerebbe a terra, evitando di sottoporre il feto a una dose di radiazioni sicuramente nociva.
Piuttosto che delle radiazioni, però, io avrei dei dubbi riguardo la microgravità, in quanto non so se gli spermatozoi possano in queste condizioni risalire l’utero fino alle tube, posto nel quale effettivamente avviene l’unione ovulo-spermatozoo.
Il sottoscritto parla per esperienza delle sue 186 parabole effettuate con l’Airbus A 300 ZEROG dell’ESA (se sono poi tante o poche giudicate voi), la vedo complicata…
Anche con il supporto di corde sul pavimento che tenevano fermi i piedi e corde verticali che ci aiutavano a muoverci intorno all’esperimento in ogni caso ci si muove alquanto randomicamente quà e là. Contrariamente a quanto fanno vedere i film di fantascienza (con la notevole eccezione di Apollo 13 di Ron Howard) in condizioni di microgravità non ci si muove affatto “al rallentatore”.
I movimenti avvengono con la stessa velocità che si sperimenta ad 1g, anzi considerando che l’organismo umano è “tarato” per l’ambiente gravitazionale in cui si è nati spesso ci si mette più forza di quanto sia effettivamente richiesto per operare in condizioni di microgravità, senza contare che massa ed inerzia restano inalterate. E non vale nemmeno il paragone con quanto avviene sott’acqua dove il fluido in cui si è immersi, l’acqua appunto, è molto più densa dell’aria.
Nessuno. Ma l’ambiente naturale dei delfini, l’acqua, è lo stesso in cui gli astronauti si addestrano alle attività extraveicolari e alla microgravità.
Peppe, senza assolutamente sottovalutare le tue parabole, (piuttosto direi che sono più che invidioso, anche se temo che io vomiterei l’anima dopo la prima parabola), gli astronauti ci mettono alcuni giorni ad adattarsi appieno alla microgravità, ma poi sembrano nel loro ambiente naturale.
Ovvio che questo è solo un mio ragionamento eh
…e quindi, a zero g nessuna speranza x il punto G!
anch’io invidio molto le parabole, soprattutto da quando ho visto il figlio di Piero Angela sull’aeroplanino zeroG…perchè lui sì e io no, che abbiam fatto gli stessi studi?
se nei prossimi secoli l’ uomo troverà il modo di rendere normale quotidianità permanenze
nello spazio di durata ultradecennale sicuramente ciò non sarà affrontato in toni goliardici.
Se tra breve avremo i primi alberghi orbitanti, eh, il sesso ci può scappare tranquillamente.
A questo punto però entra anche una domanda in termini di etica. Il concepimento umano è lecito se si espone il feto ad un elevato rischio d’aborto? Spiego meglio.
Per quanto ne sò, gli esprimenti compiuti danno esito negativo in tal senso, a parte talune specie, per altro “semplici”, che si tratti di periodi lunghi o brevi il risultato è stato negativo, quindi conclusosi con un aborto naturale.
Fermo restando che, mi auguro, essere smentito, fare sesso umano nello spazio con la possibilità di concepimento significa rischiare quindi l’aborto. Già sento il mondo catolico insorgere… però vedo anche un mondo femminile che potrebbe provarci solo per il gusto di dire: mio figlio l’ho concepito nello spazio alla faccia di tutti i pericoli. Quindi qualcosa per eclettici, nel caso tutto proceda per il meglio…
Già vedo i titoloni dei giornali: x il figlio dello spazio o X, il ragazzo/a del futuro o ancora x, il figlio delle stelle…
A parte questo, con gli alberghi spaziali chi impedirà l’amplesso ai turisti? Nessuno, credo. E l’aborto “spaziale” potrebbe avere conseguenze per il fisico della donna?
Concludo che non sono nè a favore nè contro l’amplesso spaziale. Succederà prima o poi. Cercavo solo di valutrare le conseguenze e le inevitabili ripercussioni fisiologiche e sociali.
Parlo personalmente, non sono portavoce di nessun credo particolare. Sono contrario all’utilizzo dell’aborto come metodo anticoncezionale, in quanto per una mia visione etica io vedo anche quell’unica cellula che si è appena formata come un essere vivente a se stante, in quanto ha una sua propria caratteristica genetica diversa sia da quella del padre che da quella della madre. Quindi, per questa ragione, a mio personale (e ripeto, personale) giudizio un aborto è una forma di omicidio (scusate la crudezza del termine, ma rende ciò che penso). Allo stesso tempo, però, non ritengo giusto accusare qualcuno di qualcosa solo perchè ha voluto concepire un essere nello spazio. Se questo concepimento non va a buon fine, quale differenza c’è tra quello eseguito nello spazio e quello eseguito in vacanza seguita da un viaggio di ritorno di 8-9 ore in aereo che provoca anch’esso un aborto (vedi quello che ho scritto un paio di post fa)?
Io non accuso nessuno. E’ solo una riflessione. Poi ognuno faccia quello che gli pare, io non starò lì a vietare o ad incoraggiare. Dico solo che si farà, con o senza scienza.
Che ci possono essere delle conseguenze, oggi note altre chi lo sà. Poi c’è tutto il contorno. Ma questo fa parte di quella cosa che si chiama “umanità”, con i suoi pregi ed i suoi difetti.
Tutto qui.