Credo sia tecnicamente molto difficile per il fatto che il propellente non sta tutto sul “fondo”. Gli effetti di capillarita’ e la ridotta se non quasi nulla forza peso mettono fuori gioco le classiche tecniche di misurazione a galleggiante o sensore di contatto. Ma se sai quanto propellente passa per una certa valvola a controllo di flusso per unita’ di tempo, il calcolo e’ abbastanza affidabile e sufficientemente preciso per le normali operazioni da condurre nella vita operativa prevista a inizio missione (i famosi requirements).
Misurare a “valle” dei serbatoi, seppure in modo indiretto, tramite il quantitativo di propellente al secondo che transita nelle FCV (Flow Control Valve) e’ una soluzione pragmatica che e’ sufficientemente precisa per stimare la vita rimanente ad un satellite.
Nel caso di VEX come di altre missioni molto vecchie, piccolissimi errori di misurazione che si protraggono per decenni chiaramente si accumulano, e considerato che si e’ andati ben oltre la vita prevista, si stava davvero pianificando di alzare l’orbita con stime che forse si sono rivelate ottimiste, ma in realta’ non c’era nulla da perdere gia’ da tempo.
Le pompe di Columbus hanno un sensore che misura la quantità d’acqua rimasta nell’accumulatore, però si assicurano che l’acqua rimanga “compressa” verso il basso attraverso un mantice che viene compresso dall’altra parte con dell’azoto gassoso. Ovviamente però una soluzione del genere è complessa e pesante, è qualcosa che si puó fare per un modulo abitato ma che non avrebbe molto senso per una sonda tipo VEX
Super OT, ma quando ne avevamo parlato per qualche motivo non avevo chiesto, anche se avevo il dubbio.
Forse l’ho chiesto al corso, e l’ho dimenticato…
Perchè azoto puro e non aria?
Beh, l’aria è composta per il 78% di azoto, quindi anche se fosse…
Quando vendevo componentistica industriale, avevo dei relé in atmosfera di azoto che garantivano maggior isolamento e minore ossidazione, e quindi durata. L’ossigeno è tremendo, lega con tutto.
Ha, bella domanda, di cui non so la risposta
Procedendo per ipotesi, quello che mi viene in mente è che l’azoto pressurizzato è disponibile dalla ISS, arriva in Columbus con una linea direttamente dalle taniche che sono a pressione più alta rispetto agli accumulatori, basta aprire una valvola e si ripressurizza l’accumulatore. Invece per avere aria pressurizzata dovresti avere un’altra pompa che pressurizza l’atmosfera e poi la pompa dentro gli accumulatori.
E poi l’azoto è inerte, invece l’aria contiene polvere che andrebbe filtrata, contiene umidità che potrebbe produrre condensa, etc.
Uhhmmm credo si usi l’azoto invece dell’aria per gli stessi motivi per cui si usa in altri settori aeronautici per pressurizzare: è un gas inerte, non avendo ossigeno miscelato è più sicuro in caso di fiamme o alte temperature dell’aria, soprattutto se a contatto (o a rischio contatto) con oli o sostanze infiammabili, è inoltre molto più stabile dell’aria, l’umidità presente la rende molto variabile in pressione/volume al variare della temperatura mentre l’azoto è decisamente più stabile e prevedibile anche con ampi range di escursione termica.