Marte col buco...

Ho scaricato il programma e proverò ad usarlo.
Ti volevo intanto far vedere una immagine su cui ho lavorato.
Ho orientato meglio l’immagine per una visione più naturale e distorto prospetticamente per accentuare l’effetto tridimensionale.
Le diverse luminosità (albedo) delle superfici sono da imputare alla diversa composizione dei materiali ma anche alla loro diversa inclinazione.
Il sedimento eolico:
Grana fine ed inconsistente, è il più luminoso perché non composto da materiale lavico e la sua inclinazione sul bordo del crollo non può essere maggiore di 45°, inclinazione che lo rende appunto anche il più luminoso.
Bordo del diaframma crollato:
Scuro e di crosta lavica, la probabile inclinazione circa 90° è sfavorevole alla riflessione verso l’osservatore e non riesce a trattenere il deposito eolico che cade all’interno del buco, mantenendo intatto il suo aspetto.
Parete interna:
Più scura del bordo crollato. Perché? Due ipotesi: Uno, che sia di materiale diverso dalla crosta superiore ed in questo caso per stabilire l’inclinazione resta l’interpretazione delle ombre su di esso.
Due, il materiale lavico è identico alla crosta del diaframma ed allora si spiega soltanto con la diversa e netta inclinazione delle due.
Infatti il bordo del crollo a sinistra ha luminosità simile alla parete sottostante mentre a destra dell’immagine il contrasto è più accentuato.
Se i materiali sono identici, la parete sottostante potrebbe essere più scura solo se fosse uguale o maggiore di 90° la sua inclinazione…strapiombante, appunto!
Ovvio poi che lo stacco netto tra i due si possa imputare, in ogni caso, esclusivamente ad un effetto “terrazzo”.

Ottima descrizione Lem.
E’ quello che penso anch’io.

Come immagine direi “un tombino sulla metropolitana”…

Sono le stesse deduzioni che ho fatto io (vedi blog).
Ma… ho smesso di dedurre in attesa di nuove immagini, queste 2 non so piu’ come spremerle!

I miei studi si sono rivelati cosi’ interessanti… che mi ha contattato la redazione di Coelum per scrivergli un articolo! :smiley:/
L’hanno pubblicato sul numero di dicembre. :wink: Purtroppo è molto scarno rispetto al materiale che ho messo in rete, ma mi hanno messo a disposizione solo quello spazio. Ed hanno pure messo delle immagini del cavolo, al posto di certe che gli ho mandato io…

Cmq a parte questo, dai un’occhiata ai filmati su Youtube (esempio: http://www.youtube.com/watch?v=8jhA5Gqridk&feature=related ) del sinkhole in guatemala: è decisamente simile a quello marziano, ma trattandosi di un video si vede molto meglio.

Bel lavoro e molto interessante!
Sai che osservando attentamente le ombre di quella che definisco la “parete interna” in realtà le ombre sembrano capovolte rispetto al diaframma?
Più che crateri interni come ho visto che li hai definiti, sembrano ombre di massi o sporgenze sul fondo piatto! O almeno un fondo leggermente in salita!
Fosse così però la profondità sarebbe enorme! :eek:

Almeno 250 metri, se non ho preso una cantonata trigonometrica:
http://lc84.altervista.org/marte/profondita.html

La larghezza invece non supera i 160 metri. :kissing_heart:

In merito alla forma della cavita è alle rocce/crateri, non so proprio cosa dire, boh?!?
Ma che aspettano a fare altre foto???

Forse di passare da quelle parti? :stuck_out_tongue_winking_eye:

tra la prima e la seconda immagine sono passati pochi mesi (7 maggio, 9 agosto), che cavolo aspettano? Uff… sono impaziente… ero sicuro che a novembre-dicembre ne sarebbe “uscita” un’altra…

Non so come funzioni la divulgazione delle immagini per questa missione, ma è possibile che prima di divulgarle le studino e le analizzino i gruppi di ricerca della missione e solo in un secondo momento vengano rilasciate al pubblico.
Anche perchè non ho trovato un archivio con le immagini della misione e di HiRISE disponibile a tutti ma solo una selezione di immagini.

Credo che qui ci siano tutte:
http://isis.astrogeology.usgs.gov/IsisWorkshop/Lessons/WorkingWithHiRISE/HiRISEDownloadImport/AcquireHiRISE.html

I “buchi” si trovano nelle foto che finscono per _1745 (indipendentemente dall’orbita), ma non in TUTTE: il numero indica solo la latitudine (174.5), la longitudine dipende dall’orbita.

Devo ancora capire come visualizzare le .IMG , senza dover aspettare il rilascio delle jpeg2000. Qualche idea?!?

Credo che le .IMG siano in formato VICAR.

Paolo

Cercando IMG e Vicar ho trovato XnView… ma non le legge. Con che programma le leggo?!?

mmhhh… sembra che il programma hi2isis converta le .IMG in file compatibili con ISIS, un programma fatto apposta per esaminare questo tipo di immagini. Peccato che ISIS pesi 384 MB!!! Non c’e’ niente di piu’ leggerino?!?

Allego una immagine di uno dei buchi recentemente scoperti.
Si intuisce chiaramente la serie di grossi crolli che hanno coinvolto l’intero condotto lavico ed il piccolo crollo o “buco” che risulta più profondo in quanto il materiale non ha riempito completamente il condotto sottostante.
Questo vuol dire che buchi “netti” come i precedenti postati, hanno grossi condotti lavici laterali non ancora riempiti ed esplorabili.
Sempre congetture ovviamente, ma molto probabili.

Chain of Pits on Arsia Mons (PSP_005414_1735)
Credit: NASA/JPL/University of Arizona

Vero, questa immagine conferma la prima ipotesi fatta che è anche quella più accreditata dalla comunità scientifica.

Altri Buchi! :scream:
http://hirise.lpl.arizona.edu/PSP_009488_1745

Allego 2 immagini originali,

  • la terza, una mia elaborazione, dove si vedono 2 …le definirei…doline!
    Depressioni imbutiformi causate, credo, dal terreno sabbioso inghiottito dalle cavità sottostanti… :astonished:
    Un effetto simile a quello che avviene dentro ad una clessidra!

Non ero a conoscenza di queste formazioni. Davvero molto affascinante.

ho perfezionato la mia formula (v. anche http://jumpjack.wordpress.com/category/astronomia/ )per il calcolo della profondità della caverne marziane, in modo da poter ottenere con una singola formula il rapporto R larghezza/profondità (Width/Depth), senza bisogno di conoscere la larghezza del cratere (che nelle foto non è indicato), ma solo conoscendo altezza del sole (beta), inclinazione dell’osservatore rispetto alla verticale (alfa) e rapporto totalità/ombra del cratere (Rto):
R = Rto * sin(90-beta-alfa) / sin(beta)

Per il “vecchio” cratere Jeanne che esaminai mesi fa risulta R = 0,67, per questo (quello in alto a destra) mi viene 0,76.

Se R = 1, il cratere è tanto profondo quanto largo. Se R=0, il cratere è profondo infinito… :stuck_out_tongue_winking_eye:
Vabbe’ insomma, piu’ e’ piccolo R, piu’ il buco e’ profondo.
Un cratere “normale” è piu’ largo che profondo, quindi penso si possa dire che se R<0, non è un cratere meteoritico, ma un “buco”. Immagino che per un cratere classico, R valga anche 10 o piu’.

Se poi si conosce la larghezza W (width) , ovviamente calcolare la profondità D (dept) e’ semplice:
D = W/R

So che Jeanne e’ largo 160 metri, quindi profondo ALMENO 238 metri.
Quanto siano larghi questi createri “nuovi” non lo so.

E’ interessante notare, grazie alle mappe che ora sono disponibili per ogni foto hirise, che tutti questi buchi sono nella stessa zona (vulcanica): sembrerebbe un vero colabrodo! Chissa’ se la’ sotto c’e’ una rete di tunnel lavici… o se è proprio TUTTO cavo! (esagerato…)

Come dimensioni dovremmo essere su questo ordine di grandezza.

Avete notato come anche sopra a questi, come gia’ sopra a Jeanne, si vede una “strisciata” di “sabbia”(?) Forse è solo un effetto strano del vento che passa sopra a una cavità… o forse esce dal buco qualche gas, e i venti dominanti lo trasportano verso nord, dove il gas si “deposita”? Penso alle solfatare, e ai “pinnacoli” di zolfo…

E’ l’effetto aerodinamico del buco sui venti predominanti (si può notare anche dalla direzione delle dune).