Qualunque nuova attivita’ economica, non parliamo di una startup fortemente innovativa, puo’ prevedere molti anni prima di produrre utili. E’ normale e non puo’ essere definito dumping. Soprattutto quando l’azienda in questione poi arriva all’utile in tempi non lunghissimi, come in questo caso e al contrario di molti carrozzoni nostrani che non citiamo per carita’ di patria.
Sarebbe come dire che condurre una azienda pensando solo agli utili di breve periodo e alla prossima semestrale e’ l’unica cosa legale da fare perche’ investire sul futuro e sull’innovazione e tenere duro e’ dumping.
Ovvio quando hai un mercato domestico delle dimensioni degli USA, con uno stato di diritto permissivo che consente tutto quello che non e’ esplicitamente vietato (e non vieta tutto quello che non e’ normato), e dove anche il mercato dei capitali e’ immenso, e’ piu’ facile innovare e produrre aziende leader.
Ma vale anche per le aziende pesantemente sovvenzionate dai governi, in Europa, negli Emirati, in Cina o negli stessi USA, se spendono bene le risorse che gli vengono erogate in innvazione o per sostenere lunghi periodi di avviamento durante i quali lavorano in perdita… e ce ne sono degli esempi. L’A380 non ha mai ripagato i contributi e sussidi a fondo perduto profusi dai governi. Come i costi gonfiati di certo hardware militare, leggi sussidi occulti, sull’altro lato dell’oceano.
Non c’e’ una definizione di dumping univoca, ci sono tutti i rumori di fondo di cui sopra. Ci sono definizioni di oligopolio, monopolio e barriere all’ingresso, sono sui libri di economia, e spiegano, anche matematicamente, perche’ in certi settori il vincitore prende tutto, o fa la parte del leone, e non e’ facile e forse neppure giusto e utile evitarlo. (*)
Negli USA ogni tanto permettono agli innovatori di vivere e soprattutto crescere anche a dimensioni ragguardevoli e il sistema ci investe anche in assenza dell’appoggio della politica, anzi, anche quando la politica e alcuni enti statali sono contro, almeno in parte.
Hanno un sistema sanitario abominevole, sono incapaci di fare che so trasporti di massa vagamente al livello di altre nazioni di pari reddito, ma nel permettere alle innovazioni di nascere e crescere anche quando producono mal di pancia diffusi nel trovare il loro spazio, gli USA sono il top.
Non e’ sempre cosi’, ad esempio come discusso in altro 3d nella aviazione civile l’azienda leader USA (quella che inizia per B) ha privilegiato l’utile immediato evitando le innovazioni che hanno un ritorno di lungo periodo invece di lavorare sul futuro (e sulla sicurezza)… tra l’altro questa azienda fa parte dei malpancisti di cui sopra.
Mentre anche da noi abbiamo avuto aziende che reinvestivano gli utili, come faceva ad esempio quella di un certo Adriano Olivetti … che se fosse nato negli USA ora avremmo ancora una azienda over the top con il suo nome Ma appartiene a un tempo lontano, quando crescevamo, e a una mentalita’ diversa.
(*) SpaceX e’ tecnicamente in regime di monopolio anche grazie alla clamorosa “competitive edge” rappresentata dal riutilizzo del booster. E’ verosimilmente un vantaggio immenso e durera’ ancora per un po’ perche molti non ci provano per l’effetto “la volpe e l’uva” (non ci provo perche’ non serve) ma anche per oggettiva difficolta’ tecnica a quanto pare, perche’ dopo alcuni anni anche tra quelli che ci provano seriamente (Blue Origin, Rocket lab, la stessa ULA, certi cinesi) nessuno ci e ancora neanche andato vicino, neanche nei prototipi o nelle proof of concept.
Altro che dumping, il mercato dell’astronautica tornera’ in regime di vera concorrenza solo quando qualcun’altro riuscira’ a riportare a terra e riutilizzare con costi marginali per lancio e tempi di turnaround ragionevoli l’80-90% dell’hardware come SpaceX fa ormai da anni.