Componentistica elettronica occidentale in Russia dopo le sanzioni per il conflitto in Ucraina

Tempo fa sono state attivate misure per impedire l’acquisizione da parte russa di molti componenti elettronici, alcuni dei quali peraltro facilmente reperibili sul mercato, roba da catalogo RS intendo.

Leggo che la Russia ha programmi abbastanza aggressivi per il prossimo anno. Mi chiedevo se questo embargo ha già avuto qualche conseguenza e se la Russia abbia trovato qualche workaround per aggirarlo. Ovviamente avranno le loro riserve di componentistica, e articoli da lanciare nel 2023 difficilmente sono stati integrati nel 2022.

Comunque… se qualcuno ha qualche informazione o letto qualcosa riguardo questo argomento gli sarei grato se volesse condividerle.

sicuramente hanno trovato dei workaround che però, ovviamente, aumentano i costi.
Hanno trovato componentistica del livello che dici tu in armamenti catturati o inesplosi di produzione post embargo.

Da parte di chi? Cina e India non mi pare abbiano predisposto sanzioni, per cui non dovrebbe essere particolarmente difficile l’approvvigionamento di molti componenti che vengono prodotti proprio in quei paesi

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E’ molto plastica. A partire da 202203, subito dopo l’invasione, l’import da EU e altre nazioni occidentali praticamente si azzera. E i Cinesi iniziano a rifornirli a piene mani.

non è così semplice… escludendo parti complesse che a volte hanno strumenti di sviluppo cloud per essere meglio tracciabili (roba spesso importante in ambito di contromisure elettroniche e radar) non è che ci sia sempre una corrispondenza 1 a 1 tra componentistica “cinese” e “occidentale”… soprattutto se parliamo di componenti con le performance necessarie a dei moderni armamenti.

Poi nulla vieta che queste componenti vengano comprate tramite intermediari “segreti” o procurate tramite grey-market se prodotte in cina per conto di aziende occidentali.

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e tra l’altro i cinesi potrebbero non essere molto felici, come USA ed EU, di vendere componenti strategici che possono essere utilizzanti in armamenti ad una vicina Russia, paese enorme, dotato di armi di sterminio di massa in grandi numeri e sempre più “rogue state”.

Comunque, sono sicuro che esistano analisi della situazione basate su fatti piuttosto che su speculazioni. Il problema è che probabilmente sono segrete.

Si evince dai dai resti dei missili e vari altri aggeggi russi che usano ampiamente componenti elettroniche occidentali.
Non c’è molto da secretare, chi li trova di solito posta foto e video online, basta contarli e sai quanti sono…
Pareva che una ditta indiana si prestasse a violare “l’embargo” facendo passare i chip dal paese che non aderisce all’embargo, ma non è questo che rifornisce tanto i russi: semplicemente hanno fatto molte scorte prima che di fare qualcosa che sapevano avrebbe scatenato l’embargo.
Per tutto come fonte ho un canale youtube spacializzato

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Era tradizione sovietica mettere in casa la componentistica per 2 anni di produzione a rateo bellico, i russi, dopo gli anni 2000, hanno ripreso l’antica tradizione.
Le mie fonti sono chi conosce veramente il mondo russo, non come Parabellum, figura alquanto discutibile dalle conclusioni spesso campate per aria. Consiglio di seguire Stefano Orsi e le persone con cui collabora.

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Prendo un video per farmi un’idea perché non conosco Orsi.
Ma il titolo è già sospettabile di putinismo: “L’Ucraina si arrenda prima che sia troppo tardi!”.

Bella parlantina, voce ben impostata.
Tanta sicumera e nessuna fonte citata in descrizione, al contrario di Parabellum.
Tanta propaganda putiniana, e pure la minaccia finale agli ucraini…

Credo che non seguirò il tuo consiglio.

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vero, però appunto ogni esercito ha un arsenale in grado di reggere molto a lungo. E quindi presumo che quello che si compra oggi venga lanciato tra 5 o 10 anni.

Poi io mi riferivo alla componentistica per uso spaziale che potrebbe essere almeno in parte diversa e che non lascia di solito resti.

A titolo di esempio, comunuque, circolava tempo fa una lista di componenti usati dal Burevestnik antisatellite project nel 2016.

La prima pagina era questa (notare che la fonte è ora inaccessibile ma ne ho salvato una copia):

Tale progetto, secondo la fonte, utilizzava 457 componenti elettronici di produzione occidentale. E parliamo di un singolo progetto, anche se immagino ci siano parecchi componenti condivisi. Si trattava, come si vede, di componenti “da catalogo RS”, almeno in parte, e di costo marginale, comprati in quantità tutto sommato piccole (quinta colonna nella tabella).

Sostituire molti di essi sarebbe (ammesso sia necessario, visto che è difficile impedirne l’acquisto se off-the-shelf) abbastanza semplice. Identificarne altri equivalenti, o modificare i circuiti per componenti anche minimamente dissimili, richiede invece disegno, test, commissioning, etc. che costano tempo e denaro. L’amministrazione Biden ha messo un controllo più stringente, tra l’altro, sui componenti esportati o fabbricati all’estero, in paesi come la Cina.

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allora prova ad usare quest’altra(?) fonte

Qui, al link, le pagine sono tre (ovviamente nessuno di quegli aggeggi sotto embargo serve a lanciare una soyuz o una proton verso la ISS, sbaglio?)

si era da li che lo avevo preso ma non ritrovato quel link, grazie! (e mi ero dimenticato quel mio commento…)

di quali “aggeggi” parli? Se intendi i componenti della lista non credo si possa escludere che i veicoli che menzioni integrino componenti di provenienza occidentale, magari proprio uno di quelli.

Buon anno ragazze e ragazzi!

Proprio oggi articolo sul NYT che parla di questo:

200 miliardi di $ è una cifra che il quotidiano compara con gli investimenti fatti per la guerra fredda, ma dice anche che la gran parte dei chip attualmente non sono fatti in Cina Popolare ma in Taiwan, che in caso di conflitto potrebbe vedere parte della sua infrastruttura industriale a rischio. Tuttavia lamenta anche che questo investimento non consentirà di raggiungere l’autonomia nel breve termine.

E l’Europa?? Dov’è in tutto questo? Ne sapete nulla?

Senza voler uscire troppo dal topic in questione, sì l’Europa è un po’ indietro per quanto riguarda l’industria dei chip ma sono in programma degli investimenti all’interno del PNRR se non erro (pun intended) per la costruzione di un centro di produzione di questi oggetti, quantomeno nel territorio italiano. A tal proposito era stata posta una domanda al Presidente del Consiglio Meloni nella consueta conferenza stampa di fine anno, ma non ho avuto modo di ascoltare la risposta.

L’intera conferenza si può recuperare di seguito, ma non saprei quando arriva la domanda sui chip.

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Penso che non sia OT perche’ il tema e’ inscindibile.

L’obiettivo di diversificare la produzione di chip in nazioni “politicamente affidabili” diversificandola il piu’ possibile e’ legatissima non solo alla componentistica elettronica usata dai Russi (o dagli Iraniani che forniscono droni ai Russi) ma anche alla preesistente gravissima crisi dei chip che ha condizionato l’industria dell’automobile ed elettronica ben prima della guerra in Ucraina. Il prezzo delle auto e’ esploso per questo motivo, piu’ ancora che per la transizione all’elettrico.

Gli stabilimenti di TSMC in Arizona e in Germania, e anche quello possibile di Intel in Italia, oltre al cosiddetto “Chips Act”, vanno in questo senso. Diversificare la produzione in piu’ nazioni ma politicamente affidabili non facendo arrivare know how e componenti in quelle potenzialmente ostili/concorrenti (e qui l’elefante nella cristalleria e’ la Cina, non certo la Russia).

Ormai questa e’ l’industria strategica per eccellenza, probabilmente supera anche quella dell’energia nell’immediato e a maggior ragione in futuro.

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chiaro che anche la Russia dovrebbe organizzarsi. Mi chiedo se sarà in grado di farlo. E’ un paese fortemente corrotto, dove ci sono modi molto più “lazy” di fare tonnellate di soldi costruendo grandi monopoli con tecnologia vecchi tempi.

Quando negli anni '90 lavoravo con il Myasishev Design Bureau a Zukhovsky, compagnia in grado di realizzare aerei sofisticati come l’M-55 o componenti per la Buran, notai con un certo stupore la totale assenza di componentistica elettronica parimenti sofisticata, a bordo e non. Non avevano nemmeno un tester o un alimentatore come quelli che si compravano anche allora da catalogo. Erano imbarazzati loro stessi quando mi vedevano lavorare con una stazioncina di saldatura Weller. e la confrontavano con un aggeggio con cui facevano la manutenzione dell’avionica di bordo che sembrava uscito dagli scenari di Mad Max. I computer che usavano erano tutti di produzione occidentale. Ai tempi era anche nota la grande inefficienza del sistema di produzione di circuiti integrati, con scarti di silicio immensi.

Non so quanto le cose siano cambiate da allora ma, come dicevo sopra, temo che non vi siano abbastanza incentivi per generare creare un’infrastruttura tecnologica. Un po’ quello che accadde all’impero ispanico ai tempi della rivoluzione industriale. Mi chiedo se la situazione attuale sarà in grado, in un contesto del genere, di generare la spinta per cambiare le cose, visto che l’aerospaziale e il militare hanno un bisogno disperato di questo per stare al passo.

pagheca, almeno scrivi silicio invece di silicone :slight_smile:
Battute a parte, il costo di una fabbrica per produrre semiconduttori all’avanguardia si misura in decine miliardi di € e in anni ed anni, senza contare la filiera di sub-fornitura, la disponibilità di macchinari estremamente avanzati (litografia a raggi X con laser al Sn per le ultime generazioni), e ovviamente una enorme quantità di know-how. Praticamente impossibile tenere il passo con le aziende occidentali (Cina, Corea e Taiwan incluse, ovviamente) senza già essere lì. E infatti gli investimenti si fanno in Europa dove ci sono già STM e Infineon, costruendo sul know-how e infrastrutture di questi. L’ulteriore livello di (estrema) complessità è la creazione di componenti attivi ex-novo qualora le maschere non siano disponibili in second sourcing. Lì ci va know-how di progettazione e tools, tutti di proprietà di pochissime aziende. Per dare un’idea delle dimensioni aziendali, STM ha 48.000 dipendenti, Infineon circa 40.000, Intel ne ha 110.000 …

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Oddio… scusate! Tradotto dall’inglese nel mio povero cranio! :face_with_hand_over_mouth:

Comunque le teste in Russia c’erano. È il sistema che non va.

Sulle teste non ho alcun dubbio. Sul know-how in microelettronica invece ne ho, è un campo ultra-specialistico, dove gli investimenti (anche e soprattutto in persone) sono giganteschi e lunghi a portare frutti. E secondo me l’Europa si è mossa con almeno 5 o 10 anni di ritardo, ma questo è un OT nell’OT.

Personalmente non lo vedo come OT. E tanto meno OT nell’OT visto che questo aspetto avrà un impatto sui programmi futuri russi in campo spaziale.

Credo invece che siano considerazioni interessanti.

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