Ho letto due volte il pezzo di Berger, e la seconda lettura avvenuta dopo una bella notte di sonno non ha cambiato molto le impressioni che ho ricavato dalla prima.
Prima di tutto, l’articolo non è il racconto di un giornalista che, magari con l’umanamente inevitabile bias personale, ci racconta e documenta per noi una realtà.
E’ piuttosto l’entusiasta resoconto di un fan che a bocca costantemente aperta viene portato a passeggio tra i tendoni prefabbricati di Boca Chica, e si stupisce di dettagli per i quali esaurisce presto il suo repertorio di aggettivi e superlativi.
L’articolo si apre con un episodio emblematico: Elon butta giù dal letto i suoi collaboratori all’1 del mattino per chiedere, piccato, perché non ci siano saldatori a lavorare a ciclo continuo alla creazione degli anelli delle Starship. Di fatto ordina che la forza lavoro sia aumentata da 250 a 500 operai nel giro di 12 ore. E che si trovi gente in gamba eh, non quello scansafatiche di vostro cognato che non sa tenersi un lavoro.
Wow. Qualcuno dirà “figata! che decisionista!”. Io ci vedo totale approssimazione.
Ma davvero decisioni di politica industriale prese nel giro di 12 ore, sono un sintomo di dinamismo?
Davvero raddoppiare la forza lavoro nel giro di un giorno è una cosa positiva, e non un segno che si seguono decisioni “istintive” e senza adeguata pianificazione?
Davvero nessuno nel programma Starship (che ricordo, secondo Musk assorbiva il meno del 5% delle risorse SpaceX) aveva mai pensato al rateo di produzione che voleva ottenere dallo stabilimento di Boca Chica prima di quella notte?
Ed è davvero “cutting edge” convocare riunioni all’una del mattino non già per qualche emergenza, ma per “normali” misure organizzative che poteva discutere alle 9 del mattino del giorno dopo?
Davvero un team spremuto in questo modo riesce a lavorare bene?
Che poi le cose che descrive siano veramente innovative, e giustifichino la sua ammirazione, è a mio parere molto discutibile (stupore per il numero di operai coinvolti - che a me dice solo di poca, pochissima automazione; quantità di metallo e anelli in fase di lavorazione - chissà che direbbe se visitasse l’acciaieria dove sono prodotte le bobine!).
Personalmente non trovo per nulla stupefacente che in due mesi siano state costruite varie tensostrutture (che sono cose progettate per venir su in fretta, come funghi), o che ci sia una macchina per saldature che, come descritta, sembra del tutto identica a quella che Tory Bruno ha mostrato nello stabilimento ULA (ma non lasciato riprendere, è pixelata) alla troupe di Smartereveryday nella loro visita a Decatur.
Allo stesso modo, non riesco ad allontanare il malizioso pensiero che il non aver autorizzato riprese può essere un modo non solo per non far vedere quello che c’è, ma anche quello che non c’è , o è in uno stadio prototipale in termine di macchine per automazione industriale.
Certo, uno si può circondare di giovanissimi ingegneri che si prendono pasticche di anfetamina per tre/quattro anni per star dietro alla personalità del capo (facendosi curriculum in SpaceX per poi probabilmente muovere ad altra carriera sperabilmente prima di un burn-out).
Ma se uno scenario così ansiogeno si potrebbe giustificare in tempo di guerra, o per l’arrivo di una meteorite gigante in rotta di collisione verso la Terra, a me in questo contesto risulta come il sintomo di una personalità in preda ad una vera e propria ossessione assolutamente avulsa dalla realtà.
Berger si dilunga poi nello spiegarci come Musk stia probabilmente capitalizzando la sua esperienza nel mettere in piedi la catena di produzione di automobili Tesla, per iniziare la produzione in serie di Spaceship.
SpaceX is designing its factory here to build a Starship every 72 hours.
In alcuni miei post in passato mi sono già chiesto perché mai SpaceX sembri inseguire la produzione di serie di veicolo riutilizzabili, in quanto quest’ultima caratteristica va a cozzare con le ottimizzazioni e l’ammortamento dei costi fissi ottenibili solo grazie alla serializzazione.
La sola riposta logica è he davvero Musk creda che serva produrre migliaia di Spaceship che possano volare più volte, perché certo, se l’obiettivo è colonizzare Marte, serve spostare decine di migliaia di persone. Ce lo conferma Berger nell’articolo (grassetti miei).
Why the hell does Elon Musk need to build so many Starships, anyway?
Because he’s actually serious about settling Mars. It’s not a joke. It’s not a con for more government money (although Musk won’t turn that down). No, Mars is the raison d’être for SpaceX.
La "ragione d'esistere" di SpaceX è la colonizzazione di Marte.
Quindi, per riassumere, secondo Berger Elon Musk sta, di fatto, mettendo in piedi una corsa disperata contro… il tempo (o come dice Berger, contro la sua aspettativa di vita e prima che finiscano i soldi - altra cosa che mi lascia basito) per mettere in piedi una catena di montaggio capace di sfornare una Starship riutilizzabile la settimana, come minimo, per iniziare, per poi scalare fino a una ogni tre giorni (cioe’ circa 2 a settimana). Il tutto per spostare decine di migliaia di persone e relativi equipaggiamenti su Marte, il prima possibile.
Really?
Insomma, non voglio fare la cassandra, e ribadisco che io tifo per SpaceX perché abbia successo, e anche per tutti gli altri attori, perché abbiamo bisogno di più spazio e di buttare giù i costi di accesso all’orbita di quegli ordini di grandezza che Elon promise ma che di fatto non sono mai arrivati (ordini di grandezza = :10, non :2, per quanto anche un dimezzamento dei costi sia fantastico).
Può essere che alla fine Musk/SpaceX ce la faccia a relizzare il suo sogno di bambino, e che questa mia critica si dimosterà una mentulata quando qualcuno dei miei figli/nipoti emigrerà su Marte a bordo di un mezzo di SpaceX, ma non posso fare nulla per vincere la mia nautra scettica, che mi dice che un’impresa del genere sia folle, che non abbia fondamento né giustificazione nella situazione attuale.
E questo senza neanche entrare nel merito del fatto che costruire centinaia, migliaia di razzi è inutile se nel contempo non si portano avanti imponenti preparativi per le infrastrutture che devono esistere su Marte, per consentire la sopravvivenza (ma sopravvivere non è esattamente colonizzare) di queste supposte decine di migliaia di persone sul pianeta rosso.
Per concludere questo romanzo, l’impressione che ho ricavato da questo articolo, e spero fortemente di sbagliarmi, è che se quanto riportato da Berger è davvero rappresentativo delle dichiarazioni di Musk, la sottile linea tra visionarietà e alienazione dalla realtà è probabilmente stata travalicata, e che per quanto Elon sia libero di spendere fino all’ultimo centesimo del suo patrimonio, e pure di immolare SpaceX sull’altare di questo “assalto a Marte”, tutto questo per me non ha alcun senso.
“That’s fucking insane,” I said.
“Yeah, it’s insane,” Musk replied.
“I mean, it really is.”
“Yeah, it’s nuts.”
Ipse dixit.