Il lanciatore era dotato di un solo booster, seriale B1060 al volo n. 19. È ritornato in servizio 27 giorni dopo la missione Türksat 5A e successivamente volerà per la missione Starlink 22. Il tentativo di recupero su chiatta oceanica “Of Course I Still Love You” è RIUSCITO.
Un gruppo di altri 60 satelliti per la costellazione Starlink di SpaceX, creata con lo scopo di portare connessione veloce e a bassa latenza in tutto il mondo, in particolare nelle zone rurali e poco fornite.
Arriverà la scheda di lancio di sicuro, ma pare che la prossima missione Starlink, la 18 con i satelliti operativi e la 19 in generale, verrà lanciata da B1059, al suo sesto volo.
La missione Starlink 18 (Kelly conta come Starlink 1 quella che noi consideriamo la V0.9) è prevista per 2021-02-04T05:24:00Z → 2021-02-04T06:00:00Z, dal pad 39A, come Starlink 17. @Lupin tieni anche conto di quanto tempo passa tra due lanci dalla stessa rampa? Perchè nei commenti di Twitter si parla del più rapido turnaround del pad 39A.
Dato che Starlink 18 partirà prima di Starlink 17 (e buona fortuna a non fare confusione) le GO Sister sono partite alla volta della landing zone dei fairing e vi rimarranno, probabilmente, fino alla caduta delle ogive del secondo lancio.
28 giorni per il refurbishment di questo booster. La casellina del bingo di un turnaround sotto i 60 giorni che giudicavo impossibile per ora è verde (se non sbaglio). Un trend decisamente migliorato rispetto a quello a cui eravamo abituati.
L’ho apprezzata molto anch’io!
Ma ho notato una cosa che non mi quadra: dopo l’entry burn, la velocità continuava a diminuire. Mi sarei aspettato un’accelerazione, visto che si sarebbe dovuto trovare in caduta libera. Le grid non mi sembrano così ampie da fare un “effetto paracadute”.
la ragione non sta nelle grid fins, che servono a guidare la direzione di discesa della primo stadio di Falcon 9, ma nella resistenza aerodinamica che aumenta enormemente non appena vengono raggiunti durante la discesa gli strati superiori dell’atmosfera
la resistenza aerodinamica aumenta così tanto man mano che si avvicina al suolo, da portare la velocità da circa 5.000 km/h a poche centinaia di chilometri orari prima della accensione per l’atterraggio, per la sempre maggiore densità dell’aria incontrata mentre si avvicina a quota zero