Oggi parliamo delle cosiddette “action figures” (ovvero pupazzetti realistici a soggetto filmico/sci-fi/ecc.), che sono sempre di confine tra gioco e collezione.
Nel 1998 la giapponese Bandai mette in commercio questo splendido set di tre figurini chiamati “Heroes of Space” (venduti anche singolarmente) che rappresentano in tutti i dettagli Charles Duke, Alan Bean e Pete Conrad.
I tre sono rappresentati fedelmente sia nei rispettivi lineamenti sia nelle loro tute pressurizzate A7L, insieme ad un cartoncino informativo con un minimo di storia per soggetto.
Perché siano stati scelti due astronauti di Apollo 12 (Bean e Conrad) ed uno di Apollo 16 (Duke) non è dato di sapere, forse per ragioni legate allo sfruttamento dei diritti di immagine credo.
Per inspiegabili ragioni di marketing il trio di figurini viene riproposto in vendita nel 2002, sempre da Bandai, in accoppiata con altrettanti figurini di Power Rangers (sic!).
Qui siamo nel campo dei giocattoli veri e propri, questo “blister” (busta) realizzata ad Hong Kong, da un produttore sconosciuto, viene venduta negli USA alla fine degli anni 60.
Nonostante la scarsa qualità del prodotto (destinato ad un vasto pubblico e quindi molto economico) la busta contiene un LM riprodotto abbastanza correttamente nelle sue proporzioni ed una coppia di astronauti (tipo soldatini) i quali indossano la sempreverde tuta da training ILC Dover SPD-143 vista in un post precedente.
Sempre in epoca Apollo e sempre con prodotti economici destinati ad una vasta platea di acquirenti, la AHI di Honk Kong immette in vendita alla fine degli anni 60 un buon set composto da una Capsula Apollo CSM ed un LM.
Come nel caso precedente siamo in presenza di prodotti stampati in plastica abbastanza scadente ma le proporzioni ed i dettagli dei soggetti sono riprodotti in maniera straordinariamente fedele considerando il fatto che si tratta di un prodotto economico.
Lo stesso set viene poi commercializzato, agli inizi degli anni 70, dalla Clifford Toys di Londra con il logo della missione Apollo 11 per sfruttare l’eco mediatica del recente allunaggio.
Se qualcuno pensa che le “buste” (blister) a buon mercato siano un ricordo del passato, in realtà non è vero, sia pure meno diffuse sono sempre vendute, prendiamo ad esempio questa commercializzata dalla cinese Xinhuangqi:
Dove, sia pure in forma giocattolosa, c’è un pò di tutto da uno Shuttle ad un razzo CZ-2F, una Shenzhou, una specie di Ariane 5 fino ad un Saturn V con insegne cinesi (sic!).
Ma la Xinhuangqi produce anche questo rustico scatolone, anche con asteroidi, un lunar rover ed una ISS (prima configurazione con i due pannelli solari posti sopra Z1).
Altri giocattoli spaziali economici, nella tipica busta/blister dei primissimi anni 70. In questo caso vi segnalo la serie di 12 buste della Imperial Toy Co. sita a North Hills in California, appartenenti alla serie “Apollo Moon Exploring”.
Si tratta di un mix di soggetti veri (provenienti dal programma spaziale americano) e di fantasia (simili agli SpaceX della Triang), alcuni si distinguono come questo razzo Thor-Delta con tanto di rampa di lancio:
Passiamo adesso ad un tipo di articolo che, sebbene non sia un giocattolo in senso stretto, è stato molto popolare tra ragazzi e bambini soprattutto nelle decadi passate.
Mi riferisco al Viewmaster ovvero un visualizzatore di immagini 3d, concettualmente vecchio come la fotografia stessa (infatti i primi risalgono proprio al XIX secolo), si tratta (nella sua versione da anni 60 ed ancora prodotta oggi) di un apparecchio in plastica che sfrutta la luce esterna per illuminare una serie di foto stereoscopiche organizzate in maniera tale da proiettare le due immagini (leggermente divergenti) sui due occhi dando così l’impressione della profondità. Le foto sono stampate su un supporto a disco (reel) in cartoncino il quale viene fatto scorrere con un meccanismo manuale a scatto (simile a quello delle macchine da scrivere).
Naturalmente l’esplorazione spaziale, soprattutto negli anni 50-70, non poteva sfuggire ad una modalità di rappresentazione così realistica, infatti compaiono sul mercato tutta una serie di set dedicati all’astronautica utilizzando sia fotografie vere (serie America’s Man in Space) sia ricostruzioni con modellini (serie Project Apollo).
Inutile dire che, a partire dal 1969, l’allunaggio di Apollo 11 con le sue straordinarie foto la fece da padrone.
Adesso un piccolo ricordo personale: era il 1985 (all’epoca avevo 17 anni) e mi imbattei in un Viewmaster a casa di una mia amica, tra le varie reel c’era una dedicata al mondo dell’aeronautica. Non potrò mai dimenticare la sorpresa di veder letteralmente “sbucare” fuori davanti agli occhi il cokcpit di un velivolo da caccia dell’epoca. Sembrava talmente “vero” da poterlo toccare…
Capisco che per i giovani di oggi (a partire da mia figlia) abituati come sono alla magia del cinema 3d, un oggetto come il Viewmaster può sembrare poca cosa, ma all’epoca era un mezzo straordinario per far vivere delle avventure (sia pure in foto) dal vero come mai si era visto prima.
Oggi abbiamo un paio di giocattoli del 1969 che sono (in un modo o nell’altro) discendenti dagli sviluppi del programma Apollo, come dire da Houston al negozio di giocattoli all’angolo della strada.
La Ideal Toy di New York (la stessa del ViewMaster poi assorbita dalla Mattel) mette in commercio una linea spaziale denominata “Star Team”, tra i quali si annovera questo braccio meccanico chiamato R.G.D. (Remote Gripper Device):
Il quale è direttamente derivato dall’Apollo Tools Tong, come quello utilizzato nel corso della missione Apollo 12:
Nello stesso 1969 la Topper Toys (come parte della DeLuxe Reading di Elizabeth nel New Jersey) lancia addirittura questo “Johnny Spacemobile X-7” ovvero un simulatore di volo lunare, basato su una console con tanto di cloche, microfono e pedaliera. Il quale utilizzava un disco rotante collegato alla cloche (con tanto di effetti sonori) per simulare un volo dalla Terra alla Luna con la superficie lunare che diveniva via via più grande:
Simulatori di volo del genere non erano infrequenti negli anni 60 e 70 (sebbene fossero dedicati ad una clientela facoltosa dato che costavano molto), ma questo X7 in particolare è chiaramente ispirato al simulatore LOLA (Lunar Orbit and Landing Approach):
Tutto questo per comprendere quanto fosse pervasiva, anche a livello popolare, la cultura spaziale (soprattutto quella spinoff del programma Apollo) con prodotti che si muovevano in un contesto limite tra il ludico e l’educativo (quello che oggi definiremmo come “eduntainment”).
Altro giocattolo, altro spinoff di Apollo.
Chi non ha davanti agli occhi l’immagine iconica dell’impronta di Neil Armstrong sulla Luna?
Risposta facile, è iconica proprio perché universalmente riconosciuta. L’immagine divenne immediatamente iconica, tanto che sempre la Ideal Standard, agli inizi degli anni 70 con la serie Star Team, lancia questi “Space Boots”, ovvero delle sovrascarpe che simulavano quelle utilizzate dalla tute A7L sulla superficie lunare.
Altro oggetto “alcolico” dedicato al programma Apollo (così come i decanter per il whiskey visti qualche post fa) e stavolta viene pure dall’Italia!!!
Si tratta di una bottiglia di vino rosso, della ditta “Barsottini e Fedeli” titolare della Casa Vinicola Boccaccio di Firenze, realizzata in ceramica e rappresentate (in maniera abbastanza fedele) un Apollo CSM.
Come è facile intuire si trattava di un prodotto concepito appositamente per il mercato americano ed esportato in concomitanza con la missione Apollo 8:
Qui siamo in presenza di un’autentica “chicca” si tratta di un gioco da tavolo russo a tematica spaziale del 1984, si chiama “Viaggio nel cosmo” (Pustehstvie V Cosmos) , e rappresenta abbastanza fedelmente (tra i vari soggetti) una Salyut ed una Soyuz. Purtroppo il produttore (che deve essere stata comunque una ditta di stato dell’allora URSS) è sconosciuto:
Chi ha, come il sottoscritto, girato la boa delle 50 primavere (si fa per dire) non può non ricordare i mitici “soldatini”, un po’ modellini ma soprattutto tanto giocattoli. L’idea di base era quella dei soldatini di piombo evoluti, nel corso degli anni 60 del secolo scorso, in plastica. Erano in genere in scala HO (prossima alla 1:72), spesso ben dettagliati nonostante le piccole dimensioni, di costo modesto ed altissima diffusione, molte le aziende coinvolte prima tra tutte l’italianissima Atlantic.
Anche la blasonata Airfix, nota per i pregevoli modellini di aerei e mezzi corazzati, aveva una propria linea di “figurini”, concepiti per diorama spesso finivano sul tavolo da gioco dei bambini dell’epoca.
L’Airfix dunque nel 1970, decide di cogliere “al balzo” (comunque in ritardo se si vuole) la febbre spaziale e lancia una scatola di “Astronauts”. Chiaramente si tratta di astronauti del programma Apollo con le loro tute A7L, riprodotte in maniera abbastanza fedele e con lo zaino delle bombole da incollare a parte.
La scatola ebbe un paio di riedizioni, nel 1989 (quella che io posseggo) ed un’altra del 1998.
Ecco la classica “sprue” con gli omini da staccare ed assemblare, tanto cara a chiunque abbia avuto anche vagamente a che fare con il modellismo:
Gli astronauti erano riprodotti in varie pose, inclusa quella iconica con la bandiera, con l’aggiunta di tre distinti veicoli, uno effettivamente realizzato ed altri due rimasti sulla carta (ma che all’Airfix devono aver giudicato comunque come probabili):
Un LRV abbastanza abbozzato e privo di antenne e telecamere
Un MFU (Manned Flight Unit) monoposto proposto dall’ing. Robert Croft nel 1969
Un F2B biposto proposto sempre dalla Bell intorno al 1966
Le due strane “creature volanti lunari” della scatola Airfix, appaiono in un numero del Corrierino dei Piccoli (16 novembre 1969) a firma dell’autorevole Franco Goy:
Dopo il gioco spaziale sovietico visto in un post precedente, adesso vi presento un gioco da tavolo fortemente ispirato al programma Apollo: “Abentuer im Weltraum, flieg mit zum Mond!” (Avventure nello Spazio, vola verso la Luna!) prodotto in Germania Ovest dalla Hausser verso la fine degli anni 60 del secolo scorso.