Di cose da dire sul DT ce ne sarebbero tante.
Sul piano strettamente tecnologico, è sicuramente un grosso passo avanti.
Come già spiegato da altri, una trasmissione digitale ha un occupazione di banda inferiore a parità di qualità. E dato che la banda di trasmissione è limitata, l’unico modo per venire incontro alla domanda crescente di contenuti è sfruttarla al meglio possibile. Di fatto la trasmissione analogica è obsoleta. Quasi tutte le altre reti di comunicazioni o sono nate digitali o si sono convertite velocemente. Certo, è più difficile farlo quando c’è una grossa massa di utenti che è coinvolta, ma non è impossibile, lo dimostra lo switch over della telefonia cellulare, che è passata dal TACS al GSM senza che l’utente finale si accorgesse di nulla.
È vero che rispetto all’analogico ci sono dei processi che possono degradare la qualità. Il segnale infatti deve essere campionato, discretizzato e poi codificato. Ma i primi due passi non comportano problemi, in quanto si sceglie sempre dei formati digitali che sono praticamente indistinguibili da un segnale analogico.
Il problema casomai può essere la codifica. Ma non è più un problema tecnologico, diventa un problema di gestione: trasmettere immagini in digitale con qualità cristallina è possibilissimo e non comporta nessun onere per l’utente. Ma chi gestisce la rete di trasmissione è interessato a massimizzare il profitto, quindi tende a fornire un servizio di qualità un po’ inferiore pur di far entrare più canali possibile nella banda che ha a disposizione. Questo è un problema che si presenta ovunque, sulle trasmissioni satellitari ed anche su internet (basta guardare i video di youtube).
È stato detto: “Sì, ma la tv via internet offre di più, è più interattiva e flessibile”. Giusto, ma la due cose non sono in competizione. Le bande UHF e VHF sono sempre lì a disposizione, ed è giusto pensare ad un modo per sfruttarle. E visto che la TV tradizionale è la preferita dalla massa delle persone, tanto vale tenerla, e mantenerla al passo coi tempi.
È vero però una cosa: il DT non è la grande rivoluzione di contenuti e di servizi che ci viene raccontata da più parti. In questo senso sì, internet è anni luce avanti ed il DT parte già sconfitto. Ma ancora una volta non è una diatriba tecnologica. Il DT non nasce come tv interattiva, ce lo presentano così nel tentativo di spillarci più soldi del necessario. Ma questo non cambia la questione di partenza: il digitale è e rimane meglio dell’analogico.
Altra considerazione, la questione dello switch-off della tecnologia. A differenza dei cellulari, questo passaggio non è indolore. I televisori durano tranquillamente per 10 anni ed anche più, quindi in teoria bisognerebbe tenere in funzione simultaneamente le due tecnologie per svariati anni, in attesa che i vecchi televisori vengano sostituiti via via con i nuovi televisori e vcr (o dvd recorder che siano) dotati di decoder digitale. Questo anche ammettendo che fin da subito fossero messi in commercio i nuovi televisori; cosa che non è successa, perché ciò è un costo in più per le aziende costruttrici, e queste ultime hanno preferito di gran lunga proporre l’acquisto di massa dei decoder esterni (che essendo da comprare a parte sono molto remunerativi). Ovviamente toccava alla politica vigilare e imporre tempestivamente degli obblighi alle aziende, ma questo non è successo, per disinteresse o forse, al contrario, per un conflitto di interessi.