Shuttle, Orion, Basi lunari: elucubrazioni sul futuro dell'astronautica americana

Appunto! Uno scienziato ha potuto volare con l’Apollo e non potrà farlo con l’Orion?

Ho diviso il thread creandone uno indipendente, visto che ormai ci si era enormemente distaccati dall’oggetto iniziale.
Buone discussioni :slight_smile:

I miei due cents.

La “radice” di queste discussioni è partita mesi fa, appena dopo l’unveiling dell’Orion. Ricordo la delusione praticamente di tutti, anche se con sfumature diverse: la NASA abbandonava ogni velleità di mezzi “alati” o “lifting bodies” riabbracciando sostanzialmente una Apollo agli ormoni.
Tramontava quindi l’immagine di un cammino evolutivo complesso, che in teoria avrebbe visto la fine dello shuttle solo a fronte della nascita di un veicolo migliore, che capitalizzasse sull’esperienza acquisita e che non si distaccasse tanto dal cammino percorso per trenta anni.
Quanto però di queste critiche sono frutti di effettivi “flaws” tecnici e quanti invece derivano dall “'immagine” di esplorazione spaziale romantica che abbiamo in testa?

Scondo me c’è una discreta dose di entrambe le cose in tutti gli interventi che ho letto fino ad ora.
Vorrei provare a dire cosa ho capito io dei punti di vista di Albyz85 da una parte, e di Archipeppe (e Maxi) dall’altra. Se facessi errori di interpretazione, ditelo senza problemi; sto solo cercando di riassumere e fare il punto della discussione :stuck_out_tongue_winking_eye:.

Albyz sostiene che in sostanza, seppure il programma Constellation possa sembrare un setback, si tratta di una evoluzione figlia della “scottatura” del progetto shuttle. La NASA si sforza di fare del suo meglio con i mezzi (economici e tecnici) che ha, e le sue scelte sono frutto di analisi approfondite. In qualche modo inoltre non si andrebbe da nessuna parte assecondando la ridda di voci e controvoci che vedono solo difetti nella scelta dell’Orion. Credo che l’obiettivo di raggiungere la Luna non sia messo in discussione. Posso dire insomma che Albyz85 vede volentieri il bicchiere mezzo pieno?

Peppe e Maxi, invece, sono le voci più forti di quello schieramento che è in sostanza rimasto allibito dalla scelta tecnica operata dalla NASA. In loro leggo (e comprendo) disillusione, quasi la fine di un mito e di un sogno. I compromessi progettuali e le continue limature alla capsula Orion (al ribasso rispetto alle specifiche del report ESAS) che emergono in questi mesi sono fonte di ulteriori perplessità che generano un senso di sfiducia negli obiettivi realmente raggiungibili dal successore dello Shuttle. In sostanza, qui si vede il bicchiere mezzo vuoto.

Vorrei ribadire che quelle sopra sono solo delle semplificazioni.

Io mi trovo molto vicino al pensiero espresso diverse volte da Carmelo Pugliatti, anche se condivido una certa perplessità di Peppe e Maxi.

Ci sono certamente dei “plus” nel progetto Orion:
a) possibilità di escape in qualsiasi fase della missione;
b) abbandono della configurazione di lancio “piggy back”;
c) abbandono del sistema TPS dello shuttle, TROPPO fragile e costoso;
d) seplificazione sostanziale di tutto il sistema di lancio spaziale;
e) separazione del payload dall’equipaggio, con l’enorme riduzione di costi e complessità che questo comporta.

E i difetti maggiori? Provo ad elencarli:
a) abbandono della piena riutilizzabilità (e ENORME discostamento anche dalle specifiche iniziali ESAS, 10 utilizzi contro (forse?) 3 ) del mezzo abitato;
b) lancio attraverso il solo vettore “proprietario” NASA, cioè il discusso ARES-1;
c) capacità logistica enormemente minore dello space shuttle;
d) mancanza di capacità “nativa” al supporto di qualunque modalità operativa che non sia il mero trasporto di equipaggio (non ho mai visto nessun disegno nè articolo riguardante i potenziali moduli aggnciabile all’Orion per offrire alla capsula capacità aggiuntive)

Nell’agire della NASA io rilevo due scelte secondo me sbagliate:
a) lo sviluppo INUTILE di un vettore totalmente nuovo, e dedicato esclusivamente al lancio di Orion, invece di aumentare le capacità dei lanciatori esistenti, creandosi l’ennesimo carrozzone da sostenere negli anni.
b) l’abbandono dell’esperienza con i corpi portanti e con i sistemi di protezione termica avanzati.

Infine, diversi di voi hanno scritto che uno dei punti deboli del programma Constellation è la necessità di ricorrere a lanci multipli per la messa in orbita di payloads.
Per me invece è un punto di forza necessario, anche se il fallimento di un lancio cargo può portare all’annullamento di una intera missione.
Il punto è: che senso ha realizzare una navetta ENORME per far posto a carichi utili che sono spedibili in orbita su vettori commerciali? Perchè sobbarcarsi l’onere di proteggere un velivolo perchè sia sempre “man rated” e affidabile, solo per dedicarne i 4/5 al trasporto di materiali?
Pezzi della stazione? Si lancino come i Russi, con vettori e computers di docking automatico.
Satelliti? Vedi sopra.

A mio parere la vera evoluzione per l’esplorazione spaziale passa dalla modularità: sviluppo di tanti, diversi moduli agganciabili alla capsula Orion per allargarne gli scenari operativi, spendendo meno, serializzando la produzione con relative economie di scala, e consentendo di far volare in orbita (e oltre, intendiamoci) gli equipaggi a bordo di mezzi relativamente semplici e dedicati solo a quel mestiere.

Dobbiamo sforzarci tutti di restare aderenti a ragionamenti puramente tecnici; con la consapevolezza però che la NASA negli anni del post Apollo ha dimostrato in più occasioni di aver perso buona parte delle sue capacità decisionali, della sua capacità di “finalizzare” le decine e decine di studi su spazio-aero-proto-mega-mini-chipiunehapiunemetta-plani che hanno succhiato via miliardi di dollari che, E’ EVIDENTE, al progetto Orion non hanno dato un accidente di niente. La NASA quindi non è intoccabile, e non credo nemmeno che le tante pagine scritte per l’ESAS siano vangelo.
Il semplice fatto che si debbano rivedere SEMPRE al ribasso le caratteristiche tecniche della capsula Orion per adattarla al vettore, e non vice versa, è già una sconfitta; un’assurdità che forse è necessaria per veder rimanere in vita il programma manned americano, ma che a mio parere peserà fortemente sulla futura duttilità della capsula così come successe con i design dello shuttle.
Su quest’ultimo passaggio vorrei essere ancora più chiaro: il problema non è che Orion sarebbe stata buona se si fosse rimasti aderenti “alla lettera” alle specifiche iniziali ESAS. E’ ovvio che i design evolvono quando si declinano le idee in hardware reale. Ma gli interventi effettuati fino ad ora a mio parere sono INvoluzioni.
And this is bad.

PERFETTO
Nothing to add… :wink:

Grande Admin, non avrei saputo far di meglio nel riassumere la mia (e non solo la mia) posizione in merito. :slight_smile:

Che bella la capacità di sintesi… :wink:

Se partissero altre diatribe di questo tipo ricordiamoci di questo post! :slight_smile:

Concordo. E quoto in pieno l’admin.

La chiara e puntuale precisazione di Marco è impeccabile!! :smiley: :smiley:

Propongo di mettere il riassunto in evidenza!!!

L’astronautica (umana) è cominciata oltre 60 anni fa, si parla di ben piu di mezzo secolo. A prescindere dalla nazionalità, per tutto questo lungo lasso di tempo, l’esplorazaione spaziale umana non è stata altro che aggirarsi in orbita bassa attorno alla Terra.
Solo con 9 missioni Apollo ci si è spinti molto piu lontano, verso la Luna, e solo 6 ne sono scese, timidamente.
Poi ci sono stati 30 anni di Space Shuttle, con navette come il Columbia ad esempio, usata ininterrottamente per 22 anni (praticamente d’epoca) in cui però l’uomo è sempre comunque stato in orbita bassa.
Certo abbiamo costruito stazioni spaziali, la Salyut, lo Skylab, la Mir, la ISS ma che erano pur sempre solo dei “cassoni” assemblati insieme apparentemente casualmente. Nulla come la Ruota di 2001 o come qualcosa di piu grande, scenografico ed ergonomico.
Ovviamente non voglio tirare in ballo l’astronautica robotica, che è arrivata praticamente in tutto il sistema solare e anche oltre, ma l’esplorazione umana, Luna a parte, dopo oltre mezzo secolo, ancora si basa su capsule piu o meno riutilizzabili, e lanciate con vettori multistadio anch’essi piu o meno riutilizzabili, per poi stare sempre in orbita bassa.
E’ tutto qui: 60 anni di capsule in orbita bassa.

Da questo punto vista è tutto abbastanza triste, per uno non addentro l’astronautica. Tutto è andato avanti, la tecnologia ha fatto passi da gigante, automobili piu moderne, silenziose e sicure, aerei ed elicotteri assolutamente imparagonabili a ciò che volava nel 1961, computer via via sempre piu piccoli, dall’Univac grosso come un appartamento agli smartwatch da portare al polso, dagli scheremi a tubo catodico, quasi quadrati, bombati e pesanti, agli schermi piatti, leggerissimi e larghi. Nella tecnologia tutto è cambiato, tutto si è evoluto, ma l’astronautica umana è sempre rimasta la stessa.
Certo è ovvio che una capsula Apollo non ha lo steso hardware e gli stessi software della Constellation o della SpaceX, ma il concetto è sempre quello, e la destinazione pure.
Non per nulla i russi usano le capsule Soyuz (rivendute pure ai cinesi) da oltre mezzo secolo, seppur continuamente aggiornate, ma quelle sono.

Il fatto è che la fantascienza, soprattutto di quei primi pionieristici periodi, ci aveva invece illustrato un radioso futuro per l’astronautica e anche Werner Von Braun, subito dopo la Luna, sognava una missione analoga su Marte e Skylab sempre piu grandi. Si sperava che l’astronautica sarebbe stata il “discorso da bar” di tutti gli abitanti della Terra, che ogni anno ci sarebbe stata una novità (e con lo Shuttle sembrò davvero quasi avverarsi), si pensava davvero a missioni quinquennali di esplorazione spaziale umana come in Star Trek, che infatti nacque proprio in quegli anni 60, così ottimistici.
La realtà, alla fine, si è rivelata ben piu triste: da 60 anni l’uomo continua a limitarsi ad andare in orbita attorno alla Terra e con le capsule. Niente viaggi spaziali, niente astronavi.
Peccato.

E’ ovvio che ho esagerato un po, generalizzando e semplificando il tutto ma, stringendo stringendo, il succo alla fine è questo. Che progressi?

Invece sul livello dell’astronautica unmanned, siamo davvero ai livelli di Star Trek, ormai

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Eh sì ci siamo passati tutti noi appassionati per questa sensazione che hai descritto. Discorsi simili si potrebbero fare per tante cose per esempio sulla nostra ostinatezza a stare in un modello econonico che altera irreversibilmente il clima, o sul fatto che ci trovaimo dopo 70 anni ancora con una minaccia nucleare globale.

Per il momento tocca accontentarci… o dedicarci ad altre passioni più mainstream…

Io invece non sono totalmente concorde su questo punto di vista per un motivo molto semplice: Le vite umane contano più di ogni altra cosa.

Con gli Space Shuttle si iniziava a sperare uno scenario del genere, ma il disastro del Columbia penso sia stato e sia ancora sotto gli occhi di tutti. Il problema di fare qualcosa di sicuro non al 100%, ma al 300%, è fondamentale e su questo ci stiamo specializzando. E’ vero, l’obiettivo non è emozionante, non è come esplorare, ma facciamoci una domanda: Da quanto è che non muore qualcuno durante una missione spaziale? Può sembrare poco, ma abbiamo scoperto che non è scontato e stiamo facendo in modo che rimanga un punto fermo.

Quando saremo sicuri di poter avere il solito risultato per missioni più impegnative, allora le affronteremo. E’ cambiata la mentalità, ma solo perché c’è più attenzione per la vita umana.

Nulla è mai sicuro al 300% in nessun campo. Puoi migliorare imparando dall’incidente precedente, ma comunque l’imprevisto esisterà sempre o se non ti piace la parola imprevisto può accadere che un evento avverso non incontri uno step che possa fermarlo

Assolutamente, questo è il motivo per cui esistono manovre di sicurezza e di tutela e penso che, rispetto a un tempo passato, si stia lavorando molto più su questo, sull’assicurare il più possibile una sicurezza agli astronauti, piuttosto che all’obiettivo dell’esplorazione e la mia sensazione è che questo possa, però, essere in realtà un modo per ottenere più facilmente missioni di successo con obiettivi difficili.
In poche parole, credo che si sia ripartiti a riorganizzarsi con un’altra ottica per fare le cose meglio. Questo ha fatto fare dei passi indietro, ma i passi in avanti saranno più veloci, più efficaci e più sicuri

Non facciamo confusione:
Vladimir Komarov è a bordo della Soyuz 1 durante le fasi di atterraggio per un malfunzionamento dei paracadute.
Poi c’è l’equipaggio della Soyuz 11 Georgy Dobrovolsky, Vladislav Volkov e and Viktor Patsayev.
Poi l’equipaggio del Challenger ed infine l’equipaggio del Columbia.

Ad essere pignoli è stato solo l’equipaggio della Soyuz 11 a morire davvero nello spazio, dal momento che Komarov è deceduto per l’impatto con il suolo, lo stesso si può dire dell’equipaggio del Challenger (il quale aveva raggiunto si e no i 13 km dal momento del lancio). Mentre il Columbia è andato distrutto intorno ai 50 km, dunque ben all’interno della von Karman line…

in 70 anni quanti mortti ci sono stati? Esclusi i 3 dell’Apollo 1, che non erano nello spazio, mi pare di ricordare che siano 17: i tre dell’equipaggio di Vladimir Komarov, i 7 del Challenger e i 7 del Columbia. Dimentico qualcuno? Non sono pochi ma spalmati in 70 anni, lo sembrano.
E siccome, dopo 70 anni, l’astronautica del pianeta Terra è ancora pionieristica, ha ancora una filosofia e un approccio pionieristico (a parte le capsule Soyuz che presumibilmente vengono costruite praticamente in serie ininterrottamente da mezzo secolo) purtroppo le morti capitano e hanno anche un grande impatto.

Ringrazio Archipeppe per la correzione circa i morti in incidenti e segnalo l’utente Sinucep per essere andati Off-Topic e aver deragliato verso questioni politiche attuali, non affatto attinenti al topic (la ridicola e paventata “minaccia nucleare”).

Visto che la mia risposta è stata cancellata dagli admin perchè OT a sfondo politico (cosa non vera), sarebbe giusto cancellare anche la provocazione di Sinucep per lo stessoi motivo.

Prima parlavo di due pesi e due misure…ed eccole qua. Grazie per aver confermato le mie parole.

Non c’è alcuna provocazione. C’è che restare in tema e non far perdere tempo ai moderatori introducendo elucubrazioni politiche sulla situazione attuale pare essere una sfida troppo grande. :wave: