Come lavorare in un’agenza spaziale

Salve a tutti, mi sono appena iscritto al forum e necessiterei già di una mano.
Quest’anno affronterò l’ultimo anno di liceo scientifico e stavo già valutando che università scegliere. Inizio quindi nel precisare che vorrei lavorare in un’agenza spaziale ( il mio sogno sarebbe l’ESA, perché fin da bambino desideravo lavorarci ), specialmente alle operazioni ( a quanto so esistono due principali “reparti”: progettazione e operazioni, o ne esistono altri? Sono un po’ ignorante in merito ). Quindi mi chiedevo, per puntare a realizzare il mio sogno, mi conviene fare una laurea in fisica e successivamente in astrofisica, o in ingegneria aerospaziale? Io a primo impatto preferisco il percorso da fisico, soprattutto per la triennale, infatti valutavo di fare triennale in fisica e magistrale in ingegneria aerospaziale recuperando qualche esame ( a proposito, pensate sia sensato farlo? Oppure rischio di fare danni alla mia futura “carriera”? ). Il problema è che tra gli annunci lavorativi, non ho visto alcuna richiesta di fisici. Altro punto importante, le varie università di ingegneria aerospaziale distano 160-200 km e non ho la possibilità di trasferirmi, mentre quella di fisica dista a pochi chilometri, pensate sia eccessivamente pesante frequentare tale università ed essere un pendolare?
Grazie mille a chi risponderà

Ciao, anch’io sono nuovo e anch’io sono all’ultimo anno di liceo, quindi non posso rispondere alla tua domanda. Tuttavia visto che anch’io sono nella tua stessa situazione (nella mia città, Genova, non c’è ingegneria aerospaziale) mi sono informato se fosse possibile fare la triennale in ingegneria meccanica a Genova per poi fare la magistrale in aerospaziale da fuorisede, per spendere meno possibile. Risultato: almeno 3 o 4 esami in più li dovrei dare, e se è così per ing meccanica penso che per fisica sia molto peggio perché di esami di categoria ING-IND non ce n’è praticamente.
Per esempio al Politecnico di Torino chiedono 60 CFU di categoria ING/IND e di questo tipo di esami a Fisica (almeno a Genova) c’è solo un misero modulo da 3 CFU di un esame.
Quindi ti consiglierei di guardare nel sito dell’ateneo in cui vorresti fare la magistrale e controllare i requisiti di ammissione, perché per recuperare tutti sti crediti ci metti altri due anni.

P.S. Poi se mi sbaglio spiegatemelo, perché da quanto leggo in giro nessuno sembra preoccuparsi dei cambi di corso tra triennale e magistrale, ma stando a quanto c’è scritto sui siti delle università la cosa non è così semplice.

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Ciao, ti scrivo da ing. aerospaziale e prima di fare la tua scelta considera che i due percorsi universitari da te citati sono diversi, non tanto per le materie trattate, quanto per l’approccio seguito. Il fisico vede la realtà in un modo diverso dall’ingegnere, le finalità del loro lavoro possono essere diverse e antitetiche in alcuni casi.
Detto questo, il mio consiglio è di lanciarti in fisica, se ti attira di più. Personalmente vedrei cosa succede nei primi due anni, se tutto filasse liscio come l’olio continuerei con la triennale e poi da lì deciderei. Se quello che avrai fatto ti sarà piaciuto molto, non vedo perché non continuare con una specialistica nello stesso settore. Altrimenti potresti cambiare e fare una magistrale in aerospaziale, impiegando certamente più tempo ma avendo buone probabilità di riuscita considerando che le basi non ti mancherebbero.
Fammi sapere e in bocca a lupo!

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Sicuramente bisogna recuperare parecchi esami, penso si perda un anno, ma alla fine farei quello che mi piace per 6 anni.
Aspettiamo qualcuno di più preparato in merito ai cambi comunque!

A me le due visioni piacciono, il punto è che la laurea triennale in ingegneria aerospaziale è, in pratica, una classica triennale in ingegneria e non mi piace molto. La magistrale, invece, mi appassiona molto e sicuramente mi darebbe più chance di lavorare nel settore aerospaziale. Anche se l’idea di cambiare dopo la triennale mi perseguita e, infondo, come hai detto giustamente tu le basi non mi mancherebbero.
Comunque, pensi sia tosta fare il pendolare, con 150 km da fare due volte al giorno? O basta metterci passione e si va avanti?
Comunque il mio più grande dubbio resta il futuro, mi farei anche tre ore di treno al mattino pur di seguire i miei sogni.
Grazie per i consigli comunque!

150 km due volte al giorno è davvero dura, io ho studiato da fuori sede ed è un’esperienza che consiglio in quanto altamente formativa. Fare il pendolare è stancante, 150 km vuol dire almeno un’ora di treno/pullman: la passione ti aiuterebbe, ma sicuramente sarebbero ore perse.

A me le due visioni piacciono

Non hai ancora iniziato il percorso universitario, un giudizio a priori non è utile in questo caso.
A Torino la triennale in ingegneria aerospaziale si specializza al terzo anno trattando materie che gli altri corsi sognano, quindi non è proprio una classica laurea. :upside_down_face:

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Ci sono almeno due discussioni che penso ti aiutino a capire come poter lavorare per ESA. Sostanzialmente puoi entrare sia come contractor (la via “facile”) che direttamente come staff (la via piu’ difficile e per cui serve anche un pizzico(ne) di fortuna).

Prenditi un po di tempo a cercare in questa Categoria, dopo aver letto questi.

Saper cercare nella documentazione esistente e’ un must-have-skill in entrambi i casi :stuck_out_tongue:

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Hai ragione, non posso dare un giudizio attualmente. Quindi vorrei sfruttarti ancora un po’: dopo la laurea e, nel caso, dopo il dottorato, un ingegnere aerospaziale cosa può fare in ambito aerospaziale? Insomma, potrebbe progettare un singolo elemento di un razzo, oppure? Perché ora che ci penso, è necessario disegnare costantemente, non è vero? Oppure è ancora più pratico il lavoro? Perché alla fine mi piacerebbe lavorare alle operazioni o alla progettazione, ma pensare di disegnare sinceramente mi fa venire voglia di prendere una pistola e puntarmela alla testa.
Penso sia una domanda stupida, ma vorrei sapere quanto è necessario il disegno per questa carriera.
Comunque la mia domanda principale resta questa:
Un fisico/astrofisico, quante possibilità ha di lavorare alle operazioni o nella costruzione di mezzi? Servono 2 fisici e 70 ingegneri, o il numero è meno squilibrato?
Scusa per le innumerevoli domande, ma veramente mi trovo spiazzato e senza le conoscenze necessarie per scegliere da solo

Ciao, grazie per averle linkate!
Comunque già le avevo lette, però non hanno affatto estinto i miei dubbi.

Ho cancellato per sbaglio una parte:
un astrofisico, in campo aerospaziale in generale, è richiesto? Le operazioni sono il mio sogno, ma un lavoro nel settore aerospaziale mi andrebbe comunque benissimo.

Il punto principale imvho e’ che se fai il fisico allora potresti avere piu’ chance applicando per posizioni di ricerca in ESTEC, mentre come ingegnere aerospaziale/informatico sara’ piu’ semplice trovare nel mondo delle operazioni.

Il voto di laurea conta sicuramente come requisito di inizio carriera, soprattutto se fai domanda come YGT (te lo consiglio assolutamente), ma poi nel lavoro come contractor di ESA posso assicurarti che quel che conta maggiormente e’ l’esperienza e la reputazione che ti fai, e se anche hai un voto di laurea non da primo del tuo corso, non interessa piu’ a nessuno.
Unica cosa, per essere assunti come staff ESA, e’ obbligatorio avere almeno un master e voti brillanti, altrimenti la tua domanda viene tritata direttamente dalle HR (ecco perche’ il 90% degli staff ESA era prima un contractor. Una volta che il management nota la persona grazie alla sua reputazione, e anche i titoli sono a posto… e’ piu’ facile).

Per chiudere, dunque, mi unisco al coro di coloro che ti consiglieranno di studiare quel che piu’ ti appassiona, e di farlo cercando di avere buoni voti e fare esperienze di stage/internato da aggiungere al CV (e all’esperienza di vita). Per il resto serve fare domanda con costanza e non restare fermi in attesa di avere il lavoro della vita. A volte le occasioni si ottengono al secondo/terzo/n-esimo tentativo :smiley:

Infine, passare 4 ore sui mezzi ogni giorno, senza contare eventuali ritardi, sarebbe a mio parere un handicap enorme che ti rubera’ energie e sonno. Prova a trovare un buco in affitto, una stanza con altri studenti. Le energie meglio spenderle sui libri che correndo per stazioni ferroviarie…

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Grazie per gli ottimi consigli! Ti assillo con qualche altra domanda:
Un fisico, tralasciando le operazioni, non è richiesto come orbit analyst, per esempio, o per altri “mini settori” riguardanti il settore aerospaziale? So che la risposta praticamente me l’hai già data, ma vorrei essere sicuro al 100%.
Cosa ne pensi di fare la triennale in fisica e la magistrale in ingegneria aerospaziale? Pensi sia sensato? O dovrei recuperare troppi esami per accedere al poliTo o a qualche buona università che abbia qualche contatto con l’estero? Perché avere due opinioni in merito mi aiuterebbe.
Grazie!

Si, un fisico può tranquillamente lavorare per Dinamica Volo, anzi, ti confermo che ce ne sono diversi con quel titolo di studio. Penso che il tuo sia un piano valido e potenzialmente positivo, anche se certamente avere a CV anche qualche cosa in ambito IT diventa sempre più importante.

Guarda, fammela mettere così: se prenderai o non prenderai una posizione, non sarà perché hai avuto 30 invece che 20 in uno specifico esame. O perché hai fatto il PoliTo invece del PoliMi o altre università, che all’estero peraltro contano relativamente.
Contano talmente tanti fattori, tra cui ovviamente aver fatto un buon percorso di studi, che non posso dirti esista una ricetta unica e di sicuro successo per entrare nel mondo delle operazioni.

Dipende da che ruolo aspiri a ricoprire e quanta perseveranza ci metterai nel provare ad entrarci (ci sono colleghi che ci hanno provato varie volte prima di farcela). Ingegneria è praticamente indispensabile per posizioni da Spacecraft Engineer, un titolo di studio IT è invece propedeutico a ruoli di Software Engineer o Spacecraft Analyst. Lauree in matematica e fisica sono ottime per ruoli da Flight Dynamics. Non ci sono compartimenti perfettamente stagni e spesso succede che chi lavora in un ruolo, dopo la giusta esperienza (e magari prendendosi una seconda laurea o un master mentre si lavora. Sì succede anche questo) salti da una parte all’altra.

A parte la laurea, poi, è ormai indispensabile parlare in inglese correttamente e fluentemente per lavorare in contesti internazionali. Andare bene al colloquio e dimostrare di avere il carattere giusto insieme alle caratteristiche desiderate per il posto è ancora un altra cosa che deve andare per il verso giusto.

Insomma, per quanto possa suonarti vago, i fattori in gioco sono molti e la laurea è uno di quelli, non il requisito dirimente sempre e comunque. Per questo rimane valido il consiglio che abbiamo dato a tanti tuoi colleghi prima di te: lavora sodo per studiare qualcosa che ti appassiona davvero, e che ovviamente abbia attinenza al mondo scientifico. Fai più esperienze possibile per arricchire il curriculum con qualcosa che parli anche di come ti comporti in azione, oltre che come studi, e provaci finché imbrocchi la strada che desideri.

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Grazie, hai scritto un commento non utile, di più! Cercherò di metterci impegno e passione, penso che, come tutti voi, alla fine sia la chiave vincente.
L’inglese sto cercando di impararlo leggendo e guardando film o video in inglese, perché a scuola ho imparato giusto qualche frase fatta e un po’ di storia, niente di più.
Comunque penso che andrò a fare fisica, ci metterò passione ed impegno e chissà, magari qualcosina di soddisfacente la farò!

Grazie a tutti per i commenti e per l’aiuto che mi avete dato, veramente un gran forum!

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Comunque a mio avviso per quanto riguarda design e produzione io non disdegnerei nemmeno l’industria. Anche perché in alcuni campi anche per essere consulenti in ESA servono anni d’esperienza nell’industria (AIT è un esempio). Ovviamente per ricerca, sviluppo ed operazioni il discorso è diverso.

Il segreto per imparare l’inglese è non smettere mai di usarlo per leggerlo, scriverlo o parlarlo.

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Questo mi sorprende francamente, io tra scuole elementari, medie e liceo feci decisamente parecchi anni di inglese fino a un buon livello, grammatica ovviamente inclusa. Alla fine delle superiori anche i meno portati avevano acquisito ben più di qualche frase fatta…al liceo (pubblico, scientifico come te) era normale leggere letteratura inglese. Anzi quello che mi è dispiaciuto è che in 6 anni di università (Medicina) l’inglese sia stato completamente trascurato.

L’inglese a scuola non è più come una volta pultroppo

In effetti quando faccio colloqui di assunzione mi sorprendo sempre di quanti ragazzi ci siano con PhD e un percorso di studi solidissimo, ma con una conoscenza terribile dell’inglese…nel 2019 per me è davvero incomprensibile, soprattutto per lavorare in ambito scientifico dove le pubblicazioni, i congressi, i testi e i seminari sono praticamente sempre in lingua inglese.

Beh, sei stato fortunato. Noi in classe facciamo letteratura inglese e parliamo inglese, il che è ottimo, anche se c’è un però: il nostro prof ci detta gli argomenti e pretende che gli vengano detti circa nella medesima forma, tranne per i più bravi ( due persone ). In un certo senso può essere utile, perché imparo qualche parole e frase che può tornarmi utile, ma non mi dà quella padronanza della lingua che vorrei avere. Abbiamo fatto una settimana in Inghilterra con le famiglie e ho imparato a parlare e capire parlando semplicemente con le persone che mi ospitavano ( alla fine è giusto così, se si parla si impara ). Il problema è che non posso andare sempre in Inghilterra, sono riuscito ad andare un mese a luglio a lavorare e ho imparato moltissimo, ma non abbastanza. Se avete qualche consiglio anche in merito a questo ve ne sarei grato, vorrei parlarlo e riuscire a scrivere non dico come l’italiano, ma quasi.