domanda affascinante, soprattutto per un giorno di relax meditativo… 
Mi limito a ricordare che abbiamo un unico datapoint a disposizione (e non milioni come il numero di specie, come a volte si tende a pensare): la vita sulla Terra, in quanto deriva tutta, a quanto ne sappiamo, da un’unico organismo primitivo di cui siamo tutti “nipoti”. Quindi difficile fare previsioni che non siano ampiamente “biased”, pregiudiziali.
Premesso questo, nulla impedisce di provarci lo stesso, no? 
A mio avviso molto dipenderebbe dalle condizioni al contorno e da fattori casuali, ma in termini evolutivi, se fossi costretto a scommettere, cosa che per fortuna non sono! - voterei per qualche cetaceo: adattabili, quasi intelligenti, almeno parzialmente protetti dalle radiazioni derivanti dai disastri epocali che stiamo creando all’intero pianeta dall’acqua marina.
Il problema di fondo è se ci sarebbe una qualche spinta selettiva che, come nel caso degli esseri umani, possa spingere, in nostra assenza di noi esseri umani, ad evolvere fino a raggiungere la cosiddetta “rivoluzione culturale”, o magari qualcosa di diverso.
Personalmente mi sono convinto da diversi anni che abbiamo una percezione assai pregiudiziale dell’intelligenza animale, della capacità degli individui di molte specie di provare emozioni complesse ed elaborare pensieri strutturati. Spinto da questa sensazione, che deriva da alcune osservazioni personali e da molte cose che ho letto, suggerisco la lettura di Beyond Words: What Animals Think and Feel, di Carl Safina, un libro straordinariamente affascinante e che racconta di specie animali, elefanti, lupi, delfini, tra gli altri, che mostrano una grandissima differenziazione a livello individuale e di organizzazione sociale. Anche le recenti scoperte relative all’intelligenza degli uccelli, largamente sottostimata in passato in base ad un pregiudizio culturale verso “noi” primati, mostrano che non abbiamo capito molto di queste cose.