Segnalo che due giorni fa è uscito un aggiornamento su DLR blog. Non ho seguito più di tanto le vicende della talpa ma le notizie non mi sembrano incoraggianti.
The interpretation is that we exposed a layer of duricrust about 5-10 cm thick (on Mars, the term duricrust is used to indicate a mechanically strong layer of regolith, somewhat different than in terrestrial geology). It is thought by geologists to consist of cemented sand. […] Three rounds of pushing on the surface with the scoop followed until mid of August of two pushes each. […] As Figure 6 shows, none of these could fully collapse the pit, although a partial collapse can be seen on the right-hand side of the pit.
Direi che la parte più interessante dal punto di vista dei futuri piani è:
I am leaning towards moving away from further trying to collapse the pit as it proved to be very time consuming. Rather, I am thinking towards pinning the mole with the scoop such that the pinning and the pressing of the mole against the wall of the pit would increase friction. This will be more risky than the previous strategy, but with the unexpectedly stiff duricrust, it may be worth a try.
Sembrerebbe proprio che l’ipotesi di far collassare le pareti del “buco” si stia dimostrando inefficace e sicuramente dispendiosa in termini di tempo. L’ipotesi di usare la benna come “ancoraggio” insieme all’attrito di quel che rimane delle pareti esterne del buco sta prendendo maggior concretezza anche se dichiaratamente “rischiosa”.
Vediamo se il nuovo metodo più “diretto” sarà implementato e se darà risultati migliori. Peccato per questo imprevisto sulla talpa perchè si tratta di uno strumento molto interessante, speriamo davvero riescano a renderla operativa.
Stavo pensando: esiste un materiale con cui riempire la cavità che si è formata in grado far avanzare il penetratore? In una eventuale prossima volta si potrebbe portarsene da Terra una certa quantità, in caso si ripresenti questo scenario.
Sì certo. Intendevo un materiale con la perfetta densità, granularità, e tutte le caratteristiche meccaniche che servono. Ma forse non si riuscirebbe comunque a far andare lontano la talpa.
il limite ormai è evidentemente nella tecnica che è stata scelta, troppe condizioni al contorno perché funzioni. Se parti con il dover portare da terra jna miscela perfetta per poter fare un buco su marte…secondo me hai toppato. Rimane da provarle tutte per rendere qualcosa di utile da questa sonda
Va detto che HP3 non è l’unico payload della sonda, e la missione è nata come parte del programma Discovery, quindi qualche rischio in più credo sia fisiologico considerando la natura pionieristica e il budget limitato.
Non è poi detto che non si riesca in qualche modo a recuperare la talpa: finora è stato fatto qualche tentativo piuttosto cauto, ma non escludo che progressivamente possano essere tentate soluzioni più aggressive. Non dico che arriveranno a martellare sulla talpa con la benna per piantarla nel terreno come un picchetto, però…
Intanto InSight ha brillantemente superato la congiunzione solare. Le sue camere hanno continuato a riprendere foto (seppure in numero minore) anche durante quei giorni ed ora sono tornate a lavorare a pieno regime. Questo è uno scatto di Sol 289 (19 settembre).
Io non sono nessuno ma dalle immagini continuo a pensare che il terreno marziano reale incontrato da HP3 sia profondamente diverso da quel test bed che continuano a mostrare nelle simulazioni
Anche io sono sempre stato critico rispetto al design di HP3, ma ad oggi si trovano con quello che hanno e devono fare il meglio senza mandare tutto in vacca, sperperando bei soldi ed aspettative.
Ci sono magari dei parametri in gioco che: o non si possono perfettamente emulare (composizione del suolo) o che non conosciamo bene ed impediscono la realizzazione delle nostre ipotesi.
Esempio, spingere la sonda con la benna potrebbe causare la rottura del cavo perchè non progettato per delle pieghe così sottosquadra.