Stranissimo veicolo alato

Nel thread dedicato all’enciclopedia del 1965 L’uomo e lo spazio" dei Fabbri Editori fa bella mostra questo concept di una stranissimo veicolo alato.A prima vista sembra un Dyna Soar,in realtà sembrerebbe trattarsi di un ibrido a metà strada tra l’X-20 e la capsula Gemini. Cosa diavolo è? un disegno di fantasia,o una qualche versione della Winged Gemini? Archipeppe,Aiuto!

Certo una configurazione del genere avrebbe presentato grossi vantaggi.In caso di problemi durante il lancio la capsula avrebbe potuto staccarsi dal veicolo grazie ad una torre di salvataggio,e forse addirittura compiere un rientro d’emergenza autonomo dall’orbita.Una versione Gemini B poteva consentire l’accesso ad un modulo retrostante con collare di aggancio.Insomma,mi pare molto meglio dell’X-20.

Ho dato un occhio veloce al libro sul Dyna Soar ma una versione simile non l’ho vista, anche se ve ne sono diverse. Propendo per un “artist impression” cmq non è poi così lontano da quella che era la struttura di base.

Cosa diavolo è? un disegno di fantasia,o una qualche versione della Winged Gemini?

Un’osservazione forse utile. Il volume dell’enciclopedia “l’uomo e lo spazio” da cui è tratta l’immagine contiene soprattutto “artist concepts” di veicoli effettivamente realizzati o progettati, mi sembra che ce ne siano pochi di fantasia.

Paolo Amoroso

Se guardate con più attenzione il disegno, vi accorgerete che si tratta di una Gemini alata.

Era un progetto NASA per utilizzare la Gemini come mezzo di sbarco su Marte.
Il tutto veniva trasportato intorno a Marte da un vettore propulso dal potentissimo missile Nerva.
Non sò dire altro , di preciso, comunque, posso allegarvi altri due disegni che ho nel mio archivio!
Se qualcuno avesse maggiori informazioni in proposito, sarebbe buona cosa mettere il tutto a disposizione degli altri!

Tra l’altro di varianti della Gemini ce ne eano a bizzeffe.Il concept in questione mi ricorda la winged Gemini proposta per una missione su Marte http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=933 ma questa è un veicolo USAF,non NASA.Possibile fosse una variante per l’orbita terrestre?

Già … sentiamo che ne pensa Peppe …

Topopesto,mi hai preceduto! :smiley: In effetti nel nostro concept il pianeta sottostante sembra Marte,non la terra (anche se dovete spiegarmi cosa ci fa l’USAF su Marte).Inoltre il veicolo mostrato sul’enciclopedia è più piccolo rispetto alla Gemini marziana.Possibile che qualcuno avesse estrapolato da quella idea bislacca un ibrido Gemini-X-20 da proporre all’USAF? Sarebbe stata la quadratura del cerchio! Mi sembra davvero un veicolo interessantissimo e promettente,perfetto per il LEO.

Nel thread dedicato all'enciclopedia del 1965 L'uomo e lo spazio" dei Fabbri Editori fa bella mostra questo concept di una stranissimo veicolo alato.A prima vista sembra un Dyna Soar,in realtà sembrerebbe trattarsi di un ibrido a metà strada tra l'X-20 e la capsula Gemini. Cosa diavolo è? un disegno di fantasia,o una qualche versione della Winged Gemini? Archipeppe,Aiuto!

Effettivamente si tratta di una “Gemini alata” (nessuna relazione con il progetto “winged Gemini”, studiata dalla General Electric (produttrice del motore atomico NERVA) per conto dell’USAF per una missione “sprint” su Marte.

Il fatto che l’USAF abbia commissionato un lavoro di scenario del genere non deve sorprendere: agli inizi degli anni '60 la dottrina strategica per l’aeronautica e lo spazio prevedeva un’estensione delle capacità dell’USAF oltre l’orbita terrestre, in tale ambito rientravano il presente studio e (ed esempio) lo studio Lunex ed Horizon…

Soltanto a vedere l’artist’s concept della capsula Gemini “marziana” mi è venuto un attacco di claustrofobia. Per quanto sprint possa essere la missione come avrebbero potuto i due uomini vivere nello spazio angusto della Gemini per mesi? Anche il metodo di uscita dalla capsula, molto “alpinista”, mi sembra un pò azzardato.

Soltanto a vedere l'artist's concept della capsula Gemini "marziana" mi è venuto un attacco di claustrofobia.

In effetti il buon Frank Borman riuscì a completare la missione Gemini 7 di due settimane soprattutto grazie all’aiuto psicologico e morale di Jim Lovell.

Paolo Amoroso

Soltanto a vedere l'artist's concept della capsula Gemini "marziana" mi è venuto un attacco di claustrofobia. Per quanto sprint possa essere la missione come avrebbero potuto i due uomini vivere nello spazio angusto della Gemini per mesi? Anche il metodo di uscita dalla capsula, molto "alpinista", mi sembra un pò azzardato.

In effetti, il corpo centrale dell’astronave (quello equipaggiato con il motore NERVA) avrebbe ospitato una sezione pressurizzata, accessibile a mezzo EVA, compatibile con le necessità di vita di un paio di persone (secondo me non doveva essere concettualmente dissimile dal MOL).

In realtà l’equipaggio una volta sceso su Marte avrebbe utilizzato una piccola sezione pressurizzata posta immediatamente sotto la Gemini e sarebbe stata “abitata” dopo la prima EVA sulla superficie marziana.
Ovviamente la missione “sprint” prevedeva un tempo di permanenza sul pianeta rosso ridotto al minimo.

A casa ho altre immagini riguardanti questo concept, se vi interessa, domattina le posto…

E ce lo chiedi? :stuck_out_tongue:

Sarebbe molto interessante, grazie! Scusate, ma se il razzo traeva origine da un reattore nucleare, i due astronauti al ritorno avrebbero brillato al buio…

Sarebbe molto interessante, grazie! Scusate, ma se il razzo traeva origine da un reattore nucleare, i due astronauti al ritorno avrebbero brillato al buio...

Inutile dire che il NERVA sarebbe stato opportunamente schermato.
Il problema non stava tanto nel sistema di propulsione, quanto nei rischi di assorbimento radiottivo dovuto alla normale (ed eccezionale, come nel caso dei brillamenti solari) attività del Sole, accumulatesi durante la traversata Terra-Marte e ritorno.

Si suppone che la sezione pressirizzata fosse adeguatamente schermata per ovviare a questo tipo di inconvenienti.

Sarebbe molto interessante, grazie! Scusate, ma se il razzo traeva origine da un reattore nucleare, i due astronauti al ritorno avrebbero brillato al buio...

Perchè i marinai nei sommergibili o nelle portaerei nucleari brillano? :smiley: :wink:

Allora come promesso eccovi le immagini tratte direttamente dall’archivio fotografico (che sarà sempre una frazione trascurabile rispetto a quello di Carmelo…) che ho sul PC di casa.

La prima immagine è un “pannello” riassuntivo con tutto lo schema di missione, dal quale si evincono un paio di cose interessanti:

  1. La “Mars Gemini” (l’ho ribattezzata io così, non conosco alcuna denominazione ufficiale per questo scenario, tanto che all’Università non lo includo nella mia presentazione sulla Gemini) utilzza un “orbitla tug” con propulsione NERVA di tipo riutilizzabile, che fa la spola tra l’orbita terrestre e quella marziana e ritorno.

  2. La Gemini sembra una capsula standard la cui unica modifica appare il “musetto” aerodinamico posto a copertura dei radar di rendez-vous.

  3. Lo stadio alato effettivamente si ispira (sopratutto per la pianta alare ed i due timoni di direzione all’estremita) alla configurazione dell’X 20.

La missione potrebbe essere risassunta come segue:

Fase 1) il Tug viene raggiunto dalla Gemini con lo stadio alato, e successivamente rifornita agganciando al corpo centrale una serie di serbatoi di LH2 (Idrogeno Liquido) che vengono sganciati una volta svuotati.

Fase 2) una volta rifornito il sistema, il motore NERVA viene acceso ed il complesso entra in “Trans-Mars Injection”.

Fase 3) durante la “traversata” i due astronauti sono ospitati in un’ampia sezione pressurizzata, posta in cima al Tug, al cui centro si trova una speciale camera a prova di brillamento solare.

Fase 4) al termine della “traversata” (non è dato di sapere quanto dura, ma si suppone non molto) il complesso entra in orbita marziana, sganciando parte dei serbatoi oramai vuoti.

Sarebbe molto interessante, grazie! Scusate, ma se il razzo traeva origine da un reattore nucleare, i due astronauti al ritorno avrebbero brillato al buio...

Perchè i marinai nei sommergibili o nelle portaerei nucleari brillano? :smiley: :wink:

Per fortuna non brillano :smiley: (almeno per quanto ne sappiamo ora…) Tuttavia l’aspetto progettuale del peso legato alla schermatura nelle grosse unità navali è trascurabile, mentre in un vettore che deve lasciare l’atmosfera terrestre e quindi la velocità di fuga ogni chilo in più rappresenta un problema. Davvero negli anni '60 (ma anche adesso) c’era la tecnologia per garantire l’affidabilità del reattore e il suo lancio in orbita?
Comunque grazie per le illustrazioni, io non le avevo mai viste prima, davvero mi stavo perdendo un sacco di spunti interessanti!

Fase 5) una volta in orbita marziana gli astronauti, si suppone attraverso una EVA, rientrano nello stadio alato che si sgancia scendendo verso la superficie del pianeta rosso.

Fase 6) lo stadio alato atterra (o per meglio dire “ammarta”) ed i due astronauti scendono sulla superfificie per una serie di EVA, si suppone per un periodo di tempo limitato. Durante la breve permanenza sulla superficie gli astronauti sono ospitati in una piccola sezione pressurizzata posta immediatente dietro la capsula Gemini.

Fase 7) una volta conclusa la missione la Gemini risale in orbita marziana abbandonando lo stadio alato sulla superficie, effettua un rendez-vous con il Tug rimasto in orbita ed un successivo Docking, al termine del quale gli astronauti si trasferiscono sul Tug tramite un’EVA.

Fase 8) il motore NERVA viene riacceso per portare il complesso in traiettoria di ritorno libero verso la Terra, dove un ulteriore accensione consentirà al complesso di rientrare in orbita terrestre.

Fase 9) una volta in LEO gli astronauti effettuano un’ultima EVA passando dal Tug (che resta in orbita in attesa di essere rifornito per una nuova missione) alla Gemini con la quale rientrano a terra.

Come si può vedere questo schema di missione pur essendo tecnicamente fattibile, presenta qualche ingenuità (ma sempre molto ma molto di meno di quello rappresentato da Zubrin nella scorsa puntata della La7Doc). Non è dato di sapere quanto dura complessivamente la missione, ma è facile ipotizzare un certo numero di mesi (tra andata e ritorno) probabilmente entro i 12. L’unica vera incognita è data dall’esiguo numero di componenti della missione (solo 2!!) che sembrano davvero pochi per un’impresa così impegnativa.

Resta di fondo la validità, e sopratutto la versatilità, del progetto di base della Gemini “la miglior capsula mai utilizzata dalla NASA”.

Ulteriore, breve, descrizione del profilo di missione di questa “Mars Gemini” da parte dell’ottimo Sven Knudson nel suo sito ninfinger.org

[i]These illustrations are from a GE study to use a variation of the Gemini spacecraft as a moon lander. David Winfrey supplied this information about it: pp. 488-90 of Ron Miller’s “The Dream Machines” cites this as a 1963 General Electric 2-man Mars mission equipped with a single NERVA core stage and a dozen jettisonable hydrogen tanks, both 22 ft diameter. Crew occupied a two-deck section aft of the lander, with a “storm celler” for solar flares, then was to have put down in a 35,000 pound lander carrying 5000 lbs equipment, spending 5 days on the surface. Not much bang for the buck, what?
Tom Neal sent along this info: This was a 1963 GE proposal for a 2-man expedition to Mars. A single NERVA engine with jettisonable fuel tanks provided propulsion for the round trip. Crew quarters and a “storm cellar” were provided just aft of the Gemini lander.

Attaining Mars obit, the crew transferred into the “Winged Gemini”. The lander’s engine was used to de-orbit followed by winged atmospheric braking. At a low altitude (good luck guys…), the ship manuevers to a “tail-first” attitude and lands vertically using the rocket engine.

After a stay of only a few days, the upper section of the lander returns to rendezvous with the main ship. The nuclear engine is again used to return to an Earth parking orbit. No mention of how the crew returns to terra firma. [/i]