Adesso sta specificando che la decisione era già stata presa prima che l’impatto del corona virus fosse così evidente.
Infatti non si capisce come mai abbiamo voluto metterci dentro il COVID.
Così potrebbe essere inteso come un mezzo alibi 
le missioni cargo per la ISS sono sottoposte a raggi gamma? Da quel che ho capito sembra che la sopravvivenza del virus all’esterno dell’organismo sia inferiore al tempo di volo dei rifornimenti. Mi chiedo se eventualmente possano venire estesi i periodi in orbita pre attracco, compatibilmente con l’autosufficienza dei vari veicoli
Può essere interessante questa puntata di Houston we have a podcast
Il Dr. Brian Crucian, un esperto di studi biologici e di immunologia, discute il rischio di ambienti ostili e chiusi nello spazio. Crucian è il principale investigatore per uno studio immunitario funzionale della NASA. Questa è la quinta parte della serie in cinque parti sui pericoli del volo spaziale umano. Episodio 61
Dal min 15 si parla di come vengono esaminati i carichi in partenza per la ISS. Nulla di specifico, ma comunque una puntata interessante in tema
@mrmodesty ci sono stati annullamenti o rinvii dei contatti ARISS?
Ad oggi l’attività è già molto limitata, Drew Morgan è l’unico in grado di supportare eventi ARISS.
Gli eventi pianificati per ora sono tutti confermati ma si ragiona, caso per caso, su un eventuale piano B.
Posso assicurarti che le direttive interne che bloccano ogni tipo di trasferta, senza distinzioni di “grado” o missione coinvolta, sono state diramate dal Direttore Generale in persona ed eseguite alla lettera già due settimane fa (in effetti è il tedesco più preoccupato dal coronavirus che abbia visto fino ad ora
).
I problemi hardware (specie al paracadute) e di certificazione/test del software ci sono, e prendersi il rischio di iniziare una campagna di lancio in teleconferenza era onestamente improponibile. Le future assenze per malattia saranno importanti, da entrambi i lati della missione (i numeri della Russia sono un filo sottostimati imvho), e quindi il COVID-19 ha dato il colpo di grazia all’idea di lanciare nel 2020 che era già una mezza illusione.
Vi racconto senza andare troppo in dettaglio che abbiamo fatto questa settimana per rispondere alla pandemia.
Il problema enorme di chi opera un servizio 24/7 non è tanti l’assenza per malattia di uno, due o tre persone, ma il rischio che appena si ammala una persona tutto il team venga messo in quarantena obbligatoria a casa per almeno due settimane.
In più va detto che non si può toccare la vita personale dei propri dipendenti: io posso prendere delle misure al lavoro, ma non posso impedire che il mio collega vada a casa in autobus e si prenda lì la malattia.
Quindi la strategia è di isolare tutti gli operatori uno dall’altro e anche da tutto il resto dei colleghi.
Con effetto immediato abbiamo:
- ristretto l’accesso alle zone del centro di controllo al minimo indispensabile (gli operatori più una decina di persone)
- iniziato a fare il più possibile attività da lontano, ovvero senza entrare in sala di controllo ma dando agli operatori delle procedure più dettagliate che normalmente non erano compito loro e magari guidandoli per telefono
- cominciato a fare gli shift handover tra gli operatori al telefono, da una stanza all’altra, in modo che gli operatori non si incontrino mai tra di loro
- messo in piedi delle procedure secondo cui se proprio non è possibile evitare che uno dei “non operatori” debba andare in sala di controllo, si avverta l’operatore prima, in modo che egli esca e stia in un’altra stanza finché l’ingegnere non se ne va
Oltre a ridurre il rischio di contagio e ad eliminare il bisogno di quarantena, questo ottiene anche una separazione tra almeno due teams: gli operatori e gli altri.
Nel momento in cui gli operatori dovessero ammalarsi, gli altri possono mettersi il cappello da operatore ed entrare in turno per un paio di settimane, aspettando che gli operatori guariscano
Sono strategie piuttosto semplici, che sono state implementate più o meno nello stesso modo da tutti i centri di controllo con cui ho avuto occasione di interagire. Ho trovato interessante che siamo tutti arrivati in maniera totalmente indipendente alle stesse conclusioni e strategie.
Questo per dire che per ora il mondo delle operazioni spaziali non si ferma. Abbiamo misure per tentare di contenere gli effetti del virus e e assorbire il rischio che qualcuno si ammali (che prima o poi si verificherà di sicuro).
Avete disposizioni particolari per la disinfezione delle postazioni? O usate dispositivi come guanti e mascherine?
In ESOC ci sono macchinette che spruzzano disinfettante sulle mani appena si entra in control room.
Niente mascherine, ma le guardie di sicurezza ora obbligano a disinfettarsi le mani entrando in mensa.
Oggi, comunque, tutto il personale non essenziale per le operations e’ stato invitato formalmente a fare telelavoro da lunedi’ 16, per due settimane.
Nel Regno Unito pare non ci saranno ripercussioni. Tutti al lavoro come niente fosse. 
Edit: off topic 
Anche ISRO è colpita dalla COVID-19.
I guanti non servono a niente, perché tocchi la superficie “infetta” e poi ti tocchi la faccia… E le mascherine servono solo per non infettare, non per non essere infettato.
Quello che facciamo è disinfettare tastiere, mouse e scrivanie e maniglie delle porte all’inizio e alla fine di ogni turno.
Ribadisco che per come la vedo io il punto principale non è evitare il contagio di un singolo, che imho è solo questione di tempo, ma evitare l’obbligo di quarantena per tutto il team quando questo succederà. Le misure sono appunto per isolare ogni membro del team di operazioni uno dall’altro, in modo da essere intercambiabili e non legati da una “quarantena comune”.
Anche a Star City si aumenta il livello di consapevolezza
Il 12 marzo, durante l’incontro con i giornalisti in occasione degli esami, ne ha parlato anche il capo del Centro Addestramento Cosmonauti “Gagarin”, Pavel Vlasov
“La quarantena per gli equipaggi è iniziata prima del solito”, ha sottolineato Pavel Vlasov. “Gli equipaggi non effettueranno visite, nemmeno quelli tradizionali alle mura del Cremlino e alla casa di Korolev alla vigilia della partenza per Baikonur. Al Centro Addestramento Cosmonauti abbiamo cancellato i tour e minimizziamo i contatti e i viaggi di lavoro all’estero. Mandiamo i dipendenti in ritorno dall’estero in quarantena per 14 giorni, come raccomandato dall’Agenzia Federale Medico-Biologica. Spero che a questo punto queste misure siano sufficienti”.
Telelavoro anche per il NASA Marshall Space Flight Center dopo un caso positivo tra i dipendenti
Primo caso confermato a EUMETSAT ieri.
Cercavo qualcosa di specifico sulle procedure per rendere inerti dal punto di vista batteriologico, i carichi verso la ISS ed ho trovato questo:
Un articolo (piuttosto lungo ed articolato, ma interessante) su come si monitora e si previene la presenza di microbiomi pericolosi a bordo della ISS.
Ho trovato anche questo pezzo della BBC recente del 12.03.20
Qui una overview su come funziona l’ecosistema chiuso della ISS (ECLSS Environmental Control and Life Support System - Sistema di controllo ambientale e supporto vitale)
Comunque al netto di tutto, quello che mi ha colpito maggiormente è che per difendere l’ambiente chiuso della ISS, la strategia principale è tenere umidità dell’arie e presenza di acqua libera (gocce su superfici o tovagliette umide) quanto più basse possibile.
Però credo anche di essere un pochino off topic e non saprei dove mettere questo post… E poi comunque non ho trovato ancora nulla riguardo le procedure di disinfezione dei carichi verso la ISS… Quindi oggi manco una gioia…
Niente media a Baikonur per il prossimo lancio della Soyuz MS-16.
