SpaceX Starship e il suo potenziale di rivoluzionare l'accesso allo spazio

Ma mi sono accorto solo io che il valore aggiunto dell’articolo in origine di questo 3d è che proprio questo è cosa grave e negativa?

Perdere la necessità di confezionare payload dalle prestazioni estreme significa dismettere l’industria che li fa (una parte importante almeno), l’addestramento dei sui tecnici e la ricaduta innovativa della ricerca collegata; così come chiuso il programma Apollo si è persa la capacità di fare Saturn V.

Certo le vecchie industrie dello spazio potrebbero cercarsi nuovi obbiettivi che sfidino e mantengano le loro capacità ma proprio questo pare a l’articolista non venire messo in essere.

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Che un un costo di lancio permetta di rendere accessibile lo spazio a istituzioni meno ricche e’ sicuramente vero.
Pero’ non portera’ a soluzioni tecnologiche meno estreme! Quando ci sara’ un fairing 3 volte piu’ grande di quello dell’Ariane 5, cercheranno di fare un telescopio spaziale 3 volte piu’ grande del JWST, sempre ripiegato. Perche’, se fosse per noi astronomi, non ci basterebbe neanche un telescopio di 1 km di diametro, quindi si cerchera’ sempre di avere il telescopio o la sonda la piu’ ambiziosa possibile, con unici limiti il costo e la fattibilita’ tecnica.

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Porta pazienza che con Lunar Starship, prima o poi, anche questo sogno potrebbe avversarsi…

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la soluzione finale sarà piazzare i telescopi sulla Luna in modo da poter combinare i vantaggi si avere una piattaforma fissa (non serve stationkeeping) e assenza di atmosfera. Siamo in una fase intermedia, tra 50-100 anni credo che la soluzione più pratica ed efficace sarà quella.

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E non costerebbe 3volte tanto (da moltiplicare per l’incremento esponenziale dei ritardi e dei problemi) in tempo e denaro a quel tasso di innovazione e raffinatezza per cm3 e per gr?
Chi potrebbe tanto?
Ed a scapito di cos’altro?

Se Starship facesse risparmiare la metà di quanto spera EM abbandonerebbero quella soluzione di scudo termico fragilissimo usata con JWST; per il NewJWST si butterebbe là un muretto in pietra a secco da qualche tonnellata tenuto assieme da un rete metallica…

(Ok, forse ho esagerato la cosa un filo di più di quanto non abbia fatto Casey Handmere nel suo blog, solo un po’…)

Ma magari ci stanno pensando intensamente, invece, ma non lo palesano, tanto da palesare invece qualche difetto per distrazione su cosette più frivole come una Starliner qua e là:stuck_out_tongue_winking_eye: non quanto piacerebbe a CH, ma bisogna capirli: oggi la concorrenza fa molta più paura di venti, e meno, anni fa (SX, :cn:,…)

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Il fatto che qualcuno potrebbe costruirsi un telescopio spaziale con un investimento sopportabile (magari qualche associazione di astrofili? Si, e’ un po’ fantascientifico, ma qualche universita’ potrebbe farcela) non impedisce ad altri di continuare sulla strada dell’innovazione estrema per “arrivare un po’ piu’ in là”.

Ma andando oltre la ricerca pura, potrebbe rendere realizzabili “fabbriche” orbitali per produzioni realizzabili solo in microgravita’.

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A proposito del futuro dei telescopi spaziali vi è questo articolo del 2018, quando non si aveva idea che potesse essere disponibile qualcosa come lo Starship …
Ora lo scenario che l’articolo immagina per la fine del secolo potrebbe invece realizzarsi entra la metà di questo secolo

Una precisazione, quando ho scritto che si potrebbero lanciare decine di telescopi o moduli di stazioni spaziali, capisco che sia stata presa come un’imperbole, ma e’ basata su un semplice e sicuramente lacunoso calcolo aritmetico.

Il costo di un lancio F9 (booster non nuovo) ufficialmente e’ 50 M$, fonte Wikipedia.

Diciamo che di lanci ne facciamo 10. 500 M$ sicuramente non e’ una cifretta, non e’ il costo di una pizzata tra amici, ma rispetto a molti progetti spaziali e’ una cifra abbordabile.

Dato che su un F9 ci stanno, in teoria, moduli di stazione spaziale e telescopi allo stato dell’arte, la considerazione e’ che se non ne lanciamo 10 all’anno non e’ a causa del costo del lancio ma perche’ pensare cosa farci, progettare l’hardware, produrlo, ecc. non e’ una passeggiata ci vogliono lustri e decenni.

L’elasticita’ della domanda per i lanci con riutilizzabilita’ di prima generazione (recupero solo il booster) non ha ancora avuto modo di svilupparsi del tutto. O in altri termini economici: siamo ancora in fase di avviamento. Tranne, e non a caso, Starlink.

Riguardo al telescopio da 1 km, so che e’ radioastronomia ma mi risulta che l’ EHT gia’ esista.

Ovviamente non vedo l’ora che la baseline potra’ essere piu’ grande di questo piccolo pianeta, ma e’ solo un desiderio di appassionato, come ho scritto sopra non mi aspetto che progettare strumenti che sfruttino il nuovo contesto sia una bazzeccola.

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Se permettete, vorrei sviluppare un attimo sul come nascono le missioni spaziali di astonomia, o piu’ in generale su come si fa scienza oggi.

Prendo per spunto questo:

come dicevo, sicuramente un costo minore per il lancio rende lo spazio piu’ accessibile a singole istituzioni. Di fatti, al giorno d’oggi ci sono gia’ universita’/istituti di ricerca che fanno micro/nanosatelliti. Un costo minore per chilogrammo permetterebbe loro di fare qualcosa di piu’ grosso, ma, come detto da Paolo @amoroso, la gestione di un satellite richiede una organizzazione ed una infrastruttura complessa. Quindi oltre una certa complessita’, tocca passare per una agenzia spaziale nazionale (ASI, ESA, NASA etc).

Se bisogna passare per una agenzia spaziale nazionale, le regole del gioco cambiano. Quello che cercano le agenzie come l’ESA o la NASA sono progetti che facciano scienza cutting-edge, ovvero che portino a risultati scientifici nuovi. E questo si puo’ fare solo con telescopi/sonde diversi da quello che e’ già stato fatto. Per essere piu’ chiari, anche se domani la SS potesse mandare in orbita un telescopio come l’Hubble a un centesimo del costo della messa in orbita dell’Hubble, la NASA non lo farebbe! Perche’ l’Hubble ha già ottenuto gran parte dei risultati scientifici che si potevano ottenere con un telescopio del genere.

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Teniamo in conto 2 cose:

  1. Parliamo di un futuro che comincerà (se tutto va bene, comprese guerre termonucleari globali) tra 20 anni. Anche per i motivi che evidenzi: non ci si inventa su 2 piedi un modo di fare astronomia.
  2. L’elemento veramente innovativo delle nuove possibilità è la produzione in serie, che risolve problemi vecchi e ne crea di nuovi (così va il mondo)

In questo range temporale (che per molte cose è doman l’altro) e indipendentemente da ciò che capiterà ai telescopi a terra, vedremo svilupparsi una nuova industria: la gestione di “satelliti” conto terzi.
Quindi la gestione dei telescopi spaziali come “satelliti” non verrà fatta né dagli utilizzatori dei telescopi, né da agenzie spaziali nazionali, ma da società specializzate nel campo.
Ho messo le virgolette perché, nel time frame indicato, i telescopi non saranno (secondo me, ma non solo) né disposti in orbita bassa né nei punti di Lagrange della Terra, ma in orbita solare sincrona alla Terra (in un arco temporale più lungo, ma sempre in questo secolo, verranno collocati nel sistema solare esterno)
Va anche tenuto presente che non avremo telescopi spaziali isolati, ma in formazione (altro campo di specializzazione). In un futuro più distante si costruiranno telescopi di dimensioni enormi.
I telescopi in formazione saranno di due tipologie:

  1. Lo sciame: un numero enorme di telescopi in formazione “ravvicinata” (tipo SKA per intenderci)
  2. coppie di telescopi in formazione “troiani”. Un progetto che diventa fattibile è quello che prevede una coppia di telescopi che forma con la Terra un triangolo equilatero. Quindi distanti tra loro qualcosa come 260 milioni di km senza mai il Sole a “interrompere” uno dei lati.
    Per lo studio di oggetti trans nettuniani senza aspettare che “si muovano”, o senza dover fare misurazioni a intervalli di 6 mesi…
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il senso di mettere un telescopio nel sistema solare esterno mi sfugge: devi alimentarlo con un RTG, ti servono sistemi di controllo termico più avanzati (anche per l’rtg che funziona per differenziale di temperatura) ti servono antenne più grandi con amplificatori più potenti, tutto questo richiede sistemi di controllo assetto più grandi pesanti e che consumano di più, e un vettore più potente. Cosa hai in cambio? Non mi sembra di percepire grande interesse per oggetti transnettuniani, quanto per conferma delle teorie scientifiche che spiegano la fisica e la fisica quantistica.
Per un futuro JWST non è sufficiente andare nel sistema solare esterno, la radiazione solare è ancora troppo intensa e richiederebbe comunque una schermatura

Vedi l’articolo che ho riportato qualche post sopra
I pianeti giganti offrono dei punti L2 in ombra perenne (eliminando la necessità di uno “parasole”)
Inoltre le orbite dei pianeti esterni sono molto grandi e se si riesce a costruire un telescopio interferometrico su distanze di oltre 5 UA…

Si va quindi dalla possibilità di visualizzare dettagli delle superfici degli esopianeti, alla misurazione diretta, tramite parallasse, della distanza di galassie remote

Magri galassie remote no, la parallasse è un’arte “miope”, ma oggetti un po’ più lontani di quanto visto finora con questa tecnica (66.000al) si potrebbe ma serve solo per la distanza di oggetti della nostra galassia o lì “vicino”.

(già lo si è fatto...)

…combinando le osservazioni (da cui ricavare la misura della distanza) di un soggetto astronomico effettuate dai punti opposti dell’orbita tereestre, son già 2 UA tra l’uno e l’altro, e tra quelle fatte da Terra a quelle fatte dalla New Horizons [*FA] a quasi 47 UA

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Va associata anche al potere risolutivo che si riesce a raggiungere “all’ombra di Giove”

Cito:

Infatti, avendo una precisione astrometrica valutabile in mezzo nano-secondo d’arco (almeno diecimila volte superiore a Gaia), nel caso di una collocazione vicino a Giove si potrebbe misurare la parallasse di una stella primordiale posta a 13,5 miliardi di anni luce con una incertezza del 35-40%, valore che scenderebbe al 20% per una collocazione su Saturno.

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spero di non andare in OT, ma tutti questi “se” mi riportano qui, se Starship e il suo potenziale di rivoluzionare…è ancora un “se” e NASA che ha un missile colossale (senza “se” questo) a pochi passi dal pad di lancio, con una navetta pronta in cima e sempre meno giorni che la separano dal primo fatidico volo…come farà NASA a riportare l’uomo sulla luna “SE” Starship (e il suo derivato Moonship) falliranno? Incrocio le dita, ci mancherebbe ma se questa rivoluzione ,condotta da Starship non dovesse arrivare,o semplicemente ritardasse…non pensate che questo causerebbe dei danni terribili (d’immagine sicuramente) alla NASA stessa? Cerco di non andare troppo in OT e di rimanere sul solco tracciato dalle vostre discussioni, allora, Starship è potenzialmente un vaso di pandora, la sua teorica -al momento- capacità di carico, le sue meravigliose doti non hanno confronto e ogni giorno assistiamo a notevoli progressi nell’area di Starbase…leggo però che ci sono molti se a riguardo, naturalmente sappiamo che manca ancora tanto per una certificazione al volo umano , non siamo neanche a un volo orbitale (ma non voglio ripetere ovvietà) e quindi, la sorella lunare di Starship, se tanto mi da tanto è ancora più avvolta da se della starship stessa. Ecco, ora mi chiedo…non è che tutti questi se siano un po’ troppi oggi, in vista del (leggevo, di là…) congiungimento dei due serbatoi di SLS per Artemis 2 e di questo avanti tutta generale della NASA su quello che è a tutti gli effetti un programma (anche) lunare?spero di essere rimasto in tema riguardo al potenziale di rivoluzionare l’accesso allo spazio di Starship, non mi dichiaro scettico riguardo a questo, ma non ci farei troppo affidamento per quanto riguarda il volo umano nelle tempistiche dichiarate da SpaceX.

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Per strano che possa sembrare, Moonship è molto più “semplice” di Starship … Ed è molto più difficile che fallisca. Infatti:

  1. Parte da terra senza equipaggio
  2. Non deve rientrare a Terra
  3. Può metterci tutto il tempo che vuole per arrivare in orbita lunare (anche questa tappa è senza equipaggio)

Il punto critico è il rifornimento in orbita, ma molto meno di quanto lo sia per una Starship operativa (ancora una volta mancano vincoli stringenti sulla durata)

Io credo che Moonship sarà pronta prima del 2025

Il punto interrogativo sulla Starship (decisivo per questo thread) è se davvero riuscirà a fare “migliaia di lanci all’anno” (mi accontenterei di centinaia)

Le modalità previste per il rifornimento in orbita sono impraticabili per una Starship con equipaggio (andrà prevista una “stazione di rifornimento carburante” in orbita, con tutto quel che comporta)

Per il successo dello scenario serve anche il successo del Teslabot…

Come vedi c’è SE e SE…

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nell’attesa del primo volo (più o meno) orbitale di Starship, SpaceX ci porta su Marte

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C’è stata una discussione iniziata da NASA su usare Starship come stazione spaziale
https://twitter.com/SciGuySpace/status/1669450557029855234
SpaceX è una delle 7 possibili soluzioni discusse, ci sono altre 6 aziende con proposte potenzialmente valide.

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Qui l’articiolo originale NASA.
Le sette aziende sono:

  • Blue Origin
  • Northrop Grumman
  • Sierra Space
  • SpaceX
  • Special Aerospace Services
  • ThinkOrbital
  • Vast Space
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Con un blocco centrale (nodo) potrebbero unirne diverse trasformandole in un’enorme stazione spaziale… da tempo ci penso